Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Laady    02/08/2013    2 recensioni
Tratto dal capitolo undici:
"Odio il modo in cui mi parli. E il tuo taglio di capelli. Odio il modo in cui guidi la mia macchina. Odio quando mi fissi. Odio i tuoi stupidi anfibi. E il modo in cui leggi la mia mente.
Ti odio talmente tanto che mi fa star male – E mi fa anche scrivere poesie. Odio il modo in cui hai sempre ragione. Odio quando menti. Odio quando mi fai ridere – ancora peggio quando mi fai piangere. Odio quando non ci sei. E il fatto che tu non abbia chiamato. Ma la cosa che odio di più è il fatto che io non riesca a odiarti – nemmeno un po', nemmeno un pochino, nemmeno niente."
Riambientazione del magnifico film '10 Things I Hate About You' a Lima con i personaggi del Glee Club. Hope you like it! (:
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Finn Hudson, Jessie St. James, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Jessie/Rachel, Puck/Quinn
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo sei, Party time

 

Saturday night I feel the air is getting hot

like you baby

I'll make you mine you know i'll take you top

I'll drive you crazy

saturday night dance I like the way you move

pretty baby

it's party time and not a minute we can lose

be my baby

 

"Dove pensate di andare voi due?" Chiese il padre di Rachel alla figlia, che piano piano scendeva le scale insieme a Mercedes tentando di non farsi scoprire da lui.

"Ad un ritrovo tra amici, papà." Fece lei dolcemente.

"Chiamasi orgia!" La rimproverò lui. "Tu non andrai da nessuna parte a meno che non venga Lucy con te." Disse lui, facendo girare Quinn che stava per andare in bagno.

"Signor Fabray, è solo una festa!" Intervenne Mercedes.

"E l'inferno è solo una sauna." Le rispose lui. "Sai niente di una festa?" Chiese poi a Quinn.

"Mmh" Miagolò lei soltanto.

"Loro si aspettano che io ci vada." Disse Rachel risoluta.

"Quinn non va, tu non vai."

"Ma perchè non puoi essere normale per una sera, perchè, per Dio, non puoi essere mia sorella e comportarti da tale?"

Lei sbuffò.

"Perfavore. Avanti Quinn, perfavore, fallo per me." La guardò implorante negli occhi Rachel.

"D'accordo. Va bene. Andiamo." Disse Quinn.

"Vuoi traviare anche lei, ora?" Chiese il padre disperato.

"E' solo una festa, papà." Affermò Rachel.

"Solo una festa? Voglio che indossi la pancia" Ordinò il papà a lei.

"Papà, no."

"Metti la pancia, ho detto!" Ripetè lui.

Rachel buttò la testa all'indietro, andò ad aprire un armadio e tirò fuori quel materiale spregevole.

"Io sono perfettamente conscia ch-"

"Stammi a sentire. Ogni volta che desideri baciare un ragazzo voglio che tu immagini di indossare questa, sotto al vestito."

Il suono della porta fece risvegliare tutti.

"E' per me, è arrivato!" Rachel corse alla porta, scordandosi della pancia. "Oh.. ciao." Disse soltanto verso il nuovo arrivato.

"Buonasera.. Quinn è in casa?" Domandò Noah Puckerman, vestito in tenuta da festa.

"Cosa ci fai qui?" Chiese Lucy guardando estasiata fuori dalla porta di casa.

"Nove e trenta, giusto? Ah, sono in anticipo." La sorprese.

"Non fa niente, guido io." Disse risoluta.

"Chi l'ha messa incinta?" Chiese lui all'improvviso verso Rachel, che si limitò a guardare il soffitto.

 

§

 

"Significativo. Capisci cosa significa? Rachel mi ha detto che sono significativo per lei."

"Sì, Finn, me l'hai detto almeno dieci volte stasera. Ed ora smettila di essere così egoista. Questa o questa?" Chiese Kurt mostrandogli due polo.

"Quell'altra. Con questa sembri mio zio Mirton. Perchè sei così nervoso?"

"Kurt, è arrivato." Sentì una voce urlare.

