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Autore: TruvsJack    04/02/2008    2 recensioni
E' capodanno, ma Tru non si ferma mai: mentre a casa sua ha inizio una festa, in un supermercato avrà fine una vita. E nel tentativo di salvare quella vita, Tru rischia più del dovuto... e alla fine sarà lei a dover essere salvata. NB2: La trama rimarrà fedelissima a ciò che viene detto nel telfilm e anche alla sua struttura di narrazione. Infatti, leggete il "negli episodi precedenti" come se lo stesse guardando alla tv (quando vedete il simbolo "_" significa che cambia la scena). Ci saranno i flashback (in blu) e i discorsi in parallelo. NB3: Questo è solo il primo episodio della fanfiction, che avrà una seconda stagione completa di 13 episodi e una terza di nove (secondo i miei piani... hihi!) NB4: Recensite tanto!! Ve lo chiedo anche come favore!!! Così riesco a capire cosa vi piace e cosa no e posso rendere più piacevole la vostra lettura!! Dopotutto la serie non è mia, ma di tutti noi fan!! Grazie 10000000000000000000!! hihi!!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Tru Calling 2.7 "Lo scambio"- Capitolo 3 "La rapina"

 Nota dell'autore: Le parti evidenziate in blu sono i flashback.

Capitolo 3 “La rapina”

Ore 16.05

«Io vorrei un caffè!» disse Harrison, al bancone. «Con molto zucchero!».
«Anche io ne vorrei uno, ma amaro!» fece Every.
La cameriera se ne andò a preparare i caffè.
«Sembra esserci una strana avversione tra di noi!» commentò lei.
«Cosa?» chiese Harrison, con capendo. «Il tuo colore preferito è il nero, il mio il bianco; tu adori i film d’azione, io adoro i film romantici; il tuo cibo preferito è la carne, il mio il pesce; tu caffè dolce, io amaro... Insomma: tu sei la prima persona che conosco che ha i gusti totalmente diversi dai miei!! Sembriamo opp...».
«Harrison!» fece una voce maschile dietro di loro.
Harrison la riconobbe. «E quando si parla di opposti… Jack!». Si voltò.
«Cosa ci fai qui? Credevo avessi qualcos’altro da fare... intendo... riportare ordine nelle nostre vite, cose così!».
«Cosa?» fece Every.
«Nulla. Ma credo che Harrison avrà il piacere di raccontartelo più tardi…» fece Jack, con il uso solito sorriso compiaciuto. «Aspetta, ma tu sei Every! Sì, mi ricordo di te! Sei l’amica all’università di Tru!».
«Esatto!» disse Every.
«E tu sei… Jack, giusto?».
Jack annuì.
«Allora...» fece Every. «Mi vuoi spiegare che rapporto c’è fra te e Tru?». Tipico da Every: arrivare subito al punto, senza pensare alle conseguenze di quello che si è detto.
«E’ una storia molto lunga e complessa…» fece Jack, sorridendo. «Comunque, Harrison...». Jack cambiò subito discorso. «Potrei parlarti un secondo in privato?».

Harrison fissò Jack, poi Every. «Arrivo subito!».
Lui e Jack uscirono dal bar.
«Che cosa vuoi, Jack?» chiese Harrison.
«Carina, Every! Ti sei trovato la nuova ragazza?» chiese Jack.
«Non sono affari tuoi! Dimmi cosa vuoi!».
«Sempre le solite cose... Di a tua sorella che bisogna stare attenti in questi casi... » spiegò Jack.
«Cosa vuoi dire?».
«Voglio dire che  le probabilità che il Destino aiuti me invece che lei non molto alte!!». Fece un sorriso. «E questo mi riporta sempre al nostro solito discorso...».
«Se credi che io ti aiuterò a fermare Tru, ti sbagli di grosso!».
«Ma andiamo! Possibile che non volgiate capire?!» esclamò Jack, poi abbassando subito la voce. «Cambiare il Destino comporta delle conseguenze e il Destino...».
«E il Destino bla bla bla...» fece Harrison. «La prossima volta non disturbarti neanche a cercarmi! Io e te non abbiamo nulla da dirci!!».
Harrison entrò nel bar senza aggiungere una sola parola.
Jack rimase fermo, immobile. Lo guardo risedersi al bancone e notò Every che lo fissava.
Dopo aver scambiato per qualche secondo lo sguardo con la ragazza, Jack si voltò. Prese il cellulare e cominciò a camminare.
«Pronto!» disse.
Richard rispose all’altro capo del telefono. «Ho appena incontrato il tuo adorato figlio...» disse Jack.
«E...?».
«E credo abbiamo trovato un altro modo per portarlo da noi!».
 

