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Autore: rosaleona    02/08/2013    4 recensioni
- Ma tu non dormi mai? E' pieno giorno, a quest'ora i vampiri dovrebbero riposare nelle bare! -
- Master, ho dormito per vent'anni. Come posso avere sonno, dopo essermi riposato per così tanto tempo? Sono pieno di energia e sento il bisogno di sfogarla. Giocare con Richard e i suoi uomini non mi è bastato, ho bisogno di molta più azione. Finchè non avrò scaricato tutta l'adrenalina accumulata in due decenni di letargo, non mi sentirò stanco, nè desidererò dormire. -
Negli anni successivi, ogni volta che Integra ripensava a quella conversazione, un sorriso le increspava il volto.
"Mi aveva avvertita. A modo suo, mi aveva spiegato cos'avrei dovuto attendermi di lì a pochi giorni" diceva a se stessa Sir Hellsing.
Ma la ragazzina di dodici anni che sedeva di fronte ad Alucard non poteva capire fino in fondo le parole di un individuo che conosceva appena. Non poteva sapere che il vampiro stava solo mordendo il freno, nell'attesa che la nuova Sir Hellsing si riprendesse dalla morte del padre e dal tentativo di omicidio per mano dello zio. E una volta che Integra fosse stata in grado di tenergli testa, Alucard si sarebbe divertito a metterla alla prova
Genere: Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Walter C. Dorneaz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1) SCUSATE IL RITARDO ma ho avuto dei problemi veramente grossi sia col computer che con la connessione internet e c'è voluto un bel po' di tempo per risolverli. Spero ardentemente che per quest'anno i guai informatici siano finiti perchè ne ho avuto veramente abbastanza! ç_ç

2) Siccome questo capitolo è davvero troppo lungo, l'ho spezzato in due tronconi, quello che state leggendo adesso e il prossimo, che ormai completerò dopo il ritorno dalle ferie.

3) Ancora fino al secondo dopoguerra, una donna di venticinque anni veniva considerata attempata e a rischio di restare zitella, e una quarantenne era giudicata una donna anziana. Tenete conto di questi particolari quando leggerete alcuni commenti riguardanti l'età.

Quel giorno, quando Integra tornò da scuola, trovò la macchina di Lord Islands parcheggiata davanti a Villa Hellsing. Il nobile doveva essere venuto per discutere di beghe burocratiche con Walter.
La ragazzina salì in camera per togliersi la divisa scolastica e aperta la porta, trovò Alucard seduto alla sua scrivania. Non che in questo ci fosse niente di male. Le capitava spesso di trovare Alucard in camera sua, anche se in quelle ultime settimane la frequenza con cui il vampiro bazzicava la sua stanza era diminuita. Il guaio, per Sir Hellsing, consisteva nel fatto che il servo stava leggendo il diario della padroncina.
Dopo aver trascorso tante tempo immersa nei diari degli antenati, la cui rilettura non era ancora terminata, Integra aveva deciso di proseguire la tradizione di famiglia tenendone uno anche lei. Annotava quel che combinava Alucard, condendo il tutto con giudizi insultanti quando il servo la faceva irritare. Non era però la prospettiva che il vampiro leggesse i molti "Oggi quel succhiasangue idiota ha fatto..." ad atterrire Integra, dato che glieli gridava in faccia quasi ogni giorno, ma l'eventualità che sbirciasse le poche pagine che non lo riguardavano.
Al di fuori di Hellsing Manor non accadevano molte cose eclatanti. Ad Integra era quindi parso superfluo compilare un diario a parte per annotare i pochi fatti salienti avvenuti a scuola e aveva deciso di scriverli nello stesso quaderno delle osservazioni su Alucard, sicura che nessuno sarebbe andato a sbirciarvi dentro. Ed ecco che l'ultima persona al mondo a cui voleva far conoscere certi dettagli, cioè il suo vampiro, stava leggendo il diario!
La ragazzina si avventò come una furia sul servo per strappargli il prezioso quaderno dalle grinfie ma il Re-senza-vita fu più lesto e scattò in piedi, tenendo alzato il braccio che impugnava il diario. A Integra, quel diario che svettava oltre la testa di Alucard sembrò irrangiungibile quanto la fiaccola della Statua della Libertà.
- Ridammelo subito! - intimò.
- Perchè, hai forse scritto qualcosa che non dovrei vedere? - insinuò il succhiasangue.
- Esatto! -
- Mi stupisci, master. Cosa puoi mai aver combinato di così scabroso, da non volermelo far sapere? -
- Non è questione di quel che ho fatto o non ho fatto. Potrei aver semplicemente scritto che ho dato da mangiare ai piccioni davanti alla Cattedrale di St. Patrick. Il punto è che si tratta di una questione di principio! Non ti ho autorizzato a leggere questo diario, quindi ridammelo! -
- Perchè non mi dai adesso l'autorizzazione per leggerlo? -
- Perchè non te la meriti! Dovevi chiedermelo prima di prenderlo in mano, adesso è troppo tardi! -
Il colloquio si era svolto con Integra che saltava con tutta l'energia delle sue gambe, nel vano tentativo di raggiungere il diario. Infine, constatando che il prezioso quaderno si trovava troppo in alto e che Alucard non aveva nessuna intenzione di restituirglielo, la ragazzina, imbestialita, salì sulla sedia e da lì sulla scrivania ma al vampiro bastò fare due passi indietro per sottrarsi al raggio d'azione della master. Integra schiumava d'ira. Per l'ennesima volta, ripetè:
- Restituiscimelo immediatamente! -
- Perchè, altrimenti cosa mi fai? - la canzonò il vampiro.
- Se non me lo restituisci io...io... - già, cosa poteva fare ad Alucard? - Io...vado giù in giardino, stacco tutte le sorbe dall'albero e te le infilo come fossero supposte! -
L'espressione sfottente svanì dal viso del vampiro. In tono serio, disse:
- Master, avvicinati. -
Integra scese dalla scrivania, convinta che finalmente Alucard le avrebbe ridato il quaderno. Quando fu davanti al servo questi, in tono solenne, disse:
- In cinquecento anni di non-esistenza vampira, è la prima volta che mi sento rivolgere una simile minaccia. Dimostri inventiva e di questo sono contento però master, siamo sinceri, l'attuazione di una simile punizione richiederebbe collaborazione da parte mia e non penserai che sia disposto a rimanere fermo, tranquillo e chinato mentre tu agisci, vero? -
- No, immagino che sarebbe pretendere troppo. - ammise Integra, sul chi vive.
Il vampiro annuì e riprese:
- Mia cara master, non scordarlo mai: se vuoi che l'avversario ti prenda sul serio, devi fare solo minacce che sei in grado di attuare. Possiamo quindi scartare l'idea di usare le sorbe come supposte perchè per quanto fantasiosa, è totalmente inattuabile. Adesso spremiti le meningi e pensa ad una minaccia realizzabile. -
Sir Hellsing riflettè alcuni istanti, poi guardando il servo dritto negli occhi disse:
- Se non mi restituisci il diario, carico una pistola ad acqua e te la spruzzo addosso! -
Il vampiro sorrise soddisfatto:
- Adesso ci siamo. Sì, questa è una minaccia attuabile, brava master! -
Sir Hellsing tese la mano, fiduciosa di vedersi finalmente restituire il diario. Il sorriso di Alucard si allargò maggiormente:
- Integra, non crederai veramente che un po' d'acqua mi susciti tanta paura da convincermi a restituirtelo? -
La rabbia fuoriuscì dalla gola della ragazzina sottoforma di un'esclamazione inarticolata. Possibile che non c'era mai verso di spuntarla contro quella bestiaccia?! Furente, si lanciò sul servo, con l'intenzione di scalarlo come una montagna. Le cinghie di cuoio fornivano sufficienti appigli alle dita e alla punta dei piedi per riuscire in quell'impresa. Al vampiro però bastò compiere un brusco scarto per scrollarsi di dosso la master. Sir Hellsing ritentò la scalata ma Alucard fu più lesto. Con la mano libera bloccò lo slancio della dodicenne afferrandola per la fronte e Integra si ritrovò immobilizzata in un precario equilibrio. Con il corpo inclinato di trenta gradi e il palmo di Alucard come unico punto di appoggio, Sir Hellsing fu costretta a restare immobile dato che qualsiasi tentativo di movimento l'avrebbe squilibrata e fatta cadere.
Per tutto il tempo, il vampiro aveva tenuto con l'indice il segno nel diario. Adesso, fermata la master, riportò lo sguardo sul quaderno. Aiutandosi col mignolo, riaprì il diario e leggendo, in tono apparentemente svagato chiese:
- Chi è Basil Irons? -
Tombola!
Proprio quello che Integra desiderava tenergli nascosto!
- E' un mio compagno di scuola. - rispose la ragazzetta, col tono più serio che riuscisse a sfoderare in quel frangente.
- Nient'altro? - domandò con la stessa voce svagata Alucard.
- E' anche un buon amico. Quando papà si ammalò, lui è stato l'unico, fra tutti i miei compagni, a chiedermi ogni mattina, quando arrivavo a scuola, come stava, e cercava di tirarmi su il morale dicendo "Vedrai che domani si sentirà meglio". -
- Ma che carino! - esclamò Alucard sorridendo - E' per questo che hai preso una cotta per lui? -
- Io non sono cotta di nessuno! - tuonò Integra, mentre un'ondata di rossore le inondava il viso - Basil è solo un amico! -
- Un amico, certo. - annuì Alucard, serio - E' per questo che quando scrivi il suo nome, sulla "i" al posto del puntino metti un cuoricino? -
Oh cacchio, se n'era accorto!
Chiamando a raccolta tutta la faccia tosta in suo possesso, Sir Hellsing replicò con voce calma:
- E allora? Cosa c'è di male? Quei cuoricini sono solo un segno di amicizia, nient'altro! -
- Un segno di amicizia, certo. - tornò ad annuire il vampiro, sempre serio - La prossima volta che scriverò "Walter C. Dorneaz", devo ricordare anch'io di mettere davanti alla "C." un cuoricino al posto del puntino. Così, in segno di amicizia. -
Alucard spinse con la mano la fronte di Integra all'indietro, aiutando la ragazzina a riacquistare la posizione eretta. In tono malizioso disse:
- Una bambina come te dovrebbe pensare ai giocattoli, non ai ragazzi. -
- Non sono una bambina! Ho dodici anni! - ringhiò Sir Hellsing.
Alucard si chinò su di lei e mettendo una mano a lato della bocca, quasi volesse impedire ad un estraneo di ascoltare la loro conversazione, bisbigliò all'orecchio della master:
- Lo so che di nascosto ti chiudi in bagno per giocare con le bambole. -
Dodici anni non sono un'età semplice. Non sei più una bambina ma non sei ancora adolescente e come in tutte le fasi di passaggio, è normale fluttuare avanti e indietro fra gli scampoli dell'infanzia e le attrattive della pubertà. No, dodici anni non sono un'età facile, neanche quando ti chiami Integra Fairboorke Wingates Hellsing. Anzi, se ti chiami Integra è altamente probabile che i tuoi dodici anni siano decisamente più complicati della media.
Quando Sir Hellsing non ne poteva più di essere la master di Alucard, il capo di un'organizzazione dedita allo sterminio dei mostri, un'orfana e una scampata ad un omicidio, frugava nel cestone dei giocattoli che giaceva in un angolo della sua stanza, ufficialmente inutilizzato da oltre un anno, tirava fuori una bambola e con quella si chiudeva in bagno per giocare indisturbata, lontana da sguardi indiscreti e commenti sarcastici. Quelle giocate corroboravano il suo spirito. L'aiutavano a staccare la spina, a dimenticare tutto, a rilassarsi.
E ora, quel maledetto di Alucard confessava di conoscere il suo segreto! Questo voleva dire solo una cosa:
- Quindi mi spii quando sono in bagno! -
Il vampiro rimase qualche istante interdetto, come se quella fosse l'ultima cosa che si sarebbe atteso di sentirsi rispondere. Infine, stupito, chiese:
- Master, davvero giochi ancora con le bambole?! -
Fu la volta di Integra di restare interdetta ma le successive parole del servo le chiarirono la situazione:
- Avevo detto che giochi con le bambole così, tanto per prenderti in giro, non pensavo lo facessi realmente. Da questa tua risposta devo dedurre che invece ti chiudi davvero in bagno per giocare! -
Integra sentì il sangue defluirle dal viso. Era diventata pallida dalla mortificazione. Quindi si era fregata da sola, con le proprie mani? Se fosse rimasta zitta, Alucard non avrebbe mai saputo che a dodici anni ancora si divertiva a far recitare a Barbie e Ken dei siparietti alla Monty Piton!
Dopo il deflusso del sangue, fu come se un'ondata d'ira investisse in pieno Sir Hellsing. Con la voce tremante di rabbia, Integra tuonò:
- Sei insopportabile e infantile quanto i miei compagni! Anzi, sei peggio di loro! Molto peggio! -
Il vampiro si rialzò in tutta la sua statura e guardando la padrona con occhi indignati, esclamò:
- Ah no, master! Questo non puoi dirmelo! E' ingiusto! Mi comporterei come un ragazzino immaturo se mi mettessi a cantare "Integra ama Basil! Integra ama Basil!". Sto facendo qualcosa del genere? No! E allora puoi dirmi di tutto, che sono un bastardo, una carogna, ma non che sia infantile! -
Integra rimase in silenzio, calmandosi pian piano. Sì, forse aveva esagerato, Alucard non era arrivato a un simile livello di bassezza. Adesso avrebbero parlato civilmente, come due adulti, e lo avrebbe convinto a restituirle il diario...
Fu una tregua di pochi attimi. Un lampo maligno guizzò nelle pupille del servo e un ghigno gli spaccò la faccia. Battendo col piede per darsi il ritmo, Alucard intonò:
- Integra ama Basil! Integra ama Basil! -
Un urlo di furore proruppe dalla gola della master. Adesso basta, era veramente troppo! Si avventò sul vampiro, decisa a togliergli dalle grinfie il diario con qualsiasi mezzo. Alucard fu più lesto, scappò dalla stanza, e la ragazzina gli corse dietro per il corridoio.
Il vampiro si stava divertendo un mondo. Manteneva un'andatura abbastanza lenta da illudere Integra di riuscire ad acciuffarlo ma sufficientemente veloce da essere certo di non farsi acchiappare. Col braccio ancora alzato, sventolava il diario per aria e intanto cantava:
- Integra ama Basil! Integra ama Basil! Integra ama Basil! -
Avere una master tanto giovane forniva grandi soddisfazioni!
Sir Hellsing, dal canto suo, non staccava gli occhi dal diario che il servo agitava per aria, simile al levriero che insegue a perdifiato la lepre finta sulla pista del cinodromo. Intanto dava sfogo alla sua furia strillando come un'aquila tutti gli insulti in rumeno che si era fatta insegnare dal vampiro nel corso di quei mesi. Rumeno, e non inglese, perchè in un momento di lucidità aveva pensato a quanto poteva irarsi Walter e a come l'avrebbe punita se le avesse udito pronunciare delle volgarità. Su questo, il suo tutore era irremovibile.
- Un'Hellsing deve mantenere il giusto contegno in ogni circostanza, soprattutto quando parla! - ammoniva continuamente lo shinigami.
Così Integra imprecava in una lingua che, ne era sicura, il maggiordomo non conosceva.
Vide Alucard svoltare l'angolo del corridoio. Quando anche la ragazzina girò l'angolo, sbattè contro la schiena del servo, facendosi male al naso e storcendo le stanghette degli occhiali contro quella corazza di cuoio. Non perse tempo a lamentarsi. Non sapeva per quale misteriosa ragione Alucard avesse smesso di fuggire e cantare, sapeva solo che doveva approfittarne per raggiungere il suo prezioso diario, prima che quell'antipatico vampiro avesse il tempo di leggere altro su Basil!
Con foga si aggrappò alle sporgenze fornite dalle cinghie di cuoio e in pochi istanti fu sulla schiena del vampiro. Cinse con le gambe la vita del succhiasangue, in modo da non farsi scrollare tanto facilmente, appoggiò una mano sulla sua spalla e si issò verso il diario, ancora tenuto dal servo in alto come la fiaccola della Statua della Libertà. Uno scrupolo afferrò Integra: possibile che Alucard rimanesse fermo e immobile, lasciandosi scippare un diario che avrebbe potuto fornirgli ore e ore di spasso? Istintivamente girò la testa davanti a sè e li vide.
Walter, fremente di rabbia, e Lord Island, sinceramente stupito, si trovavano a un metro di distanza da Alucard e guardavano fin dove avevano intenzione di arrivare master e monster.
Integra e Alucard erano immobili, zitti e vagamente atterriti: intuivano che lo shinigami gli avrebbe fatto pagare cara la figuraccia che stavano facendo.
Il primo a riprendersi dalla sorpresa fu il vampiro. Sfoderando un'espressione di una serietà assoluta, rivolgendosi a Lord Island spiegò:
- Sto aiutando la mia master ad allenarsi. Corsa, arrampicata, lotta libera, mischiamo insieme più tecniche contemporaneamente. -
Integra, con ancora una mano tesa verso il diario, annuì con solennità. Lord Island sembrò compiacersene:
- Bene, fate bene ad allenarvi così intensamente, anche nell'apprendimento di lingue straniere. -
- Se permettete, andiamo a proseguire l'allenamento. - rispose Integra, abbassando il braccio teso verso il diario per passarlo intorno al collo del servo. Difficile dire se quel gesto fosse un modo per non perdere l'equilibrio o un tentativo di strozzare Alucard.
Il vampiro si girò e col braccio ancora alzato e la padrona sulla schiena, si allontanò pieno di dignità lungo il corridoio.

 

Master e monster proseguirono nella recita finchè non udirono una porta chiudersi dietro di loro. Walter e Lord Island erano entrati in ufficio per discutere di chissà cosa. Integra, lesta, si issò nuovamente e questa volta sfilò il diario dalle dita del servo. Alucard avrebbe potuto stringere il quaderno con una forza tale da impedire alla ragazzina di sottrarglielo ma siccome il gioco gli era venuto a noia, consentì a Integra di riprenderlo. La master balzò giù dalla schiena del vampiro.
- Devo darti una cattiva notizia, Integra. Quando lo conobbi, Walter era un adolescente scapestrato e proprio come te volle imparare tutte le parolacce in rumeno che ancora ricordavo. -
Integra sentì mancarsi la terra sotto i piedi:
- Quindi ha compreso tutto quello che ti ho urlato dietro? -
- Penso proprio di sì. -
E lei che era convinta di essere riuscita a fregare il tutore!
- Dannazione, perchè nel corso di tutti questi mesi non me l'hai mai detto?! -
Alucard allargò le braccia e in tono innocente replicò:
- Mi hai chiesto di insegnarti delle parolacce, non se Walter le conosceva! -
La master digrignò i denti: si sentiva tradita. Sbraitò all'indirizzo del servo una sequela di insulti, stavolta in inglese; tanto ormai era nei guai comunque.

