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Autore: mikeychan    29/07/2013    1 recensioni
Raphie incontra una donna. S'innamora ma....
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Kita era nuovamente da sola nell'ospedale, ma mai come stavolta, si sentiva in compagnia. Sorrise perché, malgrado Raphie e gli altri fossero tornati a casa, ella aveva il bambino con sé, dentro di lei.
-Sai, piccolino, hai un papà meraviglioso- gli disse, in un sussurro.
Notò il piccolo rigonfiamento sotto la camicia verdina del suo pigiama e lo accarezzò. Diventare mamma era sempre stato il suo desiderio più grande.
Ormai era buio e l'orario delle visite erano finite da un pezzo; l'orologio, infatti, batteva le 06.40 e la nostra futura mamma proprio non poteva dormire.
Desiderava sapere tutto sugli otto mesi che la separavano dalla nascita di suo figlio o figlia e Donnie gli aveva promesso un libro inerente alle sue domande, dato che avrebbe fatto un viaggio in biblioteca, anche per i suoi interessi.
Avrebbe dovuto attendere solo tre ore per poter leggere. 
Kita si perse a fissare la luna bianca, quando qualcuno bussò alla sua porta. La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre e girò la testa verso il toc. Chi mai poteva essere a quell'ora? Raphie no, lui sarebbe entrato dalla finestra, poi.
Dato che poteva benissimo camminare, scese lentamente dal letto e si diresse alla maniglia della porta, rimuovendo il blocco della serratura... c'era una figura sull'uscio della porta... ma non era un medico.
Indossava un soprabito nero con un cappuccio, jeans blu e scarpe bianche. Era magro e alquanto alto. La ragazza ebbe un brivido e indietreggiò, quando l'altro l'abbracciò immediatamente.
-Amore mio, mi sei mancata così tanto!- le sussurrò accarezzandole i capelli.
A Kita non ci volle chissà quando per intuire chi era quel ragazzo: il timbro vocale era così familiare, poi. Sgranò gli occhi e si strattonò ferocemente via, indietreggiando ancora.
-Carter!- quasi gridò, mentre l'altro rimosse il cappuccio.
Chiuse la porta a chiave e accese la luce, sorridendo con strana dolcezza sinistra.
-Sì, sono io, Kita-.
Ignorando quel "amore mio", la ragazza non si mosse e squadrò diffidente ogni singolo movimento del "fratello".
-Come sei arrivato qui?- ruggì, con grande rabbia al ricordo della pugnalata.
Carter passeggiò avanti e indietro, tenendosi la testa nella mano; i suoi occhi erano lustri di lacrime e non le trattenne. Si afflosciò sul pavimento, singhiozzando disperatamente. Kita non sapeva se quelle erano "lacrime di coccodrillo" o veritiere. 
Non volle azzardarsi a lasciarsi trasportare in possibili trappole, però.
-Ho i miei amici che mi hanno aiutato- rispose, guardando il pavimento.
-Bene! Sei venuto per uccidermi definitivamente?- gridò l'altra.
Carter negò energicamente: -No... anzi... sono venuto a chiederti scusa! Da quando sono entrato in quella banda, con Ted e Max... mi hanno cambiato! Mi hanno fatto spacciare e assumere droga, solo perché approfittavano della mia depressione...-.
-Depressione? E tu ti aspetti che ci creda?- tuonò l'altra, acida.
-Per favore... dammi un'altra possibilità... ho scelto di trattarti male solo perché i nostri genitori ci hanno sempre mentito!- spiegò l'altro, con grosse lacrime sul viso.
-Continua- ordinò la ragazza, a braccia conserte.
Carter annuì: -Era un giorno di pioggia ed io avevo appena ritirato dei soldi da uno spacciatore di eroina, quando fui fermato dall'auto di papà... mi fece salire e mi portò sino a casa. La mamma stava aspettando lì...-.
Kita non rispose, ma si limitò a guardarlo con meno odio, però.
-Vedevo nei loro visi un grande disgusto e credevo che era perché avevano scoperto della mia doppia vita, ma alla fine mi raccontarono le tue origini...- continuò il ragazzo: -Kita, tu venisti abbandonata 17 anni fa dinanzi al cancello della nostra villa..! Non siamo fratelli naturali, capisci? Ecco perché... per te ho sempre provato qualcosa di molto più profondo di un qualsiasi amore fraterno!-.
La ragazza era scioccata: aveva gli occhi sbarrati e cadde di peso sul letto... attenta a non schiacciare il piccolo, negò lentamente con il capo, incredula.
-Kita, io ti amo!- disse Carter, rialzandosi dal pavimento.
La giovane affondò il viso nelle mani e singhiozzò senza sosta, perché i "suoi genitori" le avevano mentito per 17 anni... senza mai dimostrarsi gentili o affettuosi. Mai una carezza come con Carter... se la odiavano, perché l'avevano adottata?
-Mi dispiace tanto, Kita...- sospirò Carter, abbracciandola dolcemente.
