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Autore: bimbarossa    18/07/2013    0 recensioni
Sono passati molti anni dalla battaglia con Galaxia e tanto è cambiato. Le guerriere Sailor non sono più così unite dopo il personale confronto con l'oscurità dell'assenza del loro seme di stella, oscurità che condividono con Mamoru, il quale ancora non ha superato la questione di Seiya e dei sentimenti di Usagi. In più un ritorno inaspettato lo sconvolgerà e lo tenterà, mentre sulla Luna una presenza, risvegliatasi per sbaglio metterà in pericolo il futuro della Terra.
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la fine
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Parigi Francia, ore 15,00



Tutto sembrava tremare, dentro e fuori.

L'applauso scrosciante che proveniva dalla massa scura davanti a lei faceva vibrare l'intero studio.

I fari abbaglianti delle luci stroboscopiche la accecarono per un lungo attimo, e faticò non poco a scacciare le immagini impresse nella retina come un negativo fotografico, karmico, simbolico.

Quel pubblico che l'acclamava era la sua folla, la sua creatura, la sua dannazione.

Makoto Kino, da ben 21 anni, veniva cibata e cibava gli spettatori che la seguivano, fedelissimi e nutrienti come la migliore delle crème brulée.

Fece alcuni passi avanti nei tacchetti verde pastello che Amélie le aveva scelto quella mattina, quando avevano appurato quali ricette dovessero affrontare durante la puntata.

Era completamente vestita in verde. Non quel verde carico, scuro, smeraldino che ricordava ed indossava tanto tempo prima, ma un verde chiaro, color pastello, che le faceva pensare più ad una casalinga occidentale, disperata o meno, degli anni Cinquanta.

Con un tocco veloce si passò la mano sulla collana di perle, emblema di una domatura portata a termine, e poi passò ai capelli.

Quella era la differenza più sostanziale, a cui ancora non si era abituata. Per quanti anni fossero passati, per quante volte avesse ripetuto quel gesto nella speranza mai ammessa che fosse tutto un sogno, continuava a sentire, a percepire, a desiderare la sua lunga coda riccioluta.

Ma ogni volta incontrava solo il vuoto, lo stesso vuoto d'aria che si formava sempre nel suo stomaco il primo minuto che entrava in uno studio davanti alle telecamere.

Così le dita si allungavano, si tendevano ad incontrare una crocchia rosso ruggine stretta e compressa, una morsa che si allungava e si tendeva fino alla sua gola e oltre.

Finalmente la macchia confusa e nera divennero volti e bocche. A quel punto, in quel preciso punto del palco in cui poteva vedere che la creatura d'ombra davanti a lei si era frazionata, dipartita nella più famigliare forma di persone, di uomini e donne, allora poteva respirare liberamente.

Era davvero reale. Era reale davvero.

In quei 21 anni non aveva agognato altro. Il suo sogno, la sua più grande ambizione si era avverata e sapeva solo lei quanto aveva dato in cambio.

Pensò al Giappone, pensò a se stessa come giapponese. Tutta la forza, la durezza, il coraggio, la temerarietà che la caratterizzavano, tutta la spigolosità racchiusa nei caratteri katakana che aveva usato nella sua adolescenza, tutta la caparbietà che entrava dentro di lei come un fulmine in un cielo sereno, tutto questo era stato rinunciato.

Proprio così. Era stato rinunciato.

Ogni aspetto di lei che prima l'aveva aiutata a sopravvivere a mostri e catastrofi, ora si era staccato, volontariamente e coscientemente, senza rancore o rimorso apparente. Da solo. Era stato rinunciato; come se sapesse che lì, in Francia, nella sua nuova vita, nel suo sogno realizzato, non sarebbe più servito.

E come sarebbe potuto essere il contrario?

Aveva imperniato la sua nuova esistenza su tutto ciò che era dolce, morbido, tenero, arrendevole.

Ciò che prima mordeva, addentava, pungeva come una rosa spinosa, adesso si compiaceva di essere smembrato, dilaniato dal quel pubblico sadico, senza pietà proprio in virtù della sua amorfosità, della sua sovrana mutevolezza.

Oggi gli indici di ascolto potevano premiarti, domani ti potevano affondare.

Tu dovevi dargli ciò che chiedeva; nel suo caso, dolci a profusione, in ricette talmente astruse che non sarebbero mai state eseguite dalle casalinghe che la guardavano.

La parte ribelle di lei in Francia non sarebbe mai durata. Non avrebbe mai potuto portare a termine l'Istitut National de la Boulangerie Pàtisserie, non avrebbe mai potuto arrotondare talmente le vocali di quella lingua strana, ne avrebbe mai potuto pensare a Suave Douceur come nome per il suo programma.

