NOTE
DELL’AUTRICE: ciao a
tutti, cari lettori e lettrici!!!! Ecco qui il primo capitolo della mia
storia... mi scuso in anticipo se ci sono degli errori, ma non sto
molto
bene.... quindi siate clementi....
Buona
lettura,
Crystal
Capitolo
1
Dohko
di Libra stava
inginocchiato davanti alla cascata del Drago, in meditazione, quando la
distratta percezione di un cosmo familiare e uno schiocco davanti a lui
lo
costrinse a rompere la concentrazione. Spalancò gli occhi
dalla sorpresa,
lanciandosi per prendere la giovane donna cinese che stava per cadere
dentro
l’acqua.
Erano
quasi due secoli
che non la vedeva, Su-lee.
“Su-lee!
Su-lee,
svegliati! Su...” la chiamò, recandosi in fretta
verso la casa dove viveva con
il suo allievo, Sirio, e la sua figlia adottiva, Fiore di Luna.
“Fiore
di Luna, presto!
Portami delle erbe medicinali e delle bende!” le
gridò appena fu dentro,
adagiando Su-lee sul suo letto e aprendole delicatamente la tunica
sulla pancia
per esaminare la ferita sull’addome, che sembrava essere la
più grave.
“Ecco
qui, maestro! Ma
a cosa.... oddio! Cosa è successo? Qualcuno vi ha
attaccato?” domandò la
giovane dai lunghi capelli neri raccolti in una treccia, mentre si
precipitava
ad aiutare il cavaliere a spogliare la donna e medicarne le ferite.
Poi,
notando che il ragazzo non aveva del tutto aperto la tunica, si
offrì di
medicarla lei, assicurando che se si fosse svegliata
l’avrebbe chiamato subito.
Dohko arrossì come non faceva da quando era realmente un
ventenne, ma accettò,
andando ad aspettare nel salone di fianco alla sua stanza.
Rimasta
sola, Fiore di
luna si fermò un secondo a osservare la giovane donna che
sembrava causare un
così grande turbamento nel maestro. Era una giovane cinese,
sui vent’anni,
forse anche leggermente di meno, il viso ovale incorniciato da
lunghissimi
capelli neri come la notte senza stelle, legati in una treccia morbida,
che si
stava sciogliendo, rendendoli leggermente ondulati. Era alta, con il
fisico
minuto e dalle forme delicate, coperto da una tunica rosa chiaro e
azzurro con
pantaloni dello stesso colore. Sarebbe potuta passare per una modella,
se non
fosse stato per i vestiti tutti pieni di strappi e la fascia rossa che
stringeva il seno strappata e imbrattata di sangue, per via della
ferita che
aveva sulla pancia.
Innanzi
tutto, Fiore di
luna le tolse gli stivaletti bassi, posandoli a fianco del letto, prima
di
finire di toglierle la tunica e i pantaloni, prendendo una pezza e
l’acqua lì
vicino per pulire ogni più piccolo taglio, per evitare che
facesse infezione. Finito,
passò a bendare le ferite più gravi e incerottare
quelle più leggere. La ferita
all’addome, la più grave, perdeva ancora un
po’ di sangue; la ripulì con
attenzione, cospargendola di crema di erbe medicamentose, prima di
fasciarla
stretta, pregando che smettesse di sanguinare. Dopo di che le
andò a prendere
un suo vestito, per poterla ricoprire, le sistemò le coperte
e si recò
nell’altra stanza, dove Dohko stava spiegando ad un Sirio
leggermente
preoccupato cosa era successo, per lo meno quello che sapeva.
“Non
so cosa sia
successo, è comparsa già svenuta. Ma... era
così tanto tempo che non la
vedevo... mi preoccupa che mi abbia cercato!” diceva, con
espressione
corrucciata e lo sguardo terribilmente serio non si staccava dal
piccolo fuoco
nel camino, nel saloncino della casa.
“Non
dovrebbe neanche
essere viva.” Sussurrò con la testa bassa per non
farsi sentire, né vedere.
Fiore
di Luna
tossicchiò, palesando così la sua presenza e
attirando l’attenzione dei due
uomini che la guardarono con occhi carichi di domande e aspettativa e
speranza,
specialmente il cavaliere d’oro.
“Ora
dovrebbe stare
bene, sta riposando e le ferite hanno smesso di sanguinare!”
disse con un
sorriso dolce, facendo sorridere anche gli altri, che si
tranquillizzarono
riguardo alle condizioni della giovane ospite.
“Maestro?
Posso
chiedere chi è e come l’avete
conosciuta?” domandò la ragazza sedendosi accanto
a Sirio, che le mise un braccio intorno alle spalle.
Dohko
la guardò
intensamente, prima di sospirare profondamente e annuire, anche se gli
costava
molto riportare a galla quei ricordi. Soprattutto ora che lei era tanto
vicina,
dopo aver passato anni con la convinzione di averla persa per sempre,
ricordare
faceva male e gli scaldava il cuore ad un tempo.
