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Autore: Shora    19/07/2013    2 recensioni
Questa ff si rifà ai nostri eroi dopo la fine dei primi tre anni all'accademia dei MRR, con un fianale altrenativo, infatti i disastri torneranno più forti che mai e una nuova figura arriverà all'accademia. Nuovi amori, emozioni e avventure aspettano i nostri eroi. Spero vi piaccia buona lettura.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se solo potessi:

-Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa di buono in me?!-
-Se fossi stato davvero cattivo non mi avresti salvata!-disse Eveline con il sorriso sulle labbra.
-Non mi andava di vederti cadere, tutto qui…- ribattè il ragazzo.
-Tu non me la racconti giusta.- rispose la mora squadrandolo con uno strano luccichio negli occhi. Il ragazzo indietreggiò un po’.
-Sei alquanto inquietante con quello sguardo…- sussurrò. La ragazza scoppiò a ridere.
-Mou, che c’è da ridere!?- si lamento il giovane.
-Il fatto è che siamo nemici e ci siamo messi a parlare come se nulla fosse.- Il ragazzo parve ragionarci qualche secondo. Poi si voltò.
-Mi spiace ora devo andare.- schiccò le dita e il solito varco si aprì. Mike si voltò verso la mora.
-Ci rivedremo molto presto…- salutò militarmente e se ne andò.
 
Il ragazzo alzò lo sguardo verso il cancello che piano piano si apriva, mosse qualche passo incerto verso il cortile. Si guardò intorno. Quando i Machine Robo Rescue avevano distrutto il loro quartier generale dei disastri non sospettavano nemmeno che esistesse un palazzo così grande dove vivevano le più grandi famiglie fondatrici della banda. Era in quel luogo scuro e tetro che Mike era venuto al mondo e ancora adesso ci viveva. Li aveva un solo amico (se così si poteva chiamare) Karl. Dopo aver attraversato tutto l’immenso cortile spoglio arrivò alla porta principale e l’aprì. Quatto quatto fece per dirigersi in camera sua ma una voce lo fermò.
-Non si saluta più?- il ragazzo si irrigidì e si voltò piano. Un ragazzo dai capelli neri e occhi marroni era appoggiato al muro e lo fissava divertito.
-C-ciao Karl.-
-Come è andata la missione?- chiese il primo.
-E te cosa importa?!- chiese diffidente Mike.
-Hai fallito, vero? Mio caro sei così prevedibile. Anche da piccolo eri così, non sei cambiato di una virgola.- gli diede un buffetto sulla guancia, cosa che al ragazzo diede piuttosto fastidio.
-Meglio che vai ad avvisare tua madre che non hai portato a termine la missione che ti ha affidato. Ah, ti avviso è di cattivo umore.- disse l’amico mentre si allontanava. Mike deglutì rumorosamente.
“Fantastico, non bastava il mio fallimento, lei doveva anche essere di cattivo umore!!” Si diresse a grandi passi verso la sala centrale dove si trovava sua madre. Una volta arrivato bussò piano. La donna diede il permesso di entrare. La porta si apri cigolando. Entrò nella stanza avvolta dalla penombra. Era vuota come al solito. L’unico oggetto presente nella sala era il trono dove sua mamma era seduta. Il ragazzo si inginocchiò al suo cospetto come la rigida educazione da lei impartitagli gli aveva insegnato.
-Ben tornato Mike.- disse la donna regalandogli uno dei suoi sorrisi glaciali. Il ragazzo rabbrividì e si chiese quando avesse dimenticato come si sorridesse normalmente.
-Madre…- rispose poi lui.
-Allora, come è andata?- chiese lei. Il moro sentì le gambe cominciare a tremare ma si costrinse a restare fermo.
-H-ho fallito…madre…-rispose quasi sussurrando. Il sorriso della donna si allargò fino a diventare paurosamente maligno. Poi si alzò e si avvicinò al figlio che cominciò a temere per la sua incolumità.
-Tu sai cosa succede a chi abbandona o fallisce le missioni, vero Mike?-
-Si madre, lo so…-
-Bene.- gli fece un fredda carezza sui capelli ricci. Poi fece scivolare il dito indice sotto il mento del ragazzo e facendo una leggera pressione lo costrinse a guardarla negli occhi verdi.
-Sei fortunato, oggi non mi va di punirti. E poi penso ti sia bastata la punizione di qualche giorno fa, quando hai appiccato il fuoco nella pineta, no?- Al ragazzo scappò un sospiro di solivo. Il sorriso della madre si allargò ancora un po’. Gli afferrò un polso in modo tale che il braccio si sollevasse. La manica della maglietta scivolò fino alla spalla scoprendo il lungo e  profondo taglio che la madre gli aveva inferto il giorno che aveva conosciuto Eveline. Non si era del tutto rimarginato. La donna passò, con l’unghia affilata, sulla sottile linea della ferita, riaprendola. Il moro strinse i denti mentre il sangue colava lungo il braccio. La madre gli lasciò il polso e il ragazzo si mise una mano sul taglio per evitare che uscisse troppo sangue.
-Ora puoi andare.-
-G-grazie, madre…- e così il giovane, a capo chino, si allontanò. Si diresse in camera sua e si medico la ferita. Le parole di Eveline gli risuonarono in testa: “Non hai mai pensato di cambiare? Di diventare buono?”. Le lacrime sgorgarono dagli occhi del ragazzo.
-Se solo potessi…- singhiozzo avvolgendosi le mani intorno al petto e simulando un abbraccio, del quale aveva bisogno ma, lui lo sapeva benissimo, non sarebbe mai arrivato.
  
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