Dopo pochi secondi un ragazzo gellato, con dei jeans chiari e una polo nera aderente si presentò innanzi ai due ragazzi, elegante -ma casual- ed estremamente sexy. Kurt non riusciva a smettere di sorridergli. "Beh, Finn.. è ora che ti presenti il mio fidanzato. Finn, Blaine. Blaine, Finn; quello pazzo di Rachel."

"Fidanzato? Wow! Kurt non mi aveva detto niente. È un piacere fare la tua conoscenza." Sorrise Hudson.

"Anche per me." Gioì Anderson.

"Mamma mia, sono nervoso ed eccitato, è tutto così confuso!" Disse rompendo il silenzio Kurt.

"Amore, andrà tutto bene." Lo sostenne il fidanzato.

"Perchè sei così nervoso, ripeto?" Chiese nuovamente Finn.

"Questa sera vogliamo annunciare la nostra relazione." Affermò Blaine.

"Oh.. è una cosa magnifica!" Disse Finn.

"Si.. magnifica. E ora, scusate, muoviamoci. Credo che sto per sentirmi male!

 

§

 

 

"Wow, si sente la musica fino a qui." Tentò di fare conversazione Quinn.

Noah la guardò sorridendo, "Andiamo!" Quasi urlò.

 

"Ti prendo da bere?" Le chiese una volta dentro.

"Ok." Sorrise lei, ora un po' più timida.

"Intanto vai pure a fare un giro. Ti raggiungo subito." Le disse.

 

Avete presente quella sensazione in cui vi sentite un pesce fuor d'acqua, vi sudano le mani e vorreste solo sotterrarvi sotto terra? Ecco, quello era l'esatto umore di Lucy quella sera.

"Dolcezza!" La affiancò Jesse. "Sei uno schianto stasera, Quinnie."

"Aspetta! Cos'è? Stai diventando stempiato?" Gli rispose lei. L'attore si toccò immediatamente la fronte.

"Ehi, tesoro, non scappare." Le cinse la vita non appena lei si girò. "Dove stai andando?" Le chiese poi, appoggiandosi al muro con una mano. "Tua sorella è qui?"

"Stai lontano da mia sorella."

"Oh, io potrei anche starle lontano, ma.. non so se lei starà lontana da me." Finì poi, passandole accanto, sfiorandole la guancia con le sue labbra.

"Idiota." Lo maledisse lei voltandosi dall'altra parte.

 

 

"Finalmente ti ho trovata!" Esclamò Santana.

"Voglio andarmene." Le rispose.

"Perchè, non ti stai divertendo?" Fece un sorriso sghembo.

"Ehi, Quinnie. Guarda chi mi ha catturato!" Le passò accanto, di nuovo, quell'idiota di St. James, con avvolta tra le sue spire niente di meno che Rachel.

"Rach, aspetta!" Le urlò la maggiore prendendola per un braccio.

"Perfavore Quinn, lasciami in pace." Scandì le parole.

"No, aspett-"

"Sto cercando di fare il possibile per godermi la mia adolescenza. Fai come me e vivrai meglio."

"Ciao ciao" La riportò via Jesse.

 

Quinn iniziò a prendere uno, due, tre, fino a perdere il conto, chupiti che mandò giù all'ultima goccia. La stanza iniziò a vorticarle, i volti delle persone erano sfumati.

"Ma dove eri finita?" Disse spazientito Noah, facendola girare verso di lui.

Quinn prese un'altro cocktail, "Che è quello?" Le chiese Puck. "Cosa diavolo stai facendo, ti ho cercata ovunque!"

"Bene, ora mi hai trovata, tana per Quinn!" Gli urlò contro.

"Ma che diavolo, ti lascio dieci minuti e ti ubriachi?" Si adirò quello muscoloso.

"Non è forse quello che si fa ad una festa?" Sputò la sua rabbia.

"Non lo so, fai quello che ti va di fare!"

"Strano, sei l'unico qui a pensarlo! Ci vediamo."

