Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: _KyRa_    17/07/2013    15 recensioni
[ Sequel di Coming Home ]
“Beh, io te l'ho sempre detto.” ribatté lui, per suo sollievo. “Sono i tuoi genitori. È normale per loro guardare oltre.” Parlava con calma ed Ingie non capiva se si trattasse di freddezza, serietà o quiete. “Anche io l'ho fatto, d'altronde.”
Abbassò lo sguardo, non più in grado di reggere il suo, e sorseggiò un po' d'acqua, percependola gelida lungo la sua gola. Una parte di lei avrebbe voluto gettare a terra quel bicchiere, fare di corsa il giro del tavolo e ricordarsi com'era fare l'amore con lui; l'altra, quella più razionale, sapeva che qualcosa stava per cambiare e che ciò avrebbe portato ad una decisione sofferta, che avrebbe fatto male ad entrambi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Turning points'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
aaaaaa


Six
Self harm





Oh Cristo fu il primo pensiero che le attraversò la mente quella mattina.

Si rigirò fra le lenzuola, portandosi le mani alla testa tremendamente pesante e dolorante. Qualcuno aveva deciso di sfondare la porta della sua stanza a pugni e tutto quel frastuono stava divenendo di gran lunga insopportabile. La sola idea di alzarsi dal letto ed andare ad aprire le faceva venire voglia di piangere ed urlare ma, raccolta tutta la poca forza di volontà di cui disponeva, si fece coraggio ed uscì da quel rifugio caldo ed accogliente. Sbandò prima di raggiungere la dannata porta.

Finalmente, cominciavo a preoccuparmi.”

Amanda, davanti a lei, aveva uno sguardo severo ed inquieto al tempo stesso.

Cazzo, scendi tu dal letto in queste condizioni.” borbottò la mora per poi darle le spalle e tornare a gettarsi sul materasso.

Non te l'ho detto io, di ridurti così.” ribatté la bionda mentre richiudeva la porta.

Non voglio la paternale.” la avvertì immediatamente Ingie mentre si portava la mano sugli occhi. “Mi sento già abbastanza male.”

Non è compito mio.” disse Amanda. “Ero venuta per vedere come stavi e per salutarti.”

Un campanello d'allarme prese a suonare nel cervello della mora, cosa che la portò a riaprire immediatamente gli occhi.

Partite ora?” domandò delusa. La bionda annuì appena. “Allora devo venire a salutare tutti.” mormorò tornando ad alzarsi con estrema lentezza.

Indossò velocemente dei pantaloncini ed una maglietta, incalzò le scarpe da ginnastica e seguì l'amica fuori dalla sua stanza ancora in penombra. Il contatto improvviso con la luce fu destabilizzante e quasi doloroso e solo in quel momento le venne in mente di chiedersi quanto diamine avesse bevuto quella notte.

Almeno ti ricordi cos'è successo?” le domandò all'improvviso Amanda mentre le camminava affianco.

Sì, non sono messa così male.” borbottò Ingie in risposta.

Ricordava anche la sottospecie di conversazione che aveva tenuto con Tom. Così come l'immagine del ragazzo che chiacchierava animatamente con Keri, motivo per cui non aveva fatto altro che piangere fino ad addormentarsi stravolta. Il solo pensiero le faceva venire voglia di gettarsi in un bidone della spazzatura dalla vergogna. Forse l'alcol aveva enfatizzato il tutto, rendendo tragica una situazione che di tragico, effettivamente, non aveva nulla. Eppure si sentiva ancora frastornata, ancora triste e delusa. Inoltre, aveva un disperato bisogno di parlare con Milo e sapere come stesse.

Quando raggiunsero il patio dell'hotel, trovò David, Lily, Gustav, Georg, Bill e Tom. Con quest'ultimo si scambiò solo una veloce occhiata che andò poi a gettare immediatamente su Lily.

Ciao, piccina.” sorrise, andando a carezzarle il piccolo volto incredibilmente liscio. “Piacere di averti conosciuta.” Successivamente salutò David prima che questo uscisse dall'hotel, pronto per sistemare la figlia sul seggiolino della macchina, e si voltò verso Georg e Gustav. “Grazie per tutto e scusate gli inconvenienti.” disse quasi in difficoltà.

Figurati. Mi sono divertito a vederti vaneggiare.” rispose il bassista con tono ironico, cosa che la portò a tirargli un piccolo schiaffetto sul braccio.

Salutò entrambi con dei baci sulle guance e li guardò andarsene. Quando giunse il momento di Amanda, la abbracciò forte.

Grazie.” mormorò sincera.

Figurati. Vedi di non combinare altri casini nel frattempo.” si raccomandò la bionda prima di sciogliere quella presa. “Tanto ci sentiamo.” aggiunse poi, prima di darle le spalle.

Fece un cenno di saluto ai gemelli e raggiunse David e Lily all'auto.

Ingie sospirò mestamente, osservandoli partire, e quella spiacevole sensazione di solitudine tornò a farsi viva nel suo stomaco. Si sentiva davvero fortunata ad avere un'amica come Amanda che la potesse capire, sostenere e rimproverare quando necessario. Per assurdo, la Germania aveva portato nella sua vita un sacco di belle novità; alcune si erano rivelate momentanee, altre importanti e durature. Amanda era una di quelle importanti novità.

Improvvisamente, il suono di un messaggio in arrivo la riportò con la mente alla realtà. Recuperò il cellulare dalla tasca – quel dannato cellulare che le aveva regalato il chitarrista per Natale – ed aprì la casella.

Luke.



Come va senza di me? Stai facendo festa? ;)
Ti amo.



Le venne spontaneo sospirare appena.

Aveva ragione Tom; se solo avesse saputo come si era ridotta la sera prima, non sarebbe stato molto orgoglioso di lei.





***





Tom ricordava la sera in cui Ingie aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, circa un anno prima. Ricordava anche il terrore negli occhi della mora, non appena i fotografi avevano scattato foto di loro due all'uscita del locale. Per quanto recitasse la parte della ragazza dura, strafottente e menefreghista, Ingie era incredibilmente debole. La facilità con cui affogasse le sue frustrazioni nell'alcol era però destabilizzante; nemmeno lui, che conduceva una vita da rockstar impegnata e stressata, decideva di lasciarsi andare a quella maniera, come non esistesse un domani. Ingie era instabile, fragile ed insicura, cosa che la portava a compiere l'azione sbagliata al momento sbagliato; e quando se ne rendeva conto era sempre troppo tardi. Si chiedeva il motivo; si chiedeva perché una ragazza intelligente – doveva ammetterlo – come lei si sminuisse con le sue stesse mani. E ciò andava al di là della rabbia che provava nei suoi confronti.

