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Autore: Lucilux    21/07/2013    1 recensioni
Neutron star collision parla chiaro nell'individuare l'unica e sola donan con cui si deve vivere e morire e anche l'intervista a Panorama di quel giorni di abbandono ribadisce che, costi quel che costi, è lei la sola e unica. I cantastorie parlano a vanvera, i poeti MAI!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gaia Polloni, Matthew Bellamy
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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L’estate era sbocciata ma non era poi così caldo a quell’ora in riva al lago. Una brezza leggera faceva venire le bollicine sulla pelle delle braccia e scuoteva i capelli lunghi di Gaia, assorta nei pensieri.
Era parecchio che non tornava nella sua casa al lago, assorbita dal tran tran di Milano e si riproponeva di tornarvi nei week end liberi ma poi gli amici e il suo accompagnatore del periodo (pensare  a lui come un compagno di vita le pareva onestamente troppo, preferiva dargli un ruolo di piacevole compagnia a tempo, senza chiedersi quanto questo tempo avrebbe potuto prolungarsi) non trovavano in quell’ambito migliore attività da svolgere che il consumare un aperitivo sul lungo lago per poi farsi riassorbire nei locali rumorosi e in vista della grande città… Lei ci aveva passato gli anni migliori lì, l’aveva eletta suo porto di pace, sua vita a misura di miniatura ed era serena – nonostante i ricordi – ogni volta che poteva dimorarvi, meglio se non accompagnata da nessuno che potesse turbarle la quiete……
Non è che non lo aveva visto avvicinarsi o aveva voluto fingere appositamente di ignorarlo…nascosta dagli occhiali da sole – perché il sole del tardo pomeriggio era diretto sull’acqua che faceva da specchio allo sguardo – aveva l’espressione distratta di chi sa che il momento era distante solo qualche passo, passo che non avrebbe anticipato alzandosi, spiegandosi in un abbraccio o allungando freddamente la mano….era impegnata nell’attesa e nello spezzettare crackers per i cigni ed i germani che si avvicinavano ai suoi piedi e quella era l’attività che avrebbe mantenuto: aspettare colui che attendeva di essere incontrato e cibare coloro che attendevano di esser sfamati.
 
Matthew la riconobbe da molto lontano e gli si strinsero il cuore, lo stomaco, le viscere, tutti gli organi interni all’unisono: era distante, non poteva vederla distintamente in volto ma la panchina era la loro panchina, quella dove portavano biscotti agli uccelli dopo la passeggiata estiva per stemperare il caldo prima di andare a dormire o impegnarsi in altre attività che il caldo l’avrebbero decuplicato… e non poteva essere che lei, chè quei capelli e quel portamento – schiena eretta e gambe affusolate leggermente accavallate di sbieco -  non lo avrebbe mai dimenticato neanche in seguito a trauma cranico. “Alzati Gay, alzati cazzo…alzati e vieni verso di me… voglio abbracciarti…ti prego, ti prego, ti prego…non so come iniziare, non lo reggo il tuo sguardo, fammi sprofondare sul tuo collo, tra i tuoi capelli, nascondimi,proteggimi, dammi tempo per abituarmi alla tua presenza” – pensava nei pochi passi che li distanziavano….
Gaia rimase ferma, girò solo il collo verso di lui e poggiò la mano sulla parte di panchina vuoto al suo fianco destro come a significare “Siediti!” appena lo ebbe a meno di un metro ma no proferì verbo…
Non una parola… lei occhiali scuri, lui privo di ogni protezione che tanto c’era poco da proteggere: era andato lì nudo e nessun occhiale o armatura del mondo avrebbe potuto coprire e proteggere la sua confusione, il suo imbarazzo, la sua impazienza di vuotare il sacco …
Gli porse un crackers affinchè partecipasse alla distribuzione della cena per gli amici animali: era un segno di comunicazione e comunione, forse…. L’unico perché lei era muta…e muto il suo corpo coperto da un leggiadro vestitino floreale di colore chiaro, come la sua pelle (perché lavorava, si teneva occupata, non poteva perder tempo ad andare al mare),  muoveva solo le dita affusolate a vantaggio dei pasteggianti….Matthew  guardava quel corpo che pareva non respirare, la vena del suo collo non s’ingrossava, il leggerissimo vestito non faceva trasparire il movimento del diaframma e della cassa toracica che, se agitata, avrebbe dovuto muovere più velocemente…. Ci rimase male, non era nei piani – non che ne avesse in mente qualcuno, per la verità - che Gaia non avesse reazioni…anche antipatiche, saccenti, aggressive magari, ma comunque reazioni… il lago e la sua ex erano placidi allo stesso modo…
 