Ad un tratto, tutte le frustrazioni, i pensieri, i problemi, le ansie della Fabray vennero a galla, fino a che i suoi occhi non ne poterono più di reggere e si abbandonò ad un pianto disperato. Odiava sentirsi così. Voleva solo prendere e partire per il Sarah Lawrence, quella magnifica scuola d'arte che suo padre le aveva vietato così tante volte che ormai perse le speranze. Voleva prendere sua sorella e urlarle, 'Svegliati, quello è un coglione bastardo!', ma non ebbe il coraggio di rivendicarsi nemmeno su quello. Avrebbe voluto andare da Noah ed urlargli 'Complimenti, mi piaci, ora lasciami e non darmi più fastidio!' Ma non ebbe la forza di muovere nemmeno un muscolo. L'unica sua movenza, quella sera, era la ferma decisione di abbandonarsi a quel mondo che le aveva dato le spalle tante di quelle volte da perderne il conto. Non si rese nemmeno conto di come fece a salire su quel tavolo, sotto le urla incitanti di tutti quei ragazzi eccitati. Non si accorse neppure di come iniziò a ballare e a ridere, a girare, come una pazza ballerina di qualche locale sconcio.

 

"L'hai vista?" Chiese Finn a Kurt.

"Calmo amico," Disse lui fermando le danze con Blaine, "Arriverà il tuo momento. Basta pazientare."

"Lupus in fabula!" Urlò il gellato verso di loro, abbracciando il suo fidanzato e portandolo via dal nuovo arrivato.

Hudson era completamente perso nella visione di lei, piccola e fragile, ma così potente e vulcanica. Le sorrise e le andò in contro, senza pensare o riflettere su quello che avrebbe dovuto dire, fare.. In quel momento la cosa più importante era lei. Il resto non contava. Il resto era niente.

"Ciao Rachel!" Le fece con la gioia sulle labbra.

"Err.. Ciao.. Finn?" Gli rispose lei, a disagio, con a fianco Mercedes che li guardava con un sopracciglio levato. "Conosci Mercedes?" Disse poi, buttando l'interessata innanzi a lei.

"Uh, ehm, sì. Credo che facciamo biologia insieme, giusto?" Rispose soddisfatto di aver allargato la sua schiera delle amicizie, illudendosi, anche se solo per un attimo, di esser finalmente riuscito ad entrare nel suo gruppo.

"Sì.. credo." Fece Mercedes di rimando.

"Allora, ehm.. Hai un aspetto fantastico." Improvvisò lui, ridacchiando, in direzione della 'mini-Fabray'.

"Grazie." Gli rindirizzò con un'espressione strana sul viso, quasi.. di disagio.

"Amico, sanno tutti che ha un'aspetto fantastico!" Intervenne Jesse, facendo ghignare Mercedes.

"Vieni, siamo tutti riuniti attorno al divano." Disse l'infiltrato prendendo Rachel per un braccio.

"Ehm.. ci vediamo più tardi." Riuscì a dire lei nella direzione dello straniero.

Finn non riuscì a dire niente, dispiaciuto. La osservò andare via, scappare da lui, mentre Jesse si voltò e gli fece quel malefico ghigno, accompagnato da un verso della mano che non lasciò dubbi sulle sue intenzioni verso la sua amata. Si accorse che il suo unico piano per conquistare quella magnifica creatura era sfumato, così come tutte le sue possibilità di rivalere su di lei. L'aveva persa. Ma la cosa che più gli lasciava l'amaro sulle labbra era la consapevolezza che non l'aveva mai avuta.

 

 

§

 

 

"Vedi la differenza?" Chiese Jesse a Rachel, dopo averle mostrato una delle sue innumerevoli -ma soprattutto uguali- pose per le sue pubblicità future.

"Non importa, chiedo a voi ragazze." Disse spostando la sua attenzione dalla mora a tutte quelle altre ragazze dall'altra parte del tavolo, che -novità delle novità- pendevano senza nessuna ragione dalle sue labbra.