Buongiorno.”

La voce che riconobbe come quella di Keri gli ricordò di trovarsi in giardino, sul retro dell'hotel, intento a fumare una sigaretta con la testa immersa in un vortice di pensieri che a lungo andare lo avrebbero fatto diventare pazzo. E più si riprometteva di smettere di preoccuparsi per la mora, più questo accadeva.

Hey.” le sorrise, vedendola avvicinarsi a lui in una semplice tuta.

Aveva sempre ritenuto che Keri fosse una ragazza molto carina ma non vi aveva mai fantasticato in qualche modo esplicito o animalesco, tipico di un ragazzo della sua età. Si trovava bene a parlare con lei ma riteneva che per alcune cose fosse ancora piccola; aveva diciannove anni ma un'innocenza che a volte lo inteneriva. Quella stessa innocenza che in Ingie mancava e che l'aveva portato a desiderarla sin da subito.

Me ne offri una?” gli domandò la ragazza, riferendosi alla sigaretta.

Lui, gentilmente, le porse il pacchetto.

Ti sei ripresa dalla serata?” chiese lui, mentre la osservava fumare elegantemente. Questa scrollò appena le spalle.

Sicuramente sto meglio di Ingie.” ridacchiò. “Poverina, stanotte stava davvero male.”

Tom fece un sorriso di circostanza. Aveva capito che la mora non aveva mai fatto parola con nessuno della relazione che avevano avuto fino a qualche tempo prima e, per quanto potesse provare rabbia nei suoi confronti, non era il tipo di persona che andava a seminare discordia fra la gente.

Sì, beh, ho visto che sta meglio.” fece finta di nulla, guardando distrattamente davanti a sé mentre si riempiva i polmoni di nicotina.

Tu ti sei divertito?” la percepì voltarsi verso di lui.

Sì.” buttò lì. “Era da un po' che non mi svagavo.” aggiunse continuando ad osservare il verde attorno a loro.

Lavorate sempre? Mai un momento di stacco?”

Praticamente no. Abbiamo un manager molto esigente ma ha più che ragione. Dobbiamo mantenere la band costantemente attiva in questo ambiente o tutto va a puttane, scusa il francesismo.”

Sentì la bionda ridacchiare.

Io mi divertirei.” commentò interessata e Tom non poté fare a meno di sorridere.

Me lo dicono tutti quelli al di fuori di questo mondo. Lo vedono come semplice divertimento e gioco ma alle volte può divenire stressante. Per questo, quando possiamo, ci prendiamo delle pause. Per non impazzire.” Keri rimase in silenzio, forse per riflettere su ciò che le aveva appena detto. “Voi invece? Sempre a ballare?” le domandò quindi, voltandosi verso di lei.

Oh sì. Roy non sa nemmeno cosa sia una pausa.” rispose lei con sguardo arreso. “Ma amiamo ciò che facciamo e penso sia un bene.” Fece cadere un po' di cenere con un colpetto d'indice alla sigaretta. “A proposito, mi ha detto la receptionist che a pochi metri da qui c'è una creperia fantastica. Se vuoi prenderti una pausa ed affogare la faccia nel cioccolato, sappi che sono disponibile.”

Tom fu scosso da qualche risata. Aveva come l'impressione che Keri cercasse un altro tipo di approccio con lui e, per quanto i suoi metodi fossero fuori dal comune, la cosa lo divertiva.

Va bene.” sorrise.





***





Io sono mortificata.” Faceva avanti e indietro per quella stanza, torturandosi i capelli con le mani – che persistevano col passarvi in mezzo –, e continuava a dar voce ai suoi pensieri in maniera confusa e frettolosa. “Sul serio, non credevo possibile una cosa simile. Non so perché non vi ho nemmeno pensato.”

Ingie, calmati.” sorrise lievemente Milo, cercando di fermarla. “Non devi fartene una colpa. Tu non c'entri nulla. Anzi, sei stata carina a venire subito da me ed invogliarmi a fare qualcosa; ho capito che ci tieni. Non potevi saperlo.”

Ingie sbuffò gettandosi a sedere sul suo letto matrimoniale ancora sfatto.

Smettila di trattarmi bene. Mi merito un sentito vaffanculo, dal cuore.” borbottò, cosa che portò il ragazzo a scoppiare a ridere.

Ora stai esagerando.” esclamò divertito. “Succede. Non è la prima delusione amorosa per me.”

Eppure, secondo me, non ti devi arrendere.” batté un piede a terra lei, come per sottolineare la necessità di perseveranza da parte del ragazzo. “Cerca di distoglierla da Tom. Fai qualcosa.”

D'accordo. Forse un'intimissima parte di lei lo stava facendo anche per se stessa e ciò la faceva sentire un po' egoista. Ma era più forte di lei; vi aveva riflettuto con tutta la razionalità di cui disponeva, si era violentata psicologicamente per portarsi a capire che era giusto che lui la dimenticasse. E bene, non aveva funzionato. Aveva voglia di sputare sulla sua immagine riflessa allo specchio per quanto sentiva sbagliato tutto ciò. Perché non riusciva semplicemente ad ignorare la cosa? Perché non riusciva a farci i conti? D'altronde, Tom aveva dovuto accettare la sua relazione con Luke.

No, lei era egoista. Non sopportava l'idea che si innamorasse di qualcuno che non fosse lei.

Dio, mi prenderei a schiaffi da sola.

Dai, diverrebbe inutile ed imbarazzante.” si oppose – ovviamente – Milo. “Devo semplicemente lasciar scorrere le cose, così come vengono. Nel caso dovesse succedere qualcosa fra loro due, cercherò di accettarlo e passarci sopra. Keri non è l'unica ragazza al mondo, per quanto mi possa piacere.”

La mandibola di Ingie raggiunse quasi il pavimento. Quel ragazzo era più piccolo di lei e l'aveva decisamente battuta in fatto di maturità.

Prendi esempio, si disse incredula.

Però non gettare definitivamente l'ascia di guerra. Non si sa mai, nella vita.” mormorò ancora, contro ogni buon proposito.

Ora stai seriamente facendo la bambina.





***





One, two, three, four... Oh, andiamo.”

Roy sbuffò per l'ennesima volta quel pomeriggio.

Ingie lanciò un'occhiata interrogativa a Sid, il quale aveva di nuovo dimenticato i passi successivi al dannato quattro. Il coreografo aveva assegnato loro un passo a due, sullo stile latino-americano con contaminazione hip-hop, che Ingie si era ritrovata in poco tempo ad amare. Eppure, quel giorno, il suo compagno pareva altrove con la testa.

