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Autore: Altaria_18    24/07/2013    3 recensioni
Shu e Jiro sono amici d'infanzia ed eterni rivali nell'atletica, che praticano da circa otto anni; Shu si è fidanzato da poco con Kluke, la sua migliore amica, scatenando la gelosia di Jiro, almeno fino a quando il giovane non incontrerà Bouquet...
Zola, giovane campionessa nazionale del lancio del giavellotto, sta insieme al suo ragazzo, Conrad, da due anni, ma l'arrivo del suo nuovo allenatore, Logi, complicherà la sua relazione.
Lo so, sembra la trama di "Beautiful", ma credetemi, non è così deprimete(almeno credo. XD). Spero comunque che possa piacervi, buona lettura! E fatemi sapere che ne pensate!
P.S. Mi è, finalmente, venuto in mente un titolo più carino e ho, inoltre, alzato il rating da giallo ad arancione sia perché mi sono resa conto di aver usato termini abbastanza pesantucci in alcuni punti sia perché andando avanti ci saranno delle scene in cui sarà necessario
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loghi, Un po' tutti, Zola
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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                                                                                        Sollievo

 

Shu sedeva su una scomoda sedia nella sala d'attesa dell'ospedale, un bicchiere vuto di cioccolata in mano e gli occhi gonfi dal pianto. Si trovava lì da molte ore, fissando il pavimento e alzando gli occhi solo quando qualche dottore correva passandogli di fronte. L'orologio appeso alla parete scandiva il tempo lentamente. Erano le quattro e mezza del pomeriggio, probabilmente Kluke si stava chiedendo dove fosse. Per la foga aveva lasciato il cellulare a casa. ma non gli importava. Non voleva sentire nessuno al momento.

-Ragazzo-una voce lo fece sobbalzare; alzò gli occhi e vide una giovane infermiera guardarlo preoccupata-Va tutto bene?-

Shu scosse la testa, per poi tornare a fissare il pavimento con sguardo vacuo. La donna gli mise gentilmente una mano sulla spalla, stringendola forte-Vuoi qualcosa da mangiare?-chiese.

Shu era certo che se avesse mangiato qualcosa lo avrebbe rigettato per il nervosismo, ma le molte ore passate a digiuno e le sue membra stanche lo spinsero ad accettare l'offerta. L'infermiera si allontanò per qualche minuto per poi tornare con un tramezzino che porse al ragazzo. Shu prese un piccolo morso masticando lentamente, sentendo il suo stomaco ribellarsi. Che si trattasse del fatto che aveva molta fame o era solo nervoso non lo sapeva.

-Margareth? Dove sei?- la voce di un uomo riecheggiò per il corridoio vuoto; la donna alzò gli occhi per poi riportarli sul ragazzo.

-Devo andare ma se hai bisogno di qualcosa chiamami-gli sorrise accarezzandogli la testa, per poi correre per il corridoio, sparendo dalla visuale di Shu. Rimase di nuovo solo, finì il tramezzino e tornò a fissare il pavimento, aspettando pazientemente che il nonno uscisse dalla sala operatoria.

-Shu? Che ci fai qui?-una voce familiare attirò l'attenzione del ragazzo, che sgranò gli occhi. Bouquet era in piedi di fronte a lui con un mazzo di fiori in mano. Il ragazzo la fissò, non sapendo cosa dire. Aveva la gola secca dopo tante ore passate in silenzio.

-Cosa...?-gracchiò, sfrofinandosi gli occhi gonfi.

-Una mia compagna di classe è stata operata di appendicite, sono venuta a frovarla-si avvicinò sedendosi accando a lui, stringendogli leggermente la mano e osservandolo attentamente prima di capire che aveva pianto- Cos'è successo?- chiese dolcemente. Shu non riuscì più a resistere e scoppiò a piangere di nuovo, coprendosi gli occhi con la mano libera. Sentì le braccia di Bouquet stringerlo contro di lei e appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi.

***

-Ma dove sarà finito?!-sbottò Kluke, chiamando Shu per la sesta volta. Quando non lo aveva visto presentarsi a scuola era rimasta leggermente stupita visto che dovevano assolutamente parlare di Jiro e Bouquet, ma era certa che sarebbe entrato alla seconda ora per paura dell'interrogazione di geografia. Quando anche la terza ora finì e Shu non si era ancora presentato Kluk lo chiamò sia al cellulare che a casa. Entrambi i telefoni suonarono a vuoto e Kluke iniziò a preoccuparsi; il nonno di Shu non stava molto bene e la mattina non usciva mai, perché non aveva risposto? Provò a chiamare ancora una volta finite le lezioni, poi tre volte dopo pranzo. Andò anche a casa sua ma nessuno rispose al citofono. Ebbe l'impulso di chiamare Jiro, ma sapeva che nanche lui avrebbe risposto dal momento che era al campo di atletica e si stava allenando. Forse Shu era lì.