Aveva dovuto reinventarsi, rimodellarsi, riplasmarsi in una nuova nazionalità, per trarne forza e rifugio.

Poiché in un giorno di 21 anni prima quella che si faceva chiamare Sailor Jupiter, la guerriera del coraggio e della protezione, aveva perso entrambi.


Ci vuole proprio coraggio per non assaggiare un dolce simile. Credetemi, io l'ho provata ed è una vera delizia!”

Claudette, la co-conduttrice, era già vicino al bancone e stava arringando il pubblico, come un avvocato che cerchi di convincere una giuria.

Era la solita prassi, di ogni puntata. Si cominciava con quel senso di aspettativa, poi lei si metteva a cucinare mentre la bionda francese che le era stata affibbiata e che non aveva mai sopportato parlava, e parlava, e parlava; e sorrideva, sorrideva, sorrideva, nel suo incessante chiacchiericcio che doveva essere la cronaca di quello che Makoto stava eseguendo.

Come stava appunto pensando poco prima, il suo sogno si era avverato ma con un prezzo altissimo, compreso sopportare Claudette.

Oggi la nostra Makoto, che ricordiamo viene direttamente da Tokyo, ci preparerà il dolce alla menta. Non fatelo se volete dimagrire!”

Makoto trattenne un brivido di piacere, e un impulso mostruoso a colpire Claudette con un pugno al contempo.

Come al solito, non appena poteva, quell'oca sottolineava la sua provenienza, come se questo fosse il peccato più grave mai commesso. Come poteva un'orientale, una che mangiava sempre pesce crudo, capirci qualcosa della sofisticata cucina francese?

Quell'atteggiamento diffidente non era per la prima volta che lo affrontava, e non sarebbe stata l'ultima, solo che quell'arpia ci metteva dentro un sarcasmo del tutto personale che le urtava particolarmente i nervi.

Eppure Makoto aveva trovato il modo per vendicarsi, almeno per quella volta.

In realtà la ricetta del dolce da presentare quel pomeriggio era del tutto diversa, molto più elaborata e complicata, magari con noci che provenivano dal Borneo o pesche della Florida; una scelta della produzione che lei non aveva mai approvato.

Nonostante questo,Makoto quel giorno sentiva che non avrebbe potuto, che non avrebbe permesso che il suo programma venisse usurpato da altri, tanto meno da Claudette. Quel giorno speciale sarebbe stata lei la protagonista assoluta, si sarebbe riappropriata del suo sogno, interamente.

Infatti, Claudette, dici bene! Oggi, care amiche che mi state guardando, vi farò vedere un dolce semplice e gustoso da preparare per le vostre amiche, per i vostri figli e anche per la persona che amate. Ma soprattutto per voi stesse!” si mise un grembiule e cominciò a stendere una pasta sfoglia in una teglia, ”se in una giornata piovosa, o quando siete tristi e sole e volete consolarvi, allora prendete la crema di nocciole e quella al cioccolato bianco. Poi spalmatela sul fondo della pasta. Ecco così!” Con gesti rapidi e veloci, e senza il timore di sporcarsi, Makoto si cimentò nell'operazione, con Claudette che la guardava con un misto di rabbia e di languore che si sforzava inutilmente di nascondere.

Ora amiche mie, dovete solo prendere qualche pancake e imberlo ben bene nella nostra menta fresca e verde brillante. Vi consiglio di inzupparlo molto se volete che si senta il sapore. E a noi non piacciono le cose insipide e scialbe, vero?” Guardava la folla ma si rivolgeva alla bionda che non smetteva un attimo di osservarla in cagnesco. “Successivamente posizionate i nostri succosi pancake sulla pasta sfoglia con il cioccolato bicolore spalmato sopra e...”, cosa stava accadendo maledizione?

Makoto si sentiva le mani appiccicose e verdi. Le guardava e le riguardava, e in un colpo solo mille anni erano spariti, cancellati.

Si trovava di nuovo sulla Luna, sul Lacus Gaudii, con quelle stesse mani, appiccicose e verdi di sangue, il sangue dell'uomo che aveva amato e che nonostante tutto continuava ad amare; il sangue che era sgorgato dalla ferita mortale che gli aveva inflitto, che lo aveva liberato e condannato insieme, assieme a lei.

Doveva riprendersi! Era qui, nel presente, in Francia. La Luna era lontana, lontana come la sua Usako che non vedeva da anni, che non proteggeva da anni.