Lo so, lo so.” borbottò il ragazzo, tornando in posizione iniziale.

Continui a ripetere che lo sai da ore e non ho ancora visto un miglioramento.” ribatté Roy, visibilmente irritato.

Sono stanco. Capita a tutti di essere stanchi. Non facciamo altro che ballare ogni giorno.”

Sei tu che hai scelto di ballare per mestiere. Se ti pesa, non sei obbligato a proseguire.”

Ingie osservò Sid tacere a quell'ennesimo richiamo, come resosi conto solo in quell'istante di quanto avesse ragione, fino a che non si voltò nuovamente verso di lei.

Scusa.” le mormorò, per poi riprenderle la mano, pronto a ripartire.

Five, six, seven, eight...” Ripresero a muoversi sotto la voce di Roy, guardandosi attentamente negli occhi, come per darsi sostegno e fiducia. Sid aveva uno sguardo strano, perso; sentiva che qualcosa non andava. In effetti, non passò molto tempo prima che il ragazzo inciampasse nuovamente sui propri piedi. L'ennesimo sospiro del coreografo non lasciò presagire nulla di buono. “D'accordo, fate una pausa. Proviamo con Page, Ty e Adam. Quando voi riprendete voglio vedere questa dannata coreografia eseguita, chiaro?”

Ingie e Sid annuirono come automi.

Andiamo fuori a prendere una boccata d'aria.” gli propose mentre apriva le porte dello studio, seguita dal moro. “Che succede, Sid?” domandò a quel punto, mentre camminavano in direzione del giardino sul retro.

Nulla.” tagliò corto lui. Era evidente che non si sentisse dell'esatto umore per tenere una conversazione.

Ti vedo stranamente spaesato, oggi. Non è da te.” insistette lei, una volta sedutisi finalmente sui gradini che davano sul cortile.

Sono solo stanco. L'ho detto.”

Siamo tutti stanchi, Sid. Tu hai qualcosa nella testa e non negarlo. Non riesci a concentrarti, non riesci a concludere due otto. Tu, che hai sempre avuto una memoria di ferro e hai sempre appreso tutto prima degli altri.”

Senti, capita a tutti di avere giornate no.”

Ma se tu parlassi con qualcuno di cosa ti passa per la testa, forse ti potrebbe aiutare.”

Non ho bisogno di un cazzo di nessuno e io sto benissimo, chiaro?!”

Ingie lo scrutò quasi scioccata. Mai Sid aveva avuto una simile reazione con uno di loro; mai aveva alzato la voce a quel modo. Era chiaro che il misterioso problema che lui si ostinava a celare fosse molto più rilevante di quanto avesse pensato.

Erano tutti stressati; il loro era un tipo di lavoro che non lasciava respiro, che distruggeva fisicamente e a volte psicologicamente. Ma, in un modo o nell'altro, avevano sempre trovato il modo di darsi man forte a vicenda, rendendo il tutto più leggero e sostenibile. Sid, ora, stava rifiutando quella mano che gli tendeva.

Sid, io non voglio farmi gli affari tuoi per divertimento, sto solo cercando di aiutarti.” mormorò la ragazza, tentando di parlare nel modo più dolce possibile.

E io ti ho appena detto che non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Ora, per favore, finiamola qua.” concluse lui in modo secco e deciso.

Non capiva perché si comportasse a quella maniera tanto scontrosa. Non era decisamente da lui, che trascorreva il suo tempo a partorire battute maliziose, di ogni tipo, per chiunque.

A quel punto, decise di non continuare a fare la parte della testarda e lo lasciò in pace, dedicandosi quindi al suo cellulare. Quando non sapeva che dire o fare, si rifugiava nel regalo del chitarrista, come avesse potuto in qualche modo ristabilire un contatto che mancava. Scorreva distrattamente i messaggi o la rubrica, nonostante conoscesse tutto a memoria, come per ricordarsi delle persone cui voleva bene. Ad un tratto però la sua attenzione fu catturata da un nome in particolare che brillava a chiare lettere nella sua rubrica: Simone. Le mani presero a tremare al solo pensiero di non sentirla da quella che le pareva un'eternità. Sentiva la mancanza della sua voce, delle sue parole dolci – rivolte esclusivamente a lei – che la facevano sentire in qualche modo importante ed amata, proprio come una figlia. Ora come ora, non sapeva nemmeno quale opinione si fosse fatta di lei e soprattutto se Tom le avesse raccontato tutto. Sperare il contrario era inutile, poiché era quasi certa che l'avesse fatto. D'altronde era suo figlio, cosa poteva pretendere?

Io vedo te strana in questo periodo, invece.” esordì improvvisamente Sid, prendendola in contropiede. Lo sapeva che, prima o poi, qualcuno se ne sarebbe accorto e le avrebbe fatto la fatidica domanda. Eppure, per quanto poteva, aveva la ferma intenzione di sviare con destrezza ogni singola insinuazione. “Le cose con Luke vanno bene?” le domandò a quel punto con nuova gentilezza.

Quel pomeriggio, pareva nascondere una doppia personalità che, doveva ammettere, la stava confondendo.

Sì, tutto benissimo.” scrollò le spalle come nulla fosse. “Perché?” chiese poi, pentendosene immediatamente dopo. Cercare una spiegazione voleva dire sommergersi di fango con le proprie mani e mettersi nella scomoda posizione di dover rispondere di conseguenza ad ulteriori domande.

Non so, siete strani. Mi è sembrato di avvertire un po' di tensione. Magari mi sbaglio. Anche con i gemelli mi è sembrato di avvertire la stessa cosa.” Bingo. Avrebbe dovuto immaginare che quell'argomento sarebbe saltato fuori. Ma Ingie non aveva la minima intenzione di rivelare che conosceva molto bene i gemelli, da molto prima dei suoi compagni di ballo. Aveva finto fino a quell'istante di averli conosciuti per la prima volta assieme a loro ed avrebbe portato avanti quella messa in scena per tutelarsi. “Il che è strano perché mi sembrano persone molto alla mano e piacevoli.”

Lo sono.” si affrettò ad annuire la ragazza. “Infatti non ho niente con loro. Figurati, nemmeno li conosco, come potrei?” si destreggiò quasi sorprendendosi. “E inoltre con Luke va seriamente tutto bene, davvero. Magari è solo un momento in cui entrambi abbiamo la testa occupata. Può succedere, ma nulla di serio.”

Per la prima volta nella vita, si ritrovò ad amare il richiamo severo di Roy che ordinava loro di rimettersi al lavoro, poiché la loro pausa era terminata già da un bel pezzo.