La quindicenne sbuffò, prese la sua piccola borsa e se ne andò, lasciando quello spettacolo pietoso. Cosa diavolo stava succedendo? Come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse stupido quel ragazzo fino a quel momento? L'amarezza di non aver ascoltato sua sorella le salì nelle vene, insieme ad una rabbia indomabile, sorta senza nessuna ragione. Si perse tra la folla, fino a quando un piccolo raggio di sole la illuminò.

Rachel guardò Finn con uno sguardo disperso, quasi volesse chiedergli 'scusa' tramite il contatto dei loro occhi. Lui la guardava con una tristezza tale da destabilizzare la volontà di lei di andargli a parlare. Si voltò dall'altra parte e prese il braccio di Mercedes tra la folla che ballava e le disse: "Sbaglio o questa festa ha iniziato a fare schifo?!"

 

 

"Amico, ehi, come l'hai convinta?" Chiese Jesse a Noah.

"A fare cosa?" Rispose quello più alto, capendo immediatamente a chi si riferisse.

"A comportarsi da essere umano!" Disse quello viziato, dirigendosi verso la fonte della ricerca di Noah.

Tutti erano in visibiglio. Lo spettacolo che quell'acida senza cuore di Quinn Fabray stava regalando era un bene troppo prezioso per lasciarlo scappare.

"Oh Dio." Esclamò Puck guardando l'esibizione della bionda.

"Hai visto che panorama?!" Urlò St. James a Puckerman, ammaliato dalle curve messe in mostra dalla ragazza.

"Sì, così!" "Sei fantastica!" Erano le voci percebibili dall'ammasso di maiali che si beavano della sua ragazza.

Inevitabilmente la festa si concentrò su di lei, fu così che Rachel venne a contatto con quella realtà scomoda. Non appena la guardò si sentì subito in colpa, era stata lei a spingere la sorella in una tale fesseria? La risposta le sorse spontanea dalle viscere, il suo sistema nervso crollò. "Santo cielo." Riuscì soltanto a dire.

"Ancora, ancora, haha!" "Sì! Facci vedere come si fa, Quinn!" Continuò ad urlare la massa informe.

Rachel se ne andò indignata dallo spettacolo, conscia che avrebbe dovuto assolutamente fare qualcosa. Ma cosa?

"Sei una Dea!" "Brava!" Urlava la folla perdendo quel minimo di controllo che c'era.

Quinn pestò la testa contro al lampadario cadendo, Noah la prese prontamente in braccio.

"Stai bene?"

"Benissimo!" Le rispose lei senza riaprire gli occhi. "Ho soltanto bisogno di stendermi." Disse sincera.

"A-ahn! Ti stendi così ti addormenti." Affermò Noah, visibilmente rincuorato che quell 'orrendo spettacolo aveva finalmente avuto una fine.

"Dormire va bene!" Fece lei ridendo, accarezzandosi la testa.

"Non se hai preso una botta in testa! Vieni, ecco, siediti." Le disse portandola fuori da quel trambusto, adagiandola sull'erba del parco situato davanti alla villa in cui troneggiava quella festa insana.

"Così, brava." Si complimentò con lei.

"Ehi, dobbiamo parlare!" Urlò Finn in direzione di Puckerman.

"Hudson, non in questo momento." Gli rispose a tono Noah.

"Puoi darmi almeno un secondo?" Si avvicinò.

"Che c'è?" Chiese Noah stizzito, continuando ad osservare da lontano la ragazza.

"Lasciamo stare. Lasciamo stare tutto!"

"Di che cosa stai parlando?"

"Lei non ha mai voluto me, ha sempre voluto Jesse."

"Ti piace quella ragazza?"

"Ehm.. si."

"E pensi che lei meriti tutto questo?"

"Pensavo di si, ma i-io.."

"No, o lo merita o non lo merita. Prima di tutto, Jesse non vale nemmeno la metà di te, amico. Secondo, non devi mai pensare di non meritare quello che vuoi, capito? Devi combattere."

 

 

"Come sei accondiscendente." Disse Quinn tra le braccia di Puck.

"E' proprio da te usare paroloni quando sei ubriaca." Rise Noah mentre la sorreggieva.

"Non sono ubriaca." Affermò innocentemente lei con una strana pronuncia.

"Perchè fai tutto questo?"