In ufficio, Walter e Lord Island risolsero e chiusero varie pratiche burocratiche, dopodichè cominciarono a discutere del più e del meno. Quelle chiacchere costituivano l'abituale commiato di Lord Island che giudicando maleducato andarsene via appena concluso il lavoro, si concedeva qualche minuto di futilità prima di congedarsi. Quel giorno però l'obbiettivo nel nobile non era riempire una breve attesa prima di risalire sulla propria automobile ma prendere tempo e mettere a suo agio il signor Dorneaz prima di porgli una domanda che gli stava cuore già da molto tempo:
- Come va con Alucard? -
Il maggiordomo sospirò, avvilito:
- L'avete visto voi stesso mezz'ora fa in corridoio come va con quel mostro. -
- Trovarlo impegnato a giocare con Integra non mi sembra un gran danno. Mi riferisco ad altro. Perchè siete rimasti solo voi e Sir Hellsing in questa casa? Dove sono finiti i domestici? Inoltre mi sono arrivate voci di una scazzottata fra Alucard e le truppe umane dell'Organizzazione. -
L'uomo non parlava in tono inquisitorio o severo ma con la pacatezza di un amico desideroso di condividere i tuoi dispiaceri. Walter aveva promesso a se stesso di non far trapelare ai membri della Tavola Rotonda nulla di quanto era accaduto in quegli ultimi mesi, nel timore di apparire ai loro occhi incapace di gestire il vampiro e guidare Integra in qualità di tutore. Adesso però di fronte a lui non si trovavano tutti e dodici i componenti ma soltanto Lord Island, calmo e apparentemente ben disposto ad ascoltare sfoghi di qualsiasi genere. Il maggiordomo sentì il bisogno di condividere con qualcuno le pene che l'avevano afflitto dal giorno del risveglio di Alucard, così narrò al Lord gli eventi più disastrosi commessi dal vampiro fino ad allora: la fuga dei domestici, i danni da ripagare all'allevamento di cavalli mezzo sfasciato e agli agricoltori che si erano visti brucare il futuro raccolto, la denuncia da parte dei tre giardinieri e dei due postini, la rissa al poligono di tiro.
Terminata quella lunga narrazione, Lord Island sospirò:
- Mister Dorneaz, perchè non avete riferito subito questi problemi al consiglio della Tavola Rotonda? -
- A che scopo? Non riguardano l'Organizzazione Hellsing in sè per sè ma la gestione di Alucard all'interno della sua cuccia. -
- Mister Dorneaz, mi stupite! Dove avete vissuto fin'ora? Fra le nuvole? Come potete considerare Alucard scisso dall'Organizzazione? Qualsiasi cosa quel vampiro faccia, ci riguarda eccome! Dimenticate che l'Ordine dei Cavalieri Protestanti è nato proprio per la presenza di Alucard? Se Van Helsing si fosse limitato ad andare in giro ad uccidere i vampiri armato solo di paletto e martello, nessuna Organizzazione sarebbe sorta sul suo operato. -
Walter stentava a credere alle proprie orecchie: veniva giudicato ma non, come temeva, perchè era stato incapace di trattenere Alucard, evento che sembrava essere stato messo in conto da Lord Island e da tutti gli altri componenti, ma perchè non ne aveva tempestivamente informato il Consiglio dei Dodici.
- Mister Dorneaz, parlo a nome dell'intera Tavola Rotonda: il risveglio di Alucard è stato indubbiamente traumatico e stressante, avete bisogno di rifare l'abitudine alla presenza di quel mostro in casa. Questo è l'alibi che vi concediamo per perdonarvi della mancanza di fiducia che avete dimostrato nei nostri confronti ma vi avvisiamo che non vi sarà concessa una seconda occasione. E' l'ultima volta che commettete un simile sbaglio, d'ora in poi dovrete riferire sempre, e il prima possibile, qualsiasi disastro quel mostro combinerà. Mi sono spiegato? -
- In modo perfetto. - rispose Walter, che se da un lato ingoiava un rospo amaro nel sentirsi rimprovere a quel modo, dall'altro respirava di sollievo nel sentirsi togliere un peso come Alucard dalle spalle. Quindi la gestione del vampiro andava sempre condivisa con i Dodici? Lord Island intanto tirava fuori dalla tasca taccuino e stilografica:
- Mi dia i nomi dei tre giardinieri e dei due postini che vi hanno citato in giudizio. Faremo contattare i loro avvocati dai nostri per concordare la cifra del risarcimento senza bisogno di comparire in un'aula di tribunale. Poi penseremo a risarcire l'allevamento di cavalli e gli agricoltori. -
- Lord Island, non fraintedete: sono felicissimo che vi facciate carico di un problema che consideravo privato. Non posso però fare a meno di stupirmi. Davvero pensate che la Corona accetterà di pagare questi danni così a cuor leggero? -
- Sì, e lo farà con gioia perchè sono nettamente inferiori a quelli che avevamo preventivato. Non ci eravamo fatti illusioni: una master di dodici anni come poteva mettere a cuccia Alucard? E' vero, Integra non è una ragazzina qualsiasi, così come non sarà un'adulta qualsiasi. Se Alucard ha deciso di chinare la testa davanti a lei, è perchè l'ha giudicata degna della sua stima, ed essere ammirati da quel mostro è un evento più unico che raro, presuppone il possesso di qualità non comuni. Ma per quanto speciale possa essere, Integra sempre una dodicenne resta. Pensavamo che avrebbe impiegato anni per imparare a tenere al guinzaglio quel vampiro, invece constatiamo che ci sta riuscendo prima del previsto. Forse è più in gamba di quanto pensassimo. O forse Alucard contiene i suoi eccessi, sfidando la master con prove alla portata della sua giovane età. O forse sono entrambi i fattori. Quale che sia la risposta, posso assicurarle che cinque denunce, un allevamento devastato e sei agricoltori mandati in rovina ci fanno respirare di sollievo. Avevamo messo da parte milioni di sterline con cui riparare ai disastri di Alucard, eravamo convinti che avremmo dovuto ricostruire Villa Hellsing dalle fondamenta, mattone su mattone. Invece Hellsing Manor è ancora in piedi e questi risarcimenti richiederanno solo una piccola parte della somma che avevamo accantonato. -
Lord Island se ne andò portandosi via nel taccuino i problemi più assillanti di Walter. Il maggiordomo era talmente felice di essersi liberato di quei pesi, da decidere di condividere la sua gioia con Integra e Alucard. Questo non vuol dire che raccontò alla sua protetta e al vampiro del colloquio con il nobile: sarebbe stato un deleterio incitamento al mostro a continuare per la strada del vandalismo, nell'ottica del "tanto qualcuno che paga i miei disastri c'è" . No, il maggiordomo li rese partecipi del suo buonumore "scordando" di rimproverarli aspramente per la cagnara che avevano fatto in corridoio e per tutte le parolacce in rumeno che aveva sbraitato Integra. Anzi, rendendosi conto che molte di quelle pronunciate da Sir Hellsing gli giungevano nuove, Walter comprese che doveva averne scordate un bel po' in quei vent'anni e la sera stessa chiese ad Alucard un corso di ripasso.

 

Integra era già a letto quando vide Alucard far capolino nella sua stanza:
- Stasera non giochiamo a carte? -
"Giocare a carte" era un eufemismo. In quei giorni Alucard stava insegnado alla master come barare a poker e gongolava nel vedere quanto fosse lesta la ragazzina nell'apprendere ogni trucco. Integra scosse la testa:
- Non mi va. Ho concluso di leggere i diari di Van Helsing e ho deciso di cominciare a dedicarmi a quelli di mia nonna. Gioca con Walter. -
Il vampiro accettò a malincuore la proposta e si ritirò, chiudendo la porta della camera. Tempo mezz'ora e attraverso il pavimento Sir Helsing potè udire gli alterchi fra il maggiordomo e il vampiro provenire dalla cucina. Si erano seduti lì a giocare a carte e come Integra potè comprendere dalle voci, Walter era sinceramente convinto di giocare, nel senso onesto della parola. Alucard stava evidentemente barando a tutto spiano per far alzare così tanto la voce del camerata:
- Non è possibile che tu abbia vinto anche questa mano! -
- Evidentemente sono fortunato al gioco. - replicava placidamente il nosferatu.
- O stai solo barando? -
- Barare? Io?! Non sia mai! - esclamò Alucard, professando un'innocenza che era ben lungi dall'avere.
Integra prestò poca attenzione a quelle chiacchere e presto si immerse totalmente nei diari di sua nonna Eva Wingates Hellsing.

 

Ancor prima di diventare il capo dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti, Eva Wingates Hellsing era stata una suffragetta. Era appartenuta cioè a quel movimento che si era battuto affinchè il diritto di voto venisse esteso anche alle donne e le cittadine ottenessero l'uguaglianza nei diritti civili con la popolazione maschile. A questi obbiettivi ne aggiungeva anche altri di suo pugno che non rientravano fra gli "ordini del giorno" del Movimento ma che la giovane era comunque decisa a portare avanti, pur se in solitudine. Giudicava ad esempio umiliante la pratica secondo la quale la moglie prendeva il cognome del marito una volta sposata, come se diventasse un oggetto di proprietà del coniuge. E perchè ai figli veniva messo solo il cognome del padre, dopo che la madre aveva faticato durante nove medi di gravidanza e partorendo a rischio della propria vita? Proprio perchè le sembrava ingiusto che una donna perdesse il suo cognome e non lo potesse trasmettere ai figli, si presentava al mondo non semplicemente come Eva Wingates, ma aggiungendo al cognome del padre anche quello inglesizzato di sua madre, Hellsing.
La sua adesione a simili idee, unita ad un carattere impetuoso e poco incline all'accondiscendenza, facevano della giovane Eva la pecora nera della famiglia.
Nessuno, all'interno di quel clan di morigerati borghesi timorati di Dio che andava sotto il nome di Wingates-Van Helsing, condivideva il pensiero di quella ragazzaccia testarda e dai modi bruschi e anzi non facevano che impartire a quella scavezzacollo perle di saggezza:
- Smettila di perdere tempo con questa sciocchezza del voto e pensa a cercare un buon partito! -
- E se non impari a tenere a freno la lingua e ad essere più gentile, farai scappare tutti i giovanotti! -
Le più solerti nell'ammonirla erano le donne di famiglia, una schiera di sorelle, cognate, zie e cugine che non comprendevano come si potesse preferire manifestare per ottenere una cosa inutile come il voto al passeggiare per un parco a braccetto di un gentiluomo. Ai loro occhi, l'esistenza femminile era estremamente semplice: l'equivalente di un'assicurazione sulla vita, di una pensione, di uno stipendio, di una vincita alla lotteria, era costituita del trovare marito. Per quale ragione quindi Eva considerava il diventare una moglie qualcosa di meno importante rispetto ad assurdità quali l'ottenere la parità di salario con gli uomini, o il poter accedere a professioni maschili come l'insegnamento nelle scuole superiori, o avere il diritto di frequentare l'università conseguendo una laurea?
- Se ti sposi, non dovrai lavorare. - le ricordavano, convinte che la stramba ragazza tentasse di rivoluzionare il mercato del lavoro nel timore di doversi dare da fare anche dopo essere diventata una signora.
C'era anche chi, convinta che il ruolo della suffragetta si adattasse solo alle fallite cioè alle racchie rimaste zitelle che dovevano sgobbare per sopravvivere e pretendevano un risarcimento dal mondo intero avanzando quelle assurde proposte, rassicurava Eva dicendo:
- Non ti svalutare. Pensi che sei una bruttina destinata a restare zitella, lo so, ma invece posso assicurarti che sei molto carina! Un faccino come il tuo non ha problemi a trovare un innamorato. Ho visto sposarsi ragazze molto più brutte di te... -

Eva aveva cominciato a tenere un diario già da prima di diventare la master di Alucard e in quei quaderni sfogava tutta la frustrazione che la sua condizione di “pecora nera” le causava:

Non riesco a far comprendere a queste tizie che mi sono toccate in sorte come parenti che in fondo, fra le mie ambizioni e le loro, non c'è molta differenza. Sia io che loro desideriamo realizzarci attraverso il lavoro. La differenza che ci divide sta tutta nel rispettivo concetto di lavoro. Per me è un impiego presso qualche ditta e non mi spaventa l'idea di lavorare a vita. Per loro il lavoro è una parentesi di qualche anno che deve concludersi con un matrimonio. Sì perchè è un lavoro cercare un marito da accalappiare, a dispetto di tutte le sviolinate romantiche con cui si cerca di abbellire la verità e le donne che hanno come unica ambizione quella di diventare moglie, conducono quest'attività con la determinazione e la freddezza di un chirurgo.
Il marito è l'assicurazione sulla vita, va scelto con lucidità, quindi cominciano con lo scartare tutti i maschi inutili allo scopo cioè i coetanei. La giustificazione ufficiale per questa scelta, appositamente creata ad hoc dalle fanciulle in cerca di marito dei secoli che ci hanno preceduto, è:
- Le ragazze maturano prima dei ragazzi. -
Nient'altro che una questione di compatibilità insomma, per cui è ovvio che una ventenne si senta maggiormente a suo agio con un trentacinquenne che con un coetaneo. Ovviamente non c'entra nulla il fatto che i ragazzi ventenni siano o studenti, o lavoratori alle prime armi, con uno stipendio ancora troppo basso per potersi permettere di sposarsi, per cui le sventurate che lasciandosi guidare dall'amore e non dal calcolo finissero per innamorarsi di un giovanotto, dovrebbero poi sottostare a fidanzamenti decennali prima che il loro caro accantoni da parte sufficienti risparmi per poter mettere su famiglia.
No, no, la spiantatezza economica degli uomini giovani non ha assolutamente nulla a che vedere col sentirsi maggiormente attratte da chi potrebbe venirti quasi padre!
Una volta ripulita la rosa dei candidati dai giovani, bisogna capire fra i vecchioni che restano quale sia il più appetibile. Deve avere un lavoro solido, se poi la casa dove abita fosse di sua proprietà, allora sarebbe davvero un grosso colpo! L'unico modo per carpire queste informazioni è sondare il terreno, ponendo domande all'uomo in questione. Questo momento cruciale richiede l'equilibrio di un giocatore in borsa. Ma non del giocatore sprovveduto, che perde i risparmi in investimenti sbagliati, ma del giocatore lucido che sa sempre quand'è il momento di vendere e quando quello di comprare.
In parole povere, un minimo di interesse verso il tizio che ti sta di fronte glielo devi dimostrare, sennò mica si perderebbe in confidenze su che lavoro fa, dove abita e quanto guadagna ma siccome è deleterio per il buon nome di una giovane compromettersi (e la vaghezza stessa dell'espressione "compromettersi" fa sì che basti un nonnulla per compiere un passo falso), bisogna al contempo mantenere un certo distacco.
Insomma, illuderlo ma non troppo, fargli capire che potrebbe interessarti ma senza impegno. Ammetto la mia totale incapacità in questa materia: non riesco a tenere il piede in due staffe con tanta disinvoltura!
Finalmente dal mazzo di carte estraggono "il Re", scelto dopo una ponderata riflessione sui pregi e i difetti ( e quindi anche i costi e i benefici ) di ciascun spasimante, convolano a giuste nozze e a quel punto tirano i remi in barca.
Proprio così! Tutte le qualità che hanno dimostrato di possedere durante la ricerca della "dolce metà" cioè mente lucida e fredda, razionalità, capacità di valutare senza lasciarsi confondere dai sentimenti, abilità diplomatica nell'illudere tutti e nessuno, vengono chiusi in un cassetto e lasciati rodere dalle tarme. Ormai non servono più, il marito l'hanno trovato, possono impigrire e ingrassare in santa pace.
E' questo che mi fa ammattire di rabbia! Questo!
Se la determinazione che hanno messo per accasarsi la impiegassero nello studio e nel lavoro, il Regno Unito si ritroverebbe con una tale schiera di professioniste serie e preparate che non potrebbero che arricchirlo ulteriormente con il loro impiego. Invece si preferisce lasciar ammuffire quei cervelli e quelle mani in nome della galanteria perchè "Non sia mai che costringa mia moglie a lavorare!".

 

L'unico parente che non trattasse la ragazza come una scalamanata inaffidabile, brava solo a far impensierire la famiglia per la sua sorte, era Abraham Van Helsing, fratello maggiore di sua madre.
Non che lo zio Abraham fosse di idee più liberali rispetto al resto della cerchia familiare. Anche a lui il voto alle donne sembrava una sciocchezza colossale e superflue tutte le altre richieste delle suffragette ma ammirava la grinta e la veemenza con cui la nipote si dedicava a quella causa. In un aspetto però Van Helsing si distingueva rispetto ai propri parenti: non giudicava disdicevole che una ragazza di buona famiglia lavorasse.

 

Lavorare era un'attività sconveniente per una ragazza per bene perchè la metteva in contatto con chissà quali ceffi che potevano approfittarsi di lei. Inoltre implicava che la suddetta donna fosse sola al mondo o, se aveva parenti, questi erano degli snaturati che rifiutavano di aiutarla, pretendendo che se la cavasse da sola. Il clan Wingates-Hellsing non era composto da snaturati e si sentiva umiliato all'idea che il resto del mondo, vedendo Eva correre lungo le strade di Londra svolgendo le proprie mansioni, potesse pensare una cosa simile.
La nonna di Integra era la penultima di otto tra fratelli e sorelle e aveva dovuto conquistarsi il diritto di lavorare non solo litigando con i genitori ma anche con ogni fratellone, sorellona e rispettivi mogli e mariti, tutti timorosi che il giudizio della società sulla condotta di quella ragazza sconsiderata ricadesse su di loro.
Battagliare contro una simile quantità di persone richiedeva un coraggio o un'incoscienza non indifferenti, e sia che la giovane possedesse l'uno o l'altro, riuscì a tenere loro testa. Vedendo che con le cattive non erano capaci di spuntarla, i parenti tentarono di raggiungere un compromesso. Esistevano molti lavori che una signorina dabbene potesse svolgere senza perdere la faccia. Impartire ripetizioni scolastiche, ad esempio. O fare compagnia ad una signora anziana. O ancora meglio, ricamare per conto terzi, attività che le consentiva di non uscire di casa.
La suffragetta però non voleva saperne di questi lavori che ai suoi occhi non potevano essere veramente considerati tali. Spesso si trattava di mansioni create "ad hoc" dai familiari per aiutare una cugina zitella a campare, una carità camuffata insomma, tanto che la "ricamatrice per conto terzi" poteva permettersi di ricamare degli obbrobbri che nessuna persona dotata di buon gusto si sarebbe mai sognata di acquistare ma che venivano regolarmente comprati dai consanguinei e disposti sul divano, per poi giustificarli davanti agli ospiti spiegando:
- Sono opera di una nostra parente nubile. - riuscendo così a lustrarsi anche l'aureola mostrandosi per quello che erano realmente, dei familiari che mantenevano una parente in disgrazia.
No, Eva voleva un lavoro vero, che la facesse uscire di casa e richiedesse da lei il meglio che poteva dare e il parentado, costretto a capitolare, si arrese a vederla impiegata come commessa nei negozi, come segretaria presso studi notarili e persino come aiuto-tipografa in una stamperia. Siccome però ci tenevano a salvare la faccia davanti alla Gran Bretagna, ad amici e vicini assicuravano:
- Sì, è vero, Eva esce al mattino per andare lavorare. Va a casa di un'anziana gentildonna e le tiene compagnia tutto il giorno leggendole la Bibbia. -
I suddetti vicini la incontravano qualche ora dopo in un negozio di tessuti, intenta a misurare e tagliare una pezza di stoffa e commentavano:
- Alla faccia della lettura della Bibbia! -
La suffragetta cambiava una gran quantità di mestieri a causa della sua lingua, incapace di ossequiare chi le stava in alto e pronta invece a sottolineare tutti gli errori commessi dai datori di lavoro. Simili affronti venivano puniti con il licenziamento e ogni volta la famiglia si era illusa che Eva, stanca di sbattere il muso contro le avversità, si sarebbe finalmente arresa a rimanere tranquilla in casa e a occuparsi di cercare un marito. Invece ogni volta la testarda ragazza si era rimessa in carreggiata, con gran sconforto dei Wingates-Hellsing.
Fu un pomeriggio, il giorno dopo essere stata licenziata da una merceria, che lo zio Abraham Van Helsing si presentò in casa sua.
- Appena ho saputo che hai perso il tuo ultimo impiego mi sono precipitato da te. Se non ti acciuffo fra un lavoro e l'altro, non riuscirò mai a proporti l'affare che ho in mente. Mi serve una segretaria. -
Eva storse il naso. Ciò che il fratello maggiore di sua madre le offriva, le puzzava di "lavoro-carità". L'uomo intercettò il suo pensiero e le spiegò:
- No ragazza, è un impiego serio, un posto di responsabilità. Sono anni che penso di offrirtelo, sembra ritagliato proprio addosso a te. Non mi credi? Vieni a fare una prova! Cosa ti costa? Trasferisciti a Van Helsing Manor per qualche settimana e valuterai se la mia offerta è una presa in giro o meno. -
La proposta piacque alla nipote e in una fredda mattina di gennaio del 1912, la diciottenne Eva Wingates-Hellsing entrò nella sede dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti.