  • “Ciao Gaia”
  • “Ciao Matthew, eccoti qui finalmente!”
 
Avrebbe potuto morire lì in quel momento, dopo quel “finalmente” (detto da lei a significare impazienza, interpretato da lui come se fosse stato spasmodicamente atteso!) poteva morire e sarebbe stato sereno…non felice, perché non avrebbe potuto crescere quella peste bionda del suo bambino, ma sarebbe scomparso dal mondo con la beatitudine nel viso e nell’anima.
  • “Gaia… ci ho provato sai? Ci ho provato ma si vive male cercando di riparare qualcosa quando sai che sei stato tu ad averlo mandato in frantumi….”
  • “Matthew, quando non sai come ripararlo vivi male, non quando sai di averlo rotto…” – fece di rimando sempre guardando i germani che si contendevano un pezzetto di cibo
  • “Come te lo spiego, come te lo spiego se non mi guardi negli occhi? Sono mesi che mi immagino questa scena e in questa scena tu sei davanti a me e mi guardi con l’aria da stronza mentre io ti guardo in estasi tenendoti le mani ma tu, cazzo, mi stai a sentire in questa fottuta scena che mi ero prefigurato invece neanche mi guardi in faccia!”
 
Si voltò verso di lui…non solo, si tolse gli occhiali e si mise a braccia conserte in attesa della rivelazione che avrebbe dovuto farle:
  • “TI ascolto, Matthew”
  • “Dicevo: ci ho provato a riconquistarti, con le parole, con le canzoni, con le interviste, scrivendoti mail interminabili alle quali  a volte manco rispondevi né mandavi messaggio di ricevuta, non dimenticandomi mai di inviare auguri per i compleanni e per le feste comandate a te, ai tuoi, facendoti pervenire tramite ogni mezzo che tu non eri stata ma eri ancora l’unica e sola….. e poi è successo che ho incontrato Kate e lei è rimasta incinta e io l’ho vissuta in maniera totalizzante questa nuova avventura, sperato che fosse la mia unica e vera possibilità di amare qualcuno che la vita non mi avrebbe mai portato via, un amore che sarebbe sopravissuto alla mia stessa vita, un amore che si sarebbe alimentato da sé, che sarebbe cresciuto da sé, che sarebbe stato vero, sincero, totalizzante…. io amo Bing, e amo chi l’ha messo al mondo…e voglio persino bene a chi sto crescendo con Bing perchè gli insegna a giocare, a parlare, a confrontarsi …ma tu, cazzo, non vai via…….ho provato a riprenderti e non ci son riuscito…ho provato a scacciarti ma tu sei ancora lì….più non ti vedo, non ti sento e più ci sei… Insegnamelo tu come devo fare per dimenticarti perché io non ci riesco…”
Aveva smesso di guardarlo e si era incamminata sul lungolago, lentamente…lui, due passi indietro perché se si fosse appaiato a lei l’avrebbe attirata a sé e stretta forte, da farle male…”solo abbracciato, voglio solo che mi abbracci, Gay” (pensava mentre gli batteva il cuore nelle tempie)…
  • “E’ bello Bing…somiglia a Kate anche se lei dice sempre che somiglia a me…lo fa per rendermi orgoglioso…ma lei è bella, non io,preferisco somigli a lei…Vuoi vederlo? Ho qualche filmato sul cellulare…”
  • “No, grazie…”
 
