Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: EleEmerald    25/07/2013    3 recensioni
"Una volta arrivati era già sera e davanti a loro si ergeva un’enorme villa. Questa sembrava uscita da un film horror. Aveva statue delle divinità greche su un tetto viola pieno di ragnatele. "
In questa storia ho provato a far incontrare i personaggi di quattro anime per creare un'atmosfera a volte romantica, altre triste, altre buffa. Spero vi piaccia. Commentate!
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Conan e Heiji stavano decodificando il codice ormai da mezzora.
L’orologio segnò le due di notte.
2 20. 2 20. 2 20. Ah non ci capisco un bel niente! Conan si passò una mano tra i capelli.
- Tu ci capisci qualcosa? – chiese Heiji.
- No…se proviamo a cambiare i numeri con le lettere dell’alfabeto occidentale, d’altronde lo ha scritto Erica, che è per metà Inglese, allora viene B T. Però forse…T, cosa significa!? –
Ran guardò l’orologio poi disse qualcosa con una voce talmente bassa che solo Conan riuscì a sentirla.
- Ti…Ran tu sei un genio! Ora manca solo 4 3 2 1 -
- Non è che potresti spiegarlo anche a me? – disse Heiji.
Allora, i numeri scendono, quale oggetto scende? Ho capito.
- Heiji fai venire tutti nello studio! Lì ti spiegherò tutto! – Conan parlò all’orecchio di Heiji.
 
 
Una volta giunti allo studio Conan prese da parte Heiji e gli spiegò tutto.
- Ah quindi le tre sequenze si riferiscono a cosa è successo, dove e come arrivarci?
- Esatto – annuì Conan.
- Ma non ho capito cosa significano –
- Prendiamo la seconda sequenza. 2 20. Lascia stare il 2 e concentrati sul 20. Sostituiamo il 20 con la lettera T, quale parola comincia per T in inglese?
- Ce ne sono moltissime!
- Time!
- Tempo?
- Significa anche volta. E 2 è l’ultimo numero citato nella sequenza precedente.
- Anche il primo.
- Si ma se unisci le due parole esce la frase “Ultima volta!”
- Si…Si riferisce al luogo!?
- Esatto. Cioè qui, lo studio.
- E l’altra sequenza?
- Quale oggetto scende come i numeri della sequenza?
- Le scale?
- Giusto.
- Allora saliamo!
- No! Perché le scale scendono! Be’ se vuoi possiamo anche salire ma non dopo aver perlustrato tutto il pavimento perché i numeri scendono, non salgono. Quindi le scale che cerchiamo vanno all’ingiù – disse Conan.
Perlustrarono tutto lo studio senza trovare niente allora salirono.
Kazuha inciampò in una piastrella della stanzetta sopra le scale. Conan la sollevò.
Avevano trovato le scale.
 
 
Una volta arrivati nella piccola stanzetta la prima cosa che videro fu il cadavere di John e cinque ragazzi più un alieno radunati intorno a qualcosa.
- Ran, Kazuha chiamate la polizia! – urlò Conan.
Le due annuirono e fecero per salire le scale.
- Non chiudete la botola – disse qualcuno, forse Nami.
- Si, anche prima l’abbiamo lasciata aperta – annuì Ran e, insieme a Kazuha, corse su per le scale.
Conan ed Heiji corsero verso il cadavere ed iniziarono a scrutarlo.
- Era già morto quando siete arrivati? – chiese Heiji.
- Era già così…quindi credo di si – rispose Rufy.
- Ok, non avete toccato niente vero? –
- No, niente.
- Vi chiedo di uscire dalla stanza –
- Si, portiamo anche Erica, è svenuta quando ha visto il cadavere. Dice che è suo padre – disse Nami.
- Si, sembra lui – Heiji guardò Conan.
Conan annuì.
I cinque ragazzi e l’alieno trasportarono Erica fuori dalla stanza e l’adagiarono sul divano che vi era nel salone. Conan ed Heiji iniziarono ad indagare.
- E’ morto di sicuro per impiccagione. Però non sono sicuro che sia suicidio come sembrano le scale farci credere. – Conan indicò delle piccole scalette cadute a terra vicino ad corpo.
- Si, credo sia omicidio – prese un fazzoletto dalla tasca e alzò le scale – Se fosse salito su queste scalette non sarebbe riuscito a compiere questo gesto, sono un tipo di scale che non cadono facilmente, se anche con i piedi gli si da un colpo, non cadono – girò le scale e mostro dei piccoli cerchietti, attaccati sulle gambe, che servivano per non far scivolare la scala.
- E se è omicidio l’unico assassino probabile è…- la frase fu interrotta dalle sirene della polizia.
 
