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Autore: BeeMe    18/07/2013    1 recensioni
#Annie - Athazagorafobia - Paura di essere ignorati, o di dimenticare.
#Effie Trinket - Chromofobia - Paura dei colori sgargianti
#Haymitch - Phasmofobia - Paura dei fantasmi
#Gale - Filofobia - paura dell' amore
#Enobaria - Fobofobia - paura di avere una fobia, di avere paura.
#Pollux - Laliofobia - paura di parlare, paura delle parole.
#Johanna -Dendrofobia - paura di alberi, foreste e legno
#Alma Coin -Atomosofobia- paura delle esplosioni atomiche.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alma Coin -Atomosofobia- paura delle esplosioni atomiche.

 

L’avevano svegliata nel cuore della notte, i volti tesi dalla preoccupazione.

La bambina aveva socchiuso le palpebre e nel buio aveva visto i quadri staccarsi dalle pareti e cadere a terra insieme a numerosi pezzi d’intonaco.

-Ci stanno bombardando, Alma. -aveva sussurrato sua madre -Dobbiamo uscire di qui.

Le aveva afferrato una mano ed erano corse fuori seguendo suo padre, ormai più simile ad un’ombra.

Lei non capiva cosa stesse succedendo, vedeva solo il terrore negli occhi della madre e la sua casa cadere. Sentiva le esplosioni in lontananza, ma non si era ancora resa conto di cosa fossero davvero. Era troppo piccola per sapere, per conoscere qualcosa della ribellione e di come Capitol City si stesse vendicando su persone innocenti per un torto fatto a fin di bene.

Mentre correva, ad un certo punto aveva chiuso gli occhi, ma poi aveva realizzato che era anche peggio.

I fischi degli aerei da bombardamento divennero assordanti, le urla dei feriti insopportabili. Riaprì gli occhi giusto in tempo per vedere la casa crollare su se stessa, un gigantesco castello di carte mosso dal vento.

Sentì la sua voce acuta gridare quando le pareti si ripiegarono su se stesse e udì l’urlo disperato di sua madre. Un attimo dopo braccia forti la stavano scagliando fuori dalla finestra, lontano dalle macerie.

Alma Coin volò giù dal terzo piano di casa sua guardando le bombe colpire tutto ciò che rimaneva della sua vecchia vita e durante quella caduta capì che non sarebbe stata più la stessa.

Le risate dei suoi genitori si mescolavano alle loro urla, i loro volti felici venivano cancellati da quelli sfigurati dalla paura.

Cadde a terra con la consapevolezza di una donna più matura e rimase lì sperando di crescere più in fretta, di fuggire da quei suoi sette anni e da quel Distretto bombardato. Voleva diventare grande, voleva fermare tutto quel dolore e sapeva che la sua voce sottile sarebbe stata ignorata.

Venne raccolta dai soccorritori il mattino dopo, le labbra insanguinate che mormoravano parole senza senso. Venne portata via, in un altro villaggio, affidata ad una nuova famiglia.

-Potrai ricominciare. -le avevano detto sorridendo gli assistenti sociali e lei ci aveva creduto. Quando hai sette anni vuoi ancora credere alle favole, alle storie che ti raccontano sperando di rallegrarti per qualche istante.

E così ci era andata, era entrata in quella nuova casa che sapeva di pulito e biancheria stesa e aveva cercato di dimenticarsi di quella vecchia, quella fatta di macerie e disperazione.

Aveva quasi vent’anni quando gli artificieri di Capitol City tornarono. 

Nel frattempo era cresciuta, aveva capito come fare per salvare il suo Distretto, per mandare via quelle bombe che la perseguitavano appena chiudeva gli occhi.

La sua nuova madre le dava della visionaria e rideva quando lei le raccontava delle sue idee, ma Alma sapeva di avere ragione.

Quando la sua casa esplose in una nuvola di polvere e la sua nuova famiglia restò schiacciata sotto i resti della loro vita, lei era nascosta in una piccola cantina sotterranea alla cui costruzione aveva dedicato interi mesi.

Si trovava abbastanza in basso da non essere colpita ed era abbastanza solida da resistere. La ragazza osservò le pareti tremare con un sorriso dipinto sulla faccia e lasciò che la sua vecchia vita le scivolasse via come un vestito troppo stretto.

Non era una visionaria, non più. Ora aveva in mano la chiave per salvare centinaia di vite, la stessa che avrebbe potuto salvarli tutti.

Salì in fretta al potere, le persone erano attratte inesorabilmente dai suoi discorsi pieni di passione e le sue parole di libertà e Alma Coin aveva capito subito come sfruttare la loro devozione per arrivare in alto.