Per quanto l'altra cercasse di allontanarlo, alla fine prese la decisione che non era colpa del "fratello" se era stata pugnalata. Era stato sotto l'effetto di una droga e questo spiegava il tutto. 
-Non fa nulla, Carter- biascicò alla fine.
Il giovane si sentì un tuffo al cuore e pianse nuovamente: malgrado tutto, Kita non lo odiava. Come poteva ottenere il perdono così facilmente? Le appoggiò il mento sulla testa e le sue mani scivolarono giù, sin sullo stomaco. 
Avvertendo un certo gonfiore, non certo di grassi (visto che Kita odiava ingrassare, malgrado fosse golosissima di dolci), si accigliò. Molto delicatamente, le scoprì la pancia e i suoi occhi s'ingrandirono... aveva capito...!
-Kita... sei incita?- le chiese con grande stupore.
-Ho già la persona che mi ama ed è il padre del bambino!- sbottò l'altra.
-Non puoi farmi questo!- protestò l'altro, avvampando di rabbia.
-Non potrei mai amarti, Carter!- ruggì la ragazza, strattonandosi via dall'abbraccio.
-Io ti renderò felice! E cresceremo il bambino insieme!- propose il fratello, sorridendo.
Le bloccò i polsi e la costrinse ad avvicinare il volto fiammeggiante. Si guardarono...
-Lasciami Carter! Io amo Raphael, non te!- urlò l'altra, cercando di vincolarsi.
Carter aggrottò la fronte e ridusse gli occhi a due fessure: il nome pronunciato gli fece tornare in mente il rapimento di Michelangelo. Era un mostro bipede... che aveva altri due compari identici, solo più alti.
Poteva essere? 
Pensò ancora, sino a quando sgranò gli occhi a un particolare che gli era sfuggito... sia il ragazzo con Kita sia la tartaruga mostro avevano la stessa giacca e le stesse armi! Allora... questo significava che sua sorella aveva scelto di procreare con un mostro?
-Avresti avuto una vita migliore con me, Kita- ruggì l'altro.
La sbatté con forza sul letto, tenendole i polsi bloccati con una sola mano. Carter ghignò di piacere quando le sue dita scivolarono sui bottoni sul petto del pigiama di Kita... con grandi pensieri perversi, intravide il seno e rise malignamente.
Kita tentava di liberarsi, ma nulla... purtroppo le sue gambe erano bloccate da una dell'altro, a carponi su di lei.
-Sapessi quanto ho desiderato questo momento, Kita...- le sussurrò sensuale.
La ragazza si rifiutava di guardarlo, ma questo non preoccupò minimamente l'altro, anzi, gli provocò ancora più piacere. 
-Ti amo e questo figlio sarà solo nostro! Quel mostro non ti porterà nulla di buono. Sarà costretto sempre a nascondersi e alla prima occasione ti abbandonerà... come fa sempre!-.
-NO!- ribatté Kita: -Parli così perché non sai com'è Raph!-.
-Sei ancora più bella quando ti arrabbi, lo sai?-.
-Non mi toccare!- urlò l'altra, ma nulla... 
-Più fai così, più mi provochi di amarti!-.
Carter le accarezzò dolcemente la guancia con l'indice, avvicinandosi al suo viso livido di rabbia: le sussurrò un "ti amo" nell'orecchio, leccandosi le labbra. Ridacchiando alla grande occasione di approfittare di Kita, le strappò con foga l'abbottonatura del pigiama, scoprendo del tutto il suo seno.
La ragazza si sentì sporca e iniziò a piagnucolare.
-Sei un maiale!- ruggì.
-Che complimento!- schernì altro, iniziando a baciarle il collo.
La ragazza tentava di opporsi ma non poteva nulla: sentì l'indistinto mormorio dell'orario di visite dell'ospedale e il cuore si sollevò. Forse, Carter se ne sarebbe andato.
-Ti voglio, Kita- pronunciò raggiante il ragazzo, gettando in terra il suo soprabito.
Si sfilò il maglione nero e rimase a torso nudo: tentò di spogliare perfino la ragazza, ma un'ombra comparve dalla finestra... il sole stava, ormai sorgendo.
Carter intravide con la coda dell'occhio Raphael e pensò di giocare d'astuzia.
Fece l'occhiolino alla sua amata e si rivestì immediatamente, prima che le tende potessero rendere visibili ciò che stavano facendo. Non appena il fermo della finestra si sganciò, il rosso rimase basito a ciò che vide.
Carter, velocissimo, stava costringendo Kita a baciarlo: erano erroneamente abbracciati e malgrado la ragazza emanasse sguardi imploranti, il rosso rimase totalmente gelato. Aprì la bocca per protestare, ma prima che potesse aprire bocca, Carter lo anticipò.
-Ascoltai bene! Kita e io ci amiamo e il figlio non è tuo! Sappiamo che è nostro!-.
Sapeva che Raphael avrebbe avuto un terribile crollo fisico.