“Durante
il mio
addestramento a cavaliere di bronzo, incontrai una fanciulla, che come
me si
trovava lì in addestramento. In un primo momento pensai che
dovesse diventare
una sacerdotessa guerriero, tuttavia, al contrario loro non portava una
maschera a nascondere il suo viso e, con esso, la sua
femminilità. Comunque
dopo quella volta ci incontrammo ancora, molto spesso, e alla fine
diventammo amici.
Trascorrevamo insieme ogni momento libero dall’addestramento.
Finché un giorno
non mi presentai al nostro appuntamento ferito. Lei mi
guardò preoccupata per
un attimo ed io cercai di far finta che non mi facesse male niente, per
non
farla preoccupare troppo, scatenando il suo lato materno.”
Ridacchiò al ricordo
di come lo aveva ripreso perché faceva finta di niente.
“Si arrabbiò
terribilmente e appena notò la mia smorfia di dolore mi
portò lontano da occhi
indiscreti e mi curò. Non ho ancora capito come fece
esattamente, semplicemente
impose le mani e, espandendo appena il suo cosmo, guarì ogni
piccolo graffio o
ferita avessi. Dopo di che, mi fece giurare che non avrei detto a
nessuno
quello aveva fatto, perché poteva finire nei
guai.” I due ragazzi davanti a lui
si strinsero in un breve abbraccio, provocando nell’uomo un
sorriso nostalgico
al pensiero che, una volta, anche lui era stato così
innamorato e felice, come
loro due. “Ci innamorammo, ma alcuni anni dopo, fummo
costretti a separarci, perché
io, diventato cavaliere d’oro, dovevo combattere contro Ade,
insieme ai miei
compagni.” Finì di raccontare, con una smorfia che
doveva essere un sorriso,
per cercare di consolare Fiore di Luna che lo guardava con occhi
incredibilmente tristi, la sua piccola bambina.
Poi
però gli venne in
mente una cosa, una persona, che lo aveva guardato in quello stesso
modo, di
cui parlò ad alta voce senza rendersene conto.
“Se
non ricordo male,
però lei aveva una sorella... mi chiedo dove sia, visto
che....”
“Maestro?
Ma di cosa
sta parlando?” domandò la ragazza, che aveva
capito poco o niente di quel che
aveva borbottato.
“Eh?
Dicevo che da quel
momento non l’ho più rivista, né ho
saputo qualcosa di lei.” Fece tenendo lo
sguardo basso, sentendosi colpevole, quasi sincero, visto che si
riteneva
responsabile per quello che era successo.
“Non
è stata colpa
vostra. Non potevate sapere cosa sarebbe accaduto.” Disse
Sirio, poggiandogli
una mano sul braccio.
“Avevo
giurato di
proteggerla! E, invece... invece...” sbottò Dohko,
allontanandolo, con la voce
spezzata da lacrime trattenute, sorprendo i due giovani, che lo avevano
visto
sempre così forte e imperturbabile, quasi sempre.
Gli
dispiaceva
essersela presa con il Dragone, quindi si scusò e si diresse
verso la sua
camera.
“Maestro!
Aspettate!”
lo fermò il giovane, “Non ci avete detto il suo
nome.” Disse con un piccolo
sorriso, con cui gli disse che non se l’era presa.
Il
cavaliere di Libra
rise tristemente prima di rispondere con un tono pieno di affetto e
malinconia.
“Su-lee. Il suo nome è Su-lee.” Poi
uscì definitivamente dalla stanza.
Entrò
nella sua camera
con la speranza che fosse sveglia. Tuttavia, la
trovò ancora addormentata, in preda ad un
incubo, per questo le si avvicinò, posandole delicatamente
una mano sulla
fronte madida di sudore, come quando stavano insieme. Questo
sembrò avere un
effetto calmante immediato.
“Doh...ko....”
sussurrò
nel sonno, con voce roca e flebile.
L’uomo
sorrise nel sentire
che riconosceva il suo tocco nonostante i tanti anni trascorsi
dall’ultima
volta che si erano visti. Era rimasta sempre la stessa,
l’unico particolare un
po’ differente erano i capelli, ora molto più
lunghi, come quelli di sua
sorella, ma a parte quello sembrava essere la stessa Su di cui si era
perdutamente innamorato.
“Mhnmmm....”
gemette,
tornando cosciente e iniziando a sentire il dolore delle ferite. Il suo
dolce
viso, rilassato fino a qualche secondo prima, si contorse in una
smorfia di
dolore, precedendo l’aprirsi dei suoi occhi nero/blu con uno
sfarfallio di
palpebre.
Impiegò
qualche attimo
per metterlo a fuoco, ma, appena ci riuscì, sorrise radiosa.
“Dohko!”
gridò felice,
provando a lanciarglisi al collo come faceva sempre, ma una fitta
all’addome la
riportò brutalmente alla realtà, ricordandole che
era ferita e che era andata
da lui per un motivo ben preciso.
Lui
le si sedette a
fianco, aiutandola a mettersi seduta e mettendole dei cuscini dietro la
schiena.