Minacciò Capitol City con dei missili che non sarebbero mai riusciti ad arrivare alla meta, mentì a tutti e nessuno se ne accorse.

In breve ottenne la libertà, l’isolamento totale del suo Distretto, ma sapeva che il presidente non si sarebbe fermato così presto.

I consiglieri, le persone che avrebbero dovuto aiutarla, la sentivano ridere mentre osservava la popolazione trasferirsi nel villaggio sotterraneo che aveva costruito in quell’ultimo anno. Era una risata acuta, folle, la risata di una persona che sa di poter vincere.

Quando Snow mandò le sue bombe a radere al suolo il Distretto 13 trovò ad accoglierlo nient’altro che una folla di fantasmi che gli sorridevano dalle loro case vuote.

Le distrusse senza pensarci due volte, la rabbia che gli sfigurava il volto, e la risata di Alma Coin risuonò per il sottosuolo. Aveva vinto e lo sapeva.

La elessero presidentessa meno di un mese dopo.

Era finita, le ripetevano le poche persone fidate che le rimanevano, non c’era più niente di cui preoccuparsi.

Anche lei cercava di convincersene, se lo ripeteva sottovoce quando pensava che nessuno la potesse sentire.

E’ finita.

Eppure si risvegliava urlando, un dubbio che la divorava lentamente, notte dopo notte. 

Si rese conto con una consapevolezza spiazzante che c’erano cose peggiori delle bombe, cose che non poteva controllare.

Richiamò Snow dopo mesi in cui pensava di averlo dimenticato e gli ricordò dei suoi missili nucleari, quelli imperfetti che tutti credevano completi.

Gli disse di dimenticarsi di loro, di pensarli morti e di non attaccare. Cercò di sembrare sicura di sé, la sua voce non si incrinò nemmeno una volta, ma dentro di sé pregava il presidente di cascarci, di crederle e lasciarli andare.

Lui accettò con un sorriso da serpente e lei non capì se le avesse mentito o meno.

Aveva davvero paura o stava mentendo?

Alma Coin non era sicura che un essere come Snow provasse dei sentimenti, tanto meno la paura, e i suoi timori tornarono a divorarle l’anima.

Un’esplosione nucleare li avrebbe disintegrati tutti, rifugio sotterraneo o meno.

Uno dei missili di Capitol City poteva spazzarli via dalla faccia della terra in meno di un secondo, schiacciarli come insetti che nessuno avrebbe mai pensato fossero in vita, sulla cui esistenza nessuno si era mai  posto delle domande.

Panem li aveva dimenticati.

E’ finita, si sussurrava Alma Coin, ma non ne era sicura neanche lei.

Quando arrivò la Ghiandaia Imitatrice, capì che Snow non li avrebbe dimenticati più, che sarebbe arrivato a stanarli tutti e che quei missili l’avrebbero colpita, alla fine.

Tutte le sue speranze erano riposte in una stupida ragazza che neanche comprendeva quanto potere aveva. La odiò fin dal primo istante in cui la vide, ignara di tutto ciò che stava succedendo e che sarebbe potuto succedere.

Era solo una bambina con un arco, una piccola bambina innamorata.

Le diede la squadra migliore che potesse desiderare e la mandò a Capitol City, divisa fra il desiderio di vittoria e quello di vedere Katniss Everdeen morire.

L’idea di mandare gli hovercraft gliela diede un suo consigliere e le parve la soluzione finale.

Era finita, Snow non poteva farle più nulla.

Si rese conto del suo errore quando la Ghiandaia Imitatrice tornò, viva e assetata di vendetta.

Non era più una bambina, se ne rese conto lanciandole un’occhiata. Era cresciuta in quel viaggio suicida, era diventata imprevedibile come Uranio puro.

Alma sapeva che non sarebbe più riuscita a controllarla, a rinchiuderla in una stanza bianca e dimenticarla per sempre.

Katniss Everdeen chiese la sua vendetta e lei gliela concesse, sperando che incolpasse il presidente di Capitol City di tutto.

Quello fu il suo ultimo errore, se ne rese conto quando vide la freccia destinata a Snow arrivarle addosso.

Era finita, quella volta per davvero.



Angolo Me:
Ciao amici!
Non sono morta, defunta, sepolta o altro e infatti eccomi qui!
Ho questo capitolo in produzione da più di un mese, l'avevo pure pubblicato, ma poi mi sono accorta di certi errori grammaticali da paura e ho cancellato il tutto.
Ammetto di averla corretta in un giorno solo e di non avere scuse per aver ripubblicato così tardi.
Mi auguro che vi piaccia, lasciate una recensione che mi rende sempre felice :D
Grazie a tutti,
a presto
Bee

  
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