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Autore: Shomlove    21/07/2013    0 recensioni
Chiara, una ragazza di 21 anni, scappa dalla sua famiglia e dall’Italia per vivere in America, a Los Angeles la città dei suoi sogni. Un episodio molto spiacevole le farà incontrare la sua band preferita i 30 Seconds To Mars, cosa succederà dopo?
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Chiara stai bene?- mi disse Vicki con tono materno, la ringrazia mentalmente, per avermi tolto da quella situazione imbarazzante.
-Hmmm- sorrisi, ma più che un sorriso era una smorfia, ma era il meglio che potevo fare visto che ogni singolo muscolo del mio corpo non voleva collaborare.
Mi guardò qualche secondo preoccupata e poi disse –Ti devo chiamare un dottore? Ti ricordi di me? Hai sbattuto la testa e forse non te lo ricordi, e hai perso tanto sangue- sentivo ancora quegli zaffiri puntati su di me e riuscivo a guardare in faccia solo Vicki, se avessi spostato gli occhi su Jared o Tomo sarei morta di infarto –Io sono Vicki, lui è Tomo,mio marito e quello alla tua destra è Jared, un collega di lavoro di Tomo nonché nostro amico- sorrisi e abbassai lo sguardo sulle mie ginocchia.
Trovai il coraggio di parlare -No stai tranquilla,mi gira un po’ la testa non devi chiamare un dottore, comunque non sono io, quella che è stata aggredita, ho solo un graffietto alla mano- dissi e mi fissai la mano che era fasciata e con della garza, bianca ai lati e rossa al centro, non potevo chiuderla che il dolore mi paralizzava. Dopo qualche secondo di silenzio ripresi a parlare –E si mi ricordo di te, ma quanto sangue ho perso?- chiesi guardando sempre la mia mano, ero troppo agitata per alzare lo sguardo e guardare qualcuno in faccia.
-Ne hai perso tanto, non so quanto di preciso- disse Vicki, annuii leggermente, la testa mi doleva se la muovevo troppo velocemente. Le mie guance erano bordeaux e il battito del mio cuore andava così veloce che non riuscivo a contare i battiti. Tutti si misero a guardare il monitor, me compresa. Mi sarei voluta sotterrare, stupido monitor.
-Allora ho visto che ti piace la nostra musica! Qual è la tua canzone preferita?- disse Jared sorridendo, aveva capito il mio disagio e stava cercando di distogliere l’attenzione dal mio monitor, almeno credo.
-Hurricane- -Da quanto tempo ci ascol…- non gli diedi il tempo di finire la domanda che lo interruppi -Aspetta come fai a sapere che vi ascolto?- alzai lo sguardo e lo fissai negli occhi, pessima idea.
Ci guardammo per alcuni secondi, che a me sembrarono un’infinità, ero incantata dal suo sguardo magnetico, stranamente non portava gli occhiali ‘Perché porti sempre gli occhiali e adesso no? Fra un po’ li porti pure per andare a letto e adesso no, maledetto di un Leto!’ pensai –Ti sono arrivate un paio di chiamata sul telefono e la suoneria è Up In The Air, quindi ho deciso di vedere se ti piaceva solo quella canzone o se fossi un echelon- mi rispose facendo roteare tra le mani il mio Samsung, mezzo rotto –e visto che hai tutte le nostre canzoni, anche le versioni acustiche, e che come sfondo hai una foto di me, Tomo e Shan ho supposto fossi un echelon-
Ma non lo stavo ascoltando, il mio sguardo era posato sul mio cellulare che girava aggraziatamente tra le sue mani -Perché hai il mio cellulare?- gli dissi brusca e mi sporsi velocemente verso di lui per afferrarlo e come un’idiota appoggia la mano destra sul letto, feci una smorfia di dolore e mi ritirai indietro stringendo il polso della mano ferita con la mano buona.
-Stai bene?- mi chiese preoccupato, ma Vicki non mi diede il tempo di rispondere che si intromise -C’è no, aspetta, tu sapevi chi ero io e non hai detto niente?- disse con gli occhi che sembravano volere uscire dalle orbite, -Credevo non fosse il caso visto la situazione in cui ci trovavamo dire ‘sai io so chi sei, sono una fan di tuo marito, adoro la musica che fa con Jared e Shannon, potresti farmi avere un autografo da parte loro?’- mi bloccai subito per l’imbarazzo, Tomo e Jared aveva un mezzo sorriso sulle labbra e Vicky stava per rispondere quando entrò Shannon Leto, il batterista della band, il mio cuore sembrò fermarsi, era di una bellezza sconvolgente.
