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Autore: BebaTaylor    30/07/2013    1 recensioni
Arizona ha ventun anni, studia all'università ed è una strega.
Un giorno in un negozio incontra Shane, membro della congrega dei Dark Shadow.
Da lì inizia una corsa contro il tempo alla ricerca di Logan, amico di Arizona, anche lui stregone.
I due non riescono a capire per quale motivo li stiano seguendo e come facciano a sapere dove si trovino praticamente in ogni momento.
Sanno solo che dovranno fare di tutto per proteggersi, e per proteggere gli abitanti della loro città dagli attacchi dei Dark Shadow, che si lasciano dietro solo morte e distruzione.
«Eccoli qui...» esclamò Shane, «due piccioncini.» disse piegandosi per guardare attraverso il finestrino rotto. «Due ragazzi in una sera... Ari, la gente dopo potrebbe pensare male!»
Arizona lo fissò, si staccò da Logan, prese una bottiglietta vuota da sotto il sedile e la lanciò contro Shane, mancandolo.
Lui la raccolse da terra e la schiacciò. «Sei focosa.» disse ridendo.
«Cosa vuoi? Perché hai rotto i finestrini della mia auto?» domandò Logan.
Shane alzò le spalle. «Perché mi andava, suppongo.» rispose appoggiandosi alla macchina. «E perché è divertente.» Lanciò la bottiglia e si voltò verso Logan e Arizona. «Finiamola con questa pagliacciata e seguitemi.» aggiunse.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Otto
00:00 - 13:45

Arizona si rigirò nel letto e mugugnò qualcosa, aprì gli occhi e fissò la sveglia. Chiuse gli occhi e li riaprì di scattato, si mise a sedere sul letto e afferrò la sveglia. Mancavano dieci minuti alle otto.
Buttò la sveglia sul comodino e si alzò, rischiando d'inciampare nel lenzuolo che le si era attorcigliato sui piedi. Corse in bagno e aprì l'acqua calda della doccia, velocemente si spogliò e si gettò sotto il getto caldo.
«Sono in ritardo.» mormorò afferrando la confezione di shampoo dalla mensolina. «Un tremendo ritardo.»
Dieci minuti dopo era di nuovo in camera, legò i capelli ancora bagnati in uno chignon disordinato, infilò la maglietta azzurra e si sedette per allacciarsi le scarpe.
Afferrò la borsa che usava per l'università e ci mise dentro il portafoglio e il cellulare, controllò che il blocco degli appunti non fosse finito e che la biro funzionasse.
Mise la borsa a tracolla e tornò in bagno, afferrò la bustina trapuntata rosa dei trucchi e la ficcò in borsa, andò in cucina e prese una merendina dal mobile, una bottiglietta di succo e una di acqua dal frigo, avrebbe fatto colazione sull'autobus. Uscì di casa chiudendo la porta a chiave e corse giù per le scale, se si sbrigava sarebbe riuscita a prendere il tram delle otto e dieci.
Arrivò alla fermata e si fermò a prendere fiato, guardò il display e vide che il suo tram, il numero cinque, era in ritardo di cinque minuti.
Si appoggiò al palo della pensilina e respirò profondamente, cercò il portafoglio in borsa e prese la tessera dell'abbonamento ai mezzi pubblici.
Sbuffò e sperò di arrivare in tempo. Doveva cambiare due tram e prendere un autobus, calcolò che sarebbe arrivata all'ateneo per le dieci meno venti. E poi c'era il pezzo da fare a piedi, l'aula del suo insegnate era dall'altra parte dell'ateneo.
Sperò di non arrivare in ritardo.
Il tram arrivò e lei salì, sedendosi su uno dei pochi sedili liberi nel fondo del mezzo.
Appoggiò la fronte al finestrino e sospirò. Era ancora stanca e aveva paura. Paura che Shane la trovasse, paura che trovassero Logan, aveva paura che succedesse qualcosa alle persone che amava.
Fissò, senza però vederlo realmente, quello che scorreva fuori dal finestrino. Sbadigliò e sistemò meglio la borsa sulle gambe. Si sfiorò la collana e chiuse gli occhi.
Li riaprì quando si sentì osservata, Arizona si guardò attorno temendo che fosse Shane o un altro dei Dark Shadow. Il tram era pieno e lei non vide nessuno di sospetto, si tranquillizzò, pensando che se ci fosse stato qualcuno dei Dark Shadow avrebbe sentito il campanellino.
Controllò fuori dal finestrino, mancavano due fermate e poi sarebbe dovuta scendere e cambiare linea, si alzò in piedi, sistemò la borsa a tracolla e si avvicinò alle porte, rimanendo in piedi e tenendosi a uno dei pali. Il tram frenò e un uomo finì addosso ad Arizona, lei lo guardò aspettandosi delle scuse ma l'uomo scese senza nemmeno voltarsi.
Arizona sbuffò infastidita e scosse la testa. Mise la mano in borsa e prese la barretta ai cereali, la scartò e iniziò a mangiarla, ignorando le occhiatacce di una vecchietta in piedi alla sua destra.
Cinque minuti dopo scese dal tram e controllò gli orari. L'altro tram sarebbe arrivato nel giro di due minuti.
Arizona finì la barretta e gettò la carta nel cestino della spazzatura.

