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Autore: Shiroohiohi    19/07/2013    1 recensioni
Orihime Inoue, sola, ignara della realtà terribile che la circonda, si trova catapultata in un universo a noi tristemente ben conosciuto: le mura del campo di concentramento di Auschwitz. Ma forse... E' davvero "sola" all'interno di questo incubo?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Espada, Gin Ichimaru, Inoue Orihime, Sosuke Aizen
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il buio diventò soffocante.. Tanto da non farla respirare, come se stesse morendo. D’istinto spalancò gli occhi, tutto era sfocato, forse perché qualcuno la teneva con la testa sott’acqua. Spaventata si tirò su e la mano la lasciò.
- Vedi che se usi le maniere forti si svegliano!-
Una voce inquietante e malvagia la fece tornare alla realtà, alla sua dura realtà: non era più alla stazione, ora era in una stanzetta stretta, senza pavimento, le pareti non erano imbiancate e c’erano poche persone oltre a lei, tutte donne dai capelli arruffati e i vestiti stracciati, gli occhi spaventati e raggruppate in un angolino. La fissavano. Orihime percorse tutta la stanza, oltre a loro c’erano due uomini. Erano in divisa, ed avevano gli sguardi seri e tremendi. Uno stava sul ciglio della porta, le mani dietro la schiena e guardava fisso davanti a se. Non aveva nulla di speciale, quindi non si soffermò su di lui.
Era l’altro a suggestionare tutti: stretto nella sua divisa era imponente e inquietante. Messo di profilo fumava senza guardare nessuno, sembrava aspettasse qualcosa. Gli occhi azzurri si fondevano con i capelli corti dello stesso strano colore. Se le avessero chiesto di trovare un sinonimo per lui avrebbe usato: Agghiacciante. Si chiamava Grimmjow Jeagerjaques, ed era un caporale.
Orihime era ancora seduta per terra, distaccata del gruppo delle donne e lo guardava imperterrita. L’uomo se ne accorse girandosi verso di lei, facendola sobbalzare, il cuore le tremò mentre si avvicinava a passi veloci, l’afferrò per le lunghe ciocche e la tirò su provocando il terrore tra le altre.
- Chi cazzo ti credi di essere, eh?- Le urlò a pochi centimetri dalla sua faccia, ma vedendo che non rispondeva lo ripeté – Rispondimi!-
All’ennesimo silenzio la scaraventò contro il muro accanto alle altre donne, batté la testa senza lamentarsi, ma era terrorizzata, sentiva le lacrime bagnarle gli occhi quando il soldato si riavvicinò impugnando un coltello. Le riafferrò i capelli puntandole la lama contro il collo, lo sguardo serio si mutò in un sorriso sadico:
- Ma che bel visino terrorizzato! Mi viene voglia di..- La ragazza strinse gli occhi mentre un’altra voce interrompeva il momento.
- Signore! – Lo chiamarono.
- Cosa c’è!- Urlò scocciato girandosi.
- Hanno finito..-
L’uomo sorrise lasciandola a terra. – Sei fortunata.. Alzatevi!-
Ubbidirono all’instante. Anche Orihime, che tratteneva le lacrime a stento, si alzò e seguì quel gruppetto in un'altra stanza.
In bella mostra un mucchio di capelli ammassati: biondi, rossi o castani. Non importava, dovevano essere tagliati. Le lunghe ciocche della ragazza caddero come neve arancione ai suoi piedi, silenziosi, senza sapere il perché li stavano togliendo tutti. Continuava a chiedersi perché. Mentre guardava per terra, le ordinarono di andare in un’altra stanza ancora, ma senza vedere dove andasse sbatté contro qualcosa, o qualcuno. Alzò gli occhi bagnati per trovarsi davanti un altro soldato. A vederlo bene sembrava un cadavere, occhi verdi vitrei e carnagione talmente chiara da sembrare trasparente, non sembrava essersi scomposto dallo scontro, la fissava e basta.
- Togliti, donna!- le intimò. La voce era imponente, anche se il tono era leggero. Obbedì immediatamente sparendo dietro le sue spalle, lui non si voltò.
- Caporal maggiore Ulquiorra Schiffer, che piacere averla tra noi.- ironizzo Grimmjow portandosi le mani al petto. L’altro non rispose, si limitò a fargli cenno di seguirlo.
Sparirono dietro l’edificio.
Orihime intanto era stata fatta spogliare e cambiare con quello che pareva un pigiama lercio che le avevano praticamente sbattuto addosso.
Una volta uscita si guardò intorno, sembrava un quartiere di baracche mal ridotte, di legno marcio. Camminavano in un corridoio di filo spinato affiancato da due aree piene di uomini con la loro stessa divisa ridicola.
- Ma.. Dove siamo..?- Si chiese ingenua.
La vecchia accanto a lei la guardò sbalordita – Oh cara, ma non l’hai ancora capito..- Sospirò piano.
- Capito cosa?-
- Siamo ad Auschwitz..-
  
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