Scusatemi amiche mie, mi ero distratta un attimo! Ora la parte finale. Richiudete il nostro fagotto con un'altra pasta sfoglia preparata in precedenza e mettetelo nel forno fino a quando non vedete che è pronto. Mi raccomando, per una buona cottura fate prima dei buchetti con una forchetta, per fare respirare il dolce!” E anche lei doveva respirare.

Si sentiva come se le pungesse la gola mentre la crocchia in testa sembrava stringersi sempre di più. Che Amélie le avesse messo troppe forcine?

Alzò la testa e vagò con gli occhi per lo studio. Si sentiva osservata, il che era strano perché era su un palco con milioni di telespettatori che la guardavano.

Eppure si sentiva osservata, dentro l'anima, da qualcuno che poteva vedere dentro di lei fino ad arrivarci davvero alla sua anima.

Sopo quando prese coscienza di questo si rese conto che lo aveva sempre saputo, che lui era sempre stato lì, per tutta la puntata, per tutta la sua vita in quel paese straniero. Era stato lì, a vegliare su di lei per tutti quei 21 anni.

L'uomo con i capelli rossi e la cicatrice sulla guancia era tornato, così come era tornato l'altro che però non si era mai fatto vedere. Uno presente e l'altro assente, ma mentre quello presente aveva fatto di tutto per nascondersi quello assente, l'uomo che amava le stelle, non aveva mai lasciato la sua mente, per quanto Makoto facesse per dimenticarlo.

Ganimede appuntò le sue iridi nere su quella che una volta era una principessa e un comandante, e Makoto Kino, per tutta risposta svenne.


Tokyo, Giappone, ore 23,15


Se non avesse mangiato qualcosa sarebbe svenuta.

Hotaru Tomoe era completamente distrutta; dalla giornata faticosa di una tipica infermiera all'Aiiku Hospital, dal fatto che era tardi e non aveva messo niente nello stomaco da ore, dall'incontro che aveva avuto quel pomeriggio. Un incontro che cercava e temeva ogni volta.

Appena entrata nel suo appartamentino si accorse che non era sola; non perché vedesse una figura distinta o per un brivido di paura e pericolo. No, aveva sentito riannodarsi dentro di lei quel filo, caldo e pieno di tepore che sentiva sempre quando era con le sue compagne, un legame a cui aveva sempre pensato, sempre aspirato, in ogni sua breve e fugace apparizione in quel mondo per cui nata per distruggere.

Le piacevano le lampade! Hotaru Tomoe ne era una collezionista, di quei paralumi così belli e discreti nella loro luminosità.

Uno di questi, quello che proveniva da un negozietto di Firenze, era acceso, e dava alla stanza un chiarore fioco ed evasivo. Proprio come la persona che se ne stava seduta comodamente su una poltrona, dall'altra parte della stanza, completamente in ombra.

Dovresti mangiare di più Hotaru-chan, sei pallida!”

Setsuna Meiō, o la sua voce ad essere precisi, bucò le tenebre che la circondavano e fece sorridere la ragazza con il i capelli neri come gaietto.

Era quello che stavo per fare...vuoi farmi compagnia?”

Non ho molta fame, e poi sono preoccupata per te. Sembri sconvolta!”

Gli occhi viola di Hotaru si socchiusero. A Setsuna-san era impossibile nascondere qualcosa.

Ci fu un clic e poi l'abat-jour vicino alla poltrona su cui era seduta la Signora del Tempo si accese e illuminò la sua figura.

Improvvisamente, e solo in quell'attimo, la ragazza si accorse di quale legame, di quanta affinità ci fosse fra quella che era Sailor Pluto e le tenebre.

E di quanto altrettanto distacco da esse.

Sembrava quasi che non fosse stata la luce della lampada a permettere di vedere il suo profilo deciso e bellissimo, ma che fosse invece l'oscurità medesima, che prima la nascondeva, a delinearne ora le fattezze, continuando tuttavia a rimanere intorno a lei, a delimitarne i contorni, come se ne fosse attratta e, certamente dalla sua forza interiore, respinta contemporaneamente.

Perché sei venuta qui?” il tono di Hotaru era diventato più piccato e seccato di quando avesse voluto.

Sai perché sono qui, sai per chi sono qui. Sai per chi siamo qui, tu ed io. Per la stessa persona che ti ha sconvolto, la stessa persona che ti fa tanta pena e per cui ti dai tanta pena.”

ChibiUsa.”

Setsuna annuì in silenziò, e il buio si diradò un poco, come se quel nome puro e innocente lo avesse spaventato, lo avesse sfidato.