Insieme a lui c’era una dottoressa, abbastanza giovane, con i capelli corti e biondi e le occhiaie ben marcate, chissà da quanto tempo stava lavorando. Avrei voluto esaminare di più la faccia di quella dottoressa che mi era venuta incontro tutta sorridente, nonostante l’evidente stanchezza, ma le risate delle due infermiere che facevano le civette con il batterista mi avevano distratto. Entrambe erano più basse di lui, quindi erano delle nane, avevano entrambe i capelli legati in uno chiffon, una aveva i capelli rosso fuoco e l’altra era mora, non erano molto belle, infatti il batterista le ignorava quasi completamente.
-Perché ci hai impiegato tanto?- gli chiese Jared, e Shan senza staccare gli occhi da quelli del fratello fece un cenno col capo per indicare le due infermiere, Jared fece un cenno col capo e si sedette sulla poltrona vicino al mio letto, dove aveva lasciato la chitarra, ‘ma perché l’aveva portata?’.
-Come si sente la nostra eroina?- disse la dottoressa, ma ero troppo impegnata a fissare Shannon, che si era seduto sulla poltrona vicino alla finestra, per darle ascolto -Allora sentiamo il battito e controlliamo la pressione…hmm…ha i valori un po’ sballati. Ha dei giramenti di testa? Le fa male la mano? Signorina mi sente?- -Ehm…cosa? si, si- scoppiarono tutti a ridere, tranne Shannon che sembrava stesse in un mondo tutto suo.
-Perché ridete?- chiese tornando nel nostro mondo -Beh, la ragazza ti stav…- guardai implorante Jared, sperando che non finisse la frase -beh…ecco…lei si era spaventata dello stetoscopio- si girò verso di me e mi fece l’occhiolino e io gli sorrisi e mimando con le labbra la parola ‘grazie’.
Shannon fece spallucce e tornò nel suo mondo, Tomo discuteva animatamente con Vicki che non voleva stare seduta, la dottoressa sgridava le infermiere, perché invece di fare il loro lavoro facevano le civette e Jared aveva avvicinato la sedia ancora di più al mio letto e si era messo e giocare con il mio cellulare.
-Ti sei innamorato del mio cellulare per caso?- fece un mezzo sorriso e mi rispose -No, io amo solo il mio BB, questa è solo una scappatella, ma tu non dirglielo ok?- e mi porse il telefono –Tranquillo non dirò niente. Ti ho per caso detto di ridarmelo?- -No- -Allora perché me lo ridai?- -Di solito le persone mi sgridano quando prendo i loro telefoni e li rivogliono subito indietro, ma non lo faccio apposta, mi viene naturale, non ci penso- -Quindi fai sempre così?- -Si, mi piace guardare cosa c’è nei cellulari delle altre persone così, tanto per capire come sono, cosa gli piace e cosa no e altre cose- non sapevo cosa rispondere, da dove mi era venuta tutta questa spavalderia? Fino ad un secondo fa non riuscivo nemmeno ad alzare lo sguardo e adesso lo stavo fissando mentre guardava le immagini che avevo salvate sul telefono, naturalmente riguardavano tutte loro tre, ogni tanto sorrideva, aveva un sorriso stupendo. Sospirai e rimasi a guardarlo, sembrava un bambino in una fabbrica di caramelle.
-E cosa hai capito di me?- balbettai confusa -Ho capito che sei un echelon, che non ti piace farti le foto, visto che non ci sono foto tue- disse muovendo il telefono -e che non sei di qui- -Questo come l’hai capit…Scusi dottoressa posso staccarmi da questo affare? O almeno si potrebbe togliere il volume?- dissi brusca e indicai il monitor, che mi stava dando sui nervi, mi pentii subito del tono che avevo usato, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Lei si girò mi sorrise, bisbigliò qualcosa alla rossa, che a testa bassa, si avvicinò e tolse il volume. La ringraziai, ma lei no si degnò nemmeno di rispondermi e uscì dalla stanza.