Il giorno stesso del suo arrivo, il parente le impose solo due regole da rispettare:
- Nipote, ti chiedo un'unica cortesia: non scendere nei sotterranei della villa. Lì sto conducendo degli esperimenti medici. Un giorno, quando sarò sicuro dei risultati, te li mostrerò ma fino ad allora vorrei che nessuno mettesse piede nei miei laboratori. A parte questo, durante la notte ti capita mai di alzarti? -
- Quasi mai in verità. -
- Meglio così però preferisco avvisarti ugualmente. Se durante la notte dovessi uscire dalla tua stanza e incrociare nel corridoio un uomo alto vestito strano, non preoccuparti. E'...il mio guardiano notturno. Non rivolgergli la parola, tanto lui non ricambierebbe, è un tipo scorbutico. Passagli accanto ignorandolo, va bene? -
- Va bene. -

 

Il posto di segretaria che le aveva offerto Abraham era un vero lavoro e non un impiego fittizio creato per aiutare una parente nubile. Eva sgobbava tutto il giorno fra pratiche burocratiche da sbrigare e conti da far quadrare. A proposito di conti...
- Zio, perchè ogni giorno acquistiamo un fiasco di sangue dal macellaio? -
- Mi occorre per le mie ricerche. Sto tentando di sintetizzare dei farmaci a partire dal sangue. Più in là ti mostrerò di cosa si tratta. -
Giunta la sera, zio e nipote si sedevano davanti al caminetto e chiaccheravano. Van Helsing riusciva a pilotare la discussione in modo che finisse sempre per affrontare l'argomento "mostri" in generale e "vampiri" in particolare.
- Tutto ciò che Bram Stoker ha raccontato nel suo libro è accaduto veramente? - chiedeva Eva, curiosa.
- In linea di massima sì ma alcuni particolari li ha romanzati. -
- Ad esempio? -
- Ad esempio, nel libro il Conte viene descritto come un essere dall'aspetto repellente. In realtà non era così. Se lo avessi visto, lo avresti scambiato per un uomo qualsiasi, per quanto pallido ed estremamente alto. Niente in lui denotava la sua vera natura di mostro. La sua unica stranezza consisteva nei canini affilati ma finchè teneva la bocca chiusa, non li notavi e spesso, anche quando parlava, muoveva le labbra in modo tale da nasconderli. Stoker ha pensato che i lettori si sarebbero inquietati maggiormente se avesse dato a Dracula delle fattezze strane, e così gli ha dato una faccia e delle mani da mostro. -
Spesso Van Helsing, dopo aver rivangato uno dei tanti eventi svoltisi durante i mesi della lotta contro Dracula, chiedeva alla nipote:
- Al mio posto, cosa avresti fatto? -
- Non saprei. -
- Sforzati di immaginare. Supponiamo che il Conte non sia morto, che sia ancora su questa Terra ed esista la possibilità che tu possa incontrarlo faccia a faccia. Come ti comporteresti?-
"Supponiamo che il Conte non sia morto" diventò una frase ricorrente nel corso di quelle discussioni e una sera la ragazza non potè fare a meno di chiedere in tono scherzoso:
- Non ti annoi mai a fare questo gioco? Non ha scopo dato che Dracula è morto e sepolto, giusto? -
Abraham rispose con un sorriso enigmatico:
- Forse. -

 

Con grande soddisfazione di Van Helsing, Eva, di fronte alla domanda su come si sarebbe comportata di fronte al Re-senza-vita, cercava sempre di fornire la risposta più razionale, rifiutando di agire lasciandosi guidare dai sentimenti e quando giudicò che la nipote fosse pronta per la rivelazione decisiva, le chiese:
- Se ti dicessi che Dracula è ancora vivo, che non si tratta di uno scherzo nè di un gioco e che risiede in questa villa, come la prenderesti? -
La giovane rimase tranquillamente seduta nella sua poltrona:
- Sono sincera: il sospetto che quel vampiro fosse ancora su questa Terra me l'hai instillato nel corso di tutte queste discussioni però il tuo racconto sulla sua morte è troppo particolareggiato per essere inventato. L'hai visto realmente dissolversi in polvere. Potrei cercare di unire queste due ipotesi contrastanti supponendo che tu l'abbia resuscitato ma non riesco a comprendere perchè avresti fatto un'azione simile. -
- Per trovare la risposta, ti basta ascoltare questo: gli umani sono le pecore, i mostri sono i lupi che le sbranano e io sono il pastore che tenta di proteggerle ma perchè il mio lavoro sia efficacie, ho bisogno di un cane fedele. -
Eva aggrottò le sopracciglia, dubbiosa:
- Dracula è il tuo cane? Sei riuscito ad addomesticarlo? -
- Precisamente! - esclamò Van Helsing, dopo di che raccontò alla giovane di come aveva riportato le ceneri del Conte in Inghilterra e di come l'avesse resuscitato e domato.
Eva bevve in silenzio quelle parole. Sia all'interno della cerchia familiare che fuori, era convinzione comune che Abraham fosse diventato tanto ricco perchè era diventato medico personale di un componente della famiglia reale. Chi credeva nell'occultismo, aggiungeva che a quel lavoro ne affiancava certamente un altro, quello del cacciatore di mostri ma supponeva che all'interno della famosa scatola con cui si recava sui luoghi infestati, il forte vecchio tenesse gli oggetti capaci di sconfiggere le creature maligne, come croci o acqua benedetta. Gli scettici rispondevano ridendo che tutt'al più il vecchio Abraham aveva saputo sfruttare la popolarità piovutagli addosso col romanzo di Stoker e che certamente di notte non andava a caccia di folletti.
Adesso la nipote scopriva come la realtà fosse ancora più fantasmagorica di quanto la fantasia più sbrigliata avesse potuto supporre. Terminato di ascoltare il racconto del parente, la ragazza gli pose molte domande sull'affidabilità e la docilità del vampiro, infine concluse:
- Perchè mi hai raccontato queste cose, tenute segrete fino ad ora? Perchè a me e non anche ai miei fratelli? -
- Perchè sono vecchio e ho bisogno di un erede che conduca l'Ordine dei Cavalieri Protestanti dopo la mia morte. Se mio figlio, il tuo povero cugino, fosse ancora in vita, avrei designato lui come successore ma il destino è stato crudele e me l'ha strappato nel fiore della giovinezza. Ho setacciato quindi il resto della famiglia alla ricerca di qualcuno all'altezza del compito e ho compreso che tu sei tagliata per questo ruolo. -
- Io?! E chi te lo dice? Come fai ad esserne tanto certo? - chiese Eva costernata.
- In te rivedo molto di me e di mio figlio. - rispose il grande vecchio con orgoglio - Inoltre il modo stesso con cui ti sei comportata stasera, di fronte a una simile rivelazione, mi conferma di aver scelto bene. La maggior parte delle persone, sentendomi raccontare una storia simile, sarebbe inorridita. Mi avrebbe detto che ero un pazzo per aver risvegliato un simile mostro e che mancavo di rispetto alla memoria di chi aveva ucciso. Tutti commenti dettati dal sentimentalismo e perchè no, anche dalle convenzioni sociali, secondo le quali bisogna scandalizzarsi di fronte alla blasfemia di chi non rispetta la memoria dei defunti.Tu invece mi hai posto domande pertinenti sul modo di agire del vampiro. Ti sei lasciata guidare dalla razionalità, hai voluto capire i pro e i contro, i costi e i benefici di questa scelta. Non è da tutti agire con una simile freddezza. Capisci adesso perchè ho sempre detto che sei una Van Helsing fino al midollo? -
Sì, Eva capiva e ciò nonostante era ancora ammutolita dalla sorpresa. Lo zio proseguì:
- L'Ordine dei Cavalieri Protestanti ha dieci anni di vita. Durante le riunioni che portarono alla sua fondazione, un membro del Consiglio Reale mi chiese come pensavo di gestire il vampiro una volta che fossi morto. Risposi che il suo controllo sarebbe passato al mio erede. Il titolato mi domandò perchè questo erede non era con me. Risposi che il mio successore non partecipava a quelle sedute perchè ancora non sapeva che lo avessi designato come tale e non sapeva nemmeno che tenevo chiuso un vampiro in uno scantinato. Una notizia tanto banale bastò per far infuriare quel nobile e fargli esclamare che ero un pazzo. Chissà quale sarebbe stata la sua reazione se avesse saputo che in aggiunta a tutto questo, la mia erede, cioè tu, in quel momento aveva solo otto anni! - raccontò ridendo Abraham - Ma come ti ho detto, già a quel tempo di dubbi ne avevo pochi. Eri solo una bambina ma già dimostravi la grinta della nostra famiglia! -
Un senso d'orgoglio cominciò ad invadere il petto di Eva. Aveva sempre sognato di fare qualcosa di grandioso nella propria esistenza ma quello che le proponeva lo zio superava le sue più rosee aspettative. Proprio a quel punto, il volto del parente tornò serio e sembrò darsi da fare per spegnerle ogni ardore:
- Voglio però esser chiaro, Eva: ciò che ti chiedo non è una passeggiata. E' un compito arduo che ti inseguirà per tutta la vita, senza un attimo di riposo. Per te non ci saranno domeniche, feste o vacanze. In qualsiasi momento dovrai essere la master del vampiro che ormai non ha più un nome quindi voglio che tu rifletta bene prima di dirmi se accetti o meno di diventare la mia erede. Sarà un impegno gravoso e faticoso che ti richiederà grandi sacrifici e la rinuncia ad ampie fette di vita normale. I tuoi genitori sono appassionati di cani, ne hanno sempre tenuto in gran quantità e tu ci sei cresciuta in mezzo. Questo, per certi versi, ti aiuta. Hai già esperienza sufficiente per sapere come trattare con gli animali. Il vampiro sarà impegnativo come un cane, anzi di più. Dovrai sempre preoccuparti di sfamarlo, assicurarti che non nuoccia a nessuno e quando sentirai che la tua morte si avvicina, dovrai prendere una scelta. Se non troverai un degno erede a cui affidare il comando del nosferatu, non ti resterà altra soluzione che abbatterlo e portartelo nella tomba.-
- Quindi se non dovessi accettare di succederti e se tu non trovassi nessun altro erede sarebbe questo quello che faresti? Uccideresti il tuo cane con le tue stesse mani? -
- Certo. Io l'ho creato e io lo distruggo. Diventerebbe un mucchietto di cenere. Lo metterei in un sacchetto e lo farei depositare nella mia bara, così mi accompagnerà nel lungo sonno, come un bravo cane fedele. -
Eva rimase a lungo in silenzio, meditabonda. Lo zio le aveva detto che non doveva dargli una risposta quella sera anzi era consigliabile che riflettesse a lungo sulla strada che desiderava intraprendere. Bene, avrebbe seguito il suo consiglio ma adesso c'erano altri particolari che desiderava svelare:
- Il fiasco di sangue che il garzone del macellaio porta ogni mattina è per lui. E non stai conducendo nessuna ricerca medica negli scantinati della villa, mi hai solo chiesto di non scendervi perchè sono la cuccia del vampiro. E il guardiano notturno che avrei potuto incontrare di notte e a cui non dovevo rivolgere la parola...è sempre il vampiro, vero? -
- Sì. Quando sarà il momento, te lo farò conoscere. -
Eva si massaggiò le tempie. Benchè già da qualche settimana sospettasse che lo zio le nascondesse qualcosa sul vampiro che aveva sconfitto, tante rivelazioni in una sola serata l'avevano messa a dura prova.
- Adesso vai a coricarti nipote. Continueremo questa discussione domani. -
La ragazza annuì e quando fu nella sua camera, sotto le coperte, udì dei passi nel corrodoio. Li aveva uditi tante volte, da quando si era trasferita a Van Helsing Manor. " E' il guardiano notturno " si era sempre detta. Adesso scopriva che si trattava del Conte Dracula...
No, lo zio le aveva spiegato che il vampiro non aveva più un nome. L'Essere Libero che era stato un tempo e che si era chiamato Dracula, Conte o Vlad era defunto. Al suo posto c'era solo un cane da pastore e così lo chiamava il padrone, "cane".
" Potrei alzarmi, aprire la porta e vedere il vampiro dello zio " pensò Eva, in un impeto di curiosità ma poi le tornarono alla mente le parole di Abraham:
- Quando sarà il momento, te lo farò conoscere. -
Evidentemente era ancora troppo presto per trovarsi a tu per tu con il cane dello zio. Decise di fidarsi del giudizio del parente e lasciò che il rumore di quei passi si allontanasse lungo il corridoio fino a dissolversi. Eva inghiottì la curiosità, chiuse gli occhi e si addormentò.

 

Nelle settimane che seguirono, la questione fu sviscerata da ogni punto di vista. Van Helsing non nascose nulla ad Eva della fatica che ricoprire il ruolo di master le avrebbe chiesto, così come le parlò apertamente di quanto avesse penato per ottenere un cane docile ai suoi ordini:
- Ho lottato con lui e ferocemente anche. L'ho dovuto spezzare per domarlo e questo mi ha richiesto fatica sia fisica che mentale. E anche adesso che è mansueto come un agnellino, non posso permettermi di rilassare il pugno. Deve sentire la mia forza in ogni momento se non voglio che rialzi la testa e si ribelli. Prevedo che attuerà un comportamento simile anche con te. Non è da lui obbedire ciecamente al primo venuto, neanche se glielo ordinassi io. Ti metterà alla prova. Mi sono occorsi anni per soggiogarlo completamente, immagino ne occorreranno altrettanti anche a te. Sarà una strada lastricata di difficoltà, metto in conto che nonostante la tua grinta potresti non farcela e abbandonare tutto. Sappi che non te ne farò una colpa e anzi comprenderò una simile rinuncia. Ma anche se resistessi e riuscissi a diventare la sua master, la fatica non sarà terminata. La fedeltà che il vampiro è capace di dare al padrone è tanta ma esige in cambio parecchie attenzioni. -
Eva meditò a lungo su quelle informazioni, valutò con onestà le proprie capacità, i propri pregi e difetti nel tentativo di capire se era adatta o meno a succedere allo zio come capo dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti. Agì con consapevolezza perchè per natura era una di quelle persone che non tornavano indietro sulla parola data. Una volta intrapresa una strada, la percorreva fino in fondo e con tutta la serietà di cui disponeva, fosse o meno adatta a lei perchè sentiva di aver preso un impegno con la propria coscienza prima ancora che con gli altri.
Concluse che poteva farcela e lo comunicò ad Abraham:
- Accetto di diventare la tua apprendista, di imparare ciò che occorrerà per succederti e di diventare la futura master del vampiro. -
Lo zio, ignaro che Eva si fosse impegnata in un patto solenne con la propria coscienza pronunciando quelle parole, per giorni continuò a metterla in guardia sulle fatiche che avrebbe affrontato diventando la sua erede. Infine, quando comprese che la ragazza faceva sul serio, accettò la sua volontà ma mentalmente continuò a considerarla "in prova" per molto tempo, incerto se sarebbe riuscita a superare l'ostilità di cui l'avrebbe fatta oggetto il suo cane.

Da quando mi ha proposto per la prima volta di diventare la sua erede, lo zio ha parlato della sua belva addomesticata con la stessa professionalità con cui un veterinario parlerebbe di un purosangue da corsa. Ieri sera, per la prima volta, ne ha parlato usando il tono di un padrone che racconta anneddoti sul proprio cane. Si è rammaricato che da quando sono entrata dentro Van Helsing Manor ha obbligato l'animale a restare rintanato nella sua cuccia durante il giorno. Non voleva che lo incontrassi prima di aver preso una decisione, temendo che questo potesse in qualche modo compromettere il mio giudizio. Ha concluso dicendo:
- Adesso non c'è più ragione per tenerlo chiuso nelle segrete durante le ore di luce e dato che sei decisa a intraprendere questa strada, è giunta l'ora che tu lo conosca. -
Il cuore ha cominciato a battermi all'impazzata dalla tensione. Lo zio mi ha messo in mano una bottiglia di sangue dicendo:
- Questa gliela darai tu. - dopodichè ha cominciato a scendere i gradini che conducono ai sotterranei. Gli sono andata dietro con le palpitazioni che mi rimbombavano nelle orecchie.
Siamo entrati in una grande stanza e nella debole luce che la illuminava, ho visto lo zio inginocchiarsi accanto a una lunga bara lucida e nera, bussando con le nocche sul coperchio. Ha dovuto bussare per un bel pezzo e via via che i minuti trascorrevano, sul suo viso si allargava un sorriso indulgente. Sembrava un padre costretto a svegliare presto il figlioletto scrollandolo per la spalla, combattuto fra il dovere di farlo alzare e il desiderio di lasciarlo poltrire ancora.
Finalmente, il coperchio ha cominciato ad alzarsi con lentezza, facendomi schizzare la paura nelle vene. Avrei voluto serrare le palpebre per non vedere l'essere che ne sarebbe sbucato e mi sono dovuta imporre di lasciarle aperte. E quando l'occupante della bara è apparso, mi è venuto spontaneo chiedermi se lo zio non mi avesse preso in giro per tutto il tempo.
Quello, un vampiro? Ma se sembrava un qualsiasi giovanotto umano! Be', qualsiasi no, era decisamente più pallido del normale e a giudicare dalla lunghezza della bara, pure molto alto ma questi particolari da soli, per quanto inusuali, non lo avrebbero classificato come nosferatu agli occhi di nessuno! Sì, è vero, lo zio mi aveva già avvisata che a dispetto di quel che aveva scritto Stoker, il reale aspetto dell'essere era tutt'altro che mostruoso ma ammetto che l'amante del brivido che si cela in me aveva continuato a sperare in un qualche particolare orrorifico che spiccasse nella sua persona. Invece, l'unica nota inusuale in lui è la stranissima tuta di cuoio che indossa.
Il tipo è rimasto seduto nella bara, guardandosi intorno con occhi impastati di sonno, infine ha messo a fuoco lo zio. Chi ha cani, lo sa, conosce lo sguardo gioioso che illumina i loro occhi quando il padrone torna a casa, ed è esattamente il tipo di sguardo che ho visto brillare nelle pupille del giovanotto nella bara. I padroni dei cani, dal canto loro, rispondono a quelle feste con occhi amorevoli, una carezza, una parola dolce, ed è esattamente ciò che ha fatto lo zio.
- Mi dispiace di avere interrotto il tuo sonno. - ha detto in tono contrito, accarezzando i capelli del tizio nella bara.
E' stato allora che mi sono detta che non si trattava di uno scherzo, il giovane doveva essere davvero un vampiro perchè quando mai si sono visti due umani comportarsi come cane e padrone?
- Adesso alzati, voglio farti conoscere una persona. -
Il nosferatu è uscito dalla bara: accidenti è ancora più alto di quanto avessi inizialmente supposto! Lo zio si è messo al mio fianco e il vampiro si è fermato di fronte a noi.
- Lei è mia nipote, Eva Wingates Hellsing. -
Il mostro ha lasciato scivolare su di me uno sguardo indifferente. Io invece lo guardavo allibita, nè più nè meno che se mi fossi ritrovata davanti a un dinosauro, a un venusiano o al fantasma di Napoleone.
Lo zio mi ha riscossa tirandomi una gomitata nelle costole. Ho allungato la bottiglia al non-morto e se ancora avevo dei dubbi sulla sua natura, a quel punto li ho fugati tutti. S'è scolato il sangue come fosse acqua fresca!
Non so cosa sperasse di ottenere lo zio, facendomi dare al vampiro quella bottiglia. Forse s'illudeva che quel gesto gentile avrebbe reso il suo servo grato e docile nei miei confronti? Oh zio, come conosci poco i cani!
E vero, la maggior parte di loro scodinzola a chi gli dà un biscotto o una carezza ma ciò non implica che siano disposti ad ubbidire a queste perone gentili come al padrone. Poi ci sono i cani con un caratteraccio scorbutico, che nemmeno scodinzolano in segno di ringraziamento. Il cane dello zio appartiene alla seconda categoria. Finito di bere, mi ha rimesso in mano la bottiglia vuota e seccamente ha ordinato:
- Portamene un'altra! -
Da questo primo incontro, ho ricavato due certezze:
1) agli occhi del vampiro, Abraham Van Helsing è Dio Onnipotente;
2) agli occhi del vampiro, Eva Wingates Hellsing è una nullità qualsiasi.

 

I primi mesi dell'apprendistato di Eva non furono problematici. Adesso che la nipote aveva conosciuto il vampiro, Van Helsing consentì al suo cane a due gambe di camminare per la Villa anche durante il giorno e per la suffragetta la belva addomesticata dello zio diventò in poco tempo una figura familiare. Dubitava però che il mostro potesse dire altrettanto di lei.
Il nosferatu sembrava disinteressarsi del mondo intero, master Abraham a parte.
Ma se il mostro la ignorava completamente, Eva trascorse invece lunghe ore a studiarlo senza dare nell'occhio. Fu così che scoprì come spesso il vampiro piangesse lacrime di sangue mentre dormiva, e si grattasse il dorso delle mani fino ferirsi la pelle ma soprattutto, nessuno meglio del vampiro conosceva Abraham Van Helsing.

E' tale e quale a un cane, riesce a captare i minimi cambiamenti di umore del padrone, anche quelli di cui le altre persone non si accorgono. Ormai, qualsiasi cosa dica o faccia lo zio, ho preso l'abitudine di buttare un'occhio al vampiro. Se il mostro continua a svolgere le proprie faccende, vuol dire che tutto è sereno. Se lo sorprendo a guardare lo zio con attenzione, vuol dire che qualcosa ribolle nel cranio del suo padrone. Se il vampiro si alza per versare allo zio due dita di cognac, sta cercando di calmarlo prima che il nervosismo del padrone si manifesti scaricandosi su di lui.
Sì perchè quando lo zio non riesce a risolvere un problema, è sempre il vampiro a farne le spese. Lo zio cammina appoggiandosi ad un bastone ma non perchè il suo passo vacilli, anzi è ancora energico come un giovane. Il bastone gli serve per darsi un'aria minacciosa, allo stesso modo dei patriarchi dell'Antico Testamento, e per avere sempre a portata di mano uno strumento con cui punire il cane. Per qualsiasi minima infrazione, vera o inventata, tanto per avere una scusa con cui sfogare la propria irritazione, mena una bastonata addosso al nosferatu e quel che più mi sorprende è che il mostro sembra farsi veramente male!
- Ma i vampiri non dovrebbero essere fortissimi? Allora come può il tuo farsi male per una semplice bastonata? - ho chiesto allo zio.
Mi ha mostrato il cassetto di un armadio, pieno all'inverosimile di bastoni e mi ha spiegato:
- Una bastonata in sè per sè non gli farebbe nulla ma tutti quelli che vedi qui me li sono fatti fabbricare con i legni che i vampiri non tollerano. Sono fatti in frassino, sorbo e qualcuno persino in legno di rosa. E' per questo che riesco a fargli male. -
- Ma cosa te ne fai di un cassetto pieno? -
- Certe volte mi fa arrabbiare così tanto che finisco per spaccargli il bastone addosso. Vengo qui e ne prendo uno di ricambio. -
Mantenere Abraham Van Helsing calmo sembra essere la missione che il vampiro si è dato e assolve al suo compito con la stessa bravura di un maggiordomo che è cresciuto, vissuto e invecchiato col suo padrone, o di un anziano coniuge che conosce il suo compagno di vita come la propria mano. E come può non conoscere bene lo zio, considerando che questo è il ventiduesimo anno che trascorre con lui? Il vampiro sa quando è il caso di parlare e quando è meglio che stia zitto, se è consigliabile mettere davanti allo zio un bicchiere o se è il caso di far sparire la bottiglia di brandy dalla sua visuale senza dare troppo nell'occhio, quando abbassare lo sguardo e quando è giunto il momento di insistere col master perchè vada a coricarsi.