Oggi lei e Usagi sono venute in ospedale per incontrare Mamoru. A volte lo fanno. Credo che Usagi voglia accertarsi che suo marito non si allontani troppo.”

Mamoru è più lontano di quanto lei pensi; di quanto lei, e lui, sopportino. Non dovremmo impicciarci del loro matrimonio, ma se i problemi di Usagi e Mamoru dovessero protrarsi e compromettere il futuro di Crystal Tokyo saremo costrette ad intervenire.”

Hotaru si buttò, anche se con la solita grazia che la contraddistingueva, sulla poltrona davanti alla donna dai capelli scuri come alghe.

ChibiUsa però mi inquieta. Proprio così, mi inquieta. La bambina capricciosa, diffidente e triste che ho visto oggi non è più la ragazzina solare che ho incontrato un giorno ventoso di 23 anni fa nel parco. E che rimpiango.”

Ti sbagli. Non lo è ancora. Quella che tu hai visto oggi assomiglia più al Coniglio, il soprannome che le avevano dato, e che le daranno i Black Moon. Ed è davvero un coniglio, un essere spaventato, sempre all'erta, in attesa di qualcosa.” Setsuna si interruppe per schiarirsi la gola da un rantolo sospetto. “ Quel qualcosa che troverà nel suo viaggio nel passato, quando incontrerà, e comprenderà, il passato dei suoi genitori. Il passato di se stessa.”

Di che stai parlando Setsuna? ChibiUsa ha già fatto quel viaggio, i Black Moon sono già stati sconfitti!”

Certo, sono stati sconfitti nel 30° secolo, grazie a Small Lady e al suo viaggio temporale. Non solo. Dopo quella vicenda ChibiUsa è riuscita a trasformarsi, ad avere dei poteri, ha contribuito nella faccenda del Death Moon Circus in maniera determinante.”

Una pausa, e poi la voce ieratica, ultraterrena della Guardiana del Tempio prese il posto di quella comprensiva, umana di Setsuna Meiō.

Small Lady rimarrà tale per altri 900 anni, racchiusa nel suo corpo di bimba,” ad Hotaru sembrò quasi una maledizione, anche se non c'era niente di più lontano da quello che Sailor Pluto provava per la sua protetta, ”durante il periodo di massimo splendore di Crystal Tokyo ribelli provenienti da Nemesis attaccheranno la nostra patria e ChibiUsa, per salvare sua madre tornerà nel 20° secolo per trovare Sailor Moon e il Cristallo d'Argento del Passato.”

Per la prima volta in quella sera speciale gli occhi di entrambe le donne si incontrarono; occhi viola spaventati e ormai consci di una terribile verità, e occhi color malva che ormai quella terribile verità l'avevano accettata da un pezzo.

Solo nel 30° secolo i Black Moon saranno sconfitti, solo nel futuro la Sailor Moon del passato, la ragazzina di 14 anni di un tempo prenderà consapevolezza del suo regale dovere, solo tra 900 anni ChibiUsa potrà crescere, sbloccando se stessa dalle sue paure con...”

Con la tua morte.”*

Setsuna Meiō ritornò in tutta la sua presenza, in tutto il suo dolore.

Già.”

Si alzò e andò alla finestra. La Luna era piena, bianca, tonda come un sorriso. Un sorriso che sapeva di lacrime. Lacrime amarissime.

Quando Demand cercherà di fare entrare in contatto il Cristallo d'Argento del Passato e il Cristallo d'Argento del Futuro che verrà trafugato da Small Lady io interverrò fermando il tempo. E morirò. Solo così la ragazzina che hai incontrato nel parco 23 anni fa potrà esistere. Solo così il potere latente della mia piccolina potrà uscire e permetterle di perdonare suo padre, di perdonare sua madre, di perdonare se stessa. Solo con il mio sacrificio lei potrà crescere.”

Le sue labbra si incurvarono dolcemente in un piega rara nel suo volto, quasi allegra. ”Un prezzo modesto da pagare, non ti pare?”

Quindi stai affermando che noi Guardiane dovremmo lasciare che i Black Moon prendano il potere su Nemesis e sferrino un attacco a Crystal Tokyo nel 30° secolo?”

Non solo, gli antenati della Famiglia Nera stanno già calcando il suolo terrestre. Sono in mezzo a noi, forse anche in Giappone. Non sanno che sono portatori della piaga che ci metterà in ginocchio tra 900 anni e forse non lo sapranno mai,” Setsuna sospirò pesantemente, come se l'intero mondo fosse sulle sue spalle, ”si Hotaru-chan, dobbiamo lasciarli sguazzare impunemente nelle loro ideologie terroristiche e malvagie. Perché c'è in gioco non solo il futuro e il presente ma anche il passato!”