Ore 18.43

«Sicuro di aver controllato bene Jack?!» chiese Tru.
«Le mie fonti stanno controllando a vista Linda Gordon e ti assicuro mi hanno detto che Jack non si è nemmeno visto nei paraggi di quella donna!» fece Davis, mentre camminavano nei corridoi dell’obitorio.
«Le tue fonti?» chiese Tru.
«Sì!» fece Davis. «Perché?! Anch’io ho persone su cui fare affidamento in situazioni del genere!!».
«Ovvero spiare una donna che sappiamo morirà perché io sto rivivendo una giornata?» esclamò Tru.
«Beh... se la metti così sembra quasi... ehm... strano».
«Per forza, Davis! A chi hai chiesto di aiutarti?». Insieme entrarono nell’ufficio di Davis.
«Non te lo dirò!» disse lui.
«Allora... non è Harrison perché ha passato tutta la giornata con Every, stando a quello che mi ha detto...».
«Non sforzarti neanche! Non lo saprai mai!».
«E se Harrison è l’unico a sapere del segreto... a meno che... Davis, non avrai detto del segreto a Carrie!?!». Tru sembrava infuriata.
Davis si bloccò. Quel silenzio era più eloquente di mille parole.
«Davis! Ti avevo detto di non farlo! Come facciamo a fidarci di lei se non la conosciamo!!».
«Ma io di lei mi fido!!» esclamò Davis, voltandosi verso Tru e guardandola negli occhi.
«Che cosa ti è successo, Davis?» fece lei. «Cosa intendi?» chiese lui.
«Insomma... l’anno scorso non volevi che raccontassi il mio segreto a Jack neanche quando avevamo scoperto che lui riviveva le giornate!».
«E non mi sembra di essere andato errando nei miei sospetti su di lui!!» disse Davis. «Tru...».
«No, Davis! Non ripetere il discorso sulla fiducia! Come tu sentivi che in Jack c’era qualcosa che non andava, ora io sento che non ci possiamo fidare di lei!!» esclamò Tru.
«Come sentivi che Jack ci sarebbe stato d’aiuto?!» urlò Davis.
«Basta! Ho capito! Tu avevi ragione su Jack ed io avevo torto! Ma questa volta sono sicura di quello che sto dicendo! Non conosciamo ancora bene Carrie!».
«Oh...» fece Davis, sorridendo. «Io la conosco bene! E so che non può avere niente a che fare con Jack! Li ho visto incontrarsi per la prima volta il giorno del tuo compleanno, e Jack non sapeva che la stessi seguendo!».
«O forse sì! Magari hanno inscenato tutto per fartelo credere! E poi cosa mi dici riguardo al fatto che è stata sospettato di tentato omicidio per la morte di suo marito?!».
Questa volta Tru e Davis stavano litigando seriamente: ognuno stava tirando fuori i dubbi e gli errori commessi dall’altro.
«Carrie non ha ucciso quell’uomo! Lui si è suicidato!!».
«E come fai a saperlo?!» domandò Tru.
Davis non sapeva come rispondere.
«Ok...» fece lei. «Credo che questa conversazione sia finita! La prossima volta che rivivrò una giornata chiederò aiuto a Harrison! Almeno di lui credo di potermi fidare...».
Davis fece un risata.
«Ti fidi di Harrison e non ti fidi di me?» fece Davis.
Tru si voltò, senza dire una parola.
«Se vuoi tenere il tuo segreto al sicuro fai pure! Ma non giudicare le persone senza conoscerle!» urlò Davis, mentre Tru usciva nel corridoio.
Lui si guardò intorno. Ora era rimasto solo.
 

Ore 19.18

Tru entrò nel suo appartamento. Ad attenderla c’erano già alcuni invitati. Harrison aveva preparato tutto alla perfezione. «Ciao, Tru!» disse suo fratello, avvicinandosi per parlare a bassa voce.
«Allora, come va? Hai compiuto il tuo dovere da supereroina anche oggi?».
«Credo di sì, ma voglio esserne certa! Tra poco avverrà la rapina e voglio assicurarmi che Linda Gordon non entri in quel supermercato! E... ho litigato con Davis!».
«Perché? Cosa è successo?!».
«Nulla di che...» fece lei, non rendendosi conto che anche lei teneva dei segreti in quel momento. Guardò in giro per la casa. «Oh mio Dio! Perché papà è qui?!» chiese Tru.
Senza neanche ascoltare la risposta di Harrison, Tru si avvicinò a suo padre.
«Papà! Cosa ci fai qui?» chiese, abbracciandolo, un po’ confusa.
«Questa mattina ho incontrato Harrison e Every e lui mi ha invitato questa sera a casa tua. Spero di essere il benvenuto...».
«Oh, sì! Io non ti avevo invitato solo perché credevo avresti voluto passare il Capodanno con la famiglia unita...».