 

Oltre ad osservare il vampiro, Eva continuò a svolgere il suo lavoro di segretaria e siccome sapeva guidare, Van Helsing acquistò un'automobile.
- Ancora è troppo presto perchè tu possa seguirmi a caccia di mostri ma quando quel momento giungerà, mi accompagnerai in macchina. -
La nipote attendeva pazientemente, fidandosi della valutazione dello zio e un pomeriggio l'anziano parente le annunciò:
- Vai a coricarti e sforzati di dormire. Stanotte verrai con me a caccia di Banshee. -

 

Mi sono messa al volante e lo zio si è seduto accanto a me con la sua inseparabile scatola sulle ginocchia. Ho guidato fino alla proprietà da disinfestare. Arrivati, siamo scesi, lo zio ha poggiato a terra la scatola e l'ha aperta, ha messo il pipistrello sull'erba e gli ha ordinato di riprendere la sua vera forma. Quando il vampiro mi ha vista al fianco del suo padrone, gli ha chiesto costernato:
- Perchè è con noi? -
Quella domanda mi ha stupita. Quindi lo zio non lo aveva avvisato, non lo aveva preparato alla mia presenza? Zio Abraham ha risposto:
- E' venuta a imparare il mestiere. -
Dentro di me sentivo crescere un senso di disagio: zio, che razza di risposte dai? Perchè non gli dici chiaro e tondo come stanno le cose? La spiegazione non soddisfece neanche il vampiro che tornò alla carica:
- Perchè deve imparare? Cosa c'entra con noi? -
E finalmente, lo zio si è sbottonato:
- E' la mia erede. Quando morirò, servirai lei. -
Credo che se lo zio avesse mollato al vampiro una delle sue bastonate, gli avrebbe fatto meno male. Siccome il cane non riesce a ribellarsi al padrone, tutta la rabbia che dev'essergli esplosa nel petto a quella rivelazione l'ha riversata su di me, fissandomi con due occhi colmi d'odio.

- E perchè dovrei servirla? - ha ringhiato.
In tutti questi mesi non ho mai udito chiedere al vampiro "perchè". Ubbidisce senza fiatare a qualsiasi comando del padrone ma stavolta la richiesta di Dio Abraham doveva essergli sembrata talmente sconvolgente da non riuscire a trattenersi dal domandare spiegazioni e lo zio, come al solito, l'ha trattato come uno zerbino:

- Perchè io ho deciso così e farai quel che ti ordino! Adesso occupati della banshee. Search and destroy! -
E' rimasto davanti a noi, fremendo di collera, infine si è deciso ad allontanasi con passo lento, svanendo nell'ocurità e con lo zio siamo risaliti ad attenderlo sulla macchina. E lì sono esplosa:
- Credevo che in tutti questi mesi gli avessi spiegato chi ero e cosa facevo, che lo avessi preparato a questo momento! Perchè sei stato così incosciente da non dirgli nulla? -
- Io non gli spiego mai niente. Fornirgli una spiegazione vuol dire dargli la possibilità di pensare e ribellarsi e lui non deve fare nè l'uno nè l'altro ma solo obbedire ciecamente ai miei ordini. - ha risposto serafico lo zio.
Non gli spiega mai nulla. Questo vuol dire che da ventidue anni il vampiro si sveglia ogni sera senza avere la più pallida idea di cosa gli accadrà nelle prossime ventiquatt'ore. Sfido che mantenere calmo Dio Abraham sia diventata la missione della sua non-vita!
La primavera è alle porte ma la notte fa ancora un freddo assassino. Fortunatamente lo zio, dopo decenni di esperienza, è ormai equipaggiato. Aveva messo sul sedile posteriore coperte e una bottiglia di acquavite e con quelli ci siamo riscaldati nell'attesa che il cane tornasse. Sono tornata a chiedergli:
- Quindi non gli hai nemmeno spiegato che se ti ritrovassi senza eredi, lo uccideresti per portartelo nella tomba? Non sarebbe meglio dirglielo, invece? Dopo quel che è successo stasera, capisco che mi ha presa in antipatia. Se sapesse che io sono la sua unica possibilità di salvezza, forse cambierebbe atteggiamento nei miei confronti. -
- Non ti azzardare a dirgli niente del genere! - ha minacciato zio - E' difficile dire se per quel cane sia più attraente la non-vita che sta conducendo adesso o la morte. Esiste la possibilità che preferirebbe seguirmi nella tomba piuttosto che rimanere su questa Terra. -
Sapevo che stavo per darmi la zappa sui piedi ma non ho potuto fare a meno di domandare:
- Se morire non gli dispiacerebbe, perchè non accontentarlo? -
- Perchè io ho deciso che deve rimanere ancora al mondo e lui farà quel che voglio io! -
Urla strazianti hanno interrotto la nostra conversazione. Si trattava della banshee. Le banshee sono celebri per le strida con cui spezzano il silenzio della notte, terrorizzando chi le ascolta. Quelle però sembravano urla di dolore.
- Il vampiro l'ha trovata! - ho commentato. Lo zio non ha risposto ma il suo silenzio era già un assenso.
Le urla di una banshee gelano il sangue. Le grida di una banshee in preda al dolore e al terrore sono qualcosa che non si può raccontare. Temo che queste strida si ripresenteranno nei miei incubi per il resto dell'esistenza, non sono così ottimista da illudermi di riuscire a dimenticarle.
Difficile dire cosa stesse combinando il vampiro ma sicuramente si stava facendo un dovere di uccidere la preda nel modo più lento e doloroso possibile. Era una vera fortuna che fossimo seduti sulla macchina perchè sentivo cedermi le ginocchia, tanta era l'angoscia che quelle urla strazianti mi trasmettevano. Sarebbe stata una vergogna cadere a sedere sull'erba davanti allo zio, alla mia prima missione! Ho buttato uno sguardo sul suo viso e mi è stato di conforto constatare che anche lui sembrava turbato da quel putiferio. Quindi normalmente le cacce del vampiro sono meno traumatiche?
La faccia dello zio sembrava un misto di raccapriccio e rabbia, quasi che vivesse tutto ciò come un dispetto da parte del servo. Alla fine, quando l'ira l'ha sopraffatto, ha urlato:
- Striscia a terra come un verme! -
I suoi occhi erano fissi nella direzione da cui provenivano le urla, come se stesse sostenendo a distanza un colloquio col vampiro e a quelle parole, le grida erano calate d'intensità, come se la banshee continuasse a lamentarsi per il dolore e la paura ma non per nuove sofferenze. Sempre con lo sguardo fisso davanti a sè, lo zio ha proseguito:
- Stupido cervello limitato, ti illudi di prendermi in giro così facilmente? Da quando in qua credi di poter comandare? Ti sottometterai al mio volere, ti piaccia o no e stai pur sicuro che ti farò pentire di questa bravata! Adesso finisci il tuo dovere. Che sia un lavoro rapido e pulito. Rialzati in piedi! -
Pochi istanti ancora e non abbiamo udito più niente. Ogni rantolo era cessato, lo stormire delle fronde era l'unico suono che sentivamo. Abbiamo dovuto attendere un bel pezzo il ritorno del vampiro. Finalmente i fari dell'automobile hanno illuminato la sua sagoma, che procedeva a passo lemme, fermandosi a un paio di metri da noi. Lo zio è sceso dalla macchina e ha deposto a terra la scatola. Gli occhi del mostro erano pieni di ironia e un sorriso abbozzato era stampato sul suo volto. Sembrava perfettamente consapevole che avrebbe pagata salata la sua ribellione ma al contempo era soddisfattissimo di averla compiuta, pronto a ripeterla senza pentimenti altre mille volte. Lo zio, invece, era furente. Con voce dura ha ordinato:
- Trasformati in pipistrello! -

 

La notte della prima caccia al mostro di Eva Wingates Hellsing aprì ufficialmente le ostilità fra lei e il vampiro.
Se fin'ora il cane di Van Helsing aveva ignorato la ragazza, adesso la situazione era radicalmente cambiata.
- Non sperare di riuscire a comandare su di me! - l'avvisò il mostro la mattina seguente, dopo di che si diede attivamente da fare per per angariare, infastidire, indispettire, punzecchiare e provocare la nipote del suo Dio in tutti i modi possibili e immaginabili, e anche in quelli inimmaginabili. Il suo obbiettivo era esasperarla al punto di farla desistere dal progetto di diventare il futuro capo dell'Organizzazione Van Helsing, facendola scappare in lacrime dalla villa.
Benchè sapesse benissimo che la giovane si chiamasse Eva Wingates Hellsing, mai una volta il vampiro pronunciò il suo nome. Gli epiteti più blandi che uscivano dalle labbra del mostro erano "Tu" e "Ragazza" ma più spesso preferiva chiamarla "Gallina".
Furono settimane stressanti ma Eva si rese conto che i colpi sparati dal mostro, per quanto snervanti, lasciavano il tempo che trovavano. Il vampiro la stava studiando attentamente alla ricerca di un suo punto debole, di una breccia attraverso cui entrare e demolire ogni difesa della donna. Finchè non l'avesse trovata, le sue provocazioni non le avrebbero suscitato più irritazione di quelle di un adolescente indisponente. La nipote del medico olandese continuò così la propria opera, sperando che il cane dello zio non scovasse mai il suo tallone d'Achille.

- Cosa è "suffragetta"? -
- Dove hai sentito questa parola? - chiese a sua volta Eva, decisa a modulare la spiegazione in base alla risposta che avrebbe ottenuto.
- Oggi un membro della Tavola Rotonda è venuto a parlare con tuo zio e gli ha chiesto "Ma le pare il caso di scegliere come erede una suffragetta?". Così voglio sapere cosa è "suffragetta". Si tratta di una malattia che ti porterà alla tomba in breve tempo, liberando questa dimora dalla tua fastidiosa presenza? -
- No cagnaccio, purtroppo per te godo di ottima salute e dovrai sopportarmi ancora per molti anni. Suffragetta indica una persona che appartiene ad un movimento, quello delle Suffragette, che si batte perchè il diritto di voto venga esteso anche alle donne. -
Passi dover litigare sull'argomento con gli uomini e le donne ma di mettersi a bisticciare persino con un vampiro, Eva non ne aveva nessuna voglia, così lasciò il succhiasangue a sbellicarsi dalle risate da solo. La giovane si chiuse in ufficio per lavorare e constatò seccata che gli sghignazzamenti del mostro la raggiungevano persino là dentro, pur essendo la porta chiusa. Dopo cinque minuti di quella musica calò finalmente il silenzio ed Eva vide il vampiro entrare nell'ufficio asciugandosi gli occhi, dato che aveva riso fino alle lacrime. In tono ilare, le chiese:
- E perchè vorreste votare? -
- Paghiamo le tasse, perchè non dovremmo ricevere in cambio il diritto di votare? I nostri soldi sono buoni per ingrassare lo Stato e non lo sono le nostre teste per votare chi ci governa? -
Era una delle risposte più utilizzate dalla ragazza che aveva constatato come avesse una presa decisamente maggiore sull'uditorio rispetto a tante spiegazioni ideologiche ma che lasciò indifferente il vampiro così la suffragetta completò:
- Ovviamente non pretendo che un uomo medioevale come te possa capire il concetto. -
- Già, sono medioevale e ne vado fiero! - ghignò il mostro - Sono talmente medioevale che toglierei il diritto di voto persino agli uomini, figurati quanto possa fregarmene di estenderlo alle donne! -
- Perchè lo toglieresti anche agli uomini? - chiese stupita la giovane.
- Perchè governare è una cosa troppo seria per lasciarla in mano a una mandria di gente stupida. Sono veramente poche le persone con l'intelligenza necessaria per mettere bocca nell'amministrazione di un Regno. -
- Ah, ho capito. - replicò Eva con sufficienza - Anche tu appartieni a quella schiera convinta che solo l'elitè, gli aristocratici, siano capaci di guidare una Nazione. -
- No Gallina, ti sbagli. Stai parlando con uno che ha sempre diffidato dei nobili e pensa che lasciare un governo nelle loro arroganti mani sia il modo migliore per condurre allo sfascio un Paese. Io penso che la saggezza si possa trovare in qualunque classe sociale, sia fra gli uomini che fra le donne ma queste persone ragionevoli e meritevoli di governare sono davvero poche. Il diritto di voto non permette loro di emergere, per questo lo abolirei. -
- E sentiamo, secondo te in quale modo una persona meritevole di governare potrebbe emergere da questa massa indistinta? -
- Come feci io quand'ero umano: combattendo. - rispose serio il vampiro - Emersi dalla massa di nobili guerreggiando e dimostrandomi il migliore. Consentii a persone di qualunque estrazione sociale di dimostrare il loro valore assumendole a corte. E' così che dovrebbe funzionare. I cervi non scelgono il capobranco per alzata di mano ma prendendosi a cornate. -
- Le cornate dei cervi però non causano guerre fra branchi che lasciano sul campo morti, distruzione e cerbiatti orfani. Le battaglie fra umani invece sì. Il diritto di voto ha pacificato la vita nelle Nazioni che lo usano. Non è più necessario guerreggiare per assurgere al comando, basta una campagna elettorale. -
- Sottigliezze. - rispose con noncuranza il vampiro, deciso a non arrendersi.
Squadrò la ragazza e tornò a domandare:
- Quanto tempo dedichi alla Causa? -
- Tanto. Diciamo che quando non mi vedi qui in casa, quasi sempre è perchè sto partecipando ad una riunione in cui fare il punto della situazione, decidere le strategie di lotta e gli obbiettivi su cui concentrarci. -
- E quando pensi di darti da fare per trovare marito? -
Quella sparata dal vampiro era stata una cartuccia come tante, buttata lì per sondare il terreno e studiare l'avversaria. Non sperava di suscitare in lei la reazione che vide. Furibonda, Eva replicò:
- Anche tu con questa storia?! Io non gioco alla suffragetta come un nobile gioca alla caccia alla volpe! Non lo faccio per passare il tempo nell'attesa di agganciare un fesso da trascinare all'altare! Lotto perchè ci credo ed è giusto farlo! -
Terminato lo sfogo, la giovane si morse le labbra, pentita di quanto s'era lasciata scappare. Ecco, aveva mostrato all'avversario il suo punto debole! Vide gli occhi del cagnaccio brillare di soddisfazione: finalmente aveva trovato la breccia nelle difese nemiche!
- Ho compreso. - rispose il vampiro.
Camminando all'indietro, uscì dall'ufficio:
- Ti lascio alle tue faccende. Buon lavoro. -
E ciò detto, si ritirò nella segreta per studiare il piano d'attacco.

Sin da quando era nata, sul capo di Eva erano piovute massime, ammonimenti, proverbi, sollecitazioni mirate a farle comprendere come il suo naturale destino di donna consistesse nel diventare moglie e madre. A quelle raccomandazioni più o meno velate, la ragazza aveva fatto il callo, nonostante ciò non riuscisse a rendergliele più digeribili.
Da questo punto di vista, il trasferimento in casa dello zio era stata una boccata d'ossigeno. Le orecchie della suffragetta avevano potuto finalmente riposarsi, non ascoltando più il solito rosario di ammonizioni quotidiane: "metti la testa a posto e cerca di trovare un buon partito", "pensa ad accasarti ora che sei giovane e hai un ampio ventaglio di scelte davanti a te", "se lasci passare gli anni la tua bellezza sfiorirà e dovrai ripiegare sugli scapoloni inaciditi scartati dalle altre" e via di questo passo. Ormai quella cantilena era obbligata a sorbirsela solo durante la domenica, il giorno libero accordatole dallo zio che doveva essere speso come da rituale presso i genitori, seduta al tavolo da pranzo in mezzo a una cospicua rappresentanza di fratelli, sorelle e nipoti. Dalla sera seguente al funesto giorno in cui si lasciò incautamente sfuggire i suoi commenti sul matrimonio di fronte al vampiro, Eva dovette constatare con sgomento che esisteva rosari ancora più snervanti di quelli impartitele nella casa paterna.
Anche il vampiro dimostrò di conoscere un'infinità di detti popolari volti ad esortare le ragazze a sposarsi il prima possibile. Ad essere più precisi, i rosari che era in grado di sgranare il cane usando simili ammonizioni battevano quelli di qualsiasi comare avesse mai frequentato il domicilio natale di Eva. Il vampiro affermava di non ricordare nulla della sua esistenza passata, se non pochi eventi della propria vita umana ma le massime, le sollecitazioni, i proverbi e le ammonizioni provenienti dai paesi di mezza Europa con cui ricordava giornalmente alla nipote del suo Dio come dovesse darsi da fare per scovare un marito, accidenti se se li ricordava!
Qualsiasi cosa la giovane dicesse o facesse, qualsiasi discussione sorgesse fra lei e il succhiasangue, era sempre lì che la belva addomesticata finiva per andare a parare:
- Gallina, quando la smetterai di giocare alla suffragetta e ti troverai un fesso da portarti all'altare? -
Eva, capace di mantenere la mente fredda di fronte a insulti peggiori, davanti a simili affermazioni vedeva rosso come un toro. Era inutile che ogni mattina, appena svegliata, raccomandasse a se stessa di sforzarsi di non raccogliere le provocazioni del cagnaccio. Quello era il suo punto debole, il suo tallone d'Achille, non riusciva a non scattare come una molla quando la bestiaccia la punzecchiava in merito e constatare come il mostro gongolasse nel vedere di essere riuscito a colpire ancora una volta nel segno, non faceva che aumentare la furia della ragazza.
- Datti da fare, Gallina! Se non ne approfitti adesso che sei nel fiore degli anni e hai qualcosa di decente da offrire ad un uomo, nessuno ti prenderà più. -
- Lurido medievale maschilista, non ti sfiora l'idea che un uomo e una donna si sposino perchè entrambi trova qualcosa di decente nell'altro? -
- Finiscila di buttarla sempre sul medievale. Non mi pare che in questo XX secolo ragioniate meglio di quanto facessimo nel 1400. Anzi, se vuoi proprio saperlo, siete riusciti a complicarvi ulteriormente la vita. Sissignori, proprio così! Siete fissati con la verginità femminile. Che tu ci creda o no, nel Medioevo davamo alla faccenda molta meno importanza di adesso. Non so perchè siate tutti convinti che eravamo una manica di repressi sessuofobici ma la verità è che ce la spassavamo molto più di quanto non facciate voi adesso e con meno sensi di colpa! Che diamine sia successo non so ma finità l'Età dei Lumi, la morale umana si è irrigidita. Be', problemi vostri! -
- Appunto, problemi nostri e miei in questo caso. Non ho nessuna intenzione di vendermi al primo babbuino che mi trovi decente. -
- Dannata zuccona, non ti rendi conto che non puoi fare la schizzinosa per molto tempo? Siamo sinceri: hai un caratteraccio schifoso. Chi vuoi che pigli una moglie vecchia, brutta e scorbutica? Per questo devi pensarci per tempo, cioè adesso. Finchè hai un faccino decente e un corpo degno di attenzione, puoi riuscire a trovare un masochista disposto a passare sopra al tuo atteggiamento da mastino. -
- E a te non passa per la testa che non ho nessuna intenzione di sposarmi col primo scarafaggio che passa solo per poter dire "sono una moglie anch'io"? -
- Dite tutte così ma solo per scaramanzia. La verità è che ogni sera, prima di coricarvi, pregate che un maschio qualsiasi sia disposto a prendervi. -
Esistevano molte ragazze come quelle descritte dal vampiro, che ad alta voce assicuravano di non volersi sposarsi mentre in realtà non pensavano altro da mane a sera ma Eva s'imbufaliva nel sentirsi paragonare a quelle creature senza spina dorsale.
- Io non sono così! Mi do da fare, lavoro, mi assumo le mie responsabilità, mi batto per cambiare il mondo, non rimango con le mani in mano in attesa del Principe Azzurro! -
- Certo, tu sei diversa...è quello che dite tutte. - replicava placido il vampiro.
Eva gli scagliava contro il calamaio, ottenendo l'unico risultato di macchiare d'inchiostro il muro e riempire di schegge di vetro il tappeto della stanza. Non riusciva mai a togliersi la soddisfazione di centrare il cagnaccio perchè il mostro era sempre lesto a scansarsi. Senza attendere che la ragazza placasse la sua furia, anzi divertendosi a gettare altra benzina sul fuoco, insisteva:
- La giovinezza passa presto, prima di quel che pensi. A trent'anni cominciano già a calarvi le tette. -
Va bene che Eva era una suffragetta, nonchè una donna emancipata sotto molti aspetti ma restava pur sempre figlia del suo tempo. Nello specifico, era figlia di un tempo dove non si parlava apertamente di tette, nè fra donne, nè fra uomini e donne quindi rispondeva all'affermazione del vampiro di conseguenza:
- Come osi parlarmi così?! -
- Oso perchè ci tengo che liberi questa casa dalla tua fastidiosa presenza. Se restassi zitella, chissà per quanto dovrei sopportarti! Quindi è per il tuo bene e per il mio che devi conoscere tutta la cruda verità: sempre intorno ai trent'anni, comincia ad afflosciarvisi anche il culo! -
La parola "culo" non rientrava nella abituali conversazioni fra uomini e donne più di quanto vi rientrasse la parola "tette", così Eva tornava a replicare:
- Taci immediatamente! -
- E va bene, taccio. Vorrà dire che ti ricorderai delle mie parole il giorno in cui specchiandoti scoppierai a piangere accorgendoti che il tuo corpicino si sta smagliando da tutti i lati. Ti faccio presente un ultimo particolare: hai la fortuna di essere nata con un fisico alla moda. Il concetto di bellezza cambia da un'epoca all'altra ed è difficile avere la fortuna di nascere con il corpo e la faccia considerati appetibili nel secolo in cui si vive. In questo periodo piacciono le donne a clessidra. Tu hai un corpo a clessidra, esile in vita e con tanta roba soffice sul petto e sui fianchi. Se sei intelligente, puoi sfruttare la cosa raccando un fesso di marito alla svelta. Se sei scema, lascerai sfiorire inutilmente la tua clessidra e ti avverto, le poppe grosse come le tue corrono il rischio di cominciare a ciondolare prima dei trent'anni. -
- FUORI DI QUI! - sbraitava la suffragetta, scagliandogli il tagliacarte e stavolta il vampiro non se lo faceva ripetere.

