Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: xsslender    30/07/2013    0 recensioni
Lui mi diceva ridendo che era un libro aperto. Ma io non la pensavo così, era complessato, complicato e, anche conoscendolo, non riusciresti ad immaginare quello che pensa. Forse si, era un libro aperto, ma scritto in una lingua comprensibile solo a lui. Oppure era un libro aperto davvero ma il problema ero io, il problema eravamo tutti noi, che non sapevamo leggere. Non sapevamo leggere i suoi occhi.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardai in alto, stava per arrivarmi una palla in faccia, non feci in tempo a spostarmi, mi cadde in testa. Caddi a terra.
«Ellaphiss!!» mi soccorse la mia insegnante di basket. «Prendete del ghiaccio, forza!» alcune mie compagne entrarono nella piccola infermeria e presero del ghiaccio porgendolo alla mia allenatrice che me lo mise sul bernoccolo in testa. «Ellaphiss, sei sicura di voler proseguire questo sport?»
Annuii sconvolta. «È che non avevo visto la palla.»
Mi chiedo che ci faccio in questo club, nel club di basket. La verità è che stavo cercando di tenermi in allenamento e il basket mi sembrava una scelta giusta, anche perché avevo trovato simpatiche fin da subito le mie compagne.
«Tra poco si alleneranno i piccoli» ci spiega l’allenatrice, continuando a tenermi tra le sue braccia «Ci alleniamo troppo poco, non è nemmeno un’ora che facciamo. Per voi vi va bene spostare l’allenamento dalle 3 alle 5?»
«Non possono spostarsi loro? I piccoli, intendo.» disse Cristine, una mia amica.
«No, non hanno intenzione di cambiare.» spostò la posizione del ghiaccio sulla mia testa. «O cambiamo noi, o addio al club di basket. E il club di basket non può chiudere per dei bambini.» mi guardò «Come stai Ellaphiss?»
«Meglio, ma preferirei che mi chiamasse Phiss.» le dissi debole, mi posò in mano il ghiaccio e si alzò, la imitai.
«Adesso che facciamo, allenatrice?» disse Sakura, una ragazza giapponese, molto carina.
«Raccogliete le vostre cose, ci vediamo domani. Ricordate che la settimana prossima abbiamo il campionato, quindi allenatevi in palestra, a casa, dove volete.»
«Domani a che ora?» chiesi io, rimbambita come al solito.
«Alle cinque.» annuii e andai a prendere il borsone. All’improvviso si aprì la porta ed entrarono tantissimi bambini, seguiti da un ragazzo, guardai meglio e vidi che era Justin. Aveva il pantalone della tuta grigio, le solite Converse nere e una canottiera bianca, aveva in mano un pallone da basket. Non sapevo che giocava a basket, e nemmeno sapevo quindi che era così bravo da insegnare. Devo riferirlo a Fanny! Pensavo di andarlo a salutare, ma dopo la figura di ieri sera e nelle mie condizioni non credo che sarebbe tanto felice di vedermi.
Corro nello spogliatoio e prendo il mio borsone, uscendo chiacchierando con le mie amiche.
 
“Justin insegna basket ai più piccoli, l’ho visto oggi.” Inviai il messaggio a Fanny. Mi stiracchiai sul mio morbidissimo letto.
“Oddio! NON LO SAPEVO. DEVO VEDERLO! Ma poi ieri come vi siete messi d’accordo?” strabuzzai gli occhi. Mi ero completamente dimenticata di chiedergli un altro appuntamento per Fanny, ci siamo messi a parlare e mi è passato di mente. E poi, dopo, era così arrabbiato con me che credo che mi avrebbe sputato in faccia. La chiamai. Certe cose non vanno dette per messaggi.
«DIMMI TUTTO!» mi urlò appena accettò la chiamata.
«Ehm … Ieri mi ha invitata a cena al posto tuo invece che andarsene a casa …» le dissi lentamente.
«Ah.» disse secca.
«Abbiamo parlato, mangiato, ha pagato lui, ma poi è diventato freddo con me.»
«Perché non hai rifiutato? Perché non gli hai detto semplicemente ciò che volevo tu gli riferissi?» mi disse, con una nota di tristezza nella voce.
«Io ... mi è passato di mente, scusami.» dissi dispiaciuta.
Non mi rispose, sentivo il suo respiro lento. «Non mi sento bene, vado a dormire, ciao.»
«No, aspetta Fanny!» lei riattaccò e mi buttai sul letto. Ecco, ora Fanny era incazzata con me. E non avrei potuto procurarle un altro appuntamento molto presto, per colpa della mia linguaccia. Guardai il soffitto. Che faccio?
 