-E vuoi sapere perché?- aggiunse l'umano, con maggior veleno nella voce.
Raphie continuava a fissa una Kita in lacrime, senza capire cosa stesse provando.
-La sera stessa che la salvassi da quei teppisti, Kita mostrava già segni di gravidanza... cominciamo con quel capogiro!-.
-BASTA, CARTER!- urlò la bionda, tappandosi le orecchie.
Il fratellastro non la stesse a sentire: stava torturando mentalmente la tartaruga e non si sarebbe fermato sino a quando non avrebbe ottenuto Kita tutta per lui.
-Prima di imbattersi in quel vicolo dannato, era venuta in discoteca da sola, come cantante night!- spiegò l'umano, con lo sguardo diabolico: -C'ero anch'io e i miei amici e io, senza che le se ne accorgesse, le proposi di ballare! Accettò! E dopo, ci scambiammo un bacio... ma non uno semplice, ma andammo a letto insieme! Ah! Ah! Ah!-.
-NO!- urlò la tartaruga afferrando Carter per il colletto del soprabito: -Bastardo!-.
-Sconvolto? Scommetto che Kita non te lo ha detto, giusto?- intimò l'altro, sarcastico.
La tartaruga iniziò a respirare superficialmente: sentiva il cuore stringergli dolorosamente e tremò, senza mai allentare la presa sul ragazzo.
-E' vero quello che dice?- chiese sottovoce, con occhi vitrei.
Kita si strinse le mani sulle braccia e girò la testa dall'altra parte, annuendo.
-Visto?- sghignazzò Carter: -Avevo ragione! Ti ho fatto un favore!-.
Il rosso si sentì totalmente tranciato in mille pezzi: il suo cuore era frantumato in mille pezzi. Lasciò andare Carter, con un ghigno vittorioso sulle labbra e deglutì, abbassando i pugni lungo i fianchi.
Tremava di rabbia e tratteneva le lacrime. Si diresse alla finestra e guardò i due "fratelli" quasi disgustato. Tutto l'amore e la felicità che aveva provato, si era spenta come una fiamma di una candela.
-Mio fratello aveva ragione, allora...- mormorò sottovoce: -Non ci sarà mai amore per noi-.
-Raph, aspetta!- urlò Kita: -Io... non volevo dirtelo... perché...-.
La tartaruga gli dette uno sguardo agonizzante e fissò ancora Carter.
-Lei mi ama, ecco perché!- completò il fratellastro, dal terribile ghigno.
-Allora... non sono il padre del bambino, giusto?- domandò ancora la tartaruga.
Spalancò la finestra e poggiò un piede sul davanzale: fissava l'alba rosata nel cielo cristallino.
-No... non lo sei mai stato...- squittì la ragazza: -Però ti amo, Raph...-.
Un'ondata di dolore invase il cuore della tartaruga dai doppi Sai: il suo fratellino aveva sacrificato la sua voce per salvarla. E lei, dopotutto l'amore sincero che aveva ricevuto, osava trattarlo così?
I baci, le carezze... tutto era stato menzogna?
-Perché volevi uno come me?- chiese, infine.
-Avevo bisogno di un marito per poter essere riconosciuta dalla mia famiglia, come una vera Hunter...- biascicò Kita, deglutendo le lacrime.
-Ero uno strumento- ruggì il rosso: -E' finita, Kita...- pronunciò.
La bionda iniziò a piangere di nuovo... era colpa sua... aveva giocato con i sentimenti di Raphael e ora lo aveva giustamente perso.
-Avevo addirittura pensato di sposarti... per vivere felici...- sospirò il rosso.
Mise una mano nella tasca della giacca rossa e nera e afferrò un piccolo cofanetto di raro rosso; lo aprì e un magnifico anello dorato con una pietra a forma di cuore di cristallo brillavano intensamente.
I due Hunter rimasero senza parole... Raphie faceva sul serio.
-Mi dispiace tanto, Raphael...- squittì Kita, guardandolo con occhi umidi.
Il rosso emise un gemito; il cuore faceva davvero male...
-Immagino che l'anello non mi serva più...- e lo lanciò a Carter.
Quest'ultimo lo afferrò immediatamente e ghignò vittorioso: Kita era davvero tutta sua!
-Carter- chiamò la tartaruga, voltandosi verso la finestra: -Amala e proteggila sempre...-.
Il ghigno del ragazzo cadde immediatamente: nonostante gli avesse strappato Kita, gli aveva chiesto di renderla felice? Sentì un tuffo al cuore e si morse le labbra...
Aveva agito nel modo più disgustoso possibile.
-Sì... lo farò...- mormorò, stringendo i pugni.
Il respiro di Raphael fu l'ultima cosa che si udì: i due ragazzi chiusero gli occhi e quando li riaprirono, non videro che le tende bianche svolazzare sulla brezza del gelido vento.

"Leo... sensei... avevate ragione! Non vi ho ascoltato! NO!"...
 
  
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