 
Erica riaprì gli occhi.
- Erica! Come stai? – chiese Natsumi.
- Sto…sto bene.
- Vuoi raccontarci chi era quell’uomo? Tuo padre?
- Si…era lui – si alzò in piedi e cominciò a girovagare per la stanza – E’ colpa mia –
- Cosa?
- E’ colpa mia se è morto –
- No, non è colpa tua – la rassicurò.
- Si invece! – urlò Erica, poi scoppiò a piangere.
Tutti si zittirono di colpo. La polizia entrò nella casa e fu accompagnata da Ran e Kazuha nella stanza dove era stato commesso l’omicidio. Erica ricominciò a parlare.
- Prima vi avevo detto che era morto anche Umi allo stesso modo, ma, vedete, non è l’unica persona che è morta prematuramente. Vedete, anche mia madre è morta. Ha avuto un infarto. Avevo solo 8 anni. Io ho superato questa cosa solo con l’aiuto di Umi e poi, anche lui. Ora mio padre -
- Erica, mi dispiace moltissimo – disse Nami.
- Sembra che chiunque si affezioni a me finisca per morire –
- Come hai conosciuto Umi?
- E’ sempre vissuto qui, era il mio migliore amico. Era il figlio di Makoto.
- Si, ce lo ha detto – disse Natsumi.
 