 

Siccome Eva si ostinava a non cercare un consorte, il cane a due gambe di Van Helsing Manor decise di darle una mano in tal senso. Fu così che la nipote di Abraham cominciò a vederselo apparire al fianco mentre lavorava alla scrivania, appollaiato sul bracciolo di una poltrona con un giornale fra le mani aperto alla pagina delle inserzioni sui Cuori Solitari.
- Senti questo: "Agricoltore cerca moglie di robusta costituzione". -
Il vampiro aggrottava le sopracciglia chiedendosi:
- Perchè dev'essere obbligatoriamente di robusta costituzione? Non ha senso, a meno che non abbia intenzione di aggiogare la consorte all'aratro al posto del cavallo. Be', certo, se la signora deve tirarsi appresso un aratro, dev'essere per forza robusta. -
Buttava un'occhiata all'esile torace di Eva:
- Tu non arriveresti a completare neanche il primo solco. No, questo annuncio non fa per te, cerchiamone un altro. -
- Ma non ti accorgi che sto lavorando? -
- Anch'io sto lavorando, cosa credi? Lavoro per te, per aiutarti a trovare un marito e sbarazzare questa villa dalla tua fastidiosa presenza. Senti quest'altro: "Vedovo cinquantenne cerca dolce metà con cui trascorrere l'ultima parte della vita. Età massima 25 anni". Che sporcaccione! Cerca una moglie che potrebbe venirgli figlia! Dato che comunque rientri nella sua fascia d'età, è un annuncio che fossi in te non scarterei. -
- Non sei divertente. -
- Se il mio obbiettivo fosse farti ridere, le tue parole mi rattristerebbero enormemente ma dato che sto svolgendo questo compito seriamente, mi sembra perfettamente logico non essere divertente. "Agiato negoziante con casa di proprietà cerca sposa remissiva e timorata di Dio". Un sacco di ragazze sarebbe disposto a fare a pugni pur di accappararsi un commerciante benestante e con tanto di casa di proprietà. In una scazzottata, tu avresti indubbiamente la meglio sulle altre. Inoltre sei timorata di Dio, tutti voi Hellsing siete degli esaltati religiosi. Ma non sei remissiva. No, non è giusto scompigliare la placida esistenza di quest'uomo infilando nella sua casa di proprietà una iena come te. Scartiamo quest'annuncio. -
- Invece di infastidirmi perchè non vai a dare un'occhiata alle inserzioni delle donne e ti cerchi una fidanzata? -
- Dio si arrabbierebbe tantissimo se gli facessi un affronto simile! Devo trascorrere tutta la giornata a riverirlo e adorarlo, come posso pensare ad altro? Questo fa per te! "Giovanotto intraprendente in partenza per la Nuova Zelanda cerca sposa, anche più anziana di lui, disposta a seguirlo in quest'avventura". Sei perfetta per quest'annuncio, hai lo spirito giusto per intraprendere l'esistenza dei coloni. Già vi vedo, in groppa ai cavalli, tu e lui dietro al vostro gregge di pecore! -
- E pensa un po', la Nuova Zelanda è il primo Paese al mondo ad aver dato il voto alle donne. -
- Perfetto, avresti la possibilità di votare e smetteresti di rompere l'anima qui. Visto quante cose otterresti in un colpo solo? Passami le forbici che ti ritaglio quest'annuncio. -
- Scordatelo! -

Accadde un mercoledì mattina. Eva e Abraham stavano lavorando in ufficio, il vampiro era stravaccato su una poltrona a qualche metro da loro, leggendo con aria annoiata la pagina sulle corse di cavalli di un quotidiano.
Brown, il maggiordomo, si affacciò sulla soglia, annunciando:
- Miss Eva, un signore che afferma di conoscervi chiede di essere ricevuto. -
- Chi è? -
- Dice di chiamarsi Mark Jones. -
- Non conosco nessun Mark Jones. -
- Lui insiste di conoscervi molto bene. -
Abraham scrutò la nipote con aria inquisitrice.
- Non lo conosco zio, davvero. Comunque fatelo entrare Brown, ascoltiamo cos'ha da dire. -
Un uomo dai capelli grigi si affacciò sulla soglia con occhi sfolgoranti di felicità. Vide Eva e le andò incontro a grandi passi, esclamando gioiosamente:
- Cara! Finalmente ci incontriamo dal vivo! - e raggiuntala, le prese entrambe le mani cominciando a baciarle con calore.
Eva rimase ammutolita dallo stupore, Abraham sgranò gli occhi costernato e il vampiro cominciò a leggere con più attenzione il suo quotidiano. Doveva essere incappato in una notizia di eccezionale importanza se preferiva tenere gli occhi incollati sulla pagina invece di ammirare il teatrino che si stava svolgendo sotto al suo naso. Un osservatore malizioso avrebbe aggiunto che il nosferatu si stava evidentemente mordendo le labbra nello sforzo di mantenere un'espressione seria, come se gli scappasse da ridere ma dato che in quel momento nessuno gli prestava attenzione, il particolare non fu notato.
Eva intanto era riuscita ad articolare un balbettante:
- Ma...voi...siete? -
- Sono Mark, cara! -
- E sareste? - intervenne Abraham, gelido come lama di ghiaccio.
- Oh, voi dovete essere l'amato zio, vero? Scusate se non mi sono presentato subito ma la gioia di incontrare finalmente dal vivo la vostra adorabile nipote mi ha sopraffatto. Sono Mark Jones, fidanzato di Eva. -
Eva restò senza fiato, Abraham senza parole e il vampiro sollevò il giornale davanti al proprio viso, nascondendosi ai presenti ma siccome nessuno gli prestava attenzione, il suo gesto non venne notato.
- Come e quando ci saremmo fidanzati? - chiese Eva, temendo che il parentado le avesse combinato un matrimonio a sua insaputa.
- Scusami cara, hai perfettamente ragione! - rispose l'uomo e tornando a rivolgersi verso Van Helsing aggiunse - Signore, con vostra nipote avevamo deciso che se siete daccordo, subito dopo aver ricevuto la vostra benedizione, oggi stesso ci saremmo fidanzati ufficialmente. -
L'uomo stava già attaccando con la solita tiritera sul fatto che i suoi sentimenti erano sinceri, che l'onestà del suo amore avrebbe abbattuto il divario d'età e che era in possesso di un lavoro e di una solida reputazione con cui avrebbe reso felice la futura sposa quando venne brutalmente interrotto da un'imbestialita Eva:
- Senta un po', pazzo scatenato, si può sapere da quale manicomio siete fuggito?! Io non vi ho mai visto prima d'ora! Non so chi siate, non so come abbiate trovato questo indirizzo e come mi conosciate ma non mi sognerei mai di fidanzarmi con un emerito sconosciuto che potrebbe venirmi padre! -
Il viso dell'uomo diventò terreo:
- Ma...cara... - balbettò flebile - Tu mi hai dato questo indirizzo, dicendomi di venire qui oggi, per conoscerci e farmi conoscere tuo zio...e fidanzarci. In queste settimane ci siamo sentiti per lettera... -
Mentre così parlava, l'uomo frugò nella tasca della giacca e ne estrasse una missiva che porse alla ragazza. Eva cominciò a leggerla e stupita esclamò:
- Sembra proprio la mia grafia! -
- Perchè? Cosa ti aspettavi? - chiese Mark Jones, titubante. Non capiva cosa stesse accadendo e si sentiva come un cane preso a calci per ignoti motivi.
L'epistola che Eva lesse silenziosamente conteneva frasi di un romanticismo appassionato che rassicuravano il destinatario su quanto sentisse di amarlo pur senza essersi mai visti di presenza, incitandolo ad andarla a trovare mercoledì mattina a casa "dell'amato zio", così da avere la sua benedizione e potersi finalmente fidanzare.
La suffragetta sentì mancarsi il terreno sotto i piedi. Guardò aspirante fidanzato e zio con occhi spiritati. Anche lei si sentiva come un cane preso a calci per ignote ragioni.
- Senta...quand'è che avremmo cominciato a scriverci? -
- Rispondesti all'annuncio che avevo inserito su di un quotidiano: "Vedovo cinquantenne cerca dolce metà con cui trascorrere l'ultima parte della vita". -
- Ah! - esclamò la ragazza, ricordando la voce del vampiro che commentava l'annuncio - Ricordo di averlo letto ma vi assicuro che non ho risposto, nonostante... -
Avrebbe voluto completare la frase dicendo "...nonostante quel ceffo seduto in poltrona avesse insistito tanto". Le parole rimasero sospese per aria perchè Eva, girando lo sguardo sul vampiro nascosto dietro al giornale, cominciò a immaginare come potessero essersi svolte le cose. Tornò a rivolgersi verso il malcapitato Jones, concludendo:
- Caro signore, l'unica spiegazione è che qualcuno abbia voluto farci uno scherzo. -
- Scherzo? - balbettò l'uomo, incredulo.
- Ma certo! Qualcuno che evidentemente mi detesta e gode all'idea di ficcarmi in una situazione equivoca. Mi dispiace che abbiate dovuto farne le spese voi e vi chiedo scusa per come vi ho trattato prima... -
Mentre così parlava, la suffragetta aveva preso il vedovo a braccetto e continuando a scusarsi, a blandirlo e a incitarlo a non lasciarsi abbattere da quella spiacevole esperienza, perchè prima o poi avrebbe certamente trovato la donna dei suoi sogni, lo accompagnò fino alla porta buttandolo fuori da Van Helsing Manor nel modo più garbato che il suo caratteraccio le consentisse.
Sbarazzatasi dell'ospite, fece i gradini della scala a due a due, entrando in ufficio come una furia. Trovò lo zio intento ad esaminare la lettera incriminata, commentando gravemente:
- Un lavoro accurato, non c'è che dire. Chi l'ha eseguito ti odia veramente. Temo che l'autore vada ricercato fra i membri della Tavola Rotonda. Mi dispiace confessartelo ma più di uno dei Dodici storce il naso all'idea che alla mia morte succeda una donna e con questo espediente tenta di minare la tua reputazione... -
La nipote non perse tempo a replicare. A grandi passi si avvicinò al vampiro, ancora trincerato dietro al giornale e strappandoglielo di mano esclamò:
- Sei stato tu! -
Master Abraham e il suo cane la guardarono con occhi stupiti.
- Ti pare realmente possibile, nipote? - chiese lo zio, interdetto.
- Mi pare molto più probabile di un membro della Tavola Rotonda! Il vampiro più di chiunque altro desidera complicarmi l'esistenza! -
Van Helsing calò uno sguardo scrutatore sulla propria creatura. Per tutta risposta, il succhiasangue mise davanti agli occhi di Dio le sue mani grattate a sangue e chiese:
- Master, ti pare possibile che queste rozze manone possano imitare una grafia femminile? -
Le pupille di Abraham studiarono quelle mani e tornando a rivolgersi alla nipote rispose:
- Hai sbagliato sospettato. Il vampiro non è stato certamente. Questa contraffazione richiede abilità raffinate che un cervello limitato come il suo non possiede. No, è certamente opera di un umano. Non temere cara, indagherò e scoprirò il colpevole! -
- Dannazione zio, come puoi lasciarti prendere in giro a questo modo dalla bestiaccia?! -
- Modera il linguaggio, signorina! Per tua informazione, Abraham Van Helsing non si lascia prendere in giro da nessuno! E adesso chiedi scusa al cane per averlo ingiustamente accusato! -
Pure!
- No! Neanche morta gli chiederò scusa! -
Abraham cominciava ad alterarsi ma il vampiro lo calmò commentando:
- Perdonala master, è comprensibilmente alterata dopo quanto è successo. Dalle qualche giorno di tempo per sbollire e vedrai che allora capirà il suo errore. -
Eva stava per esplodere: anche l'umiliazione di essere difesa da quel ceffo doveva subire? Lo zio peggiorò la situazione aggiungendo:
- Ecco, sentito quanta saggezza c'è nelle parole del cane? Questo è un comportamento signorile! Dovresti imparare da lui! - e sottolineò quelle parole dando due pacche sulla testa della sua creatura, per fargli capire quanto fosse contento della sua condotta. Fosse stata dotata di coda, la bestiaccia a quel punto avrebbe scodinzolato: era sempre contento quando Dio gli mostrava il proprio apprezzamento.
La giovane uscì dalla stanza sbattendo la porta.

 

Scese nella segreta, per poter litigare senza l'invadente presenza di Abraham.
- Potrai fregare lo zio ma non la spunterai con me! So che non sei un cervello limitato, so che sei abile e so che durante la notte hai un'infinità di ore a disposizione per allenarti a imitare la mia scrittura! -
- Il nervosismo ti fa sragionare. Non temere, comprendo e ti scuso. E' ovvio che una ragazza in età da marito come te rischi di rovinarsi la reputazione con una storia simile e questo le incuta il timore di restare zitella. Non aver paura, gioia, vedrai che tuo zio risolverà il caso e troverà il colpevole. -
- Attento a te, cagnaccio! Spedisci un'altra lettera e te ne farò pentire amaramente! -
- Sto già tremando dalla paura. - sorrise ironico lo schiavo.

 

Altre missive firmate "Eva Wingates Hellsing" continuarono ad arrivare a gentiluomini che avevano inserito annunci sui quotidiani alla ricerca di un'anima gemella. La corrispondenza durava il tempo di qualche lettera, dopo di che la giovincella avanzava sempre la solita richiesta: che il signore in questione venisse a trovarla nella sua dimora perchè lei, certa di aver trovato finalmente l'uomo dei suoi sogni, desiderava farlo conoscere all'amato zio, suo parente più prossimo.
Una pletora di emozionati spasimanti che già si immaginava uscire da una chiesa a braccetto di una soave fanciulla vestita da sposa continuò quindi a bussare al portone della villa, mettendo in imbarazzo la "soave fanciulla" e "l'amato zio", dispiaciuti di infrangere i sogni di quegli uomini spiegandogli che erano stati vittime di uno scherzo. Le reazioni degli aspiranti sposi variavano dalla rabbia (rivolta anche verso chi gli stava di fronte, convinti che fossero proprio loro gli autori di quel sedicente scherzo) alla mortificazione e al pianto disperato. C'era anche chi, incrollabilmente certo dell'autenticità di quelle lettere, si convinceva che la patetica scusa dello scherzo fosse stata inventata da un'Eva afferrata all'ultimo momento da un comprensibile timore virginale e comportandosi come l'eroe di un romanzo d'appendice, usciva dalla villa assicurando:
- Non temere cara, comprendo e non te ne faccio colpa. Attenderò finchè non ti sentirai pronta. -
E nei mesi successivi continuava a subissare la suffragetta di epistole che la ragazza bruciava nel caminetto senza neanche aprirle, consapevole che il modo migliore per sbollire certi ardori è troncare brutalmente ogni rapporto.
Fra coloro che uscivano da Van Helsing Manor irati o affranti, c'era anche chi si era portato dietro tutta la corrispondenza intavolata in quelle settimane e che abbandonava nel salotto in cui erano stati ricevuti, essendo insensato riportarsela a casa. Eva prendeva quelle paccate di lettere e prima di bruciarle nel caminetto, dato che nemmeno lei sapeva cosa farsene, le leggeva attentamente, chiusa nella propria stanza. Furono quelle letture a svelarle quanto raffinata fosse la mente del vampiro. Aveva fatto molto più che limitarsi a contraffare la sua grafia.
Ogni annuncio che il mostro aveva scovato sul giornale, ambiva ad una donna diversa e lui era venuto incontro a quelle richieste modificando di volta lo stile di scrittura. A chi cercava una mogliettina dolce e sottomessa, inviava letterine pudiche, come ne avrebbe scritte una giovincella ingenua. Chi preferiva una consorte moderna, si vedeva recapitare missive piene di passione, come solo una donna emancipata avrebbe osato fare. Per ogni pesce aveva usato la giusta esca, unico modo per convincerli a venire bussare al portone di Van Helsing Manor.
Ripensando al commento dello zio sul fatto che il mostro era troppo stupido per attuare un piano del genere Eva, nella solitudine della propria camera, non potè che commentare sarcasticamente:
- E meno male che è un cervello limitato! Pensa un po' se fosse intelligente in quali guai mi avrebbe cacciata! -
Le indagini di Van Helsing non conducevano da nessuna parte; Eva, a dispetto delle sue minacce, non sapeva come farla pagare al vampiro e la servitù di casa cominciava a mormorare:
- Ma sarà davvero tutto frutto di uno scherzo ai danni della signorina? -
- Io non ci giurerei. Anzi, quella ragazza mi sembra capace di illudere uomini dabbene per prendersene gioco. -
- Non dimentichiamo che è una suffragetta. Da quelle pazze c'è da attendersi di tutto! -
Siccome il personale domestico giudicava avvincente quel mistero, ne parlava con dovizia di particolari nei pub in cui si recava durante le serate libere e in quel modo lo strano caso di Eva Wingates Hellsing divenne celebre presso molte persone, giungendo fino alle orecchie dei familiari più stretti che cominciarono a sottoporre la giovincella a un vero e proprio processo:
- Come puoi divertirti in un modo tanto disdicevole? -
- Non sono io l'autrice di quelle lettere! -
- Ah no? Strano perchè a me sembri capacissima di fare una sciocchezza del genere! -
Interveniva un altro familiare in difesa della ragazza ma l'arringa che gli usciva dalle labbra riusciva comunque a insultare la suffragetta:
- La giudichi male, Eva non farebbe mai una cosa simile. Però cara, non sarebbe meglio correre ai ripari prima che la situazione degeneri? Se si dovesse spargere la voce che ti burli dei sentimenti altrui, gli uomini farebbero quadrato intorno a te. Non sarebbe meglio che mettessi la testa a posto e ti cercassi un fidanzato prima che una cattiva fama ti impedisca di trovare un buon partito? -
Eva, esausta di quelle ramanzine, prese l'abitudine di lavorare anche di domenica, in modo da avere una scusa per non andare a casa dei suoi genitori ed evitare di affrontare quel tribunale dell'inquisizione in cui si trasformava ogni pranzo con i parenti e così, lentamente, cominciò ad allentare i legami con la famiglia d'origine.