"Potresti avere una commozione cerebrale."

"Non ti importerebbe se l'avessi."

"Certo che sì invece, stupida."

"Perchè?"

"Perchè allora dovrei iniziare a parlare con ragazze a cui piaccio veramente."

"Come se potessi trovarne una."

"Ma sì ecco, lo vedi? Ho bisogno di affetto e trovo soltanto odio!" Disse ridendo il ragazzo.

"Ti prego, lasciami sedere un minuto." Fece lei, stanca di tutto quel dondolio.

"D'accordo." Le permise lui, facendola sedere su un'altalena.

"Perchè gliel'hai permesso?" Le chiese lui dopo un'attimo di silenzio.

"A chi?"

"A Jesse."

"Lo odio."

"Beh, hai scelto la vendetta perfetta. Riempirti di Tequila."

"Sai come dicono." Disse lei ridendo.

"Non proprio. Come dicono?" Le rispose.

Quinn cadde all'indietro, "Nononono!" Si catapultò Puck su di lei. "Svegliati, Quinn, apri gli occhi."

Lei lo guardò. "Ehi. Nei tuoi occhi c'è un po' di verde."

Noah le regalò il suo sorriso più bello. L'atmosfera stava diventando sempre più magica intorno a loro, fino a quando Quinn non chinò il capo e vomitò l'anima nelle sue scarpe.

"Ouff." Sbuffò Noah, lanciandole via, sedendosi nell'altalena a fianco alla sua e accarezzandole la testa. "Stupida." Sussurrò.

 

 

§

 

 

"Ehi, signorine." Fece Jesse a Rachel e Mercedes. "Alcuni stanno andando da Sam, venite?"

"Ehm, io devo essere a casa tra venti minuti." Disse Rachel, cercando aiuto negli occhi della sua amica.

"Oh, io posso rientrare alle due! Quindi.." Rispose invece Mercedes.

"Non puoi tardare?" Chiese quasi scandalizzato St. James in direzione della mora.

"Mi dispiace, ma.. Accidenti."

"Che peccato!" Finse quella di colore.

"Tu, tu vuoi venire?" Chiese allora l'attore.

"Certo!" Esclamò entusiasta, ignorando il richiamo di Rachel.

"Ehi, che vuoi da me?" Affermò con non curanza Mercedes.

"Sgualdrina." Sussurrò la mora verso quella che reputava un'amica, ormai troppo lontana per sentirla.

"Ehi, ti sei divertita?" Chiese di punto in bianco Finn, passandole accanto senza nemmeno attendere una risposta.

"Tanto." Rispose Rachel. "Ehm, Finn?.. Potresti darmi un passaggio a casa?"

"Seguimi." Le disse lui, senza mostrare alcun'emozione sul suo viso.

 

 

"Dovrei farlo io." Disse di tutto punto Quinn sul sedile del passeggero, nella macchina di Puck.

"Che cosa?" Le rispose -comprensibilmente- lui.

"Questo!" Esclamò rivolta alla radio che trasmetteva, per via dell'ora, delle vecchie canzoni anni ottanta.

"Formare un gruppo?"

"No, montare stereo sulle auto." Fece lei ridendo. "Sì, formare un gruppo. Mio padre ne sarebbe felice."

Noah non rispose, continuò a guardare imperterrito la strada.

"Eccoci qua." Spezzò il silenzio parcheggiando vicino alla casa della sua dama.

Quinn guardò con nostalgia verso la sua casa.

"Non mi sembri il tipo di ragazza che chiede il permesso al padre." Lucy lo guardò con i suoi occhi verdi grigiastri spalancati. "Così ora credi di conoscermi?"

"Ci sto provando." Sogghignò Puckerman.

"Di solito alla gente faccio solo paura." Si confessò lei.

"Capisco, anche io non sono uno facile."

La Fabray gli sorrise con uno sguardo tenero in volto.

"E così.." Tentò di argomentare il crestato. "Hai problemi con tuo padre.. è un vero rompipalle..?"

"No, vorrebbe solo che io fossi un'altra persona."

"Chi, per esempio?"

