Eccoci al gran finale...Spero sia all'altezza delle vostre aspettative! IO da parte mia vi garantisco che ce l'ho messa tutta per scriverlo al meglio, se poi ci sono riuscita non lo so! Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno letto, le mie fedeli ed insostituibili commentatrici, ossia BlackPearl, Michi88, Moon e Summer89! Un sincero grazie anche a chi ha inserito questa storia tra le preferite, cioè Carlottina, Giorgiaaa, Michi88, Sirius4ever e Summer89! Buona lettura!
Nei giorni a seguire Victoria ed Orlando si sentirono solo per
telefono, quando lui chiamava a casa per sentire i ragazzi. Non
tornarono su quanto successo fra loro. Emma e Joel avevano intuito che
qualcosa fosse accaduto: rivedere i loro genitori sotto lo stesso
tetto, affiatati come nei tempi più felici, era stato per
loro un enorme regalo e speravano che non fosse solo una cosa
passeggera. Invece, ancora una volta, le cose fra loro erano cambiate
repentinamente, lasciando tutti con l’amaro in bocca.
Una mattina Vicky ricevette la telefonata di Amy e pensò
bene di confidarsi un po’ con lei.
“Allora tesoro, come stai?”- le chiese
l’amica.
“Decisamente meglio…mi hanno già tolto
il gesso al polso…ora ho solo una fascia elastica, che devo
tenere quindici giorni…per il
resto tutto abbastanza bene…Sto tornando lentamente ai
soliti ritmi…”-
“E Orlando? E’ ancora a casa con voi?”-
“Veramente no…Se n’è andato
all’inizio della settimana…”- le rispose
serafica.
“Ah…pensavo che si sarebbe fermato
ancora…Anzi, a dirla tutta ero convinta che non se ne
sarebbe più andato…”-
osservò candidamente.
“Anch’io Amy…soprattutto dopo
che…”- ma si interruppe bruscamente.
“Dopo cosa? Vicky? Avanti, non farmi stare sulle
spine…Cos’è successo fra
voi?”- la incalzò.
L’altra rimase in silenzio un istante, ma alla fine le
confessò:
“Siamo stati a letto insieme…”-
“Ma dai! Bè, finalmente…era ora che vi
decideste a sbloccarvi…”- si fece sfuggire Amy -
“E’ una cosa positiva…”-
“Oh si, talmente positiva che ha tentato di andarsene nel
cuore della notte…”- aggiunse prontamente.
“Cosa?”-
“Mi sono svegliata e l’ ho trovato in procinto di
tornare nella stanza degli ospiti…”- le
spiegò.
“E cosa ti ha detto?”-
“Che non è pronto per tornare a casa
definitivamente…che è troppo facile risolvere
tutto così…Io davvero non lo capisco
più….Pensavo che finalmente fosse tutto
risolto…”- osservò dispiaciuta.
“Mah…certo è strano come
atteggiamento…Però da Orlando
c’è da aspettarsi di tutto…Ti ricordi
anche con suo padre che fatica per ricucire? Forse ha davvero bisogno
di ancora un po’ di tempo…”- le
ricordò.
“Sono stanca Amy…sembra sempre che ci ritroviamo
nei momenti sbagliati…Quando era pronto lui io stavo con
David…ed ora che sono pronta io lui non lo è
più…Forse è inutile
insistere…forse è finita
davvero…”- constatò.
“Non può essere finita…le storie come
la vostra non finiscono così…Devi avere pazienza
però…non mettergli fretta, ci sta provando, ma se
gli forzi la mano non otterrai niente…dammi
retta”- le consigliò.
“Va bene…proverò a fare a modo
tuo…Ti aspetto a Londra, appena puoi, ok”-
“Certo….spero proprio di riuscire a fare una
capatina prima di Natale…”-
Victoria ripensò a lungo alle parole di Amy: molto
probabilmente aveva ragione, l’unica cosa da fare era dargli
tempo, lasciargli i suoi spazi, con la speranza che una volta tornato a
casa le cose si sarebbero sistemate una volta per tutte.
Il Natale si stava avvicinando, mancavano una manciata di giorni, anche
se né lei né Orlando si sentivano particolarmente
in vena di festeggiare.
Lui non aveva fatto altro che pensare alla notte trascorsa insieme
nella loro casa, nel loro letto. Voleva riprendere in mano la sua vita
e riavere la sua famiglia ma sembrava che non sapesse da che parte
cominciare ed ogni volta che gli si presentava un’occasione
la sprecava o non la sfruttava come avrebbe dovuto.
Una sera, era il 22 dicembre, uscito dallo studio pensò di
fare un salto a casa.
Vicky era sola e stava preparando degli assaggi delle pietanze che
avrebbe preparato per Natale, giusto per fare le prove e vedere come
potevano riuscire, quando sentì suonare alla porta.
Andò velocemente ad aprire e se lo trovò davanti.