Ciò che stupiva maggiormente Integra, nella lettura dei diari di Van Helsing e di sua nonna, era la tipologia dei mostri affrontati dall'Organizzazione Hellsing.
Da quando era nata, aveva sempre sentito suo padre comandare l'assalto di vampiri, ghouls, licantropi, occasionalmente qualche goblin particolarmente molesto. Nei quaderni dei suoi antenati, che coprivano un arco temporale di mezzo secolo, comparivano un solo licantropo e una sola vampira. Per il resto, gli avversari erano costituiti dai tipici mostri del Regno Unito che la ragazzina aveva sentito nominare spesso nelle leggende e nelle fiabe.
I Cani Neri, colossali segugi infernali dagli occhi fiammeggianti, che percorrevano la campagna notturna alla ricerca di prede.
I Changeling, piccoli Troll che succhiavano l'energia vitale dei neonati umani fino a farli morire.
Each Uisge, Kelpie, Grindylow costituivano l'esercito delle creature che dimorava nei fiumi e nei laghi e che affogava e divorava gli incauti avvicinatisi troppo all'acqua.
La stranezza degli avversari stupiva talmente Integra che una sera, mentre fumavano il sigaro nel boschetto degli olmi, non potè trattenersi dal confidare ad Alucard:
- I diari della nonna e di zio Abraham sono pieni di Banshee, Cani neri e mostriciattoli acquatici e tutto ciò mi stupisce. Non ricordo di aver mai sentito mio padre ordinare l'attacco a queste creature. Abbiamo sempre combattuto contro Vampiri, Ghouls, Licantropi, ma mai contro altri tipi di mostri. -
- Non c'è niente di stupefacente Integra, anzi è perfettamente normale considerando che i tipici mostriciattoli inglesi sono ormai estinti. -
- COSA?! - chiese allibita la ragazzina. Mai le era passato per la testa che anche i mostri potessero estinguersi.
- E' così, master. Mostri, umani, animali, siamo tutti soggetti alle stesse leggi naturali. Inserisci una nuova specie in un habitat e i casi sono due: o muore subito, o si adatta talmente bene da arrivare ad estinguere la fauna locale. Fui il primo Vampiro a sbarcare su quest'isola e per molti decenni rimasi l'unico mostro continentale che si aggirasse per queste lande. Col passare del tempo e con il migliorare dei trasporti umani, le cose cambiarono. Più i collegamenti marittimi e aerei col Continente si intensificavano, più un numero sempre maggiore di Nosferatu, Licantropi e Goblin arrivò in Gran Bretagna. I predatori efficienti si sbarazzano della concorrenza ed è quello che accadde. Per quanto un Cane Nero possa essere forte, non lo sarà mai quanto un Lupo Mannaro o un Vampiro e questo valeva anche per tutte le altre specie di freak che popolavano quest'isola. I nuovi arrivati divorarono i vecchi residenti, poi voi umani deste il colpo di grazia. -
Il sigaro si era spento fra le dita di Integra ma la ragazzina non se ne acorse nemmeno, presa com'era dalle parole del servo. Alucard proseguì:
- I mostri della Gran Bretagna erano mostri campagnoli, se così vogliamo definirli. Dove altro poteva vivere un Cane Nero, se non nei boschi? E le creature acquatiche, dove altro potevano risiedere se non nelle paludi? Pensa a quanta parte delle foreste e dei campi di questo Regno è finita sotto il cemento delle città, pensa a quante paludi sono state prosciugate, a quanti fiumi sono stati deviati per essere incanalati nelle dighe e capirai perchè dico che il colpo di grazia glielo avete dato voi umani. Sinceramente, master, il potenziale distruttivo della vostra specie è superiore a quello di qualsiasi mostro. Meglio avervi come alleati che come nemici, c'è da tremare all'idea di mettersi contro di voi. -
Il vampiro diede una tirata al suo sigaro prima di proseguire:
- A quei tempi, il livello di pericolosità dei miei avversari era piuttosto basso ma il loro numero era decisamente alto e quindi uscivo da questa villa molto più frequentemente di adesso. Gli umani contattavano l'Organizzazione Hellsing per delle tali sciocchezze! Non ci allertavano solo per i mostri realmente pericolosi, come i Changeling, ma anche per delle creature innocue come le Selkie. Sai cosa sono le Selkie? -
- No. -
- Sono mostri marini, finchè stanno in acqua hanno l'aspetto di una foca e quando arrivano sulla spiaggia prendono l'aspetto di una donna. Ma non fanno nulla di male, trascorrono solo la notte a danzare. C'erano però degli umani a cui davano fastidio. Temevano che la presenza di quelle donne-foca deprezzasse le loro proprietà in riva al mare. O erano irritati dai loro schiamazzi notturni. Quale che fosse la ragione, chiamavano l'Hellsing. Che rabbia mi faceva, andare a caccia di Selkie! Erano avversarie indegne della mia forza! In due minuti le avevo già maciullate, non mi restava che inghiottirne il sangue. Ma anche le Banshee, che male facevano? Erano solo delle pazzoidi che trascorrevano la notte a strillare. Anche con loro, era più il tempo che impiegavo a mangiarle che ad ucciderle. Sì, penso che l'Organizzazione Hellsing abbia dato un contributo fondamentale all'estinzione dei tipici mostri britannici, considerando la frequenza con cui i cittadini ci chiamavano. Col trascorrere dei decenni, via via che il numero dei freak autoctoni diminuiva e quello dei mostri d'importazione aumentava, il livello di pericolosità dei miei avversari aumentò e per un breve periodo, mi divertii enormemente. Potevo uscire da qui spesso e lottare ferocemente come piaceva a me. Presto però il giocattolo si ruppe. Una volta estinti i mostriciattoli britannici, restarono solo vampiri e licantropi e di quelli non è che ce ne siano tanti. Così la mia non-vita prese la piega che conosci: esco raramente da questa villa perchè pochi sono i nemici da affrontare. -
- Non capisco...perchè la quantità di vampiri e di uomini-lupo è inferiore a quella dei tipici mostriciattoli britannici? -
- Legge di natura. Su questa Terra ci sono molte prede, pochi predatori, pochissimi super-predatori. I freak del Regno Unito erano predatori. Noi vampiri siamo super-predatori. -
Integra riflettè in silenzio, infine chiese:
- Alucard, sinceramente, c'erano più vittime umane quando quest'isola era popolata da molti mostri autoctoni, o adesso che ci sono solo pochi vampiri? -
- Master, la risposta te la sei già data da sola, lo capisco da come hai formulato la domanda. Se speravi di sentirmi rispondere in modo diverso, devo deluderti. Confermo le tue paure: mietono molte più vittime pochi vampiri che centinaia di Kelpie.-
- Quindi...abbiamo estinto i predatori solo per farci sbranare dai super-predatori? -
- Esatto, è proprio quello che avete fatto: vi siete dati la zappa sui piedi. -
Sir Hellsing tornò a riflettere in silenzio. I suoi pensieri vennero indovinati dal servo che con un ghigno spiegò:
- Non sperare che i Vampiri si estinguano facilmente come le Banshee. Non siamo mostri campagnoli. Amiamo stare in mezzo alla folla. Più le città diventano sconfinate, più allarghiamo i nostri branchi. Per gli umani sarà dura sterminarci. -

 

A dispetto del basso livello di pericolosità dei suoi avversari decantato da Alucard, come Integra si rese conto leggendo i diari della nonna, il vampiro spesso tornava da quei duelli ferito e malconcio ed era compito di Master Abraham medicarlo una volta rincasati.
- Perchè il cagnaccio si fa male così frequentemente? Un vampiro non dovrebbe essere un mostro di potenza? - chiedeva Eva allo zio.
- E lui lo sarebbe, cara, ma per soggiogarlo al mio volere tengo molto alta la forza dei quattro sigilli di Cromwell. Tutto questo diminuisce i suoi poteri. La sua forza, la sua capacità di rigenerarsi dopo essere stato ferito, la sua soglia del dolore...non dico che sono agli stessi livelli di un umano, perchè in questo caso morirebbe nel corso di uno scontro, ma vi si avvicinano molto. Ho cercato di compensare queste mancanze sottoponendolo a nuovi sortilegi che eliminassero le limitazioni tipiche dei vampiri, e sono riuscito nel mio intento. Come constati anche tu, può tranquillamente aggirarsi sotto la luce del sole senza che questo gli provochi danni. La pioggia poi, non gli fa quasi più male. Era vitale che rafforzassi quest'abilità, in un clima come il nostro. Infine, adesso per riuscire ad ucciderlo serve ben altro che tagliargli la testa! -
- Non abbassi mai la potenza del Patto di Cromwell? -
- Sono obbligato ad alleggerirla per affrettare la sua guarigione ma la rialzo non appena sta meglio. Tienilo a mente per il futuro, nipote: sarai la padrona di quel mostro solo se la forza dei quattro sigilli agirà al massimo. Finchè quell'essere si crederà debole, s'inginocchierà di fronte a te. Abbassa l'azione del Patto di Cromwell, lascia che il cane recuperi la consapevolezza della propria potenza e si ribellerà. Ti schiaccerà come una formica e tornerà libero e selvaggio, seminando morte e distruzione per tutto il Regno. -

Ogni mattina il garzone del macellaio arrivava in bicicletta fino a Van Helsing Manor per consegnare un fiasco di sangue e arrivò il giorno in cui Abraham decise di delegare totalmente la pratica "cibo del vampiro" alla nipote.
- Occupatene tu. Non voglio metterci più mano. -
Quella del grande vecchio era una decisione che rientrava in un progetto preciso: accollare lentamente sull'erede la gestione dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti, un pezzo per volta. Il nutrimento del cane sarebbe stata la prima incombenza che la ragazza avrebbe gestito autonomamente.
Eva si gettò con pignoleria in quella mansione. Facendo due conti, comprese che il sangue non aveva tutto lo stesso prezzo, quello bovino ed equino costava di più mentre maiali, pecore e capre erano decisamente più economici. Contattò quindi il fornitore e stabilì che le consegnassero solo il sangue dal prezzo più basso. Era convinta di aver agito per il meglio, di aver fatto risparmiare all'Organizzazione Van Helsing un bel po' di quattrini. Non la sfiorò il pensiero che colui che beveva quel sangue potesse trovare da ridire sul suo operato e fu quindi con sorpresa che in capo a quattro giorni se lo vide presentare davanti, imbestialito oltre ogni dire:
- Mi avete tolto tutto, vuoi togliermi anche il piacere di mangiare?! -
- Non mi pare proprio, considerando che ti ho portato nella segreta un fiasco di sangue. -
- Sì, di montone! Bevitela tu quella schifezza! E' da quattro giorni che non inghiotto altro! -
- Non ti piace? - realizzò Eva, stupita che il vampiro potesse avere dei gusti in campo alimentare.
- Ovvio che non mi piace! Perchè prima di decidere quale sangue acquistare, non sei venuta a parlare con me? Ti avrei spiegato che il sangue non è tutto uguale. Animali diversi hanno sapori diversi. -
- E quali sarebbero gli animali di cui preferisci il sangue? -
- I cavalli hanno un buon sapore. E anche i bovini. -
Proprio le tipologie di sangue che costavano maggiormente. Eva non se ne stupì: cos'altro poteva attendersi da un aristocratico se non gusti aristocratici? Quella richiesta però fece sbocciare un'idea nella sua mente:
- Facciamo un patto: tu smetti di inviare lettere d'amore a nome mio e io ti fornirò solo il sangue che più ti piace. -
- Non sono io a scriverle! - rispose il vampiro, sulla difensiva.
- Allora mettiamola così: prega con tutte le tue forze che il burlone che si diverte a infangare il mio onore smetta di divertirsi alle mie spalle perchè non appena un'altra lettera convincerà un uomo che stia spasimando per lui, tu tornerai a ingurgitare sangue di montone. Non mi interessa se non hai responsabilità in questa storia, me la prenderò comunque con te perchè con qualcuno dovrò pur sfogarmi, no? Che ci vuoi fare, il mondo è cattivo! -
Il vampiro uscì dall'ufficio imprecando a bassa voce ed Eva andò in cerca dello zio. Lo trovò nel salone del biliardo. Con rabbia, chiese:
- Perchè non mi hai avvisata che anche il vampiro ha i suoi gusti? Crollava forse il mondo se mi passavi un'informazione tanto banale? Sarai anche abituato a non spiegare nulla al tuo cane ma io non sono lui ed esigo di essere sempre avvisata di ciò che riguarda la gestione del vampiro e dell'Organizzazione! -
Il vecchio guardò stupito la nipote:
- Non comprendo di cosa stai parlando. -
Eva raccontò della sfuriata del nosferatu. Gli occhi del dottore si riempirono di sorpresa:
- Non ti ho mai detto che anche il vampiro ha i suoi gusti per la semplice ragione che non ne sapevo niente! In tutti questi anni, ha inghiottito qualsiasi tipo di sangue gli presentassi, senza protestare. Lo sto scoprendo adesso, attraverso le tue parole, che preferisce un tipo di sangue all'altro. -
Zio e nipote si guardarono con stupore e la sera la ragazza scrisse:

Da quando sono arrivata in questa casa, ho sempre invidiato il modo con cui lo zio riesce a farsi ubbidire dal cane. Non ha bisogno di alzare la voce, di ripetere il comando due volte, il vampiro esegue senza fiatare. Ma dopo la conversazione di oggi pomeriggio comincio a vedere i difetti di quest'obbedienza cieca. Sono occorsi ventidue anni e l'arrivo di una persona esterna perchè lo zio scoprisse cosa al vampiro piace e non piace. Comincio a chiedermi quante altre cose lo zio non sappia del suo cane e questo a sua volta mi spinge a farmi altre domande sgradevoli...

 

Le lettere d'amore firmate "Eva Wingates Hellsing" smisero improvvisamente di circolare e Van Helsing, dopo che erano trascorsi due mesi senza che nuovi spasimanti bussassero alla porta, commentò l'evento dicendo:
- Evidentemente mi stavo avvicinando alla verità. Il laccio stava per stringersi intorno al colpevole e costui, timoroso delle conseguenze, ha pensato bene di smettere prima che fosse troppo tardi. -
- E' senz'altro così, zio. - annuiva Eva, reprimendo dentro di sè una risata.

 

Capitava che gli amici che avevano aiutato Van Helsing ad uccidere Dracula venissero a trovarlo. Abraham avvisava per tempo il suo cane di quelle visite e il vampiro rimaneva rintanato nella segreta finchè quegli sgraditi ospiti non se andavano. A differenza di quanto supponeva la nipote, il nosferatu non si ritirava nella cuccia dietro ordine del padrone, per evitare che la vista del vampiro che si aggirava per la villa spingesse gli amici a porre al grande vecchio domande che avrebbero richiesto rivelazioni capaci di mettere a dura prova la fiducia che riponevano nel dottore, ma per una precisa scelta del mostro.
- Lui si vergogna di mostrasi a loro. - spiegò un giorno lo zio ad Eva - L'hanno conosciuto quand'era libero e potente. Sarebbe un'umiliazione troppo grande mostrarsi ai suoi nemici ridotto in schiavitù. Più ancora di me, il cane ci tiene a illudere il mondo che il Conte è morto. -
Holmwood, Seward e Jonathan Harker apparvero ad Eva uguali a com'erano nel libro: tre tontoloni coraggiosi quanto ingenui. Mina Harker invece la sorprese. Al posto della donna amichevole che si aspettava, si ritrovò di fronte ad una persona piena di diffidenza e rancore.
- Sinceramente, zio, pensavo che Mina fosse una persona molto più alla mano! -
- Sinceramente, nipote, Mina è stata una persona alla mano fino a qualche mese mese fa. Ultimamente è cambiata e non so spiegarmene la ragione. -
Pochi giorni dopo questa conversazione, accadde la catastrofe.

 

E' da un mese che non scrivo nel diario. All'inizio non ne avevo il tempo poi, quando la possibilità c'è stata, non ne avevo la voglia. Sentivo il bisogno di digerire gli eventi accaduti prima di riprendere la penna in mano.
Una mattina di un mese fa mi trovavo con lo zio nel suo ufficio, intenti a sbrigare varie scartoffie burocratiche quando il maggiordomo è venuto ad annunciarci che la signora Harker era arrivata, chiedendo espressamente di non essere ricevuta in qualità di amica ma come una cliente che desidera concludere un affare.
Con lo zio ci guardammo negli occhi, stupiti: cosa voleva dire quella messa in scena? Abbiamo comunque riposto le scartoffie e io, in qualità
di stenografa, ho preso posto dietro la mia piccola scrivania mentre lo zio, in qualità di capo dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti, si è seduto dietro il grande tavolo davanti alle vetrate. A quel punto, abbiamo fatto entrare Mina. La signora Harker è entrata con un viso torvo che non prometteva nulla di buono. Sembrava una valchiria pronta a scendere in guerra. Si è seduta davanti alla scrivania dello zio e senza preamboli nè saluti ha chiesto:
- A che gioco stai giocando, Van Helsing? -
Io ancora non capivo ma ho visto lo zio irrigidirsi un po', come se avesse compreso dove l'amica volesse andare a parare. Nonostante questo, in tono ingenuo, ha risposto:
- Non capisco di cosa stai parlando, cara. -
- Oh, sì che lo capisci. - ha replicato lei, dura - Hai riportato in vita il vampiro, non è vero? -
Il mio cuore ha mancato di un battito e non si è potuta leggere la paura sul mio viso solo perchè avevo la testa china sul mio lavoro. Attendevo che lo zio rispondesse, negando tutto, invece è rimasto in silenzio, come se stesse studiando l'avversaria. Forse, prima di aprire bocca, voleva comprendere quali prove possedesse la signora Harker.
- Immagino ti sarai impegnato per nascondere accuratamente ciò che stavi facendo. Solo di un particolare non hai tenuto conto: io e quel mostro ci leggiamo nel pensiero. -
Ormai era inutile continuare a recitare la parte dell'innocente, lo capivo anch'io ma nonostante ciò sono rimasta comunque stupita quando ho sentito lo zio "ammettere" la verità di quelle parole chiedendo:
- Lui viene a leggerti la mente? -
- Oh, no! - ha riso con sarcasmo Mina - Non ne è più capace, dopo tutti i sortilegi che gli hai imposto. Ti sei però scordato di applicare quelle stesse magie a me ed è per questo che quando dormo, mi capita di entrare nella sua mente. Quando ciò accade, vedo il mondo con i suoi occhi. E vedo ciò che fai tu. -
Lo zio e Mina rimasero a fissarsi con durezza negli occhi, mentre io mi sentivo esclusa dalla conversazione. Non afferravo i sottointesi contenuti in quelle parole. Poi, professionalmente, lo zio ha proseguito:
- Con quale frequenza si verificano questi incubi? -
- Rara, fortunatamente. Non più di una volta all'anno, certe volte anche meno. Proprio perchè sono così poco frequenti mi è occorso tanto tempo per capire cosa stava accadendo. Credevo fossero strascichi di quanto avevamo vissuto durante i mesi della caccia a Dracula, paure così profonde che non riuscivo a cancellarle e rimanevano rintanate in qualche angolo della memoria. E mi maceravo nei sensi di colpa chiedendomi per quale ragione il mio buon amico Van Helsing in questi incubi fosse tanto sadico. Così sono dovuti trascorrere più di vent'anni perchè prendessi coscienza di quello che stava accadendo. -
Io scrivevo e ogni tanto buttavo un'occhiata alle mani della signora Harker, non avendo il coraggio di alzare gli occhi fino al suo viso. Le stringeva a pugno con una forza tale che le nocche erano esangui. Proseguì dicendo:
- All'inizio non volevo credere a me stessa. Rispondevo ai miei sospetti dicendo che pensar male di te equivaleva a bestemmiare, tanto disinteressato era stato il tuo aiuto nei nostri confronti. " E' diventato uno dei medici della famiglia reale e utilizza la sua esperienza per cacciare mostri, per questo è stato compensato con Van Helsing Manor. All'interno di quella scatola su cui tanto si favoleggia e con cui si reca sui luoghi da disinfestare, cos'altro può esserci se non un paletto di frassino e una lama d'argento?" questo mi sono raccontata per due decenni. Alla fine però ho dovuto rispettare la mia intelligenza. Ho cominciato a mettere insieme i pezzi e ho constatato che conducevano ad un'unica soluzione possibile: quel giorno, mentre noi vegliavamo intorno al corpo di Quincey, Abraham non disperse le ceneri di Dracula. -
Attimi di silenzio profondo, come quelli che precedono lo scoppio di un tuono, poi la signora Harker si è sporta in avanti e più che parlare, sembrava ruggisse:
- Come hai potuto riportare in vita quel mostro schifoso?! Dopo tutto quello che abbiamo penato per ucciderlo! Sei stato tu a proporci di inseguirlo dopo che se ne andò dall'Inghilterra! Morris è morto per questo! -
- E' morto, lo so, credi che non abbia considerato il suo sacrificio, prima di riportare in vita quell'essere? - ha urlato lo zio con una voce stridula che non gli avevo mai udito prima. Poi, con più calma, ha continuato:
- Ma prova a pensare...in questi anni, da quando l'ho domato, l'ho scagliato contro ogni sorta di mostri che affliggono le nostre terre e ogni mostro in meno ha significato molte vite umane in più. Ho salvato tanti connazionali, grazie a lui. E' a questo che pensavo, quando lo riportai in vita. E sono certo che Lucy e Morris, dall'alto dei cieli, approvano il mio operato. -
- Così come approvano il fatto che abiti in questa lussuosa villa e possiedi svariate proprietà sparse in tutto il Regno? Rende bene, salvare i connazionali! -
- Non ti permetto di parlare così! Non l'ho fatto per acquisire ricchezza! Tutto questo... - e lo zio ha fatto un gesto con la mano, a indicare la stanza dove ci trovavamo e con essa la villa - Tutto questo è...un effetto collaterale. Non l'ho ricercato attivamente. -
Mina si è guardata intorno con un'espressione ironica sul viso, come a dire "alla faccia dell'effetto collaterale!". Lo zio non si è lasciato smontare e ha proseguito con più durezza:
- Aggiungo che non c'è bisogno che tu venga a farmi la morale perchè se ne occupa già la mia coscienza, tormentandomi quotidianamente. Anzi, considerando che non eri presente durante l'agonia di Lucy, sei l'ultima persona al mondo che può venirmi a rimproverare. Sono di gran lunga più consapevole di te della portata delle mie azioni. So che il mostro che ho ricreato ha ucciso quella povera ragazza e Morris! -
- Ecco il punto cruciale della situazione! -
Mina è tornata a sporgersi in avanti ma la rabbia feroce che l'aveva animata poco prima aveva lasciato il passo ad una freddezza ancora più inquietante:
- E' vero, non ho visto agonizzare Lucy perchè ero andata in Transilvania ad assistere Jonathan, più morto che vivo. Però i nostri amici mi hanno raccontato di quanto abbia sofferto. Holmwood, poveretto, ogni volta che ricorda l'agonia di Lucy piange mentre parla. Per questo, ti chiedo: quando ti è venuta in mente la brillante idea di resuscitare Dracula? L'hai pensata mentre assistevi Lucy e la vedevi soffrire, deperire, respirare a fatica per colpa di quel mostro schifoso che passava a succhiarla ogni notte, come se fosse uno spuntino sempre a disposizione? O l'hai pensato dopo che Lucy è morta e l'hai vista trasformarsi in un essere repellente che andava in giro a succhiare il sangue ai bambini? -

Provai uno stupore profondo davanti a quelle parole. Fu come se per la prima volta in vita mia mi specchiassi, vedendomi per quel che ero realmente.
Avevo letto il libro di Stoker, sapevo come si erano svolti i fatti. Quando decisi di diventare l'allieva e futura erede dello zio, capivo che così agendo approvavo il suo operato ma anch'io continuavo a ripetermi che il fine della missione dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti era superiore ad affetti e amicizie e il giovane Morris e la signorina Wenstenra, dall'alto dei cieli, comprendevano e approvavano.
Adesso però Mina mi presentava questa decisione da un punto di vista che non avevo considerato. Già, in quale momento lo zio aveva scelto la sua strada?
Inutile recitare la parte dell'ingenua giovinetta traviata contro la sua volontà: comprendo che se non mi sono mai posta la domanda che la signora Harker stava rivolgendo ad Abraham, è perchè sono come lui, una Van Helsing fino al midollo.
Ragiono come master Abraham e come lui sento, penso, agisco. Non c'è da stupirsi se in questi mesi l'astio che Mina covava per lo zio l'abbia riversato anche su di me. Pur conoscendomi poco, capiva che ne sono la degna nipote e che nelle stesse circostanze, avrei agito esattamente come il suo ex-amico dottore.
Per questo scrivo che fu come vedermi specchiata per la prima volta.