-Andrò a vedere- si disse avvicinandosi ad una fermata del pullman e aspettando che passasse quello giusto con una grande inquietudine addosso.

***

Quando Zola aprì gli occhi un forte mal di testa la colpì, facendola gemere. Portò lentamente la mano vicino alla tempia destra, massaggiandola lievemente. Notò che la temperatura della sua fronte era abbastanza alta, probabilmente aveva la febbre. Quanto aveva bevuto la notte prima? Non ricordava molto bene quello che era accaduto.

"Cerchiamo di fare il punto della situazione" pensò "Delphinium ha bevuto troppo ed è andata a cantare, ovviamente, io e Logi abbiamo fatto una gara a chi bevesse di più prima di ubriacarsi. Ho perso. Cynthia si è avvicinata col suo solito atteggiamento provocante. Logi mi ha portata fuori dal locale e poi..." sobbalzò quando le tornò in mente il ricordo del loro bacio.

"Che cazzo ho combinato?!" gridò nella sua testa per poi sedersi di scatto colpendo col braccio qualcosa di morbido alla sua sinistra, che sbuffò sonoramente. Il cuore di Zola smise di battere mentre si girò verso colui che aveva provocato quel suono. Loghi dormiva beatamente nel SUO letto con addosso solo i boxer. La prima cosa che fece Zola fu controllare se avesse ancora i vestiti addosso. Dopo aver appurato che indossava il suo pigiama si calmò un attimo, ricordandosi che era stata lei a chiedere all'uomo di non lasciarla sola quella notte. Quindi non era successo niente tra loro a parte quel bacio. Decise di alzarsi e lanciò un'occhiata al suo cellulare. C'era una chiamata persa di Cynthia, una di Delphinium e tre di Conrad, più sei messaggi.

"Cazzo" imprecò di nuovo, alzandosi lentamente in piedi e andando in bagno a prendere un'aspirina e il termometro. Si mosse lentamente per paura di svegliare Logi; dovevano parlare di quello che era successo la sera precedente e, al momento, tutto quello che Zola voleva era farsi una doccia e placare quel forte mal di testa. Lanciò uno sguardo verso il letto e si accorse che Logi stava dormendo profontamente, il viso rilassato e i lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino. Era adorabile.

A quel pensiero Zola scosse la testa e si diede un sonoro schiaffo.

"Stupida" si disse mentalmente prima di allontanarsi il più possibile da quell'angelo biondo e chiudersi in bagno. Rimase mezz'ora sotto la doccia, cercando di calmarsi. Dopo essersi vestita andò in cucina, mangiò un paio di fette biscottate ed ingoiò un'aspirina. Mentre era impegnata a massaggiarsi la testa e a sperare che il farmaco agisse più in fretta possibile si ricordò dei messaggi. Tornò in bagno a prendere il cellulare e notò che due di loro erano di Delphinium e non avevano un briciolo di senso, probabilmente li aveva scritti mentre era ubriaca persa. Sorrise mentre le scriveva di chiamarla non appena si fosse svegliata. Uno era di Lamere che le chiedeva dove fosse e risaliva alla serata precedente, l'altro era di Cynthia che le chiedeva dove fosse finita. Gli altri due erano di Conrad.

"Amore come va? Sei con Delphinium?" Zola sentì il suo cuore rompersi a causa del senso di colpa. Conrad era un così bravo ragazzo e lei gli stava facendo passare le pene dell'inferno, come poteva fargli una cosa simile dopo due anni meravigliosi?

Lesse il secondo messaggio e sbiancò.

"Alle undici sarò da te" Il panico la assalì e lanciò un'occhiata all'orologio appeso in cucina. Erano le undici e cinque minuti. Neanche a farlo apposta il citofono suonò proprio in quel momento.

-Porca puttana!-gridò la ragazza precipitandosi in camera sua per trovare Logi sveglio e seduto sul suo letto fissarla confuso.

***

Quando Kluke arrivò al campo trovò Jiro seduto su una panchina con il cellulare in mano; doveva appena aver finito l'allenamento ma non c'era traccia di Shu.

-Jiro!- esclamò Kluke correndo verso di lui; il ragazzo voltò la testa di scatto al suono della sua voce, aveva un'espressione preoccupata in volto.