***

Arizona corse per i viottoli dall'ateneo, mancavano dieci minuti alle dieci. Il secondo tram era rimasto bloccato per quasi dieci minuti a causa di due macchine che si erano scontrate e lei era scesa, decidendo che forse era meglio se fosse andata all'università a piedi.
Evitò due professori ed entrò nell'edifico ad ovest. Salì velocemente le scale e, dopo un paio di minuti, arrivò davanti alla porta dell'aula centodieci. Entrò e sospirò di sollievo quando vide che l'insegnante non era ancora arrivato, si scostò una ciocca di capelli dal viso e andò a sedersi, scegliendo un banco a metà fila.
Aveva appena appoggiato la borsa sul banco quando entrò il professor Morris. Arizona pensò di essere stata fortunata, se tardava di un solo minuto... non ci voleva pensare; prese il quaderno degli appunti e la biro dall'astuccio e spostò la borsa sul pavimento, vicino ai suoi piedi.
L'insegnante iniziò la lezione.

***

Il cellulare squillò e Arizona lo prese dalla tasca, senza guardare chi fosse rispose.
«Dimmi.» esclamò, infilando l'ultima monetina nel distributore.
«Per che ora sarai qui?» le domandò Logan.
«Per l'una.» rispose premendo il pulsante, la bottiglia da mezzo litro di tè alla pesca cadde nel cassetto con un tonfo. «Devo passare da casa per prendere alcune cose.», prese la bottiglia e si allontanò dal distributore.
«Pensavo che avresti preparato il borsone ieri sera o stamattina.» disse Logan.
Arizona aprì la bottiglietta e bevve. «Ieri sera era stanca e stamattina mi sono svegliata tardi.»
«Hai spento la sveglia nel sonno.» scherzò Logan.
Arizona sorrise, «Esatto.» disse e richiuse la bottiglia. «Adesso vado, ci vediamo dopo.»
Mise il cellulare nella tasca dei jeans e la bottiglietta nella borsa e, lentamente, uscì dall'edificio.

***

Arizona attraversò la strada e proseguì, la fermata del bus era a un centinaio di metri di distanza. «Sei sempre in giro.» «Stai andando da quei tuoi amici fuori di testa?» Arizona strinse la tracolla della borsa e fece un passo avanti. «Diventerai matta come loro.» «È già matta!» Arizona deglutì la saliva e si voltò lentamente. «Mamma... papà...» mormorò sentendosi di nuovo quella bambina che si chiudeva nell'armadio per sfuggire agli insulti dei suoi genitori.
Suo padre l'afferrò per il polso destro e la strattonò verso di sé, «Abbiamo trovato un altro medico, uno bravo.» le disse fissandola, «Uno che può curare questa tua... fissazione.»
Arizona aprì la bocca sorpresa e cercò di liberarsi, ma la stretta di suo padre era forte. Tremò dalla paura quando sentì il campanellino suonare nella sua mente.
Respirò a fondo cercando di calmarsi, pensò a quale incantesimo usare ma non le venne in mente nulla.
«... vedrai, la lobotomia funzionerà!»
Arizona fissò suo padre. Lobotomia? Tremò ancora e sentì le ginocchia cederle.
Il campanellino nella sua testa suonò più forte e per qualche secondo la sua vista si offuscò, facendole vedere nero. «Ari, tesoro, sei qui.»
Arizona fissò Shane, uno Shane sfuocato, che si avvicinava. Lui le sorrise e le circondò la vita con un braccio e la liberò dalla presa del padre.
«Sono i tuoi genitori?» domandò lui. Arizona si limitò a annuire.
«Salve.» esclamò Shane rivolgendosi ai genitori di Arizona. «Sono Shane e sono il fidanzato di vostra figlia.»