Lo zio rimaneva in silenzio e la signora Harker continuava ad incalzare:
- Allora, Van Helsing? Quand'è che l'hai pensato? Prima o dopo la morte di Lucy? Prima o dopo? -
Avevo una gran voglia di piangere e anche gli occhi dello zio erano lucidi. Nel silenzio che seguì, rispose con un filo di voce:
- Dopo. -
Fu come se quella parola avesse risucchiato tutta l'ira di Mina. Riappoggiò le spalle allo schienale della sedia e distolse gli occhi da quelli dello zio, come se non avesse più la voglia di sfidarlo. Rimanemmo tutti e tre in silenzio per un bel pezzo, bisognosi di smaltire la tensione. Infine Mina ricominciò con tono stanco:
- Te l'avevo anche spiegato perchè dovevamo ucciderlo. Non solo per salvare gli esseri umani ma anche per dare riposo a quel mostro. Be', adesso non sono più responsabile di quell'essere. Fanne quello che vuoi: umilialo, torturalo, fagli leccare le tue scarpe, divertiti come ti pare, non m'interessa ma non voglio assistere nuovamente a quegli spettacoli mentre dormo, quindi trova un modo per impedirmi di entrare nella testa di quel mostro. Altra cosa, tu e la tua degna erede non siete ospiti graditi in casa mia, quindi quando Jonathan vi inviterà da noi, siete pregati di inventare delle scuse per non venirci a trovare. Mi faresti un gran favore se anche tu smettessi di invitare mio marito a Van Helsing Manor. Non dico che devi smettere di cercarlo dall'oggi al domani. Jonathan è un uomo buono e non merita di soffrire vedendo infranta un'amicizia in cui crede. Raffredda gradualmente i vostri incontri, così che abbia il tempo di disamorarsi verso di te. Dal canto mio, farò di tutto per evitare a me e a mio figlio di rimettere piede in questa...cuccia del vampiro ma quando non riuscirò ad evitare un incontro, siete pregati di non toccare mio figlio. Non voglio che lo sporchiate. -
Terminato il discorso se ne è andata senza salutare e con lo zio siamo rimasti in silenzio ancora per un bel pezzo, senza avere il coraggio di guardarci negli occhi ma con gli animi in tumulto. Poi lo zio si è alzato, piantandosi davanti al caminetto. Ha cominciato a riattizzare il fuoco con foga, infine ha sbraitato:
- E' colpa sua! -
A quel punto, sono finalmente riuscita a guardarlo e annuendo con foga ho risposto:
- Sì, Mina ha esagerato, ci ha trattato come assassini quando invece abbiamo salvato tante vite umane! -
Ma lo zio nemmeno mi ascoltava e continuando a brandire l'attizzatoio contro i ceppi di legno, ha ribadito:
- E' colpa di quel cagnaccio! E' sempre colpa sua! -
Il vampiro dello zio non mi suscita la minima simpatia ed è responsabile di un'infinità di magagne ma scaricargli addosso la colpa della furia di Mina Harker, una volta tanto che era innocente, mi parve ingiusto, così arrivai a difenderlo per la prima volta in vita mia:
- Non è lui ad entrare nella testa di Mina. E' la signora Harker ad intrufolarsi nella sua. -
- Sì, e ho compreso quando ciò avviene! Quando quella bestiaccia mi fa arrabbiare e lo punisco, poi per affrettarne la guarigione abbasso i sigilli. E' allora che Mina entra nella sua testa!
Se solo lui non mi facesse arrabbiare, non lo picchierei e non sarei poi costretto ad alleggerire il Patto di Cromwell. E Mina non avrebbe mai scoperto la verità. Per questo è colpa sua! E' sempre colpa sua! -
Lo zio è rimasto ancora a lungo davanti al caminetto, smuovendo senza pace la legna per attizzare il fuoco. Era chiaro che la situazione lo infuriava tantissimo. Era stato scoperto, per di più dall'ultima persona al mondo che voleva mettere a conoscenza del suo segreto. Se non avesse trovato il modo di sfogarsi, sarebbe esploso, così gli ho proposto:
- Usciamo e andiamo a fare una passeggiata di qualche miglio a piedi. Neanche io posso rimanere ferma qui senz
a sentirmi scoppiare. Ho bisogno di sfogarmi facendo del movimento. -
- Esco da solo! - ringhiò in risposta uscendo come una furia dalla stanza.
E va bene, se questo era il suo volere l'avrei accontentato. Il tempo di chiudere i documenti a cui stavamo lavorando nei cassetti e uscii anch'io. Non avevo la più pallida idea di quale direzione avesse preso lo zio. Pensai che se lo avessi incrociato avrei cambiato direzione, così da rispettare il suo desiderio di rimanere solo. Camminai tutta la mattina per la campagna che circonda la villa senza imbattermi nelle sue tracce e un sospetto cominciò a farsi strada in me: non avevo incontrato lo zio perchè si era avviato in una direzione diversa dalla mia o perchè era rimasto in casa? In fondo, non avevo controllato se avesse varcare il cancello o meno.
Rientrai a casa nel primo pomeriggio, scontrandomi con lo zio che usciva dal ripostiglio dove tiene i medicamenti. Era sereno. " Non può essere rimasto qui dentro. Deve essersi sfogato uscendo a camminare " ho pensato. Cosa strana per lui, così poco attaccato all'etichetta, aveva un vestito diverso da quello che indossava la mattina. Ho voluto interpretarlo come un'altra prova che era andato a passeggio: certamente doveva essersi sporcato di fango e rientrato a casa si era cambiato.
Lo zio mi disse quasi con brio:
- Capiti a proposito, ho bisogno del tuo aiuto. -
Dopo avermi messo fra le mani una cassetta con disinfettante, filo da sutura e bende si è avviato verso la segreta. Gli sono andata dietro. Arrivati nella catacomba del vampiro, ho respirato un misto di sudore, sangue e paura. Si percepiva ancora l'adrenalina nell'aria, come se una lotta vi avesse infierito fino a
non molte ore prima.
Non mi piaceva quell'odore, una stretta ansiosa mi strinse il cuore ma niente poteva prepararmi a quello che stavo per vedere. Lo zio ha alzato il coperchio della bara del cagnaccio e i capelli mi si sono rizzati in testa.
Cos'era quello sfacelo di sangue e carne palpitante?
Chi era il tizio che giaceva là dentro? Non poteva essere il vampiro, la sua faccia era irriconoscibile. Ma in verità, una faccia ridotta in quello stato, sarebbe stata irriconoscibile comunque. Eppure indossava la tuta del cane, quindi doveva essere per forza il cane. E solo allora ho ricordato che lo zio, nella sua foga, era uscito dall'ufficio brandendo ancora l'attizzatoio del caminetto.
Non si era sfogato uscendo a fare una passeggiata. Si era sfogato scendendo nei sotterranei e devastando il vampiro a colpi di attizzatoio. Non aveva cambiato i vestiti perchè sporchi di fango ma in quanto schizzati di sangue.

Inginocchiatosi accanto alla bara e accarezzando i capelli del mostro, guardandolo con un sorriso indulgente mi spiegò:
- Stamattina mi ha fatto proprio arrabbiare. -
Come se il vampiro fosse un bambino imbronciato perchè gli avevano tirato un ceffone!
Delle ore che seguirono, spero di scordare col tempo quanto più possibile. Non ho la vocazione dell'infermiera, le ferite mi scombussolano e quel pomeriggio non vidi altro che quelle, insieme alle ossa rotte che bucavano la pelle. Lavorammo fino allo sfinimento per suturare, disinfettare e steccare e arrivati a sera, persino una a digiuno di medicina come me si rese conto che neanche lavorando tutta la notte saremmo riusciti a guarire la belva.
I suoi rari respiri erano gorgoglianti, segno che il sangue si stava riversando anche nei polmoni e forse, oltre a quella, erano presenti anche altre lesioni interne. Inoltre, se potevamo steccargli le braccia per riaggiustargli le ossa, non potevamo certamente ingessargli la faccia per rimediare alle fratture di naso, zigomi, mento e arcata sopraccigliare.
L'unica nota positiva era che il cagnaccio non pareva soffrire, per la semplice ragione che era in stato comatoso.
Lo zio, che si era accinto a quel lavoro con spavalderia, certo di non aver fatto poi così male al suo schiavo, col trascorrere delle ore era diventato mortalmente serio. Più lavorava, più si rendeva conto che ancora c'era da fare. Dal canto mio, non potei fare a meno di commentare:
- Zio, devi abbassare i sigilli altrimenti non riuscirà a riprendersi. -
Le mie parole furono come la goccia che fa traboccare il vaso. Qualsiasi illusione lo zio stesse tentando di raccontare a sè stesso, la consapevolezza che persino un'ignorante patentata di medicina come me si rendesse conto della gravità della situazione lo mise con le spalle al muro. Ho visto i suoi occhi riempirsi di lacrime mentre mormorava:
- Non posso abbassare il sigillo, l'ho giurato a Mina! -
- Ma lo vedi anche tu in che condizioni è! Se non alleggirisci la forza del Patto di Cromwell, questo mostro tira le cuoia e stavolta definitivamente. Non potrai resuscitarlo. Non è un mucchietto di cenere su cui versare del sangue! -
- Forse invece non tutto è perduto. - ha balbettato lo zio e l'espressione esausta del suo viso non prometteva nulla di buono.
Stanchezza e disperazione sono cattive consigliere, ottenebrano la ragione e generano idee assurde e che lo zio possedesse in abbondanza sia l'una che l'altra, era evidente. Ha farneticato:
- Se adesso gli tagliassi la testa e gli trafiggessi il cuore, si ridurrebbe in cenere. Poi mi basterebbe versare il mio sangue e tornerebbe nuovo come prima. -
- No zio, non ne hai la certezza. Potrebbe resuscitare malridotto com'è adesso e non avresti concluso nulla, se non forse indebolirlo maggiormente per la fatica di riformarsi. Oppure potrebbe non resuscitare affatto proprio perchè è conciato in questo stato. Inoltre dentro di lui adesso si trovano i sigilli e non sai in che modo possono influire su un'eventuale resurrezione. La soluzione più semplice è alleggerire il Patto di Cromwell finchè non starà meglio. Perchè non attuarla, invece di complicarti la vita? -
- Ma io l'ho promesso a Mina! E' questo l'unico modo per non farle avere gli incubi. Se abbasso i sigilli, lei rientrerà nella sua testa, vedrà cos'è accaduto e tornerebbe qui a lamentarsi... -
- Maledizione zio! Perchè non ci hai pensato prima di scendere quaggiù a massacrarlo? -
- Perchè non ci ho pensato prima di scendere quaggiù a massacrarlo? - ha singhiozzato lui, accarezzando i capelli del cane.
In quel momento era inutile insistere o infierire, lo zio era già troppo rimbambito dalla preoccupazione per cavargli un'idea ragionevole. Lo lasciai a piangere ed accarezzare il cane e compii molti viaggi su e giù per le scale per scendere due sedie, qualcosa da bere e da mangiare e due coperte. Inutile illudersi: le condizioni del mostro erano talmente critiche che dovevamo vegliarlo, come fosse un moribondo o un malato grave. Lasciarlo da solo per andare a cenare e coricarci era impensabile.
Non so quante ore trascorremmo lì sotto, persi il calcolo del tempo ma il vampiro peggiorò, il suo respiro diventava sempre più gorgogliante. Lo zio trascorse quella veglia disperandosi, io riflettendo su come convincerlo a fargli abbassare i sigilli. Stentavo a credere che la visita di Mina lo avesse sconvolto al punto di incutergli così tanta paura al pensiero che lei potesse tornare da noi avanzando altre critiche. Chissà quali spelonche di rimorsi e sensi di colpa aveva risvegliato in lui il colloquio con la signora Harker!
La stanchezza intorpidiva il cervello anche a me, non era facile ragionare ma continuavo a ripetermi che una soluzione doveva esserci. Lo zio aveva commesso indubbiamente un'idiozia ma possibile non esistesse il modo di rimediare? Quando ipotizzai di essere riuscita a trovare un'argomentazione valida con cui convincerlo a passare all'azione, mi ripetei tante e tante volte le frasi nella mia mente, così da assicurarmi che fossero sensate, e infine mi decisi a parlare:
- Quando, da bambina, commettevo un dispetto, come prendere in giro a un'amichetta, gli adulti mi rimproveravano dicendo "non ti rendi conto che la stai facendo soffrire?". Tutte le ramanzine che mi impartivano erano su questo tenore, miravano a farmi mettere nei panni altrui dal punto di vista emotivo. A me sembrava che gli adulti dicessero un mucchio di idiozie, che se proprio volevano convincermi che mi stavo comportando male, indubbiamente dovevano esistere motivazioni più valide del "ferire i sentimenti altrui" ma dato che ero ancora una bambina, incapace di spiegare le mie idee, fra l'altro ancora acerbe e confuse, più simili a sensazioni che a ragionamenti, rimanevo zitta. Crescendo, raffinando il mio pensiero, sono arrivata alla conclusione che già da piccola avevo ragione da vendere! Ciò che ti insegnano da bambina, pretendono che continui a coltivarlo anche da adulta. Nel caso specifico, pretendono che tu metta i sentimenti davanti alla ragione e alla coscienza e a me, questo non sta bene. Una persona deve innanzi tutto rispondere alla propria integrità. E' sbagliato che io mi privi di compiere un'azione che la mia mente e la mia coscienza considerano giusta perchè ferirei i sentimenti altrui. Che siano gli altri a corazzare il proprio cuore, invece di pretendere infantilmente che faccia a pezzi il mio cervello! Mina ha detto che alla fine ha dovuto rispettare la propria intelligenza ed è stato questo a costringerla a mettere insieme tutti gli indizi, però pretende da noi la rinuncia ad usare i nostri, di cervelli! Tutta la sua rabbia è dettata dal sentimentalismo, non dalla ragione. Resuscitando Dracula abbiamo mancato di rispetto alle sofferenze di Lucy e Morris. E con ciò? Sarò anche insensibile a parlare così ma mi ritengo a posto con la mia coscienza perchè se non avessimo agito in questo modo, avremmo mancato di rispetto a tutte le persone che non sono finite in bocca a un Cane Nero grazie alla nostra opera. Possiamo ammettere che
le parole di Mina ci abbiano sbattuto in faccia il nostro lato oscuro di cui fin'ora non ci eravamo accorti o che avevamo finto di non vedere ma non mi sembra un valido motivo per buttare a mare tutta la fatica compiuta. Non rientreremmo comunque nelle grazie di quella donna e in verità neanche lo desidero. Se tu adesso lasci crepare il vampiro per mantenere la promessa fatta alla signora Harker, allora davvero Lucy e Morris saranno morti invano. -
Mi sono presa una lunga pausa, per dare modo allo zio di assorbire fino in fondo quel che avevo detto. Capii che aveva fatto effetto perchè i suoi occhi si asciugarono e la sua schiena si raddrizzò, allora continuai:
- Sei Abraham Van Helsing, colui che ha sconfitto e soggiogato Dracula. Nessuno conosce il Conte meglio di te. E allora usa la tua esperienza per trovare una soluzione. Ripensa alle parole di Mina, magari là in mezzo troverai un suggerimento, una scappatoia. Sii come il Cavallo di Troia: entra nel racconto di quella donna e trova una breccia. -
In verità, da qualche tempo, ogni tanto mi viene spontaneo domandarmi se davvero lo zio è la persona che meglio di ogni altra conosce il vampiro ma in quel momento la sopravvivenza esigeva di mettere a tacere ogni dubbio. Tanto più che realmente lo zio era l'unico capace di dare un lieto fine al dramma incombente.
Lo zio è rimasto in silenzio ancora a lungo, infine ha cominciato a parlare, ma non si rivolgeva a me. Parlava a se stesso, ragionando a voce alta:
- E' tutto connesso col Patto di Cromwell, su questo non ho dubbi.
Mina ha detto di fare questi incubi meno di una volta l'anno mentre i sigilli li abbasso più di una volta nell'arco dell'anno. Come spiegare questo controsenso? Il Patto di Cromwell è composto da quattro sigilli che compongono cinque livelli: il Livello Quattro, il Livello Tre, il Livello Due, il Livello Uno, il Livello Zero. Il Livello Zero...lo abbasso raramente perchè lì sotto c'è Dracula in tutta la sua potenza e disattivarlo è rischioso. Sì, è questa la spiegazione! Lei leggeva nella testa di Dracula! Quando abbasso il Livello Zero, lo faccio per pochi minuti ma basta a riattivare il Conte e a spalancare a quella donna la porta della sua mente, rivivendo i suoi ultimi ricordi. Quindi se io adesso abbasso tutti i livelli tranne lo Zero, il mio cane guarirà senza che Mina faccia incubi! -
Ha liberato tutti i sigilli, tranne il Livello Zero e abbiamo aspettato di vedere i risultati. Le ore hanno continuato a colare lentamente. Nello stato in cui era ridotto il cagnaccio, ne è occorso di tempo prima che il suo viso si ricomponesse e il suo respiro smettesse di gorgogliare! E ancora abbiamo continuato ad attendere perchè fino a quando non avesse ripreso conoscenza, non potevamo considerarlo fuori pericolo.
Durante quell'attesa, non so perchè, tornai con la mente a quando, da bambina, commettevo un'azione sbagliata e lo zio mi mollava due ceffoni. Erano dolorosi gli schiaffi di zio Abraham, molto più di quelli dei miei genitori o di qualsiasi altro parente. Proprio perchè le punizioni dello zio mi incutevano così tanto timore certe volte, quando lo vedevo alzare la mano, mi affrettavo a chiedere scusa o perdono ma così facendo, ottenevo solo di veder brillare una luce sadica nei suoi occhi.
- Il pentimento dev'essere autentico e le giuste punizioni vanno affrontate con coraggio! - diceva, dopo di che mi mollava non due ma quattro schiaffi, tanto per inculcarmi meglio questa massima di vita nella testa.
Riuscì nell'intento: quando compresi che zio Abraham era convinto che il pentimento fosse autentico solo dopo aver ricevuto la punizione, e qualsiasi tentativo di chiedere scusa prima di riceverla fosse solo un vigliacco tentativo di rabbonirlo, meritevole quindi di ulteriori ceffoni, imparai a mordermi le labbra davanti ai suoi schiaffi, per evitare di lasciarmi scappare una parola incauta capace di peggiorare la situazione.
Durante la veglia mi venne spontaneo chiedermi se con quegli insegnamenti austeri lo zio non stesse cercando di instradarmi su quella che lui riteneva essere la strada adatta per me. A ben pensare, era molto più severo con me che con qualsiasi altro nipote.
- Perchè sei cattiva! - mi dicevano i parenti, non trovando altre spiegazioni per quella disparità di trattamento. Poveri sciocchi!
Mi venne pure spontaneo chiedermi se lo zio non avesse utilizzato questa pratica educativa anche col vampiro. Il cane è testardo e orgoglioso ma non può nulla contro la volontà umana di umiliare l'avversario, dote che zio Abraham possiede in abbondanza. Immagino che nel corso di questi ventidue anni, master Abraham sarà riuscito almeno una volta a strappare allo schiavo un rantolante "Perdono!", disperato tentativo di fermare la bufera che lo martoriava.
Gli occhi dello zio, a quel punto, avranno brillato di sadica soddisfazione affermando:
- Il pentimento dev'essere autentico e le giuste punizioni vanno affrontate con coraggio! - proseguendo poi nelle sue torture raddoppiandole di intensità.
Così il cagnaccio avrà imparato a stringere le labbra come me, per essere sicuro di non lasciarsi scappare neanche di sfuggita uno "Scusa" che possa peggiorare la situazione. Anche quel giorno, non doveva essere stato diverso. Il vampiro si sarà lasciato massacrare da Dio senza protestare nè reagire, consapevole che si sarebbe trattato di ribellioni vane, limitandosi a pararsi la faccia con le braccia che si spezzavano sotto i colpi dell'attizzatoio.
Fu mentre traevo quelle considerazioni che la bestiaccia riprese conoscenza e riaprì gli occhi. Lo zio era talmente felice nel constatare che la sua belva addomesticata era ancora su questa terra, da essere sul punto di mettersi a piangere e completamente dimentico della mia presenza, allungando una mano per carezzargli i capelli, ha bisbigliato:
- Bentornato. –
Non so se lo zio, nella sua gioia, si sia accorto della reazione del vampiro quando ha visto la mano del padrone dirigersi verso la sua testa. Penso che, se avesse avuto la possibilità di muoversi, il succhiasangue si sarebbe istintivamente protetto il viso con un braccio ma siccome era talmente acciaccato da essere incapace di muovere un muscolo, tutto ciò che potè fare in quel momento fu serrare gli occhi. Evidentemente si aspettava di buscarne ancora. Solo quando si è reso conto che si trattava di carezze e non di ceffoni, ha riaperto le palpebre. Nel suo sguardo spento c’era una rassegnazione bovina
e solo allora ho compreso che il vampiro non aveva la più pallida idea del perché quel cataclisma si fosse abbattuto su di lui.
Lo zio me l'aveva già detto tempo fa: " Non gli spiego mai niente ". Neanche quella volta gli aveva spiegato alcunchè. Il vampiro si era visto scoperchiare la bara dal padrone armato di attizzatoio senza conoscere la ragione di quella furia.
Cos’altro poteva pensare il mostro, se non che l’ira dello zio fosse stata dettata da un semplice capriccio? Lo stesso capriccio che adesso spingeva il padrone ad accarezzarlo tutto contento.
E vabbè, così è la vita ” pareva pensare la bestiaccia mentre incassava rassegnato le attenzioni del suo Dio.
Subito dopo il risveglio, lo zio gli ha reimposto i sigilli alla massima potenza e ciò ha allungato notevolmente il tempo di ripresa del nosferatu. Adesso è quasi completamente ristabilito, fra pochi giorni sarà tornato ad essere il cagnaccio insolente di sempre ma è stata una convalescenza esasperatamente lunga.
Stamattina sono scesa a portargli una bottiglia di sangue. L’ho trovato seduto sul pavimento, con la schiena appoggiata al muro. Mi sono lasciata afferrare dagli scrupoli, così gli ho domandato:
- Sai perché master Abraham ti ha ridotto in quello stato? -
- Certo che no. - ha risposto lui, guardandomi allibito. Lo sorprendeva l’idea che il suo Dio mortale potesse abbassarsi a spiegargli le motivazioni delle proprie azioni. In fondo non è forse un diritto delle divinità, quello di essere criptiche e misteriose? Si sforzino i fedeli di trovare le ragioni che hanno mosso gli Dei!
Gli ho raccontato della visita della signora Harker. Ha ascoltato in silenzio, infine prendendosi la testa fra le mani ha esclamato:
- Quella donna è la mia rovina! -