“Ciao…”- le disse semplicemente.
“Ciao”- rispose.
“Mi fai entrare? Si gela qui fuori…”-
“Oh si..certo…entra, avanti…Dammi pure
la giacca..”-
Erano entrambi impacciati come ragazzini alle prese con le prime
schermaglie.
“I ragazzi non ci sono…mio fratello li ha portati
al cinema con Lauren e James…”- lo
avvisò lei.
“Lo so…Joy me l’ ha detto stamattina al
telefono…Sono passato perché volevo lasciarti i
regali per loro…così intanto che non ci sono li
puoi nascondere e prepararli sotto l’albero la notte di
Natale…come abbiamo sempre fatto…”- le
spiegò.
“Ah si…va bene…”-
Le diede una mano a nascondere nel ripostiglio i pacchi regalo e nel
frattempo cercava di scrutarla per capire se e quanto ce
l’avesse ancora con lui. Tornati in salotto, Orlando prese il
coraggio a due mani e si decise a parlare con lei.
“Senti Vic…sono passato anche per un altro
motivo…”- abbozzò.
“Ti ascolto…”- gli rispose, prima di
tornare in cucina per spegnere il forno che aveva lasciato acceso.
Lui la seguì e si mise a sedere.
“Oggi sono arrivati questi…”- e
così dicendo poggiò sul tavolo una cartellina
porta documenti- “Sono i documenti per il
divorzio…”-
Lei lo guardò sorpresa: non riusciva a credere che volesse
davvero andare fino in fondo.
“Originale come regalo di Natale…”- si
lasciò sfuggire ironicamente.
“Prima di aggiungere
altro…ascoltami…Devo dirti un sacco di
cose…ed ho già aspettato anche
troppo…”-
Victoria lo guardò negli occhi e percepì che era
agitato e un po’ nervoso, come sempre prima di un incontro di
lavoro importante. Ma questa volta c’era in gioco molto
più di un appalto. Annuì, esortandolo a
continuare.
“Non è facile per me dirlo, ma…devo
chiederti scusa…Dopo l’incidente di Delia io mi
sono comportato da egoista…ti ho lasciata sola ad affrontare
tutto…e la cosa più grave è che sapevo
quello che facevo e non ho scuse…Pensavo che non avessi
bisogno di me, vedevo che riuscivi a reagire meglio di quanto riuscissi
a fare io…Mi sono sentito inutile, svuotato, e
più provavo a reagire, ad uscirne, più rimanevo
ancorato nel mio dolore…E allora ho cercato in tutti i modo
di escluderti, di allontanarti…Ce l’avevo col
mondo, ma sono stato cattivo solo con te, come se fossi un
parafulmine…e ho fatto finta di non aver bisogno di
te…Invece ne ho eccome…non me ne sono reso conto
subito, anzi, quando me ne sono andato di qui, credevo che sarei stato
meglio, che ce l’avrei fatta anch’io da
solo…ma non è stato
così…Non aspettavo altro che di venire a prendere
i ragazzi per vederti..e quando hai avuto l’incidente ho
davvero temuto di perderti…Non avrei sopportato di perdere
anche te…Il punto è che non ho nessuna intenzione
di firmare queste carte…Io ti amo Vic…rivoglio
te, rivoglio la nostra famiglia…senza di voi non riesco ad
andare avanti…”- concluse sincero e con gli occhi
lucidi.
Anche Vicky non stava meglio: quelle parole l’avevano
commossa, non solo perché le avevano fatto rivivere i loro
mesi più neri e la perdita di Delia, ma pure
perché sentiva che venivano dal centro del suo cuore. Lo
conosceva bene ed era certa che gli fosse costato non poco dar voce ai
suoi sentimenti ed ammettere i propri errori.
Si avvicinò a lui, gli accarezzò dolcemente la
testa e gli rispose:
“Ti amo anch’io…ormai pensavo che non mi
avresti più chiesto di tornare…”-
“Quella notte io…”- riprese.
“Lascia stare…va tutto bene…”-
“No, è importante che tu lo
sappia…quella notte è stata la più
bella dopo tanto tempo…ma non ero ancora pronto a guardarti
negli occhi e a dirti tutto questo…per questo me ne stavo
andando come un ladro…”- aggiunse.
“Ho capito…non fa niente…adesso sei
qui…è questo che conta…”-
A quel punto Orlando si alzò, la guardò
intensamente negli occhi, le accarezzò una guancia e poi,
attirandola a sé, la baciò, con tutto
l’amore di cui era capace. Si baciarono lungo, e
nel frattempo lui l’aveva sollevata per la vita e messa a
sedere sul tavolo, levandole di dosso il grembiule che indossava e
continuando a tormentarle il collo di baci.
“Non qui Orlando…andiamo di
sopra…”- riuscì a dirgli lei, quasi
senza fiato.
