CAPITOLO 10
“Non
avete nulla di meglio da fare?” chiese Naruto strappando
le foto dalla bacheca.
“Non
essere timido … racconta come ti ha premiato la tua
Hinata!” uggiolò malizioso Kiba.
“Abbiamo
un campionato
a cui pensare e non a queste sciocchezze!”
replicò rosso in viso.
“Da
quando sei diventato così serio?” chiese Choji
ridendo.
“Oh
insomma volete farvi una manica di affari vostri?! Perché
non prendete il mezzo pure il Tengu?”
Si voltarono
verso Sasuke e poi guardarono Naruto …
scoppiarono a ridere più forte di prima.
“Lui
se lo può permettere.” Precisò Shino.
“Scusa
che vorresti dire?! Io non posso avere una ragazza?”
“Hinata
l’erede del clan più importante di Konoha
… e tra
parentesi non che abbia importanza, mia
cugina?” domandò Neji lanciando occhiate assassine
al biondo.
“Allora
meglio attaccare questa!” Inozuka strappò una
pagina
dall’interno del giornale.
Temai attirato
dalle grida dei
ragazzi li raggiunse, si era attardato negli spogliatoi più
del solito dopo
l’allenamento.
“Cosa
sta…” restò muto a fissare
quella foto.
Shikamaru Nara e
la general Manager
della squadra a braccetto in abito da sera.
“Ino
è sempre bellissima. Non trovi,
Sabaku?” Sospirò Choji voltandosi verso il
compagno.
Temai non
rispose, si limitava a
puntare gli occhi su quella dannata immagine, poco importava che
potesse
trattarsi di un impegno di lavoro o piacere. Non ne aveva parlato con
lui. Si
considerò mortalmente offeso. Perché diavolo gli
aveva nascosto la sua uscita
con la Yamanaka?
Poi
perché si stava tanto
arrabbiando? Non era né suo padre né suo fratello
infondo.
“Sono
solo uno stupido.” Bisbigliò
mordendosi il labbro.
“Sei
la solita bestia, Kiba!” gridò
Naruto stracciando anche quella foto.
“Ci
vuoi rovinare tutto il
divertimento? Sei diventato tanto serio.” Lo
canzonò Inozuka, evitando che
riuscisse a colpirlo con uno scappellotto.
Naruto non
rispose, era rimasto a
fissare il Sabaku perplesso. Sapeva che era legato al Capitano, ma
perché
quegli occhi sembravano dovessero ad un momento all’altro
riempirsi di lacrime?
“Dai
non te la prendere.” Rise
circondando con le braccia le spalle di Temai e dirigendosi verso la
porta che
si aprì in quel momento per far entrare Shikamaru e Kurenai.
Il Sabaku
girò la testa offeso mentre
gli passava accanto abbracciato a Uzumaki.
“Che
avete combinato?” chiese Nara
afferrando per la camicia Naruto per tirarselo dietro.
“Andiamo
lascialo lo stai
soffocando!” gridò Temai vedendo il biondo
cambiare colore.
“Scusa
non me ne ero accorto.”
Replicò con finta innocenza.
Gaara continuava
imperterrito a
guardare l’orologio, anche se il mattino seguente lo
attendeva la sfida contro
i Dark Sound non riusciva a dormire … lei non era ancora
rientrata … lei era
uscita ancora con Itachi.
“Per
questo odio tutti gli Uchiha.”
Borbottò fingendo di dormire quando sentì la
chiave girare nella toppa.
Matsuri
entrò traballando seguita dal
giocatore degli Akazuki Terror. Quella sera aveva decisamente esagerato
con il
vino. Si appoggiò al muro farfugliando qualcosa. Lui stava
per darle un bacio
quando fu colpito da un cuscino.
Si
voltò e lo vide a sedere che
fingeva di non averli nemmeno notato, ma era l’unico che
avesse potuto farlo.
“Siamo
gelosi, eh?” biascicò Itachi.
“Non
te ne devi tornare a casa?” rispose
serio.
“Sì
ma prima voglio la mia
ricompensa.” Farfugliò attirando a sé
Matsuri.
Venne scagliato
contro il muro della
camera: “Fuori!”
“Te ne
approfitti solo perché sono
ubriaco.” Si difese.
“Proprio
come te. Ora dammi Matsuri e
va a dormire.” Disse sollevando di peso la ragazza.
“Ma
guarda come diventa protettivo
questo moccioso. Notte.” Ridendo scese le scale.
“Ci si
può ridurre in questo stato?”
le domandò sapendo che non le poteva rispondere e poi come
diavolo si era
vestita?! Lo spacco della gonna lasciava in luce la lunga gamba
fasciata da
delle calze di nailon ricamate in pizzo nero. Doveva concentrasi su
altro non
era un maniaco o quasi … dopo averla adagiata sul divano la
coprì con la
giacca.
-
Vuole
proprio regalare del materiale a quei paparazzi?! Perché poi
con quel cretino
di Itachi. Per metterla in imbarazzo basto già io.-
Era geloso e
doveva assolutamente
arrendersi alla realtà delle cose, per quanto avesse sempre
cercato di
nasconderlo anche a se stesso, le voleva bene … anche troppo
secondo i suoi
canoni di autovalutazione.
“Gaara?”
chiese lei svegliandosi.
“Stai
bene?” domandò serio.
“Ho
male alla testa.”
“Con
tutto quello che hai bevuto ci
credo.” La riprese il rosso.
“Itachi?”
“Se ne
è tornato a casa.” Precisò
stizzito.
“Gaara
…”
“Che
c’è?” chiese seccato.
“Ti
amo.” Bisbigliò lei
“Che
hai detto?” domandò, ma lei non
poteva rispondergli era tornata a dormire.