Comincio a capire quello che vuoi dire. Si chiama paradosso temporale, vero? Se ChibiUsa non avesse avuto motivo di venire nel passato, se i Black Moon non avessero mai attaccato la nostra patria, lei non avrebbe mai conosciuto Usagi, e Mamoru, e me. E non mi avrebbe mai salvato.”

Hotaru si strinse nello scialle giallo arancio che si era messa addosso durante la conversazione. Era una serata fredda, gelida, dentro e fuori l'anima. Di entrambe.

Forse Mistress 9 avrebbe preso il sopravvento e io avrei distrutto le Terra!”

Setsuna-chan si sporse fino a toccare la sua mano. ”No, non sarebbe mai avvenuto questo. Tu sei, e rimarrai Sailor Saturn, la guerriera che porta alla rinascita.”

Hotaru la guardò con gratitudine ma anche con un cipiglio fermo, comicamente deciso e pronto a tutto.

Prima non mi hai risposto. Perché sei qui?”

La sua compagna appoggiò le mani sulle ginocchia per alzarsi di nuovo, stancamente. Ma stavolta non si diresse alla finestra per osservare la Luna, ma andò verso il televisore che aprì di malavoglia. Sulla rete nazionale, a quell'ora tarda avrebbero dovuto trasmettere film, o programmi per adulti, invece c'era un'edizione speciale del telegiornale con i sottotitoli che capeggiavano in rosso.

Per chi si fosse perso la prima parte del nostro speciale vogliamo ricordare che la redazione seguirà minuto per minuto l'evento più spettacolare degli ultimi anni. Il fenomeno, che tutti gli scienziati del mondo stanno monitorando dovrebbe avvenire tra circa dieci minuti. Siamo in collegamento sia con Mauna Kea alle Hawaii che con l'Osservatorio Astronomico Nazionale Giapponese a Mitaka e...”

Setsuna abbassò il volume fino a che le persone nello studio sembrarono personaggi di un film muto. Il timer sulla parte alta a destra dello schermo segnava le 23,35 mentre un piccolo ma inesorabile countdown si portava via i secondi e la tranquillità dal volto della Signora del Tempo.

Per questo sono qui. Ecco, credo che ci sia una piccola complicazione.”

Hotaru era scettica. Quando Setsuna-san parlava di complicazioni poi il mondo era sempre in pericolo.

Ma ancora possiamo aspettare,” scrutò in giro per la stanza, esaminando ogni dettaglio, ogni particolare per ricavarne una trama lunga 21 anni.

Parlami di te. Sei ancora un'infermiera?”

Hotaru-chan roteò gli occhi con un'aria melodrammatica e sbuffò sonoramente.

A me piace il mio lavoro e non ho nessuna intenzione di cambiarlo. Il medico lo lascio fare a Mamoru-chan, lui è nato per quello.”

Mamoru-san è nato per essere re.” il tono era lapidario, con una venatura di malinconia e di un sentimento represso e non corrisposto, la cui natura Hotaru, sia per il carattere schivo di ambedue sia per le implicazioni titaniche che ne sarebbero derivate, non avrebbe mai sondato.

Anche Amy-san è nata per salvata vite, eppure adesso comunica solo con i morti.”

Setsuna afferrò il telecomando ma prima di spingere il tasto per alzare nuovamente il volume affermò, con la stessa certezza delle sue altre profezie: ”A volte ci si rivolge ai morti per parlare ai vivi.”


Darmstadt, Germania, ore 15,30


Le due persone si lasciarono il freddo e il vento di quell'inverno che non voleva finire fuori dall'ingresso che immetteva nella gigantesca struttura.

L'edificio che ospitava la sede dell'Agenzia Spaziale Europea si estendeva in orizzontale sulla Robert Bosch Strasse, e le molte bandiere di varie nazionalità garrivano nella tempesta che si era abbattuta sul sud-ovest della Germania.

Pioveva a dirotto e le due strane figure, una alta e allampanata, l'altra piccola ma dal portamento fiero ed eretto, avevano i soprabiti completamente bagnati e pieni di goccioline che risplendevano sotto le applique che costellavano i soffitti degli innumerevoli corridoi della base. Quelle luci rendevano i capelli scuri della donna di una sfumatura quasi turchina, e l'uomo che l'accompagnava la guardava di sottecchi affascinato e perplesso.