Tornai a guardare Jared che adesso stava leggendo i mie messaggi -Hey!- gli dissi cercando di colpirlo -Che c’è?- chiese guardandomi con gli occhi da cucciolo, mi ci volle uno sforzo disumano per rispondergli e non sciogliermi -Perché leggi i miei messaggi?- -Mi hai detto che potevo- -Quando?- -Prima!- -Prima quando?- -Prima prima!- sbuffai -Non è vero- -Ti prego- mi implorò, facendo gli occhioni dolci –Okay- dissi incrociando le braccia sotto il petto e mettendo il broncio e lui mi sorrise raggiante, tanto avevo solo messaggi del mio capo e del mio operatore telefonico, ero qui solo da un mese non mi ero ancora fatta degli amici.
Mi sentivo osservata così alzai lo sguardo, e c’era Shannon che mi guardava, o almeno così credevo, neanche il tempo di girarmi verso di lui che subito abbassò lo sguardo sul suo Iphone.
Mi auto convinsi che non mi stava guardando e mi girai verso Jared -Comunque prima hai detto che hai capito che non sono di qui cosa intendi?- adoravo sentirlo parlare, l’avrei potuto ascoltare per ore -Che non sei di Los Angeles, della California- -E questo l’hai capito dal mio cellulare?- chiesi inarcando un sopracciglio -No, dalla tua carnagione- -Dalla mia carnagione?- -Si sei bianchissima!- -Beh, sai ho perso un po’ di sangue di recente, quindi credo sia normale essere di questo colore, e comunque nemmeno tu sei abbronzato- -Ok, lo ammetto me lo sono inventato…però ho indovinato vero?- -Si, non sono californiana- -Ah-ah- esultò trionfante, sembrava un bambino.
Di nuovo quella sensazione di essere osservata, la ignorai.
-Di dove sei?- -Seattle!- -Sei nata lì- -No, ci sono solo cresciuta- -E dove sei nata?- scoppiai a ridere era come proprio parlare con un bambino -Sono nata in Italia- ignorò la mia risata e continuò -Fico, io amo l’Italia- -Più la Francia- borbottai -Come?- -Niente, niente- -Allora dove di preciso?- -In Sicilia, a Marina di Ragusa- -Marina di Ragusa?- -Si, mai sentita vero?- -No, scusa. È bella come zona?- -Io me la ricordo bellissima mare, spiagge di ogni genere e il cibo era buonissimo- -Si gli italiani sono degli ottimi cuochi, a me piace la cioccolata, mi fa impazzire-. –Scusate- disse la dottoressa che era rimasta vicino alla porta, con le mie cartelle in mano, a parlare con un altro medico -Domani stesso potrà tornare a casa, potrebbe tornare anche oggi stesso, ma vorremmo tenerla qui stanotte- -Proprio non posso oggi?- le chiesi implorante, odio gli ospedali -No, mi dispiace. Vorremmo sapere se lei abita con qualcuno- ‘ma che impicciona’ -No, perché?- -Ha qualche parente o amico da cui poter andare a stare per un po’ di tempo?- ‘ma che diavolo di domande fa? Non sono affari suoi’ -Perché?- -Si mi scusi, per via della mano non potrà fare molte cose, quindi le servirà aiuto.- -Non mi serve aiuto, posso cavarmela da sola- -Non credo signorina, non può guidare, cucinare, trasportare cose pesanti, devo continuare?- -Semplice, non prendo la macchina e ordino cibo da portar via- -Testarda la ragazzina- disse Shannon ridendo, diventai rossa e il battito cardiaco aumentò di nuovo, per fortuna avevo fatto togliere il volume.
-Puoi venire a vivere da noi? Ovviamente se vuoi- balbettò Vicki e Tomo la guardò stralunato, per alcuni secondi e poi disse -Si si, come ha detto lei- -No, grazie, vi sarei solo di impiccio- -Non dire sciocchezze- continuò Tomo -E che cavolo! Tu già ce l’hai una donna per casa adesso vuoi pure lei?- si intromise Jared, indicandomi –Lei viene da noi, mi sta simpatica- mi fece l’occhiolino che mi fece diventare rossa come un semaforo.
Shannon aveva smesso di giocare con l’Iphone e guardava il fratello paralizzato.
Rimasi paralizzata anche io dalla notizia, stava parlando seriamente o stava scherzando?




*Spazio dell’autrice*
Ciao! :) come vi avevo promesso vi sto pubblicando altri due capitolo, questo è uno di quelli! :D io spero sempre che vi piaccia. Purtroppo non sono molto brava a parlare quindi non ho la più pallida idea di cosa scrivere qui… ^^

  
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