 
Ci rimase male, non capì il motivo di quella durezza..
  • “No, grazie” – continuò lei – “….o si, grazie…che risposta ti eri prefigurato a questa domanda? Perché se ti dico “no” potresti interpretarla come una latente invidia per una maternità che spettava a me ma che per le rispettive carriere IO ho avuto l’intelligenza di non provocare, se ti dico di “sì” potrei scatenare un senso di pena e tenerezza perché immagineresti che voglio vivere di vita riflessa per un figlio che poteva esser mio e non è tale….Fai come vuoi: cosa vorresti io dicessi?”
  • “Gay, perdonami…ti ho tradito con ragazze di cui non ricordo neanche il nome ma era te che volevo e ti ho perso perché sono stato un idiota irresponsabile che anziché occuparsi della sua donna che doveva essere orgogliosa di lui, si è permesso di lasciarla spesso sola, sicuro che tanto lei sarebbe rimasta lì, ad aspettare…”
  • “Mi hai tradito, già….ma mi hai tradita non dicendomelo quando ti supplicavo di farlo, non era il gesto in sé la cosa importante…mi hai tradita non ficcando il tuo corpo dentro a quello di altre donne, Matthew, ma con la pretesa di ficcare dentro la mia testa bugie come se io fossi l’ultima illusa, l’ultima idiota, sottovalutando la mia intelligenza, calpestando ciò che provavo  …questo l’hai capito?”
  • “Gay, io amo Kate ma l’altro giorno pensavo a te sotto la doccia, non a lei…e mentre cercavo di immaginare che tu mi desideravi ho avuto la certezza che TU non lo avresti mai voluto un uomo che stando con te era in grado di pensare ad un’altra in doccia….capito cosa mi hai fatto? Io penso come te, agisco ora come TU avresti voluto vedermi agire, amo Kate come avrei dovuto amare te…. Sono qui che ti desidero come e più di anni fa ma non riesco ad avvicinarmi neanche alle tue mani perché penso che TU ti scherniresti al solo pensiero che io penso di tradire la donna che ha partorito mio figlio…perchè se fossi tu, TU non approveresti e io non ti farei mai più del male….capisci cosa mi hai fatto? ”
 
 
Matthew contraeva la mascella, gli occhi erano gonfi ma nessuna lacrima usciva poichè le aveva piante tutte poche sere prima, la notte in cui aveva chiesto aiuto a Dom, e parlava deciso…niente faccette, niente metafore, niente scorciatoie… Gaia s’era fermata, il volto al lago, le mani sulla staccionata in legno, le spalle a lui….silente…immobile…bellissima…di nuovo gli occhiali e i capelli a coprirle parzialmente il viso…E lui, accanto, poggiato alla staccionata con il bacino,in posizione opposta a quella di lei guardandosi le scarpe, parlando ad alta voce a lei, in realtà più a se stesso:
 