***





Gli sembrava di non sfiorare la sua chitarra acustica da una vita. Non appena l'aveva ripresa in mano ed aveva udito il primo suono riempire l'aria, aveva sorriso, come ripresosi da una lunga astinenza. Era incredibile come quello strumento – per lui così prezioso – potesse rappresentare una sorta di terapia. Non appena le sue dita ne carezzavano le corde tese, subito si sentiva meglio. Chiudeva gli occhi e si lasciava trasportare dall'istinto, dalla melodia che la sua testa creava d'impatto, dimenticando per un momento tutti i problemi che aveva, se così potevano definirsi. Si rendeva conto, alle volte, di quanto ipocriti si potesse essere, spacciando per tragedia ciò che una persona realmente sofferente riteneva correttamente futile, eppure non riusciva a fare a meno di patire ugualmente. La semplice razionalità nella vita era del tutto inconsistente senza un pizzico di istinto, se ne rendeva conto, nonostante avrebbe pagato oro per accantonare del tutto quest'ultimo e non provare più tristezza.

Oggi sei malinconico?” gli domandò all'improvviso Bill, appena uscito dal bagno con un asciugamano in vita. Tom infatti si era rifugiato in camera di suo fratello forse per avere quella compagnia di cui sentiva il bisogno. “Suoni e non si può dire che siano note felici, per quanto belle.”

Tom sorrise appena e posò la chitarra ai suoi piedi.

No, non sono malinconico. Mi andava di strimpellare un po'.” rispose con leggerezza. Odiava far preoccupare Bill ed inoltre non vi era nulla di nuovo quel giorno, per quanto riguardasse il suo umore.

Adoro sentirti suonare, lo sai.” disse il vocalist, frizionando i capelli biondi con un panno. “Mi ricorda il periodo in cui ancora non eravamo famosi e tu salivi sul letto con la chitarra in mano e davi il meglio di te, fingendo di dominare un palco.”

Sì, con te a cantare affianco a me e la mamma a fare da pubblico.” ridacchiò a quel punto il moro, pervaso dai ricordi. Rammentava quanto caos sua madre riuscisse a fare, di fronte a loro, con l'intento di simulare un intero pubblico. Doveva ammettere di trovarla decisamente comica, ma entrambi gliene erano grati, poiché li aveva sempre sostenuti e mai aveva cercato di distruggere il loro sogno con troppa razionalità. “Mi piacerebbe, a volte, tornare a quel periodo.” mormorò quindi nostalgico con un piccolo sorriso fisso sulle labbra.

A chi lo dici.” confermò Bill, prendendo a vestirsi. “È bella quella sensazione di speranza, di sogno. Anche un po' di ingenuità.”

Già.” Si prese un momento di riflessione, osservandolo distrattamente indossare i jeans. “Credo di piacere a Keri.” ridacchiò all'improvviso, come risvegliatosi inaspettatamente dal trans.

Sì?” sorrise Bill, voltandosi verso di lui con la sorpresa negli occhi, mentre si infilava una maglietta a mezze maniche. “Da cosa l'hai intuito?”

Da come mi cerca, come mi parla. Mi ha anche lanciato un mezzo invito fuori che credo voglia che colga al volo.”

Dai, vai.” lo incoraggiò Bill, indossando le scarpe. “Lei mi sembra simpatica.”

Sì, lo è, ma al momento non voglio complicazioni e non voglio illuderla.”

Non devi per forza uscire con lei per farci qualcosa. Puoi andarci a prendere una birra, da amici. Ti fa bene un po' di nuova conoscenza.”

A me sì ma a lei no, se si aspetta qualcosa da me.”

Tu non metterla nella condizione di illudersi. Falle capire da subito che le tue intenzioni sono più che innocenti.” Prese una pausa. “Poi, chissà, magari scopri che ti piace.”

No.” sorrise Tom, abbassando lo sguardo. “È troppo piccola.”

Ha diciannove anni. Cinque anni di differenza non sono poi un abisso.”

Non intendo anagraficamente. Si vede che forse è ancora un po' immatura.” si spiegò meglio. “Sai, io sono stato abituato a Ria e... Ad Ingie; voglio dire, per quanto le cose siano andate male, loro sono più donne, in un certo senso.”

Il vocalist parve riflettervi per un attimo, per poi scrollare le spalle.

Magari si scopre che non è la donna a fare per te.” commentò.

Grazie.” ridacchiò il chitarrista.

Capisci che intendo.” sorrise di nuovo Bill. “Secondo me, quello di cui hai bisogno in questo momento è semplice spensieratezza. Cosa che Keri potrebbe essere in grado di darti. Che ti importa se non è abbastanza matura? Non la devi sposare. Passaci del tempo assieme, facci due risate, non è un delitto.” Tom non rispose. “E magari è la volta buona che vedo quel muso sparire dalla tua faccia.” Il chitarrista stirò le labbra in un sorriso. “Almeno tu hai una corteggiatrice. Il massimo cui posso aspirare io è Adam!”

Tom scoppiò a ridere, portandosi le mani al viso.

Non credere, ci prova anche con me, se ti consola.” commentò divertito. “Magari il segreto per risolvere i miei problemi è diventare gay.” scherzò successivamente.

Per quanto io ti possa voler bene in ogni caso, vorrei diventare zio, quindi, se devi prendere una decisione simile, fallo il più in là possibile.”

Entrambi si ritrovarono a ridere con naturalezza, come forse non succedeva da un po'. Trascorreva talmente tanto tempo a crucciarsi per Ingie che quasi sentiva di aver trascurato suo fratello, seppur involontariamente, ed odiava tutto ciò. Suo fratello era la sua vita e mai nessuno avrebbe dovuto allontanarli, soprattutto una ragazza.

Come spinto da una forza ignota, gli si avvicinò, per poi stringerlo fra le proprie braccia a sua insaputa. Dapprima rigido per la sorpresa, lo sentì ricambiare quell'abbraccio – forse un po' impacciato – che gli era dannatamente mancato e di cui aveva sentito il bisogno.

Ti voglio bene, Bibi.”





***





Le labbra vagavano sulla pelle del suo collo, in grado di farla accapponare. Tirò indietro la testa ad occhi chiusi, lasciandogli ampio accesso alla gola già piena dei suoi baci. Insinuò le dita fra i suoi capelli morbidi, lasciandosi scappare un lieve gemito che la prese quasi in contropiede. Le mani grandi del ragazzo la vezzeggiavano ovunque potesse immaginare di avere epidermide. Con le proprie lo spinse sul petto, facendolo capitolare affianco a lei, su quel letto enorme; e non appena gli si sedette a cavalcioni, il cuore quasi le schizzò fuori dal petto. Tom, sotto di lei, le sorrideva carezzandole una coscia nuda.

