Anime & Manga > Lupin III
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Autore: lillilola    19/07/2013    3 recensioni
Attraversai il giardino correndo, ma arrivata al vialetto mi accorsi delle luci blu e rosse.
Maledizione.
Un uomo con un impermeabile giallo guardava la finestra del secondo piano con un megafono in mano.
- Lupin, lo so che sei lì dentro! Esci immediatamente! – gridò .
Feci retrofront spaventata, ma vidi i 3 di prima correre verso di me.
Mi girai verso la polizia, e corsi verso di loro.
- Ehi ragazza fermati! – sentii.
Ci fu uno sparo.
Mi fermai presa dalla paura.
Non sapevo cosa fare.
Andare dai ladri o dalla polizia?
Non feci in tempo a scegliere, che sentii del bagnato sul mio fianco.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Il telefono di Lupin iniziò squillare, ma fu Goemon a rispondere.
-         Chi è? – chiese Lupin mettendo i piatti nella lavastoviglie.
Il samurai passò il cellulare all’amico , e continuò a spazzare per terra con il terzo del trio.
Al samurai donava molto la divisa da maggiordomo.
-         Mon Amour – si sentì gridare – mi sei mancata così tanto piccola mia e… -
Restò in silenzio ad ascoltare la donna che stava dall’altra parte del telefono.
-         Non so nemmeno cosa sto facendo, maledizione!! – Jigen buttò la scopa a terra.
Il moro guardò il samurai preso dalle pulizie.
-         Come fai a pulire così bene? –
-         È semplice devi fare così: “togli la cera, metti la cera, togli la cera, metti la cera, togli la ce…”-
-         Okay, ho capito – disse prendendo la scopa e imitando l’amico.
-         Ragazzi – disse Lupin ancora sognante per aver appena parlato con Fujiko – questa sera andiamo a pattugliare –
-         Non mi muovo da qui – disse Jigen .
I due lo guardarono confusi.
-         Non credo sia un bene lasciare Aria da sola con lui-
-         È rimasta da sola con lui per così tanto tempo e non credo che ser… - Lupin disse appositamente queste parole per osservare la reazione del suo amico.
-         E abbiamo visto com’è andata – rispose acido.
Decisero così che sarebbero andati solamente il ladro e il samurai , mentre il cecchino sarebbe rimasto a controllare la ragazza bionda.


 
Mi lasciarono sola in biblioteca dopo che io e Fujiko avemmo discusso di un ideale piano d’attacco anche se ci mancavano informazioni su quante guardie ci fossero, informazioni che ci avrebbe dato la sua squadra dopo la pattugliazione.
-         Cosa stai leggendo Aria? – chiese lui.
Chiusi il libro.
-         Racconti del terrore – risposi.
Mi prese la mano.
-         Non credi che dovresti leggere qualcosa di meno spaventoso? – chiese accarezzandomi il dorso.
Mi irrigidii.
-         Non sono così paurosi – in confronto a questo tutto era meno orrendo.
Sembrò capire cosa mi attraversava la mente, il che mi fece irrigidire ancora di più.
-         Andiamo – mi strinse la mano e mi trascinò fuori dal mio rifugio cartaceo.
Attraversammo la cucina, il salone e poi salimmo le scale per ritrovarci nel corridoio del piano superiore.
Camminai a testa bassa.
Prima di entrare nella camera mi girai, forse per cercare aiuto.
Trovai lo sguardo di Jigen , e poi la porta si chiuse.
Mi fece sedere al bordo del letto.
-         Dovrò comprarti dei vestiti più provocanti, come quelli di Fusjiko. Era una bellissima donna, ma non aveva i tuoi occhi azzurri da bambina – mi tolse la felpa facendomi rimanere in jeans e canottiera.
Mandai giù diverse lacrime quando si tolse la camicia, le avrei tenute per il peggio, e il peggio stava per iniziare.
La maglia aderente che aveva addosso mostrava i suoi rotoli di carne.
Volevo vomitare, ogni volta volevo vomitare, volevo scappare, volevo difendermi o dire qualcosa, ma non lo facevo mai, ero consapevole delle conseguenze.
-         Il rosso ti starebbe bene come colore – mi tolse anche la canottiera – alzati –
Eseguii l’ordine.
Iniziò a togliere i bottoni dei miei jeans.
Sentii gli occhi pizzicare.
Sentimmo bussare.
-         Sono occupato ora!! – gridò.
-         Signore, è urgente, un problema al laboratorio – disse una voce fuori dalla porta.
Lo sentii imprecare, si rimise la camicia e corse fuori.
Mi risedetti suo letto.
Restai immobile un paio di secondi, poi iniziai a piangere silenziosamente.
La porta si aprì di scatto, e qualcuno corse verso di me.
Mi mise le mani sulle spalle e il viso all’altezza del mio.
-         Aria, guardami –
Lo guardai, poi corsi in bagno a vomitare.
Mi guardai allo specchio e poi vomitai di nuovo .
Mi appoggiò la felpa sulle spalle , mi aiutò ad alzarmi, mi voltò verso di lui e me la chiuse .
Lo abbracciai e appoggiai la testa sulla sua spalla.
-         Non sono solamente la sua bambola, io sono tutto ciò che vuole –
Lo sentii toccarmi i capelli che ricadevano sulla schiena .
-         Non dire niente, per favore – lo dissi con voce supplicante – per favore Jigen –
Restò in silenzio esattamente come gli avevo detto mentre io piangevo  per tutto ciò ce non era andato per il verso giusto nella mia vita.
Piansi per i miei genitori, per la loro morte , per Alyssa che non sapeva cosa succedeva, per la sua innocenza, piansi per la mia condanna, per il ricatto di vita e morte che dovevo sopportare, per il fatto che fossi debole, per fingere che tutto andasse bene e piangevo per il male che sopportavo.
-         Sono debole – chiusi gli occhi.
-         Proteggere tua sorella non è una cosa da deboli –
-         Lei è tutta la mia famiglia –
Restai in silenzio per circa un paio di minuti prima di parlare ancora.
Finii per raccontargli la mia storia, di come i miei morirono in un incendio disastroso, di come svenni e causa del fumo e di come mi risvegliai in questo posto, di come inutilmente all’inizio mi ero ribellata prima che mia sorella uscisse dal coma.
Gli raccontai del ricatto, del collare che indossavamo sia io che Alyssa di come lei sarebbe morta folgorata se non rispettavo gli orari o qualsiasi altra cosa, di come lei sarebbe morta soffocata se io avessi tentato di togliere il mio .
-         Non preoccuparti, non sei più sola, noi ti aiuteremo – mi allontanò e mi sorrise.
-         Grazie – dissi.
Mi guardò confuso.
-         Per aiutarmi anche se vi avevo detto di andarvene. Non fatelo –
Mi prese il polso delicatamente.
-         Cambiamo stanza – annuii asciugandomi le lacrime.
-         Che hai combinato al laboratorio? – chiesi mentre ci dirigevamo in camera mia .
-         Non ne so niente , so solo che ci sono un po’ di buchi di proiettile qua e là -




L'ANGOLO DELL'AUTRICE RITARDATARIA
Salve a tutti :)
Purtroppo non ho potuto inserire il capitolo prima a causa di un prolungato soggiorno in Toscana e dal cellulare non riuscivo a combinare molto :'(
Spero mi perdonerete tutti ... e spero che il capitolo vi piaccia
Buone vacanze a chi parte :)
   
 
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