Lui annuì e la seguì. Questa volta, entrato in
camera da letto, sapeva esattamente cosa doveva fare: quello ero il suo
posto, la sua casa, e non avrebbe più lasciato che niente e
nessuno lo allontanassero dai suoi affetti più cari.
Lei gli sfilò il maglione, tra un bacio e l’altro
gli sbottonò lentamente la camicia; gli sfiorò il
petto con le dita, mentre lui le abbassava la zip della tuta. Si
dedicarono ai preliminari con infinita dedizione e pazienza, per
rendere speciale ogni gesto, ogni minuto. Non avevano fretta, non
volevano rovinare quel momento perfetto, non volevano rischiare di
guastare la loro ritrovata sintonia. Si baciavano e si toccavano con
l’emozione e l’aspettativa della prima volta, ma
con l’esperienza e l’abilità che avevano
acquisito nel tempo; diedero sfogo non solo al puro desiderio fisico,
ma anche all’amore, alla passione, alla tenerezza, alla
dolcezza, alla malinconia ed al dolore che li aveva sconvolti. Per
quella sera pensarono esclusivamente l’una al piacere ed al
benessere dell’altro, recuperando tutto il tempo perso, con
gli interessi.
Dopo circa due ore, erano ancora abbracciati nel loro letto: lei di
tanto in tanto gli baciava il petto, mentre lui le accarezzava
ritmicamente il braccio. Era stato tutto perfetto,
tant’è che nessuno dei due aveva ancora detto una
parola, quasi temessero di rovinare quell’atmosfera
idilliaca. Fu lui a rompere il silenzio.
“Quando tornano i ragazzi?”- le domandò
d’un tratto.
“Fra una mezz’oretta dovrebbero essere
qui”- rispose, dando una sbirciata all’orologio
-“Che c’è? Ti sei già
stancato di me?”- gli chiese.
“Assolutamente no…”- la
rassicurò, baciandole la fronte e stringendola ancor di
più a sé -“E’ solo che non
vedo l’ora di dirgli che torno a casa…e che stiamo
ancora insieme…”-
“Per loro sarà il regalo più bello di
questo Natale…saranno a dir poco
entusiasti…”- aggiunse lei.
“Sarà un Natale speciale…ci siamo
ritrovati e io finalmente sto bene…era da tanto che non mi
sentivo così…”- ammise, fissandola
negli occhi.
“Anch’io….mi sentivo
incompleta…e così sola
qui…”- rispose di rimando.
“Adesso ci sono qui io… e non vado più
da nessuna parte…”- le promise.
“Manca ancora una cosa…”- disse lei
d’un tratto, sollevandosi e cercando qualcosa nei cassetti
del comodino.
“Cosa cerchi?”- le domandò curioso,
senza ottenere però risposta.
“Dovrebbe esserci…sono certa di averla messa
qui”- borbottava lei fra sé e sé-
“…Ah eccola…”- e voltandosi
gli mostrò la sua fede nuziale.
Orlando la guardò, piacevolmente sorpreso. Quasi non si
ricordava più di averla ridata a lei. E, comunque, ora erano
di nuovo insieme, e quello contava più di tutto.
“Ti ricordi? Mi avevi detto di tenerla…e che forse
un giorno te l’avrei resa…Direi che quel giorno
è arrivato signor Bloom…”- riprese.
Lui le sorrise, disteso e sereno come non era da tempo e le porse
l’anulare sinistro. Victoria gli infilò
l’anello al dito, emozionata forse più del giorno
del loro matrimonio. Ed aveva ragione ad esserlo: si erano scelti una
seconda volta, forse in maniera anche più consapevole della
prima.
“Ecco…adesso è veramente tutto a
posto…”- aggiunse, senza smettere di guardarlo.
“Ti amo Vic….”-
“Ti amo anch’io Orlando…”-
C’era voluto del tempo, ma alla fine Victoria ed Orlando si
erano ritrovati. Stavano ripartendo da dove si erano interrotti, da
Emma e Joel, da loro stessi e dal dolore per la perdita di Delia, un
dolore che aveva rischiato di allontanarli per sempre.
Perché la perdita di un figlio annichilisce, annienta,
spazza via ogni certezza, ogni credo, anche il più radicato,
ti svuota lasciandoti inerme ed incapace di andare avanti e di
accettare che quella tragedia sia toccata proprio a te ed alla tua
famiglia. È un dolore totalizzante, assoluto, che
può scardinare una coppia, oppure può fungere da
collante e rendere ancora più forti. Vicky ed Orlando si
erano allontanati, troppo occupati a reagire ognuno in modo diverso, ma
fortunatamente erano riusciti a tornare sui propri passi prima che
fosse tardi, riconoscendo di aver bisogno l’uno
dell’altra.
Passarono insieme quel Natale e molti altri ancora, circondati
dall’affetto di Emma e Joel, dei loro familiari ed amici.