***

Arizona voltò la testa, i suoi genitori non c'erano più.
«Cosa ti è saltato in mente?» strillò e diede uno spintone a Shane. «Il mio fidanzato? Ma dico, ti sei bruciato il cervello?»
Shane alzò le spalle e sorrise. «Mi tratti così dopo che ti ho salvato?» le disse posandole una mano sulla spalla. «Mi devi un favore.»
«Tu sei scemo.» replicò lei facendo un passo indietro.
Shane si avvicinò di un passo, «Come vuoi.» disse piegando la testa di lato e sorridendo. «Se vuoi essere rinchiusa di nuovo...»
Arizona aprì la bocca sorpresa, «Come fai...»
«So tutto.» la interruppe lui. Incrociò le braccia e si appoggiò al muro, «Arizona Green, nata il diciotto Marzo del novantadue. Due ricoveri nel reparto psichiatrico dell'ospedale pediatrico, infinite sedute con psicologi e psichiatri, vai alla San Mary University e ti mancano tre esami per laurearti in storia dell'arte.»
Arizona si morsicò le labbra. Molte di quelle cose non le sapeva nessuno.
«Fottiti.» mormorò e si voltò, pronta per andarsene.
«E no, mia cara Ari.» Shane la fermò per un braccio e la fece voltare. «Adesso tu vieni con me, chiami il tuo amichetto e gli dici di raggiungerci.» le sussurrò Shane avvicinandosi. «Mi devi un favore.»
Arizona rimase in silenzio.
«Non ti succederà nulla, oppure preferisci finire con il cervello fulminato, legata a un letto, con solo un pannolone addosso?»
«Certo, perché se vengo con te non mi succederà nulla?» ribatté lei, «Lo so che tu e i tuoi amici volete ucciderci!» Shane la guardò per qualche istante e Arizona notò la confusione nei suoi occhi. «Studi troppo, mia cara Ari. Non sai quello che dici.» disse.
«Guarda che so tutto, so cosa volete farci.» sibilò lei.
Shane chiuse gli occhi e scosse la testa. «Vaneggi.» replicò lui. «Stai dicendo un mucchi di stronzate.»
Arizona pensò per un secondo che fosse sincero, che non sapesse veramente cosa volessero fargli.
«Adesso finiscila e vieni con me.» esclamò Shane. «Muoviti.»
Arizona lo fissò, alzò il braccio libero -il destro- e gli diede uno schiaffo.
Shane, sorpreso, la lasciò andare, Arizona corse via, diretta alla fermata del bus.
Il mezzo arrivò dopo pochi secondi e lei salì, si sedette e guardò fuori dal finestrino.
Vide Shane avvicinarsi e per un attimo notò la confusione sul suo viso. Arizona sospirò e si chiese se Shane sapesse dell'incantesimo.
Scosse la testa, decisa a non pensarci. E decise di non pensare neppure all'incontro con i suoi genitori. Respirò a fondo e cercò di rilassarsi.
Un'ora e mezza dopo era a casa sua, si era fermata nella pizzeria poco lontana da casa per prendersi un paio di tranci.
Posò la scatola di cartone sul tavolo, accanto alla borsa e andò in camera, masticando un boccone di pizza Prese il borsone blu dall'armadio, lo gettò sul letto e prese qualche maglietta dal cassetto. In cinque minuti preparò la borsa.
Tornò alla scrivania e afferrò il notebook, lo infilò nella sua custodia e lo prese anche il caricabatteria, che gettò nel borsone prima di chiuderlo. Tornò in cucina e finì la pizza, accompagnandola con una lattina di birra che aveva trovato sul fondo del frigo, Arizona non sapeva da quanto fosse lì ma, dato che non era scaduta, aveva deciso di berla.
Il cellulare squillò mentre finiva il primo trancio, guardò il display, era Logan. «Arrivo, finisco la pizza e vengo.»
Logan sbuffò. «Sei in ritardo.»
«Lo so, scusa.» disse, il telefono incastrato fra la spalla e l'orecchio, tagliò un pezzo di pizza ascoltando distrattamente Logan che la rimproverava.
«Se mi fai finire di mangiare forse riesco a venire da te per le due.»
Logan sospirò, «Giusto.» disse e fece una risata. «Stai attenta.»
Arizona sorrise e afferrò il bicchiere. «Certo.» disse, «A dopo.»
Chiuse la chiamata e bevve la birra, era contenta che qualcuno si preoccupasse per lei, anche se Logan a volte esagerava e l'assillava.

***

Arizona controllò che le finestre fossero chiuse e che le luci fossero spente. Mise la borsa che aveva usato per andare all'università a tracolla, afferrò le maniglie del borsone -il portatile l'aveva messo dentro lì- e aprì la porta. Stava per dare la seconda mandata con la chiave quando un brivido le corse lungo la spina dorsale e il campanellino suonò nella sua testa.

Salve :)
Grazie a tutti quelli che leggono, commentano e mettono la storia in qualche lista!
P.S: No so se esistano reparti di psichiatria negli ospedali psichiatrici, quindi passatemela per buona ù.ù
   
 
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