-Kluke, che ci fai qui? Hai sentito Shu oggi per caso? Non è da lui saltare l'allenamento senza avvertire-

-Sono venuta qui proprio per cercare lui. Oggi non è venuto a scuola, l'ho chiamato per tutto il giorno sia a casa che al cellulare ma non mi ha mai risposto nessuno-

-Neanche suo nonno?-Jiro cercava di mostrarsi calmo, ma Kluke potè notare benissimo una leggera ansia nella sua voce.

-Nessuno, sono entrambi irrintracciabili- il ragazzo si alzò in piedi di scatto e afferrò Kluke per il polso, correndo verso il suo motorino.

-Jiro che vuoi fare?-gridò Kluke, la mano stretta attorno al polso dell'amico.

-Deve essere successo qualcosa-Jiro aprì il bauletto e diede un casco a Kluke-Prima di tutto andiamo a parlare coi suoi vicini di casa, loro sanno sicuramente qualcosa. Dopo essersi maledetta per non averci pensato prima Kluke si allacciò il casco e salì sul motorino di Jiro afferrandolo per la vita; partirono a tutta velocità passando tra le varie macchine; il rumore di clacson e urla arrabbiate degli automobilisti fecero spaventare Kluke che si strinse ancora di più al ragazzo.

-Va tutto bene, stai tranquilla, siamo quasi arrivati-gridò Jiro in modo che la ragazza potesse sentirlo e tranquillizzarsi. Cinque minuti dopo erano sotto casa di Shu; il portone era aperto e così i ragazzi entrarono e si precipitarono al secondo piano, dove si trovava l'appartamento del loro amico.

-A chi chiediamo?-chiese Kluke respirando pesantemente sia per la corsa sfrenata per le scale sia per la tensione. Jiro le afferrò la mano e la guardò profondamente. Kluke non potè fare a meno di arrossire così come fece il ragazzo di fronte a lei.

-Calmati e respira, qualunque appartamento va bene-le sorrise, prima di rivolgere la sua occhiata alla porte di fronte a quella di Shu. Suonò il campanello e dopo pochi secondi un ragazzo di circa vent'anni aprì la porta. Quando li vide sgranò gli occhi.

-Oh, voi siete amici di Shu vero? Avete notizie dall'ospedale per caso?-i due ragazzi lo guardarono allibiti, non sapendo che dire. L'ospedale? Cos'era successo?

-Noi non abbiamo visto Shu per tutto il giorno, l'abbiamo chiamato ma non ci ha mai risposto. Siamo venuti qui per scoprire cosa focce successo-disse infine Kluke con voce tremante.

Il ragazzo la guardò tristemente prima di rispondere-Philip deve essersi sentito molto male, quando sono tornato a casa verso le undici di questa mattina ho visto un'ambulanza parcheggiata qui di fronte. Philip è stato caricato sull'ambulanza e Shu è salito con lui. Non ho fatto in tempo a chiedere nulla che l'ambulanza era già partita di corsa e non posso muovermi di casa finchè non torna il mio coinquilino. Mi spiace di non potervi aiutare di più- Jiro e Kluke rimasero a fissarlo pietrificati, prima che le lacrime della ragazza iniziassero a scendere copiosamente.

-No, non è possibile-disse tra i singhiozzi; Jiro la strinse a se prima di rivolgersi di nuovo al ragazzo.

-Quindi Shu è all'ospedale ora-disse con voce rotta, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

-Credo di sì-

-Bene, grazie per il suo aiuto, arrivederci-disse Jiro, dirigendosi verso la rampa delle scale con Kluke che piangeva tra le sue braccia. Quando uscirono dal palazzo si sedettero su un muretto. Jiro strinse Kluke e affondò la testa tra i suoi capelli, mentre le sue lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi. Philip, il nonno di Shu, era una persona straordinaria, forte e gentile. Si era preso cura del nipote da solo sebbene, a detta di Shu, fosse molto malato da anni ormai. Era tutto ciò che era rimasto al suo amico; la sua famiglia, la sua guida, il suo mondo. Quei pensieri strinsero il cuore di Jiro a tal punto che si sentì talmente male da stringere Kluke ancora più forte. Non seppe per quanto tempo rimasero in quella posizione prima che Kluke alzasse il volto e puntasse i suoi grandi occhi verdi in quelli blu scuro di Jiro, che non potè fare a meno di notare le lacrime che rigavano le guance e gli occhi gonfi dal pianto. La guardò con una tenerezza infinita prima che lei parlasse.