  • “Io la amo…non penso solo di amarla, la amo sul serio …ma amo anche te…come te lo spiego? hai presente quando due persone sono una cosa sola e una muore in un incidente, e l’altro invece in quello stesso incidente rimane vivo? come lo dimentichi quell’essere meraviglioso che è la metà della tua esistenza e che morto mentre tu sei condannato a proseguire da solo il cammino che stavate facendo assieme? come puoi non pensare a lei ogni giorno, dedicarle ogni cosa che fai, parlarle nella mente pensando magari “lei avrebbe fatto così, avrebbe detto così, avrebbe o non avrebbe approvato la cosa che sto facendo”? prima pensi di morirle dietro, poi torni a sorridere per merito di qualcun altra ma questo non significa che lei non esiste più per te…lei è al di sopra, lei dovrebbe approvare la tua felicità se davvero ti ha amato, lei è presente, tu sei come sei anche grazie a lei… io sono vedovo da tre anni, Gaia…sono vedovo di una donna che mi ha lasciato in eredità la pena eterna di una vita in cui non posso più incontrarla come prima la incontravo…ma questa donna non mi ha dato modo di smettere di amarla e nessuno può convincermi che non si possa amare due persone contemporaneamente come da anni sto facendo io provocando confusione solo a me stesso, facendo del male solo a me…lo capisci  che io ho dovuto elaborare un lutto e l’unico modo che ho avuto per farlo è stato capire che si può amare comunque anche in assenza del corpo dell’altro, della sua presenza costante? E che questa cosa mi ha fregato lasciandomi legato  a  te? Aiutami, dimmi che non sono psicotico…dimmi che non ne hai visti di casi come il mio…dimmi che non sono un caso, che ciò che provo è normale…dimmi che hai la cura…”
 
Parlava quasi urlando non tanto per il tono vocale alto ma per la foga e la velocità che ci metteva per sputar fuori il masso che aveva a soffocargli il petto… parlava guardandosi la punta delle scarpe, gesticolando…e non s’era accorto che le spalle di lei si muovevano convulsamente, senza ritmo costante, e che avvolgeva le braccia nervosamente come in una morsa attorno a se stessa, come abbracciandosi da sola….
 
  • “Gaia…Gaia, tesoro, dì qualcosa…insultami, picchiami, minacciami ma parlami” – la prese per le braccia slacciandole quell’abbraccio fatto a se stessa come a proteggersi da ciò che stava sentendo ma la donna era in preda a singhiozzi convulsi, inarrestabili, che la scuotevano….pensò a Bing, ai drammi e pianti dirotti che faceva quando il fratello gli rubava la palla, tal quali quando il dottore lo visitava e aveva paura, fragile e incapace di distinguere per gravità i due eventi….provò una tenerezza immensa, il desiderio di proteggerla perché, per svelarle finalmente la verità, le stava facendo ancora male, lui che quasi l’aveva maledetta per esser stato soggetto del dolore da lei provocato anni prima….
  • “Vieni qui…fatti proteggere, ti voglio solo abbracciare” ma la cosa parve peggiorare la situazione, i sussulti la scuotevano e pareva non in grado di fermarsi così ebbe un’idea, grandiosa:
  • “Ehi, Dom, esci dal cespuglio…Sorridi Gaia, sei su candid camera!”
  • “Vaffanculo Matt” – si mise a ridere attenuando i singulti Gaia e sciogliendosi dall’abbraccio del suo ex…
 
  • “Non ti voglio vedere piangere: hai vinto tu tesoro mio, devi esser fiera…mi sei entrata talmente dentro che anche volendo non riesco ad essere più il coglione che ero…e Bing è merito anche tuo, e anche Kate – anche se Dom e gli altri son convinti che non durerà – cioè il rapporto che ho con lei è merito tuo… se  mi si butta addosso qualcuna io penso che tu non approveresti e che ti farei male quindi ora che c’è Kate al posto tuo farei male a lei……….capisci chi sono io ora? Quello che avrei dovuto essere per te tre anni fa!“
  • “Io ho seminato e altri colgono i frutti…certo che sono fiera…di te magari, non di me stessa”- si asciugava il volto tentando di sistemarsi cercando di capire, senza specchio e con la sola forza dell’intuito femminile, dove il mascara poteva esserle colato
 
  • “……….no, veramente Kate non è al tuo posto….tu hai il tuo e lei il suo…lei non è in discussione…ma nessuno potrà mai mettere in discussione te”…. E stemperò la pesantezza di quanto detto con un “Chiedilo a Dom cosa succede…. chiedigli a chi ti nomina invano anche  a distanza di tanti anni cosa accade….”. 
  
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