Passarono numerosi controlli fino ad arrivare ad una porta a due ante, ultramoderna e trasparente, al di la della quale si potevano notare varie persone che si affaccendavano dietro diversi monitor e computer.

L'ennesima guardia all'entrata li fermò per controllare il loro pass.

Buon pomeriggio Herr Ōzora, come va? Questo tempo non aiuta di certo!” si era rivolto all'uomo dai capelli chiari con un evidente tono amichevole, segno che era una faccia conosciuta in quell'ambiente. Inoltre la conversazione si svolse in tedesco, anche se la guardia non poteva sapere che la donna il tedesco lo parlasse frequentemente da 21 anni.

Hai ragione Karl, ci avrebbe proprio danneggiati se non fossimo già partiti penalizzati rispetto agli asiatici e agli americani. Pazienza, vorrà dire che osserveremo il fenomeno con XMM-Newton e in diretta dalle Hawaii.”

Prese la donna per il gomito, come se avesse fretta di portarla dentro, ma Karl fu irremovibile.

Il suo pass grazie!”

Stavolta aveva usato l'inglese, la lingua ufficiale lì dentro in quel crogiolo di persone provenienti da tutto il mondo.

Ummm, Mizuno. Amy Mizuno. Va bene, tutto a posto, potete passare.”


Puoi passare Amy! Ehi ma mi senti?”

La donna dai capelli corti si riscosse improvvisamente dallo stato di torpore che la invadeva da quella mattina.

Appena si era alzata e aveva visto i nuvoloni neri che minacciavano l'orizzonte si era resa conto che quella giornata era speciale.

La sua compagna di viaggio, Helda-san, professoressa di biotecnologia all'Università di Stoccarda e sua collega e amica da molti anni, le stava facendo un cenno per avanzare nella fila che si profilava davanti al buffet della colazione che offriva l'albergo.

Quel viaggio a Darmstadt si stava rivelando molto più faticoso del previsto. Il maltempo e il pensiero sgradevole di avere rimandato un sacco di impegni che poi si sarebbero accumulati sulla sua scrivania, e per ultimo anche la sensazione di qualcosa di strano nell'aria,l a rendevano estremamente nervosa e agitata.

Eppure lei era sempre stata la più tranquilla del gruppo, quella che manteneva la calma anche nelle situazioni più aggrovigliate.

Con il suo minicomputer, il suo cervello superdotato e una buona dose di buonsenso riusciva sempre a risolvere i problemi delle sue compagne, a risolvere i problemi per combattere contro chi voleva distruggere il mondo, a risolvere i problemi di se stessa e dei dubbi che potevano attanagliare una ragazzina di 14 anni con tante ambizioni e un destino da guerriera.

Ma ora, a metà di quel pomeriggio scuro e tetro le sembrava quasi di non poter pensare con la dovuta lucidità, con il solito raziocinio che in quei 21 anni aveva perfezionato, limato, acuminato come solo Amy Mizuno sapeva fare, fino a farlo diventare duro e secco come il ghiaccio, come l'incisione a Y che praticava sui suoi pazienti.

Perché la ragazza di 14 anni che voleva salvare delle vite, come faceva sua madre, ora invece imperniava tutte le sue energie, tutta la sua fredda passione verso persone che non potevano più essere salvate, almeno non fisicamente.

Amy Mizuno, splendida e famosa ricercatrice, nonché detentrice di una cattedra in biologia all'Università di Stoccarda era anche un famoso medico legale, che collaborava con la polizia per risolvere i casi più macabri e difficili, ma che dedicava la stessa attenzione, la stessa perizia alla vecchietta che era stata trovata morta dopo tre settimane in casa senza che nessuno, compreso suo figlio, se ne fosse accorto o ne avesse denunciato la scomparsa.

Ripensando a quel caso, si ricordò che dall'autopsia aveva rilevato che la donna era caduta, forse per prendere qualcosa da un armadio o per dare da mangiare ai suoi due gatti, ma era morta solo cinque giorni dopo di disidratazione.

Non sapeva perché un episodio simile le si fosse affacciato alla mente proprio quel giorno, ma le metteva addosso un senso di disperazione che neanche il più atroce dei delitti le avrebbe ispirato.

Lei non era molto diversa da quella vecchina, lei non era molto diversa da un essere solo e abbandonato a se stesso.

Un po' come lo era stata prima di conoscere Usagi, quando passava per i corridoi del liceo senza che nessuno le chiedesse come stava, o se volesse dividere il pranzo con lei. Ed in entrambi i casi era soltanto responsabilità sua.