 

La derisione del movimento delle suffragette, il punzecchiarla sul fatto che stava semplicemente giocando nell'attesa di trovare marito, le lettere inviate a suo nome come risposta agli annunci matrimoniali sui giornali, erano solo la punta dell'iceberg delle angherie che il vampiro infliggeva quotidianamente alla nipote del suo Dio.
Il nosferatu alternava mesi di snervante indifferenza a mesi di tartassamento continuo. Nei periodi in cui il cane di Van Helsing decideva di ignorare la suffragetta, lo faceva in maniera totale, comportandosi come se lei non esistesse qualsiasi cosa Eva dicesse o facesse. Di fronte al muro di impassibilità del mostro, la giovane provava la sgradevole sensazione di essere nient'altro che una mosca, una nullità, un essere privo di importanza e dignità. Quando invece il nosferatu entrava nella fase "tartassamento", prestava alla giovane fin troppa attenzione, nel senso che qualsiasi cosa lei dicesse o facesse veniva derisa spietatamente.
La nipote di Abraham, dal canto suo, le tentò tutte. Cercò di rispondere ai mille tormenti che le infliggeva quel cane rognoso sfoggiando ora indifferenza, ora calma sovraumana, ora rispondendo velenosamente ma come si rese ben presto conto, qualsiasi tattica usasse, al vampiro andava sempre bene. Il cane si divertiva comunque, sia che lei rimanesse calma di fronte al suo disprezzo, sia che gli tenesse testa con le risposte, sia che rispondesse con indifferenza alla sua indifferenza.
Eva non sapeva come aprire una breccia nella corazza del vampiro ma non per questo si arrese. Abraham continuava a considerarla "in prova", dubbioso che la ragazza riuscisse a sostenere quella situazione, il vampiro ancora s'illudeva di riuscire ad esasperarla fino allo sfinimento ma in realtà nessuno dei due aveva compreso che la giovane aveva siglato un contratto con la propria coscienza nel momento stesso in cui aveva accettato la proposta dello zio di guidare l'Organizzazione dopo la sua morte.
In base a questo contratto, Eva non pensò mai di mollare. Adesso era quello il suo lavoro, la missione della sua vita e l'avrebbe assolta con tutta la serietà di cui disponeva. Ogni mattina si svegliava sapendo di dover battagliare col vampiro e accogliendo questa sfida. Accettò di rimettersi in gioco e ricominciare daccapo ad ogni sorgere del sole.
Dopo un anno e mezzo di guerra accanita, il vampiro dovette ammettere con se stesso di essersi imbattuto in un osso duro. L'irritazione che gli suscitava la consapevolezza che quella donna non si sarebbe arresa si mescolava col riconoscimento del valore dell'avversaria.
Lentamente, impercettibilmente, l'aria dentro Van Helsing Manor mutò. La stima che il succhiasangue cominciò a nutrire verso la donna si tradusse in una riduzione delle angherie. Fu un processo talmente graduale che ad Eva occorsero mesi prima di rendersene conto. Umanamente, non potè che gongolare di questa vittoria. Finalmente il vampiro aveva capito con chi aveva a che fare e lei aveva imparato come prenderlo, dosando la giusta quantità di distacco e autorevolezza!
Il cane di Van Helsing si accorse dell'improvvisa spavalderia che aveva afferrato Eva e se ne adombrò. Quella tizia credeva forse di averlo battuto? Be', si sbagliava di grosso! Ne aveva di cartucce da sparare, ancora! Così, tanto per far capire alla ragazza che lui non era sconfitto, riprese la sua opera persecutoria con rinnovato vigore. Eva capì l'antifona e rimproverò se stessa per la propria superbia.

Per domare il mostro devo capirlo. Per capire devo imparare. Imparare richiede umiltà. Finchè avrò l'umiltà di ammettere che ci sarà sempre qualcosa da imparare, capirò come agire con lui. Quando darò per scontato di conoscerlo talmente bene da tenerlo in pugno, mi sguscerà dalle mani come una saponetta e me la farà pagare. E' faticoso ma non esiste altra strada.

Ancora una volta Eva accettò di rimettersi in gioco, di svegliarsi ogni mattina accettando la guerra e dopo alcuni mesi le angherie del vampiro tornarono lentamente a calare d'intensità.

 

 

Non sopporto il modo con cui ci presentiamo al cospetto dei reali, dei membri della Tavola Rotonda o di chiunque altro ci contatti per lavoro. Il nostro ingresso è talmente scenografico che sembriamo l'avanguardia di un circo.
Apre il corteo lo zio, con quel cappotto rosso lungo fino ai piedi e il cappellone dello stesso colore. Estate e inverno, esce sempre conciato così. Dice che quel modo di abbigliarsi è il suo tratto distintivo, la sua firma, ciò che rende facilmente riconoscibile il suo personaggio, allo stesso modo della corona d'alloro per Cesare o della barba per Lincoln. A me sembra una sciocchezza ma lui ne è fermamente convinto.
Dietro lo zio procede il vampiro, abbigliato con quella tuta di cinghie di cuoio e le mani ridotte in quello stato che lo fanno tanto assomigliare ad uno schiavo.
Io, in qualità di apprendista che ancora ha tutto da imparare, chiudo la fila.
Quando inizia la riunione, mi siedo in un angolino appartato, cercando di farmi notare il meno possibile e da lì osservo non vista tutta la scena. Sì, lo zio e il suo cagnaccio sembrano proprio scappati da un circo. Lo zio è "il domatore di leoni" mentre il mostro è "l'uomo più forte del mondo", uno di quei colossi che piegano le sbarre di ferro come fossero fuscelli e tutto questo incide sul modo con cui gli astanti ci giudicano.
Ammettiamolo: siamo pittoreschi. Siamo talmente pittoreschi che molti ci giudicano dei ciarlatani. Basta osservare il modo con cui ci guardano per rendersene conto.
Lo zio, intento a sedurre e imbonire il pubblico con la sua abile parlantina, non si accorge di ciò che noto io dal mio angolino dimesso. Il nostro ingresso bislacco suscita ilarità in più di un uditore, lo vedo dagli sguardi divertiti che si lanciano fra di loro.
Ho cercato di spiegarlo allo zio, di convincerlo a modificare il nostro scenografico arrivo con un'entrata più sobria. Inizialmente, per non turbare la sua sensibilità, ho cercato di farglielo capire con mille allusioni. Sciocca che sono stata! Lo zio ha una fiducia in se stesso talmente incrollabile che ce ne vuole prima di riuscire a intaccare il suo orgoglio così, per fargli intendere la situazione, alla fine non mi è restato che andarci giù pesante come un colpo di clava:
- Siamo ridicoli! La gente ride di noi! -
Questa rivelazione non l'ha minimamente turbato:
- Ridano pure, quando hanno la necessità di liberarsi di un mostro, è sempre a noi che si rivolgono. -
- Ma un aspetto più professionale gioverebbe alla nostra attività, non credi? Se proprio non vuoi rinunciare al tuo cappotto e al tuo cappello, per lo meno vesti decentemente il vampiro che conciato com'è sembra uno schiavo marchiato a fuoco. -
- Ma lui è uno schiavo ed è bene che lo tenga sempre a mente. - ha replicato serafico lo zio.
- Ma non vedo perchè dobbiamo farlo sapere anche al resto del mondo! Noi Hellsing facciamo la figura dei negrieri! -
- No cara, facciamo la figura di gente così forte da essere riuscita ad addomesticare il Re-senza-vita come fosse un barboncino. Non ho nessuna intenzione di apportare modifiche al suo abbigliamento. La tuta di cuoio gli dona, mette in risalto il suo fisico possente. Hai notato il silenzio che cala nella stanza quando il nostro vampiro fa il suo ingresso? Tutti si sentono in soggezione davanti a lui. Inoltre la tuta gli dà quel tocco di esoticità che lo rende più estraneo agli astanti e per questo più temibile. -
E' vero, quando il cagnaccio entra in una stanza cala il silenzio ma ciò non toglie che agli occhi di qualcuno finisca col sembrare talmente esotico da incutere disprezzo e non timore. Questo però lo zio non riesce a capirlo perchè non vede il mondo da un angolo dimesso come faccio io ma non mi sono arresa. Sono stanca di vedere brillare negli occhi di qualche spocchioso un divertito "Arrivano quei ciaratani degli Hellsing" così, a dispetto delle giustificazioni dello zio, ho continuato ad insistere affinchè vestisse decentemente il servo. Alla fine, scocciato, lo zio ha replicato:
- Occupatene tu di vestirlo. -
E con questo ha chiuso il contenzioso, rigirando il coltello contro di me. Sì perchè se il vampiro rifiuterà gli abiti che gli procurerò, lo zio avrà la scusa per accantonare una volta per tutte la pratica "vestire lo schiavo" e la probabilità che quel cane rognoso scarti i miei vestiti per semplice dispetto è davvero elevata.
Ho trascorso settimane a cercare qualcosa della sua taglia, e assicuro che non è facile scovare abiti della sua misura. Inoltre non posso cercare un vestito "a caso", devo tener conto del suo stile di vita e del suo temperamento. Un abito sportivo è ciò che fa per lui, rifiuterebbe di indossare qualsiasi altra cosa.
Dopo molto cercare sono finalmente riuscita a trovare ciò che faceva al caso mio e cinque sere fa gli ho messo fra le braccia due stivali di cuoio alti fino al ginocchio, un completo da equitazione color cenere, camicia bianca, cravatta rossa e un paio di guanti con cui nascondere le sue mani martoriate. Il vampiro ha osservato con diffidenza il mio dono, poi con ostilità ha sbraitato:
- Non pretenderai che ti ringrazi? -
- Non pretendo niente, non l'ho fatto per te ma per l'Ordine dei Cavalieri Protestanti! -
Ammetto che non nutrivo grandi speranze che lo indossasse e invece quel maledetto mi ha stupita!
Forse si è scocciato anche lui delle occhiate ilari o sprezzanti che gli scoccano quando entra al seguito del suo padrone. Forse, dopo essere stato obbligato per più di vent'anni a conciarsi come uno schiavo, anche lui agogna a riappropriarsi della dignità che solo un vestito sa dare. Sia quel che sia, è da cinque sere che cammina per villa Van Helsing con i miei abiti addosso e sembra intenzionato a portarli per un tempo indeterminato.

 

I continui riferimenti alle "mani martoriate" del vampiro incuriosirono Integra e la sera seguente, quando lo incontrò nel boschetto degli olmi, non potè trattenersi dal chiedergli:
- Perchè non ti sfili i guanti? -
Alucard posò sulla master uno sguardo carico di diffidenza, ciò nonostante esaudì la sua richiesta. Con gesti lenti si tolse i guanti e agli occhi della ragazzina apparvero due mani grandi e forti sul cui dorso candido spiccava lo stesso pentacolo nero che si trovava sui guanti.
- E' un tatuaggio? - chiese la piccola, toccando con la punta dell'indice quelle linee color inchiostro.
- No, sono due dei quattro sigilli di Cromwell che master Abraham inserì nelle mie ceneri prima di strapparmi dalla morte. Ognuno di loro è migrato in una parte diversa del mio corpo e due sono finiti nelle mani. -
Sir Hellsing sgranò gli occhi, stupita. Il vampiro proseguì:
- I sigilli bruciano di un fuoco basso ma costante e là dove si fermano, marchiano la pelle sotto cui giacciono. Tua nonna cercò di nascondermi le mani facendomi indossare i guanti ma il fuoco dei sigilli bruciò anche quelli. Poco male, sembra un decoro del pellame. -
Integra era impressionata. Con apprensione, chiese:
- Ti fanno male? -
- I primi decenni erano molto fastidiosi, mi grattavo le mani fino a far uscire il sangue. Adesso non li percepisco quasi più ma non saprei dire se è dovuto al fatto che mi sono abituato o se è il fuoco dei sigilli ad essere calato di intensità. -
Un senso di vergogna serpeggiò nel petto della ragazzina. A tutte le ragioni che aveva per essere costretta a ridimensionare quello che nelle sue fantasie era "il glorioso passato dell'Organizzazione Hellsing", doveva aggiungere anche questa: Alucard era stato marchiato a fuoco come un vitello destinato al macello.
Master e monster rimasero in silenzio per un po', infine Integra chiese:
- E gli altri due sigilli? In quali parti del tuo corpo sono finiti? -
Il servo scrutò la padroncina con severità prima di rispondere:
- Non mi sembra il caso di fare lo spogliarello davanti a una dodicenne! -
Fumarono in silenzio per un pezzo prima che una domanda sorgesse nella mente di Integra:
- Il vestito che ti ha regalato mia nonna è andato distrutto molto tempo fa? -
- Chi ti dice che si sia strappato? -
- Se fosse ancora tutto intero, non andresti in giro con questa tuta di cuoio. -
- Ti sbagli, ragazzina. Il vestito esiste ancora. O almeno, dovrebbe esistere se le tarme non l'hanno rosicchiato. Prima che tuo padre mi mettesse in letargo, lo appesi in uno degli armadi di questa villa. -
- Ma se il vestito esiste ancora, perchè non lo indossi? -
- Ogni cosa a tempo debito. Quando sarà il momento di indossarlo, lo farò. -
- E quando si verificherà questa evento? -
- Che domanda sciocca! Quando mi autorizzerai ad uscire da villa Hellsing per andare a maciullare un mostro, mi vestirò. Non crederai che mi rechi al lavoro in pigiama? -
- Pigiama?! - ripetè la ragazzina, costernata - Questa tuta di cinghie di cuoio sarebbe il tuo pigiama?! -
- Mi pare ovvio. Non crederai che sia andato in letargo vestito? Tu ti corichi forse con la divisa della scuola addosso? -
- Ma adesso non stai dormendo! E' da quando ti sei risvegliato che vai a spasso in pigiama!-
- E allora? - replicò tranquillo Alucard, facendo spallucce - Tu il sabato mattina non rimani forse in pigiama fino a mezzogiorno? -
- Ma tu circoli in pigiama da tre mesi e mezzo! -
- Quante storie! Per un vampiro il tempo passa più lentamente che per un umano. Tre mesi per me equivalgono a mezza mattinata per te. -
- Accidenti Alucard ma non hai un briciolo di amor proprio? Non ti vergogni di presentarti al cospetto della gente in pigiama?! -
- No, perchè nessuno si rende conto che questa tuta è un pigiama. Al massimo possono scambiarmi per un pervertito vestito di cuoio, non certo per un tizio che è stato tirato giù dal letto. -
- Ma se sai di essere in piagiama e sei consapevole di quanto sia sconveniente presentarsi agli estranei così, perchè non ti cambi? -
- Ecco, lo sapevo che non dovevo dirti che questo è il mio pigiama! Sentivo una vocina dentro di me suggerire di lasciar stare ma ho voluto ignorarla e darti fiducia e questo è il risultato! Fin'ora sei stata tranquilla e adesso ti fai venire tutti i complessi di questo mondo solo perchè sai che sono in déshabillé. Be', non ho nessuna intenzione di cambiarmi senza che ce ne sia la ragione perchè sto comodo così! E non me ne frega una mazza se è sconveniente presentarsi in pigiama al cospetto altrui. L'unica cosa che mi interessa, è che il resto del mondo mi rispetti e mi tema, risultato che riesco ad ottenere anche conciato in questo modo, quindi adesso chiudi il becco e lasciami fumare in pace! -

 

 

Lo ammetto: non mi piacciono le fanfiction in cui compare Mina Harker e per questa ragione, ancor prima di mettermi a scrivere "Spirali di fumo", mi ero detta:

- Non farò mai comparire quella donna nella mia storia! -

Ed ero decisa su questo punto, credetemi!

Certo, c'era quel tarlo che mi rodeva la mente da quando avevo finito di leggere il romanzo di Stoker:

- Come si può rendere la continuità fra "Hellsing" e "Dracula", considerando che il Conte, con il suo morso, leggeva nella testa di Mina e lei faceva altrettanto? Quando Dracula muore, Mina guarisce ma una volta resuscitato Alucard, come poteva Mina non accorgersene? Van Helsing come poteva riuscire a nasconderglielo? -

Ma siccome ero decisa a non far comparire la signora Harker nella mia storia, mi sforzavo di ignorarlo.

Poi ho visto il decimo OAV di Hellsing e constatato che Hirano ha tirato Mina a forza nel suo manga. A quel punto, continuare a ignorare la signora Harker diventava un po' più problematico.

Alla fine mi sono arresa, soprattutto a quel tarlo che martellava la mia fantasia per trovare una spiegazione su "Ma Mina si è resa conto o no che Van Helsing aveva resuscitato il Conte?", facendo però apparire la donna come piace a me, non in veste di amante ma di rivale di Dracula. ^^

Chiedo scusa ai fan di Dracula(o Alucard)xMina se la cosa vi ha delusi, però siamo sinceri: tutte le FF in cui Mina compare, è sempre in qualità di innamorata del Conte. Per quelli come me che giudicano molto più interessante immaginare la donna e il vampiro come avversari, è abbastanza straziante vedere tutto questo amore sparso a piene mani. Ho deciso così di fare un regalo a chi la pensa come la sottoscritta, e ho creato una situazione che meno romantica non si può (da questo punto di vista, ho goduto veramente tanto a mettere in bocca a Mina "mostro schifoso" riferendosi ad Alucard).

  
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