Un urlo incontrollabile si liberò dalle sue labbra.

Dio.” esclamò, sollevandosi a sedere fra le lenzuola.

Si portò le mani al viso madido di sudore; poteva percepire quelle stesse gocce scorrere lungo la sua schiena. Si scrollò immediatamente le coperte di dosso e si sollevò in piedi – non senza qualche sbandamento, dovuto ai giramenti di testa – e si rifugiò in bagno, dove si sciacquò ripetutamente il volto.

Doveva immaginare che, prima o dopo, quel tipo di sogni le avrebbero fatto visita.

Osservò il suo riflesso con un leggero fiatone e poté scorgere il proprio sguardo quasi spaurito. Per quanto il protagonista di quel sogno fosse già da solo motivo di batticuore, ciò che l'aveva più spaventata era il tradimento. Nel suo sogno aveva tradito Luke e ringraziò il cielo che non fosse realtà.

La cosa non le piaceva. Ora aveva persino paura di tornare a dormire e rischiare di ricominciare.

Dopo essersi asciugata, tornò in camera dove indossò dei pantaloni di una tuta ed una felpa; agguantò il pacchetto di sigarette sul comodino e si affrettò ad uscire dalla stanza. Il corridoio era silenzioso in modo quasi inquietante; d'altronde erano le tre di notte e nessuno poteva girovagare ancora per l'hotel come stava facendo lei, come un fantasma.

Sapeva perfettamente dove andare e stavolta sperava di non incrociare di nuovo il chitarrista o avrebbe potuto dirsi perseguitata dalla sfortuna e dal terribile tempismo.

Salì le scale fino a giungere all'enorme terrazza sul tetto dell'albergo. Dapprima si affacciò con la testa, per assicurarsi che non vi fosse l'ombra di chitarristi, e poi – più tranquilla – andò a sedersi a terra, poggiando la schiena al muro. Quando si accese la sigaretta, tirò un sospiro di sollievo, per poi sollevare lo sguardo al cielo stellato. Era raro godere di tale visione in Germania e ne approfittò lieta. Poco distante, poteva perfettamente udire il frastuono prodotto dalla discoteca dove si erano recati sere addietro. Riconobbe addirittura la canzone e le venne spontaneo pensare che si trattasse di uno spiacevole scherzo del destino.

If our love is tragedy why are you my remedy? If our love's insanity why are you my clarity?

Si portò una mano alla fronte, con il gomito poggiato al ginocchio, piegato davanti a sé. Anche una dannata canzone la poneva bruscamente di fronte alla realtà dei fatti. Quelle parole sembravano scritte appositamente per lei e Tom e cominciava ad odiare anche solamente l'ossigeno che respirava.

Espirò il fumo verso l'alto, lasciando che l'aria quasi gelida le carezzasse le gote. Ma lei non sentiva freddo, era troppo nervosa.

La sua vita era un immenso punto interrogativo. Sembrava tagliasse un traguardo ma poi si rivelava fasullo e doveva ripetere la stessa operazione infinite volte. Non era ancora riuscita a trovare quell'equilibrio di cui aveva bisogno, che la facesse sentire a casa e le assicurasse stabilità almeno per un periodo che superasse il giorno e mezzo. Si sentiva un'incapace, una persona che faticava a stare al mondo e se ne vergognava. Probabilmente, se avesse avuto ancora suo fratello con sé tutto sarebbe stato molto diverso. Non a caso, gli errori più irrimediabili, aveva cominciato a commetterli dalla sua morte. Aveva perso un punto di riferimento, un sostegno, colui che le dava stabilità e la teneva ancorata con i piedi a terra. Grazie a lui, riusciva a non sbagliare, almeno non in modo eclatante come stava invece facendo da circa un anno a quella parte. Le mancava la sua presenza, rivoleva quell'equilibrio.

Sei tu.” Sobbalzò a quella voce, venuta fuori dal nulla. Milo sostava affianco a lei, sembrava essersi appena alzato da terra ma poté giurare di non essersi assolutamente accorta della sua presenza. “Che fai qui a quest'ora?” le domandò, stranamente mogio, mentre le si avvicinava.

Potrei chiederti la stessa cosa.” rispose lei con gentilezza ma curiosa di sapere cosa lo tenesse ancora sveglio. Lo scrutò attentamente sederlesi affianco, abbracciandosi poi le ginocchia e guardando in alto. Sembrava pensieroso e, osservandolo meglio, le sembrava di scorgere i suoi occhi arrossati. Che avesse pianto?

Ti ho mentito.” esordì all'improvviso il ragazzo e le orecchie della mora si tesero interrogative. “Non sono in grado di voltare pagina.”

Ingie giurò di sentire il proprio cuore frantumarsi in mille pezzi. Quella semplice frase aveva liberato in lei un toro imbizzarrito e l'aveva toccata nell'anima, poiché sembrava che lei e Milo si trovassero nello stesso brutto vortice dal quale nessuno dei due era in grado di scappare. Sentì gli occhi inumidirsi e combatté con tutte le proprie forze per reprimerle e non lasciare che il ragazzo le scorgesse. Tutta quella situazione era quasi assurda e guardando Milo accanto a lei così indifeso e con il cuore aperto, le venne solamente voglia di essere il più limpida possibile.

Anche io ti ho mentito.” parlò quasi senza accorgersene. Guardava fisso davanti a sé. “Conosco i gemelli da molto più tempo.”

Scagliata la bomba. Ormai il danno era fatto; uno più, uno meno, si disse, ormai non valeva nemmeno più la pena preoccuparsene.

Vide con la coda dell'occhio il moro voltarsi verso di lei come si volesse assicurare fosse seria.

Come?” domandò confuso.

Un po' di tempo fa sono scappata dai miei problemi, pensando di poter dare inizio ad una nuova vita. Questa nuova vita mi ha portato a conoscere Tom, Bill e il resto della band. Mi hanno ospitato in studio per un bel po' di tempo.” raccontava come non avesse un freno, ma soprattutto come se le sue labbra si muovessero da sole, senza che il suo cervello lanciasse l'impulso.

Come mai ho la sensazione che non è tutto?” le chiese improvvisamente Milo, dopo un attimo di pausa. Era decisamente troppo sveglio.