“Sono
molto contento
che ti sia svegliata! Quando sei apparsa , ferita e priva di sensi....
ho
temuto che il mio cuore si fermasse!” le disse con un sorriso
splendido e uno
sguardo preoccupato. Su-lee gli rivolse un’occhiata
dispiaciuta, poi distolse
lo sguardo, sospirando, maledicendo il Destino che l’aveva
voluta quello che era
e aveva fatto in modo di farla incontrare e innamorare di un cavaliere.
“Mi
dispiace, non
sarebbe dovuta andare così...” si
scusò, riferendosi a ciò che era accaduto
anni e anni prima. “Ma ora ho bisogno del tuo aiuto, tuo e
degli altri
cavalieri di Atena... tutte noi ne abbiamo bisogno!” gli
comunicò.
Dohko
spalancò gli
occhi, sorpreso. Non capiva quale motivo potesse spingerla a chiedere
aiuto,
per conto di tutte poi! Erano Guardiane! Erano più forti dei
cavalieri d’oro,
come potevano avere bisogno del loro aiuto.
La
sua faccia doveva
essere stata molto eloquente perché lei rise tristemente.
“Lo
so, sembra assurdo,
ma è la verità! Purtroppo noi Guardiane, da sole,
non ce la possiamo fare, non
questa volta. Presto scoppierà una nuova guerra e noi non
siamo abbastanza
forti per combattere contro questo nemico.” Spiegò
rattristata, sia perché le
dispiaceva distruggere la vita pacifica che i cavalieri si erano creati
in quei
tre anni, sia perché il fatto che le Guardiane fossero
più deboli di quanto non
fossero mai state le ricordava che una sua compagna e amica era morta e
che
presto altri sette giovani sarebbero stati catapultati in quel mondo,
fatto di
guerre e sangue e morte, senza possibilità di tirarsi
indietro.
Rimasero
in silenzio,
pensando e riflettendo su ciò che si erano detti, o meglio,
ciò che lei aveva
detto.
“È
ora che cavalieri e
Guardiani tornino a combattere insieme!” esclamò
lei con uno sguardo deciso.
Il
cavaliere la guardò
intensamente, prima di annuire e dirle di riposare e recuperare le
forze.
Poi
tornò nel salone,
dove Sirio e Fiore di Luna si scambiavano un dolce bacio. Si staccarono
appena
si accorsero della sua presenza, arrossendo fino alla punta dei
capelli,
imbarazzati, e la ragazza andò di corsa in cucina a
preparare la cena.
Dohko
fece segno a
Sirio di seguirlo di fuori, con un accenno di sorriso sulle labbra.
“È
successo qualcosa?”
domandò il ragazzo preoccupato dallo sguardo ormai troppo
serio di quello che,
nonostante il suo addestramento fosse finito, considerava suo maestro.
“Su-lee
è venuta a
chiedere l’aiuto dei cavalieri di Atena, per conto delle
Guardiane.” Rispose
greve, lasciando Dragone un po’ confuso, non aveva idea di
chi fossero queste
Guardiane.
“Temo
di non capire
bene... dovremmo tornare a combattere?” chiese un
po’ incerto su quale fosse la
risposta che voleva sentire.
L’altro
annuì con cenno
secco del capo.
“Devi
sapere che,
durante la precedente Guerra Sacra, ci fu un altro scontro, avvenuto
quasi in
contemporanea, contro nemici che non siamo mai riusciti a identificare.
Quella
guerra venne combattuta dalle Guardiane degli Elementi. A quei tempi,
Guardiani
e Cavalieri vivevano insieme, collaborando gli uni con gli altri. E,
anche se
raramente, i Guardiani aiutavano i cavalieri a mantenere la pace.
Più forti
degli stessi cavalieri d’oro, le Guardiane di allora furono
costrette a
combattere da sole contro quei nemici sconosciuti e per miracolo
riuscirono a
sventare la catastrofe. Tuttavia, i legami sentimentali creatisi tra un
cavaliere
e una guardiana, portarono quest’ultima alla morte,
perché pur di curare il suo
amore, consumò un grande quantitativo di energia e, per
sigillare il nemico, si
ritrovò prosciugata di ogni forza. Da allora né
io, né altri cavalieri abbiamo
più avuto notizie di quelle giovani donne dai poteri
inimmaginabili.” Gli
spiegò Dohko, provando a chiarire la situazione nella mente
del suo allievo.
“Il fatto che adesso stiano chiedendo aiuto può
significare solo che qualcuno
di incredibilmente potente e pericoloso sta per fare la sua entrata in
scena...” ragionò.
“Allora
dovremmo
avvisare gli altri.... meglio essere preparati ad ogni
evenienza!” esclamò
Sirio deciso, ma anche rattristato, aveva sperato che, dopo
ciò che era
accaduto contro Ade, avrebbero potuto vivere una vita normale.
Il
cavaliere della
bilancia gli posò una mano sulla spalla, per cercare di
fargli forza, di cui
lui stesso aveva bisogno.