“«Ma non ci sarà Meredith...» precisò suo padre.”
«Hai ragione, ma c’è stato un cambiamento di programma proprio ieri... Jordan e i bambini sono andati da sua madre mentre io dovevo sbrigare una cosa in ufficio e non potevo muovermi da qui...» spiegò Richard.
Tru trovava strano il comportamento di suo padre. Perché quando glielo aveva chiesto lei, lui non aveva accettato?
Subito l’immagine dell’orologio la riportò alla realtà: erano le 19.21. Aveva meno sette minuti per arrivare al negozio.
«Devo andare!» disse lei, correndo verso la porta.
«Ma dove devi andare a quest’ora?» chiese Richard, cercando di trattenerla.
«Ehm... devo andare un attimo da Davis in obitorio, ma arrivo subito! Non preoccuparti! Ciao!».
Subito, con stupore anche degli altri invitati che non era riuscita a salutare, tra i quali Jensen, uscì dalla stanza.
Jensen guardò Every.
«A me è sembrato abbia cercato di evitarti...» disse lei.
«No, no! L’hai sentita? Ha detto che va... va un attimo da Davis e poi torna!» fece Jensen, non del tutto convinto. Alla fine si sforzò di sorridere. Fissò il regalo per Tru che aveva in mano e lo appoggiò sul mobile.
E mentre il telefono di casa suonò e Harrison andò a rispondere, Richard ne approfittò per chiamare Jack.
«Sta arrivando...» disse velocemente.
«Ok!». Chiuse il cellulare.
«Cosa?!» urlò Harrison. «Perché non me lo ha detto?!». Subito sbatté subito il telefono in faccia a Davis e corse fuori dall’appartamento.
«Cosa c’è? Che è successo?» chiese Richard, seguendo Harrison.
«Nulla, papà! Torna in casa! Arrivo subito!». In pochi secondi era già scomparso giù dalle scale.
Richard aspettò qualche secondo poi lo seguì. Sapeva dove stava andando: al Gray Market. 

Jack vide entrare Linda al Gray Market. Il suo piano aveva funzionato: le aveva rotto la bottiglia, dicendole che sarebbe andato lui a ricomprare tutta la spesa, senza però prenderle lo champagne, che avrebbe costretto la donna a tornare al supermercato.
Non molto lontano notò una figura correre verso l’edificio a tutta velocità.
“Può essere sole lei” pensò “Tru!”.
Jack si mosse e attraversò la strada.
Tru cominciò ad aumentare il passo quando lo vide avvicinarsi al negozio.
«Tru, fermati!» disse.
«No! La devo salvare!» esclamò lei.
«Non puoi farlo!» rispose lui.
Tru stava entrando nel supermercato, quando Jack la bloccò. «Non te lo lascerò fare!».
«E io, quando la polizia arriverà, potrei dire che tu mi hai impedito di entrare e bloccare la rapina…!». 
«Ma io sto salvando te, Tru… La polizia crederà di più alla storia dell’uomo che ferma la coraggiosa donna che non può nulla contro la morte…» fece Jack, tenendo il braccio davanti alla porta, bloccando la strada a Tru.
«Ne sei sicuro?» disse lei, in aria di sfida.
Jack la fissò negli occhi, pieno di rabbia, per qualche secondo, poi spostò il braccio.
Tru entrò di corse e si diresse verso Linda. Sapeva dove fosse andata: al reparto bibite.
Jack si allontanò dal supermercato.
Se i rapinatori lo avessero visto, non sarebbero entrati.
E neanche un minuto dopo, tre uomini con delle calze in testa entrarono nel supermercato.
«Mi dispiace Tru, ma sei voluta entrare tu!» sussurrò Jack.  Rimase lì, dietro una macchina, a fissare la scena.
Il rapinatore con la calza nera in testa minaccia con una pistola il commesso. Poi si voltò e parlò con quello con la calza verde. Qualche secondo dopo, l’uomo con la calza verde si allontanò. Ma non fece in tempo a fare qualche passo che Tru comparve tra uno degli scaffali, con le mani alzate.
L’uomo con la calza verde le puntava la pistola contro.
«Rimani ferma lì!» esclamò Carl. «Non fare un solo passo!».
«Ok... ok...» fece Tru. «Ma non sparate a nessuno! Non c’è bisogno di farlo!».
«Sta zitta!» urlò l’uomo con la calza nera alla cassa.
«Non ascoltarlo...» sussurrò Tru a Carl. Questi si voltò verso il rapinatore con la calza verde.
«Hai finito?» esclamò intanto l’uomo con la calza nera contro il commesso.
«Ho quasi finito...» disse questi.
Carl si voltò nuovamente di scatto verso Tru quando sentì un rumore tra gli scaffali. «Cos’è stato?!» chiese.
«Nulla... Non è stato niente...» fece Tru, tenendo le mani alzate.
Linda uscì con le mani alzate dagli scaffali e si mise dietro Tru.
Carl si spaventò e subito puntò la pistola contro la donna.
«NO!» urlò Tru. «Non farlo! Non sparare!».
Una voce riecheggiò. «Mamma?!».
Nessuno capiva cosa stesse succedendo.
Ad un tratto il terzo rapinatore si tolse la calza marrone dal suo viso. Sia Tru e che Linda lo riconobbero.