"Rachel!" Disse lei euforicamente.

"Già.. Rachel." Rispose lui osservando fuori dal finestrino. "Beh, senza offesa, davvero, so che tutti vanno pazzi per tua sorella, ma.. è insignificante."

Quinn era sorpresa. "Sai.." Rispose regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi. "Non sei detestabile come credevo." Finì lei, poggiando una testa sulla sua spalla, inebriandosi del suo profumo. Noah potè sentire quel cioccolato fondente, quasi misto al profumo di rosa, che caratterizzava la giovane. Si chinò per guardarla negli occhi, sporgendosi verso di lei. La ragazza non declinò, si avvicinò soltanto, chiudendo gli occhi, fino a quando..

"Scusa." Interruppe lui la magica atmosfera che si era creata. "Forse è meglio farlo un'altra volta."

Quinn aprì gli occhi, sconvolta, respinta, delusa. Aprì la portiera della macchina, per poi sbatterla dietro a lei, per provocare il maggior numero di danni alla catapecchia guidata dal suo accompagnatore. Lo stesso che l'aveva seguita, che l'aveva fatta sentire a suo agio, amata, felice. Lo stesso che gli aveva appena rotto il cuore.

Noah si mise le mani tra i capelli, accarezzandosi la testa, mentre la guardava andare via. 'Fermala!' gli urlavano dentro una multitudine di voci. Diede una sberla al volante, per poi sgommare via, lontano, dall'unica persona che l'avrebbe mai amato.

 

 

§

 

Finn parcheggiò davanti alla casa di Rachel, guardando nel vuoto. La mora tolse, molto lentamente, quasi per non disturbare quel silenzio fastidioso, la cintura. Guardò Hudson in volto, come per voler dire qualcosa, qualasiasi cosa. Ma niente. La sua mente aveva smesso di elaborare inebriata dal profumo di colonia del suo insegnante di francese.

"Non hai mai realmente voluto venire in barca con me, vero?" Le disse senza staccare gli occhi dalla strada.

"Sì che volevo." Rispose lei con difficoltà. Finn la guardò, finalmente. Scosse la testa e rise piano, "No, non è vero." Si stava spezzando il cuore con le sue stesse mani.

"Beh, va bene.. Non esattamente, ma-"

"Tutto qui quello che hai da dire?" Le rispose, interrompendola, sconvolto. "Sei sempre stata così egoista?" Le chiese flebilmente, come se non volesse far raggiungere il suo della sua voce al suo organo vitale.

"Sì." Rispose, rendendosi conto di tutte le cattiverie dette e fatte, Rachel.

"Anche se sei bella, non puoi trattare le persone come se non avessero nessuna importanza. Voglio dire, tu mi piacevi veramente! I-io.. Io." Fece prendendo tutto il suo coraggio e facendo un immenso respiro, "Io ti difendevo quando dicevano che eri altezzosa, ti ho aiutato quando me l'hai chiesto, io ho imparato il francese per te e tu mi ignori completament-" Rachel lo interruppe con un bacio. Un umido, al sapore di fragola e lamponi, bacio. Una felicità incontenibile montò dentro al ragazzo, che inizialmente era troppo confuso, ma poi rispose con gioia a quello scambio di emozioni.

La mora sorrise, imbarazzata dal suo gesto, e scese lentamente dalla macchina.

Finn la osservò con gli occhi sgranati raggiungere la porta di casa, senza notare quel piccolo sorriso sghembo increspare le sue labbra fini.

Rachel si voltò, dopo aver aperto casa. Gli sorrise e si tuffò nell'oscurità, dove il suo cuore avrebbe potuto battere furiosamente senza essere scovato.

 



 

NDA

Ok ragazzi, ciao a tutti!
Siamo già arrivati al capitolo sei -sigh, come passa il tempo- e sono sicura che vi piacerà. O almeno lo spero. Ugualmente, lo ho fatto appositamente lungo per voi cari miei fans che mi scrivete e che seguite sempre. Le visualizzazioni aumentano sempre di più e non so come esservene grata.
Un bacio, 

Laady

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Laady