-Jiro, dobbiamo andare all'ospedale-

-Giusto-rispose lui senza esitazione; sempre stringendo la mano di Kluke tornarono al motorino e partirono diretti verso l'ospedale.

***

Erano le sei del pomeriggio e ancora nessuno gli aveva detto niente. Suo nonno era entrato nella sala operatoria ormai sette ore fa; Bouquet era rimasta con lui e gli sussurrava di tanto in tanto parole di conforto. Shu le aveva proposto di andare a trovare la sua amica, ma lei rifiutò. Non poteva lasciarlo solo in questo momento. Di una cosa si stupì però, e non potè fare a meno di chiederlo.

-Dove sono Jiro e Kluke?- a quei due nomi Shu sobbalzò. Si era completamente dimenticato di loro e anche dell'allenamento di atletica, sicuramente saranno preoccupatissimi.

-Ho lasciato il cellulare a casa quando è arrivata l'ambulanza e non ho potuto dire loro niente-disse con aria colpevole. Bouquet gli accarezzò una spalla.

-Se vuoi chiamiamo Jiro e gli chiediamo di rintracciare anche Kluke-gli disse Bouquet con un sorriso. Prima che potesse risponderle due persone urlarono contemporaneamente il suo nome-

-SHU!-Kluke e Jiro correvano verso di lui con gli occhi gonfi. Kluke gli saltò al collo e lo abbracciò forte; il ragazzo ricambiò e sentì nuove lacrime pungergli gli occhi.

-Siamo stati così in pensiero per te!-disse Kluke tra i singhiozzi.

-Mi dispiace ragazzi, ho dimenticato di prendere il cellulare quando è arrivata l'ambulanza. Come avete fatto a sapere che ero qui?-

-Abbiamo parlato con un tuo vicino e ci ha raccontato tutto-si intromise Jiro, stringendogli la spalla dopo che Kluke si era spostata-Mi spiace davvero molto amico, come sta tuo nonno?-

-Ancora non è uscito dalla sala operatoria, sono passate ormai sette ore...io non so...-sussurrò Shu, la voce incrinata. Jiro si sedette sul lato opposto e lo strinse forte, con Kluke sulle sue ginocchia che accarezzava gli scompigliati capelli neri del suo migliore amico. Solo allora la rossa si accorse di un'altra presenza accanto a Shu.

-Bouquet? Come mai sei qui?-la ragazza mora la osservò a disagio e rispose leggermente stizzita.

-Ero venuta a trovare una mia amica e ho incontrato Shu-Kluke non capì subito per quale motivo fosse così arrabbiata, poi si rese conto che era comodamente seduta sulle ginocchia del suo ragazzo.

-Oh!-esclamò prima di alzarsi in piedi di scatto-Mi dispiace- Bouquet non rispose e tornò a guardare Shu con preoccupazione. Dopo quel piccolo scambio di parole i quattro ragazzi rimasero in silenzio, aspettando. Finalmente dopo sette ore e mezzo la porta della sala operatoria si aprì ed un dottore con una faccia stanca uscì. I quattro ragazzi si alzarono di scatto e Shu si precipitò verso l'uomo.

-Come sta?-chiese Shu con impazienza.

-Sei un parente?-chiese l'uomo massaggiandosi la testa. Shu, non ricevendo risposte,  perse completamente la pazienza.

-Sono il nipote e sono qui da quasi otto ore! Ora mi dica come sta mio nonno!-gridò.

-Shu calmati!-lo sgridò Kluke.

-Tuo nonno sta bene-disse il dottore a bruciapelo-L'operazione è stata lunga perchè abbiamo dovuto fare molte trasfusioni e varie operazioni che vorrei evitare di spiegarti. Lo terremo qui per una settimana, se riprenderà, cosa che dovrebbe accadere, lo rimanderemo subito a casa-detto questo il dottore si allontanò, lasciando Shu a bocca aperta e incapace di parlare. Cadde in ginocchio sorridendo tra le lacrime.

-Il nonno sta bene-

 

                                                                                                                         ***

 

Carissimi non smetterò mai di chiedervi scusa! Purtroppo questo è stato un anno veramente duro, tra problemi scolasti, familiari, di amicizia e di amore purtroppo ho lasciato la storia in sospeso e mi dispiace molto. Da ora aggiornerò ogni settimana o, male che va, ogni due settimane. Per di più avverto che non manca nemmeno molto alla fine. Perdonatemi e grazie per continuare a sopportare i miei ritardi!

  
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