Ma se prima poteva dare la colpa alla sua timidezza, al suo carattere introverso, ora non aveva scuse.

Si era autoesiliata, confinata nella sua torre d'avorio, fatta di libri, formule matematiche, cadaveri da aprire e capire, tutto nella speranza che ci fosse una maniera per difendersi nel suo castello medioevale con tanto di fossato, e nel contempo essere pronta all'attacco, quando questo fosse certamente avvenuto, per opera di due occhi verdi come zoisiti, verdi come quelli di un gatto che gioca con il suo topo preferito.

Ed Amy non era una persona che se ne stava ad aspettare impotente senza erigere delle barricate spesse e invalicabili.

Una come Amy Mizuno prendeva in considerazione tutte le possibilità, tutte le strategie attuabili e sceglieva la migliore.

Quella di essere e rimanere sola ed abbandonata come quella vecchina era la migliore; lo era stata 21 anni prima e continuava ad esserlo.

Rifletteva su questo mentre passeggiava per le vie di Darmstadt, e non si accorse dell'uomo che la fissava da un pezzo dalla vetrata di una caffetteria.

Poi un rumore di passi la raggiunge, un rumore innocuo che neanche le fece voltare la testa se una voce, una voce stranamente famigliare non l'avesse chiamata per nome, in giapponese.

Ehi sei proprio tu! Mizuno-san vero? Amy Mizuno.”

Si voltò più per la lingua che aveva usato, una lingua che non sentiva da anni ma che usava spesso per richiamare alla mente le formule o i teoremi matematici più difficili.

Tutto si aspettava, ogni faccia del suo passato in quei pochi secondi venne presa in considerazione, ma lui proprio non rientrava nelle statistiche.

"Ōzora-san!”

Kakeru Ōzora era lì, davanti a lei, certamente invecchiato in quei 23 anni che non si vedevano ma sempre lo stesso, con i capelli chiari e l'espressione di eterno sognatore che ricordava e che, in quel momento, invidiava.

Per il sacro Monte Fuji sei bellissima come ti ricordavo!”

Anche tu stai molto bene, davvero!” Certamente stava meglio della prima volta che lo aveva visto, quando lei e le altre lo avevano soccorso in mezzo alla neve, dopo il suo viaggio oniricamente reale in uno spazio, anzi nello spazio in cui lui non sarebbe mai potuto andare, e che Luna gli aveva invece regalato, gli aveva sacrificato.

Dopo quell'episodio avevano continuato a sentirsi ogni tanto, soprattutto lei che a volte lo andava a trovare, quando era in Giappone con la sua fidanzata Himeko, per parlare di astronomia e di ingegneria spaziale.

Senti, io stavo bevendo un caffè mentre aspetto il gran momento, perché non vieni anche tu? Sarai eccitata quanto me, non è così?”

Ed in effetti Kakeru sembrava l'euforico, giovanile ragazzo che aveva conosciuto tanto tempo prima, lo stesso ragazzo che contro ogni teoria accreditata dai migliori astrofisici credeva che sulla Luna ci fossero creature intelligenti, e che avrebbero potuto comunicare con noi se solo le avessimo ascoltate.

Senza attendere una sua risposta la portò quasi di peso dentro il locale e la fece sedere al tavolo.

Due Sachertorte e due caffè forti, molto forti, grazie.” Dopo che ebbe ordinato anche per lei dedicò tutta la sua attenzione alla donna che gli stava davanti.

Mamma mia, sei uguale all'ultima volta che ti ho vista! Se così non fosse non ti avrei immediatamente riconosciuta. Dimmi tutto, come stanno le altre tue amiche? Non ricordo i loro nomi, manco dal Giappone da tanto quindi perdonami! Allora, la bionda con i codini me la ricordo, Usagi giusto? E' la ragazza che possiede, no anzi dubito che ci sia qualcuno che possa possedere una creatura tanto straordinaria......è l'amica di Luna, no?” Kakeru-san interruppe quel fiume in piena con una diga improvvisa e improvvisata, una smorfia di disappunto, come se non tutti i conti con il passato fossero chiusi, ermeticamente sigillati; un'espressione che lei aveva ogni volta che guardava il suo minicomputer.

Stanno tutte bene, anche Luna. Però è da molto che non li vedo. Con le lezioni all'Università e il mio lavoro......”

Sei un medico come avevi sempre desiderato?”

Amy cominciò ad affettare la Sachertorte come se dissezionasse il cadavere di un serial killer.

Si, sono un medico!