“L’altra foto ritraeva un giovane molto somigliante alla donna: capelli castano scuro, occhi verdi, sorridente. «E questo tuo figlio, giusto?»”.
«Daniel?» esclamò la madre.
Ora regnava il silenzio.
Daniel e Linda si fissavano negli occhi.
Carl, puntando la pistola verso Tru e Linda, guardò l’uomo con la calza nera, che lo fissava infuriato. Aveva molta paura di lui.
La porta d’entrata si spalancò all’improvviso.
Carl si spaventò e sparò.
Harrison, appena entrato, non riusciva a credere a quello che era appena successo. Tutti si voltarono in direzione Carl. Un metro più avanti a lui, Tru cadde a terra. Nel suo addome si era formato un cerchio rosso, che man mano diventava sempre più grande.
«TRU!» urlò Harrison, con tutta la voce che aveva in gola.
Mentre lui si gettava verso sua sorella, i rapinatori scapparono. Daniel non voleva scappare, però. Carl lo prese per il braccio e lo trascinò via.
Linda incrociò ancora una volta il suo sguardo con quello di suo figlio, prima che questi andasse via.
Jack era arrivato sulla porta. Non riusciva a credere neanche lui che a morire sarebbe stata Tru.
Non volendo, aveva cambiato il Destino di nuovo.
Richard sarebbe stato pronto a perdonarlo di nuovo dopo Luc? Lo avrebbe scoperto subito, perché Richard entrò di corsa nel negozio.
Harrison scivolò verso il corpo di sua sorella, steso a terra.
Tru guardò Linda e si accorse che era salva. Lei aveva compiuto il suo dovere. Se ora fosse morta, sapeva che il suo potere, la sua “chiamata”, quella che sua madre le aveva donato, l’avrebbe ricevuta qualcun altro.
Ma non poteva lasciare questo mondo, non ancora, almeno.
Doveva ancora fare pace con Davis e parlare con Jensen. Non poteva.
Tossì e del sangue le uscì dalla bocca.
«Tru!» urlò ancora Harrison, prendendola fra le sue braccia. «Non mi lasciare!» aggiunse piangendo.
Si voltò verso Jack e verso Richard. «Chiamate un’ambulanza!!» urlò. «Muovetevi!!».
Tornò verso Tru. «Non mi lasciare, Tru! Non mi lasci...».
Ma Harrison si rese conto.
Tru non respirava più, non si muoveva più.
Sia Jack che Richard guardavano la scena, immobili.
«Tru...» fece Harrison. «No, Tru! Non andartene...».
Jack spostò il suo sguardo a Richard mentre sentì un brivido passargli lungo la schiena.
Harrison era seduto a terra, con la sorella distesa fra le sue braccia. Tru era morta ed Harrison sapeva chi era il colpevole di tutto ciò: Jack.
Con il viso pieno di lacrime, Harrison si voltò verso Jack.
Harrison vide il terrore nei suoi occhi, un terrore che mostrava rimorsi.
«A...t...i..».
Un sussurro risuonò nell’aria.
Harrison si voltò lentamente verso Tru con la paura, ma anche la speranza, che quello che credeva di aver sentito fosse vero.
Gli occhi di Tru si spalancarono.
«Harrison, aiutami!» esclamò.
Harrison sentì una strana sensazione. Si guardò intorno: vide il modo contorcersi dietro di sé, compattarsi. Jack, Richard, il commesso, Linda, il negozio intero... Tutto si stava dissolvendo dietro di lui. Vide tutte le immagini della sua giornata passargli avanti.
Il giorno regredì fino al mattino.
Harrison spalancò gli occhi e si mise seduto sul suo letto. Si guardò intorno: era la sua camera da letto e il calendario diceva che era ancora il 31 Dicembre.
«Mio Dio!» fu l’unica cosa che riuscì a dire. 

  
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