Io e Tom abbiamo avuto una storia, se così si può chiamare.” Percepiva la sorpresa, affianco a lei. “Iniziata come una storia di sesso, conclusa come una storia d'amore finita male.” Abbassò lo sguardo sulle proprie mani riunite sulle ginocchia, che ora presero a torturarsi a vicenda, nervosamente. “Ci siamo irrimediabilmente innamorati e se lui era pronto a costruirsi un futuro con me, io ho impiegato due minuti per distruggere ogni sua aspettativa. Troppo codarda, come sempre. Pensavo che una storia a distanza non avrebbe funzionato ed era troppo da sopportare, per me. Con il risultato di una trentina di ore di volo buttate da parte sua ed un infinito odio verso me stessa da parte mia.” Si prese un momento di pausa per ingoiare il groppone che le si era formato in gola. “Ora anche suo fratello mi odia e probabilmente anche sua madre, se sa qualcosa di quanto accaduto.”

Il silenzio riecheggiò per qualche istante, fino a che Milo non parlò di nuovo.

Ma, insomma, perché non l'hai mai detto a nessuno?”

Perché non volevo si creassero imbarazzi e, non so, forse per mettervi un croce definitiva, nonostante non abbia funzionato. Quel che è peggio è che Luke è il ragazzo con cui stavo prima e durante l'accaduto con Tom. Non gliene avevo mai parlato ed è venuto a scoprirlo una sera proprio da Luke. Inutile dire quanto ora Tom si senta preso in giro a rivedermi con lui.”

Altro silenzio.

Non immaginavo minimamente una cosa simile. Anche se mi è sembrato di scorgere strana tensione fra voi due, ma cercavo di giustificarla pensando che non vi piaceste a pelle.” mormorò il ragazzo, pensieroso. Poi, la domanda fatidica arrivò. “Non l'hai superata, vero?”

Si sentì per un attimo mancare il respiro.

Lo credevo.” sussurrò. “Ma mi rendo anche conto che quello che ho provato per Tom è stato troppo forte per poter essere dimenticato così in fretta.” Una lacrima tradì i suoi tentativi di apparire tranquilla. Velocemente la scacciò e cercò di sorridere. “È veramente brutto essere egoisti. Non sopporterei di vederlo con Keri, sai? È totalmente ingiusto e mi odio ancora di più per questo.”

Anche io mi odio per non volerla con lui.”

Ma tu sei giustificato. Il tuo è un sentimento puro, normale. Lei ti piace e non la vorresti vedere con un altro, è semplice. Io no, io ho sbagliato e continuo a sbagliare tutto. Io non posso pretendere nulla, ci sono troppi precedenti, e sto solamente facendo la figura dell'idiota che non sa cosa vuole realmente dalla vita.” Sospirò prendendosi il viso fra le mani. “A volte vorrei non averlo mai conosciuto ma poi mi dico che non è vero perché conoscerlo è stata la cosa più bella che mi potesse succedere.”

Ora le lacrime scorrevano copiose sulle sue guance senza freni; non aveva neppure provato a fermarle, arresa all'evidenza. Era inutile nascondere ulteriormente il proprio dolore davanti a Milo. Rivelargli l'accaduto era stato qualcosa di spontaneo e voluto, perché si fidava di lui, perché lui si era fidato di lei. Ora condividevano due segreti e sapeva che li avrebbero entrambi custoditi con attenzione.

Perché non glielo dici?” le chiese ingenuamente Milo.

Cosa? No, assolutamente no. Primo, devo pensare a Luke; secondo, mi odia e non si lascerà mai più abbindolare da me.” rispose Ingie con voce tremante, cercando di asciugare come poteva le lacrime che continuavano a cadere. “Ormai ho scelto questa vita e mi sta bene così. Con Luke sto bene.”

I tuoi occhi mi dicono altro però.” commentò lui. “Io non ti vedo felice, Ingie. E questo, te l'avrei comunque detto, al di là della vicenda con Tom.”

La mora fu toccata da quelle parole. Possibile che fosse così evidente? Possibile che le si leggesse in faccia che non era quella la vita che aveva sempre desiderato per se stessa? Era così incapace a nascondere agli occhi degli altri la verità?

Non sono felice perché mi manca mio fratello, Milo.” soffiò, ormai col viso zuppo. Milo sembrava preso in contropiede; probabilmente non si aspettava che lei nominasse suo fratello. Ingie ne sentiva il bisogno; era troppo tempo che non si faceva un bel pianto liberatorio per suo fratello Tom. Aveva a lungo celato le sue emozioni, i suoi sentimenti riguardante quella grande perdita perché si era ripromessa di non soffrirne più. Ma era inutile prendere in giro persino se stessa. La morte del proprio sangue non può finire di far male; mai. Per quanto ci si ostini a proseguire. “Vorrei averlo qui, in questo momento, e confidargli tutti questi miei pensieri, tutto quello che sto passando, perché so che lui riuscirebbe a trovare la soluzione, anche con un semplice sorriso. Io non sono in grado di farlo; io sono una nullità senza di lui.”

Sentì la mano di Milo afferrare delicatamente la propria.

Tu non sei una nullità. Guarda dove sei, guarda cosa sei arrivata a fare. Ti sei costruita e stai continuando a costruirti una bellissima carriera, Ingie. Ti stai impegnando, stai sudando per crearti un futuro in ciò che più ami. Ti sei posta un obiettivo e lo stai raggiungendo con successo. Tutto ciò che ti è accaduto con Tom Kaulitz fa solo da contorno a ciò che realmente conta: tu sei forte, Ingie, e non hai nemmeno idea, forse, di cosa tu sia in grado di fare. Non ho mai avuto occasione di dirtelo prima, ma io ti ammiro. Ammiro la tua determinazione, la tua lucidità e la tua serietà nel tuo lavoro. Adoro vedere quanta passione tu ci metta giorno dopo giorno. Tante volte, non mi vergogno a dirlo, ti ho presa come modello. Perché voglio impegnarmi come fai tu, voglio sudare anch'io come fai tu. Perché ciò che otterremo alla fine sarà tutto molto più bello.”

Ingie era senza parole. Forse mai nessuno le aveva detto cose più belle. Le sue parole l'avevano colpita così tanto da commuoverla e si sentì stupida poiché non sapeva nemmeno come poter ricambiare. Milo era una delle persone più preziose che avesse mai avuto occasione di conoscere.

Sarai anche più piccolo di me, ma mi ritrovo a pensare di non aver capito proprio niente della vita.” disse con l'incredulità negli occhi. “Tu sei un ragazzo straordinario, davvero. Non perdere mai quello che hai dentro, Milo. Tienilo stretto.” Poi, senza pensarci, lo abbracciò. “Grazie.” sussurrò al suo orecchio, sentendolo nel frattempo ricambiare la stretta. “Ah.” fece all'improvviso, staccandosi appena per poterlo guardare nuovamente negli occhi. “Inutile che ti chieda di non dire nulla agli altri, giusto?” gli sorrise appena.