«Justin, vai a dormire,» guardo mamma e mi sorride «Domani dovrai andare a scuola, altrimenti sarai stanco.»
Le ricambio il sorriso. «Si mamma.» mi alzo e vado in camera mia e mi metto il pigiama, poi mi stendo sul letto. Non ho voglia di dormire, faccio sempre brutti sogni, non ne vale la pena. Mi metto sotto la coperta e cerco di pensare a cose piacevoli. Sogno delle scarpe, le mie vecchie scarpe, che stanno correndo il più veloce possibile. Spalanco gli occhi. Mi metto a pancia in giù fissando il buio, non riesco a dormire. Vorrei solo avere qualcuno qui che dormi con me e che mi coccoli. Chiedo troppo, lo so, eppure lo vorrei. Mi sento tanto solo. I miei amici stanno con me solo per la mia popolarità con le ragazze, le mie amiche stanno con me solo per la mia bellezza, non mi sono mai innamorato veramente. Vorrei tanto, ma non ho ancora trovato la persona giusta. Stanco, chiudo gli occhi e sogno foreste buie e il nero.

Il giorno dopo, arrivo in ritardo agli allenamenti, e mi scontrai con Justin che stava uscendo proprio in quel momento.
Mi guardò e mi sorride, sorpresa, ricambiai quasi subito il suo sorriso. «Ehi Phiss.» gli era passata l’incazzatura?
«Ciao Justin» dissi timida e pensando che non dovrei parlare con lui per via di Fanny. Ma aveva un sorriso fantastico.
«Come stai? Non pensavo facessi basket!» guardò la mia tuta professionale da basket, di professionale, avevo solo quella.
«Potrei dire la stessa cosa!» gli sorrisi e i bambini ci interruppero per un momento per uscire fuori la porta, salutando il loro insegnate.
«Io amo il basket, sin da bambino, e insegnargli alcuni trucchi è il mio hobby.» guardò a terra e sorrise. «Tu invece? Anche tu sei appassionata di basket?»
«Si insomma, diciamo …»  non potevo dirgli “sto facendo basket perché sono a dieta!” « Diciamo che mi sto appassionando, ma sono ancora una frana, mi piacerebbe migliorare.»
«A casa mia ho un campetto di basket dove io e alcuni alunni ci alleniamo, ti va di venire?» si illuminò. Sorrisi anche io.
«Mi piacerebbe molto!» l’allenatrice mi sgridò chiedendomi di muovermi.
«Domani facciamo allenamento alle quattro, casa mia è dietro al parco, quella grande e marrone, suona pure volentieri quando vuoi, mia madre è felice se abbiamo ospiti.» alzò la mano e mi diede il cinque. «Metticela tutta»
«Come al solito!» sorrisi a terra e anche lui mi sorrise, poi io entrai e lui uscì.
«Ellaphiss! Già vieni in ritardo, poi ti metti a ciarlare con quel bell’imbusto sulla porta!» mi sgridò.
«Allora anche le donne di una certa età lo trovano attraente, mi ha invitato a casa sua!» feci due giravolte sognanti.
«Ma che donna di una certa età? VAI A FARE ALLENAMENTO!»
«Si signora!» corsi a prendere un pallone come le mie compagne e scossi il capo come per abbandonare tutti quei pensieri. No, Ellaphiss, lui è il ragazzo che piace alla tua migliore amica, non può piacere anche a te!
«Tutto bene, Phiss?» mi disse Cristine raggiungendomi per vedere se stessi bene. Annuii e le sorrisi.
«Andiamo a fare due tiri!» dissi eccitata.
«Non sapevo fumassi.» guardò la mia espressione e scoppiò a ridere.
  
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