 
La polizia stava analizzando il corpo. Ormai non c’erano dubbi, si trattava di omicidio.
- Ispettore Megure? – lo chiamò un poliziotto della Scientifica.
- Si? – chiese Juzo Megure.
- C’è un problema. – disse lui.
- Cioè?
- Non abbiamo ritrovato impronte sulle scale.
- Che cosa?
- Sembra che qualcuno si sia preoccupato di cancellarle, ma ha commesso un grosso errore, ha cancellato anche quelle del cadavere. –
- Quindi si tratta di omicidio?
- Si ispettore – disse Conan.
- Oh no, cosa ci fai tu qui?
- E’ con me! – disse Heiji e gli raccontò della sfida e di cosa avevano scoperto.
- Si! Il colpevole è senz’altro lui! Fate radunare tutti qui!
In meno di dieci minuti tutti coloro che erano nella casa erano radunati intorno a Megure. Conan e Heiji si scambiarono un’occhiata. Heiji incominciò a camminare per la stanza.
- Il nostro caro John non si è suicidato. Si tratta di un omicidio. E il colpevole è Makoto! – disse.
- Cosa? Ma se non sapevo nemmeno dell’esistenza di questa stanza! – provò a scagionarsi lui.
- Ho delle prove! Quando hai cancellato le impronte dalla scala hai commesso il gravissimo errore di cancellare anche quelle di John! –
- Ma non hai prove che sono stato io!
- Hai ragione ma so come sono andati i fatti. Ieri sera hai attirato qui John con un inganno e l’hai addormentato con del cloroformio – guardò Conan.
- E’ vero ispettore! Dall’ultimo esame sono state rilevate tracce di cloroformio nel corpo della vittima – intervenne un poliziotto della Scientifica.
- Poi lo sei salito sulla scala e hai appeso il corpo che durante il sonno è morto, infine hai cancellato le tue impronte e quelle del cadavere – concluse Heiji.
- E perché avrei dovuto farlo? – Makoto era nervoso.
- No! Non è stato Makoto! Non avrebbe mai fatto una cosa del genere! –  quasi urlò Erica.
- Perché tuo padre ha ucciso Umi – disse Conan.
- Co…cosa? No Umi si è suicidato! – tirò fuori il biglietto.
- Tuo padre ha ragione – citò Heiji – Non credo che un ragazzo innamorato si sarebbe mai ucciso perché tuo padre non lo riteneva il ragazzo adatto a te! E’ stato tuo padre ha farlo fuori e a mettere in scena tutto questo! Lui voleva che ti fidanzassi che qualcun altro! E l’unico modo per farlo era ucciderlo, secondo lui, perché tu lo amavi!
- No! Mio padre mi voleva bene!
- Lo ha fatto proprio per questo!
- E’ vero… - Makoto parlò.
- Ma…Makoto! Non dire assurdità! Tu conoscevi mio padre!
- Lo conoscevo meglio di te. Con te fingeva, lui era diverso. Era un mostro. Non lo sopportavo più.
- Ammetti di averlo ucciso tu? – chiese Conan.
- Si! Sono stato io! Ho sospettato fin da subito che fosse stato lui ad uccidere mio figlio! Il mese scorso mentre gli portavo il te ho inserito dell’alcol nella bevanda. Dopo poco tempo ha confessato tutto! Non ha mai retto l’alcol e dopo un sorso raccontava tutti i suoi sporchi affari! Così ho deciso di fargliela pagare! Ho inventato la sfida, ho persino inventato di averla persa, in realtà io sono stato assunto come un normale dipendente. Sapevo che se facevo credere ad un gruppo di ragazzi che la casa era stregata loro sarebbero andati a curiosare e avrebbero trovato il corpo! Poi avrebbero archiviato il caso come suicidio! Non credevo che di aver commesso l’errore di aver cancellato le impronte. Quest’errore ha segnato la mia condanna. Scusami Erica. Tu eri come una figlia per me, lo sei ancora, spero che mi vorrai ancora bene. – Makoto fece un sorriso triste.
- Così hai solo infangato il ricordo di Umi, Makoto! Tu eri l’uomo migliore che avessi conosciuto. Non credo che Umi, ora, riuscirà a essere di nuovo fiero di te! – disse Erica con una lacrima che le rigava il volto.
Subito dopo Makoto fu arrestato e portato alla centrale di polizia. Erica, essendo ormai orfana, fu adottata dalla moglie di Makoto, che non sapeva nulla perché era durante l’accaduto era in vacanza con alcune amiche. Venuta a sapere dell’accaduto andò dal marito in prigione e gli chiese la separazione poi chiese al tribunale di poter adottare la ragazza, dato che non era ancora maggiorenne. (N.B. in Giappone la maggiore età si raggiunge a 21 anni)
I dieci ragazzi andarono in centrale a dare la deposizione.
Una volta finito Conan salì in macchina.
La testa cominciò a girargli vorticosamente. Si fece tutto buio.
 
 
- Kudo! Kudo! Svegliati! – disse una voce.
Conan aprì gli occhi. Davanti a lui vide un libro di Agata Christie intitolato Dieci Piccoli Indiani. Alzò la testa. Ai? Cosa ci fa qui? Era…era un sogno?
- Ai? Cos’è successo? – chiese.
- Ti sei addormentato! Hai dormito per ben 4 ore! Poi ho visto che ti stavi riprendendo così ti ho svegliato. Te l’avevo detto che la pillola poteva darti una reazione allergica – rispose lei.
Ecco spiegate le bambole e Erica, che non era del tutto giapponese. Guardò il libro e poi Ai. Sorrise.
- Non importa, tu però continua con nuove pillole -
- Certo. Ma tu smettila di mettermi fretta.
- D’accordo –
Ai lo guardò storto. Poi sorrise senza farsi notare dal detective.
 
FINE.
 
 
Angolino dell’autrice: Ciao a tutti! Scusate per l’enorme ritardo ma settimana scorsa mia sorella aveva bisogno del PC per un esame così mi sono scritta la storia sugli appunti del cellulare ma la sfortuna vuole che per sbaglio li abbia cancellati così ho dovuto riscrivere tutto, per questo ci ho messo un po’. La storia è finita. Spero vi sia piaciuta! Ringrazio quelli che hanno seguito la storia e coloro che hanno commentato. Commentate anche questo capitolo. Ciao!
 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: EleEmerald