Lui ricambiò ed annuì.

Puoi stare tranquilla.”





***





Dopo un'assidua opera di convincimento, era riuscita a strappare un d'accordo molto scocciato da parte di Sid, alla sua proposta di andare a bere una birra ad un pub, quella sera. Il tutto era nato dal pomeriggio, quando, durante le prove, ad Ingie non era sfuggito ancora una volta quel suo comportamento ambiguo. Un momento prima rideva ed era il ragazzo di sempre, un momento dopo urlava a chiunque ritenesse lo disturbasse. Lei, allora, senza ammettere repliche, gli aveva letteralmente ordinato di uscire e si ritenne soddisfatta nell'aver portato a compimento il tutto, non senza sentite lamentele. Anche Ty aveva deciso di unirsi a loro poiché aveva per l'ennesima volta litigato con Jane ed aveva bisogno di qualche minuto di svago.

Insomma, ti rendi conto? Dice che la trascuro, che penso solo al mio lavoro. Cristo, non vado a puttane, faccio quello che serve per vivere!” continuava a lamentarsi da un po', con il boccale di birra davanti a sé e lo sguardo sbattuto e decisamente stufo. “Vorrei capisse che lo faccio anche per lei.” borbottò successivamente.

Lo capirà.” intervenne Ingie. “Non sopporta semplicemente questa lontananza, è normale.”

Ma non è normale litigare ogni volta che ci sentiamo al telefono. Già mi manca, in più non posso parlare con lei come vorrei.”

Mollala.” buttò lì Sid, cosa che portò la mora a voltarsi verso di lui e fulminarlo con lo sguardo. “Trovatene una meno pesante e spassatela. Hai venticinque anni.”

Sid, non mi pare il migliore dei consigli.” ribatté Ingie del tutto contrariata.

Io farei così.” scrollò le spalle lui per poi alzarsi dallo sgabello. “Vado un attimo in bagno.”

Non attese una risposta; sparì semplicemente in meno di tre secondi.

D'accordo, sono io che lo vedo strano in questo periodo o anche tu?” chiese immediatamente la mora, decisamente seccata da tale atteggiamento. Non riusciva a capire da cosa potesse essere causato; non si era mai comportato a quella strana maniera.

No, lo vedo anche io.” sospirò Ty, osservando la porta chiusa del bagno entro il quale si era chiuso Sid. “Da un po' di tempo non è più lo stesso e mi chiedo perché.” Fece una pausa. “Spero solo non stia facendo qualche cazzata.”

Ingie fu attraversata da una forte fitta di preoccupazione nello stomaco. Aveva sgranato gli occhi e si era voltata a guardarlo come per assicurarsi che avesse sentito bene.

Intendi...” cominciò, non avendo nemmeno il coraggio di pensare ciò che la sua mente aveva formulato. “No, non lo farebbe mai. Sa che finirebbe fuori dal gruppo, seduta stante.” gesticolò eccessivamente.

Non poteva e non voleva credere che Sid fosse entrato nel circolo della droga; era un qualcosa che non poteva accettare.

Me lo auguro.” concluse Sid, per poi guardare oltre le sue spalle. “Oh, guarda chi c'è.” sorrise per poi alzare un braccio e fare un segno di saluto. Ingie si voltò, seguendo tale direzione, e quasi cadde dalla sedia nel vedere Tom e Bill fare il loro ingresso nel pub. Era una persecuzione e si ritrovò a maledire Ty nel vederlo fare loro cenno di raggiungerli. “Prendete una birra con noi?” propose loro, non appena Ingie li sentì al proprio fianco.

Alzò momentaneamente lo sguardo, giusto il tempo di incrociarlo con quello di Tom e tornò a concentrarsi sul proprio bicchiere.

Va bene.” sorrise Bill per poi prendere posto al loro tavolo, entrambi di fronte a lei. “Sono distrutto.” disse poi portandosi le mani al viso, che stropicciò appena. “Tom ha avuto la brillante idea di andare a correre, oggi pomeriggio. Mi tremano ancora le gambe.”

Non siete abituati?” sorrise Ty, a capotavola.

Lui sì, fa palestra quasi tutti i giorni. Io il massimo dello sforzo che faccio è sollevare i vestiti che indosso.” borbottò, facendo ridacchiare tutti tranne Ingie. Non osava fiatare.

Infatti vedo che tu hai un fisico muscoloso e ben allenato.” commentò il ragazzo, questa volta a Tom, il quale sorrise.

Si fa quel che si può.” rispose con un'alzata di spalle.

Proprio in quel momento, Sid fece il proprio ritorno.

Oh, ciao.” salutò, sedendosi nuovamente accanto ad Ingie, la quale lo scrutava sospettosa.

Hey.” fecero all'unisono i gemelli.

Un coglione non usciva più.” fece vago il ragazzo, prima di riprendere a bere la sua birra. Ingie continuava ad occhieggiarlo. Mentiva. “Spero tu non ti sia consolato con Ingie, in mia assenza.” fece poi malizioso, rivolto a Ty, che arrossì vistosamente.

Smettila di dire cazzate. Jane non la lascio, è chiaro?” ribatté lui.

Era solo un consiglio.” scrollò le spalle Sid, tornando a bere. “Ditelo anche voi che deve trovarsi una bella ragazza con cui divertirsi e basta. Tutte queste gelosie... Una semplice storia di sesso è la cosa migliore.”

Ingie e Tom si scambiarono un'occhiata e lei sentì la propria faccia prendere fuoco, ma poté giurare di scorgere una sfumatura rossastra anche sulle gote del chitarrista. Era così che avevano cominciato, prima di innamorarsi.

Sono inutili le storie di sesso.” intervenne Ingie. “Finisci sempre per provare qualcosa.” parlò con lo sguardo sul proprio bicchiere. Quando lo risollevò, Tom era sempre lì che la guardava con attenzione.

Sì, se sei debole. Io, francamente, non ho questi problemi. Tutte le storie di sesso che ho avuto sono iniziate e finite senza rogne.” ribatté il ballerino.

Non potrei mai fare questo a Jane.” scrollò la testa Ty. “Alla fine, sono innamorato di lei, nonostante i litigi.”

Se vuoi continuare a rovinarti la vita, nessuno te lo vieta.” tagliò corto Sid. “Spero voi non abbiate tutti questi scazzi, in fatto di donne.” disse poi ai gemelli.

Oh, fidati, li abbiamo anche noi.” commentò Tom. “Io in particolare.”

