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Autore: HeartSoul97    30/07/2013    3 recensioni
Eccomi qua! Dopo le poesie, mi sono cimentata in una storia originale. E' la prima storia con più capitoli che scrivo, e sinceramente non so cosa ne penserete né quanto penso di mandarla avanti. Spero che vi piacerà, se avrete il fegato di provare a leggerla. Ma passiamo alla trama. La storia è ambientata in una terra chiamata Gea, la cui unica parte abitata è Ennea. Parla di Peccati, di Vendetta e di Giustizia.
Dal Prologo:
"Lilith, Grande Dea, accetta questo tributo di sangue, affinché Tu possa esaudire le mie preghiere"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                             Capitolo Ventitreesimo – Prima della battaglia
 
Sulla piana di Acca tirava un vento leggero. L’alba non era ancora sorta del tutto, sebbene a oriente il cielo fosse schiarito da una soffusa luce rosata. I soldati si stavano schierando: gli arcieri si erano già posizionati su una collinetta poco distante, i venti draghi erano già pronti, in attesa dei propri cavalieri, i cavalli erano sellati, i fanti cominciavano a mettersi in posizione.
L’atmosfera era tesa, densa, quella che permea i luoghi dove gli uomini sanno di rischiare il tutto per tutto. I minuti trascorrevano lenti, ogni battito del cuore sembrava più forte del solito, come se adesso, a un passo dalla morte, ogni uomo dovesse accorgersi di essere vivo, della vita che scorreva nelle proprie vene.
Terio, il capitano Legdan, Regmund Spezzaossa e Navôd Pelledicuoio giravano tra i soldati, rassicurando gli animi.
Rick stava affilando la sua spada, pregando gli dei di vincere. Non gli importava di morire, voleva solo che Ennea trovasse la pace. Pensò ai suoi genitori, li ringraziò della breve vita che gli avevano concesso, e pensò con gioia che quasi sicuramente li avrebbe rivisti molto presto. Pensava di non avere alcuna speranza di rimanere vivo. Era troppo inesperto, troppo nervoso, troppo spaventato, troppo arrabbiato. Pensò ai suoi amici, che non aveva neppure avuto modo di salutare. Pensò a Masia, che aveva sempre guardato da lontano. Aveva perso così tante occasioni, nella sua breve vita, che gli pareva giusto cogliere l’opportunità di salvare il suo Paese, il suo mondo. Chiuse gli occhi, e gli parve di sentire sul viso la brezza che soffiava nel prato vicino Kroal, il belare delle pecore al pascolo, il cinguettio degli uccelli nel cielo, il profumo delle zuppe di sua madre. Tutta la sua infanzia, in un unico istante. Ma le circostanze lo avevano costretto a crescere in fretta, senza possibilità di fermarsi, di prendere fiato e fare il punto della situazione. Era accaduto tutto così velocemente che anche il tempo stesso non riusciva a tenere il passo.
Il ragazzo era turbato da questi pensieri, quando vide arrivare Yvaine.
 