Grandioso! In quale branca ti sei specializzata? Medicina interna? Chirurgia generale?”

Medicina legale.”

Ah.”

Scese un silenzio imbarazzante; le conversazioni in tedesco degli altri clienti avevano preso il posto dei suoni giapponesi, che però rimasero nell'aria come bolle di nebbia.

Kakeru-san stava per dire qualcosa ma si era trattenuto con una certa fatica. Uno come lui, che era andato contro la comunità internazionale degli scienziati per difendere le sue opinioni, ora si stava sforzando di andare contro la sua natura. Una natura che non poteva prescindere dal dire sempre quello che pensava. Ma poi, per un motivo misterioso, decise di cambiare idea.

Mi dispiace, forse non ti piacerà quello che ti dirò ma non posso farne a meno. Hai tutto il diritto di arrabbiarti, in fondo non ci vediamo da anni e non sono il tuo migliore amico, anche se mi piaci, mi piaci molto Amy Mizuno.”

Dimmi pure, ma quello che dirai non potrà mai scalfire le mie convinzioni, ne le mie decisioni.”

Si, è giustissimo. ”Fece una pausa, e tossicchio come per provare se la voce gli tenesse.

Andrò dritto al punto. Ebbene, non capisco come una persona come te, con una volontà, uno spirito, una forza interiore così forte, così dedita agli altri esseri viventi, possa avere scelto una strada che porti solo in un freddo obitorio. Tu sei un medico, un medico che cura, che guarisce le persone, quelle che hanno ancora una speranza. E i morti non ne hanno più, hanno perso tutto.”

Ma non il rispetto, e la possibilità che qualcuno parli per loro. E poi i morti con cui ho a che fare almeno non possono ritornare.”

Kakeru era trasalito. ”Ma che dici? Tutti i morti non ritornano!”

La donna che gli stava di fronte e che aveva aperto la Sachertorte facendone uscire un liquido grumoso e arancione, sorrise di un sorriso irreale, quasi grottesco se la bellezza e la purezza di quegli occhi azzurri come ghiaccio alla deriva non lo avessero mitigato.

Fidati Kakeru-san, alcuni morti ritornano, e quando lo fanno sono i vivi a pagare.”

L'uomo abbassò la testa, senza rispondere. Amy-san era molto cambiata. Non fisicamente, ma dentro lo era eccome. Nonostante questo però lui non poteva rimproverarle nulla, ne giudicarla.

Chi era Kakeru Ōzora per criticare una paladina della giustizia? Lei e le sue amiche lo avevano salvato, anzi avevano salvato tutta la Terra dall'essere freddo che era stata Kaguya. Ma ora Amy aveva deciso di non salvare più nessuno.

Hai detto che stai aspettando qualcosa quando ci siamo visti. Di cosa parli?”Amy stava cercando di rimediare, di alleggerire la tensione che lui aveva contribuito a creare impicciandosi di questioni non sue.

Pensavo che fossi qui anche tu per lo stesso motivo. Una scienziata come te non avrebbe faticato ad ottenere un pass per l'ESA.”

No, non ho niente a che fare con l'Agenzia Spaziale Europea. Adesso mi dedico solo alla biologia e alle sue varie ramificazioni e uso più il microscopio per guardare l'infinitamente piccolo piuttosto che il telescopio per l'infinitamente grande.”

Forse è questo il problema, cara Amy. Ma non lo disse ad alta voce, non avrebbe fatto lo stesso errore.

Io invece guardò sempre verso l'alto, sopra di me!” il suo sembrava quasi un rimprovero che Amy-san incassò con quella sua aria da erudita che sa comunque di essere nel giusto.

Comunque mi pare di capire che non sai niente del fenomeno di questo pomeriggio. Sarà eccezionale, imperdibile. Perché non vieni con me all'ESA? Vedresti qualcosa di unico e di irripetibile.”

L'entusiasmo di Kakeru era contagioso, o forse era il fatto di tornare a parlare nella sua lingua madre che la rendeva così elettrizzata, eccitata come quando entrava in una libreria nuova.

Di che si tratta? Non sono molto aggiornata sull'argomento e gli ultimi giorni li ho passati con gli appunti per la lezione di domani alla Technische.”

Gli occhi dell'uomo ammiccarono mentre si sporgeva con un'aria da cospiratore verso di lei per non farsi sentire dagli altri avventori, nonostante parlasse in giapponese.

Di uno scontro fra titani.”


*Questo argomento l'ho approfondito nella one-shot Il complesso di Elettra, che spiega dettagliatamente i fatti che ho ripreso dal manga.

  
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