Ingie sentì un brivido percorrerle la schiena e continuava a fulminarlo con lo sguardo, pregando mentalmente affinché stesse zitto.

Cioè? Racconta.” fece Sid, interessato e per poco Ingie non gli tirò un pugno in faccia.

Ho avuto una storia di qualche anno. Lavoravamo tanto in quel periodo ed io mi sono sentito incolpare di trascurare troppo la mia ragazza, per poi beccarla a tradirmi in casa nostra.” raccontò Tom con semplicità.

Ingie ricordava bene la vicenda con Ria.

Visto cosa succede?!” esclamò Sid in direzione di Ty. “Cominciano tutte così: mi trascuri, voglio più attenzioni da parte tua! Fino a che non le becchi a scopare con un altro.”

Sid!” lo riprese Ingie per poi lanciare un'occhiata veloce a Ty che sembrava assorto. “Non è così per tutte.” cercò di rimediare. Ty, dal suo canto, le fece segno che era tutto a posto, benché lei non vi credesse.

Ma la delusione più grande, l'ho ricevuta dall'ultima.” continuò Tom contro ogni previsione.

Ingie si voltò verso di lui con occhi sgranati.

Non lo stai facendo sul serio, gli disse mentalmente.

Che ha combinato?” domandò di nuovo Sid.

Anche Bill osservava suo fratello con espressione interrogativa. Probabilmente, nemmeno lui si aspettava che raccontasse tutto, con lei presente.

Non solo non mi ha mai detto di essere fidanzata, quando ci frequentavamo, ha avuto anche il coraggio di rimandarmi a casa dopo che mi sono fatto innumerevoli ore di volo dalla Germania all'America.”

Ingie strinse il bicchiere fra le dita, frenandosi dall'urlare. Non doveva battere ciglio o Sid e Ty avrebbero capito che era lei.

Però, che coraggio.” fece Ty sorpreso.

Aveva troppa paura della lontananza.” commentò il chitarrista quasi con disprezzo.

Beh, è vero che la lontananza, a lungo andare, può divenire pesante, ma se c'è l'amore non è un problema.”

Appunto.” annuì Tom. “E di amore, da parte mia, ce n'era tanto.”

Una fitta al cuore.

Basta, ti prego.

Da parte sua evidentemente no.” disse Ty e Ingie non poté più tacere poiché le mani avevano cominciato a prudere.

Non è vero. A volte si può essere innamorati follemente, ma la paura gioca brutti scherzi.” parlò nervosamente, cercando comunque di mantenere il tono più disinteressato possibile.

Sì ma quella è codardia, allora.” ribatté Ty.

La mora non trovò più il coraggio di controbattere. D'altronde era la verità.

Comunque ora è tornata con il suo ex fidanzato.” concluse Tom con una scrollata di spalle, come se la cosa non lo riguardasse più.

Ty aprì la bocca incredulo.

Che stronza.” commentò Sid, poco colpito, ed Ingie sentì il sangue ribollire.

Sì, proprio senza ritegno.” aggiunse Ty colpito.

Già.” annuì Tom, questa volta guardandola.

Quello era troppo.

Vado un momento a fumare.” annunciò, alzandosi. “Voi continuate pure.” sorrise poi falsamente prima di abbandonare la tana del leone.

Non appena fu fuori dal pub tirò un sospiro di sollievo.

Era furiosa; con quale coraggio aveva potuto umiliarla davanti a loro, seppur inconsapevoli?

Accese con schizofrenia la sigaretta e fece il primo tiro cercando di dimenticarsi tutto e calmarsi, invano.

Sapevo che alla prima occasione, te la saresti filata.”

Quella frase inaspettata la spaventò, portandola a voltarsi in quella direzione. Tom era davanti a lei; le mani in tasca ed un'espressione tranquilla sul volto. Presa da un attacco di rabbia cieca, gettò la sigaretta appena accesa a terra, calpestandola immediatamente, e camminò spedita verso di lui.

Una spinta sul petto.

Con che coraggio, eh?!” esclamò per poi dargli un'altra spinta. “Con che coraggio racconti di noi davanti ai miei compagni?!” Una terza. “Volevi umiliarmi? Volevi farmi insultare, anche se indirettamente?! Volevi mettermi in imbarazzo, Tom?!” Un'ennesima, fino a che il ragazzo – che non aveva cambiato espressione fino a quell'istante – non toccò il muro dietro di sé con la schiena. “Ci sei riuscito, sei contento? Adesso ti senti meglio?” domandò con sprezzo.

Il chitarrista sorrise cupamente.

Pensi che io tragga soddisfazione da tutto questo?” parlò senza muoversi. “Anche a me fa male ricordare tutto. E, sì, volevo che sentissi anche dalle loro labbra quello che ti sei dimostrata. Perché se avessero saputo che eri tu, non l'avrebbero mai fatto.”

Un tonfo sordo si levò nell'aria.

Gli occhi sgranati di Ingie, incredula per ciò che aveva fatto, tremavano assieme alla mano con cui l'aveva appena schiaffeggiato.

Che cos'ho fatto?!

Tom la guardava basito e con l'ira nelle pupille.

Stronza. Non avevo alcun diritto, dopo tutto quello che gli ho fatto passare.

Le veniva da piangere e voleva chiedere scusa ma sapeva che sarebbe servito a poco. Era paralizzata.

Improvvisamente, si sentì afferrare per le spalle, fino a che non si trovò a prendere il posto di Tom, con la schiena al muro ed il ragazzo a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Ora era spaventata da quel suo sguardo. Le labbra quasi la toccavano e poteva percepire il suo respiro caldo e veloce sul viso. Allungandosi appena, avrebbe potuto baciarlo.

Mi schiaffeggi anche?!” esclamò il moro, furioso. “Non ti basta tutto il male che mi hai già fatto, Ingie?” abbassò la voce ed Ingie sgranò i propri occhi nel vedere i suoi riempirsi di lacrime. Una presa invisibile ma dannatamente forte, le stava stringendo il fegato, quasi impedendole di respirare. “Quanto ancora dovrò sopportare? Dimmelo.” Poggiò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi ed Ingie trattenne il respiro. “Ti odio. Ti odio, ti odio, ti odio.” continuava a mormorare sulle sue labbra.

E ad ognuno di quel ti odio, corrispondeva una pugnalata al cuore.

Tom!” Si allontanarono immediatamente e si voltarono in direzione di Bill, che era appena uscito dal pub con il fiatone ed uno sguardo allarmato. Il vocalist guardò Ingie e pronunciò poche parole che le fecero crollare il mondo addosso. “Sid sta male.”

  
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: _KyRa_