La ragazza tremava come una foglia. Aveva due pugnali attaccati alla cintura, uno nello stivale e un altro attaccato alla coscia, abbastanza per difendersi, ma guardandola in volto, si vedeva che era spaventata, se non terrorizzata. Atterrita da ciò che avrebbe fatto da lì a poco. Solo il fatto che lo faceva per salvare Ennea e Rick la tranquillizzava. Si stava sacrificando per una giusta causa. Per una volta, aveva uno scopo, aveva il suo posto. Sapeva cosa fare.  
Quando raggiunse Rick, un nuovo pensiero le aveva attraversato fulmineo la mente, una cosa che prima non avrebbe mai osato pensare. Ma nella vita ci sono occasioni che non vanno perse, perché potrebbero non ricapitare mai più. Era a questo che pensava, in quella fresca mattina di giugno. (*)
In piedi l’uno accanto all’altra, due ragazzi si guardarono senza dirsi una parola. In un momento come quello non servivano parole, perché entrambi provavano le stesse cose.
All’improvviso, Rick parlò.
«Ti prego».
La ragazza non capì.
«Come?»
«Torna all’accampamento. Ti prego. Non potrei sopportare di perdere anche te».
«Potrei dirti la stessa cosa. Non tornerò all’accampamento, ormai ho preso la mia decisione. Piuttosto, torna tu. Fai ancora in tempo». Solo dopo si rese conto che lui ci teneva, a lei.
Non potrei sopportare di perdere anche te.
Da lontano, qualcuno annunciò di schierarsi.
Yvaine capì che quella era la sua ultima occasione.
«Rick?» lo chiamò.
Il ragazzo si girò verso di lei.
E lei, inaspettatamente, lo baciò. Un bacio vero, reale. Un bacio a cui lui rispose, sorprendendo non solo lei, ma anche se stesso.
Per Yvaine, adesso non c’era più l’esercito, l’accampamento, i ribelli, Lilith, i draghi, non c’era più nemmeno l’alba. C’erano solo lei e Rick, e nient’altro. Fu un bacio talmente dolce e irreale che per un attimo temette di sognare. Che stesse succedendo nella sua testa. Ma quando sentì il calore e la dolcezza delle sue labbra, capì che era tutto vero. Che forse c’era una possibilità che anche lui sentisse le stesse cose che provava lei.  
Rick rimase stupito da quel gesto improvviso. E rimase ancora più stupito nel rendersi conto che lo stava aspettando, lo desiderava. Silenziosa come una gatta, quella ragazza era entrata nel suo cuore, ormai. Forse stava esagerando, aveva solo sedici anni, ma in quel momento non importava. In quel momento importavano solo loro due, le loro labbra che si toccavano, le mani di lui intrecciate ai capelli di lei e i loro cuori che battevano all’unisono.  
Da qualche parte dentro Yvaine, Lilith urlò.
Dopo si guardarono, entrambi con il respiro un po’ affannato e le guance porpora. Lui la guardò smarrito, come se non avesse ben capito cosa fosse successo. La ragazza parve leggergli nel pensiero.
«Potremmo essere morti prima del tramonto, era l’unica occasione che avevo». Poi sorrise, si voltò e corse a prendere il suo posto.
Fu allora che il ragazzo corresse mentalmente ciò che si era detto prima. Non poteva assolutamente morire, se non voleva farlo per sé, lo avrebbe fatto per lei. Ora bastava solo vincere la battaglia, e poi chissà… magari anche per loro poteva esserci un futuro, dopo la piana di Acca.
 
Una spessa linea nera si avvicinava alle loro linee. Quando Terio vide ciò che c’era in quella linea nera, però, si sentì un brivido scivolare lungo la schiena.
Draghi.
Draghi neri come la notte con gli occhi di brace, così tanti che Terio non riuscì a contarli. Ma non fu solo quello a farlo inorridire. Schierate tra gli uomini, c’erano creature mostruose, deformi, innaturali. Alcune sembravano abominevoli incroci di razze, altre sembravano provenire direttamente dall’inferno. I soldati, sia quelli a cavallo che i fanti, erano vestiti di nero. Rick riconobbe gli stessi soldati che avevano ucciso sua madre e suo padre, e sentì montare una rabbia bruciante, più incandescente del fuoco.
I soldati dietro di lui gemettero dal terrore. Avevano paura, ora quell’attacco sembrava una pazzia.
Terio cercò di incoraggiarli.
«Forza, uomini! Non abbiate paura! La salvezza di Ennea è nelle nostre mani, e noi non scapperemo!».
Un grido di guerra riecheggiò tra le fila dei soldati.
«All’attacco!».
 
 
 
****
Angolo autrice
Non è un granché. Chiedo perdono per il tempo perso dietro questo capitolo, ma davvero sono molto stanca. Vi ringrazio per l’attenzione, per seguirmi ancora.
Il prossimo capitolo arriva… boh, penso giovedì, o mercoledì. Insomma, quando posso aggiorno.
Ciao a tutti e alla prossima
Heart
N.B: Quel (*) sta a ricordarvi che a Ennea le stagioni sono al contrario, non sono io che sono impazzita.
  
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