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Autore: ElisaJ7B    02/08/2013    1 recensioni
[Amnesia:The Dark Descent]
Daniel è alle prese con la sua dipendenza dal Laudano, un potente sedativo molto pericoloso.
Alexander cercherà di riportarlo sulla giusta strada con qualunque mezzo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il risveglio di Daniel fu tutt’altro che piacevole.

 

Appena aprì gli occhi non vide altro che buio.

L’unico suono percettibile era quello del suo respiro.

Daniel sentì un forte dolore alla nuca e fece come per toccare il punto colpito, ma qualcosa glielo impedì.

I suoi polsi erano stati incatenati alle pareti. le catene producevano un lieve rumore metallico ad ogni movimento.

 

Il panico cominciò a prendere possesso del corpo di Daniel.

L’oscurità lo opprimeva, impedendogli di urlare.

Sentiva le gambe tremare e anche le caviglie erano state bloccate al muro.

 

I vestiti sembravano soffocarlo e la camicia non riusciva a proteggerlo dal freddo della stanza.

Essendosi abituato al buio, Daniel cominciava a distinguere qualche figura.

Vide in lontananza un tavolo, con sopra una persona, ormai morta.

L’aria umida dava fastidio al ragazzo, attivando qualcosa nella sua testa.

 

Era un luogo che conosceva.

Ad un tratto spalancò gli occhi, capendo dove si trovava. Era all’obitorio.

 

Come ci sono finito? Dov’è Alexander?

 

Un rumore lo distrasse dai suoi pensieri.

Qualcuno stava arrivando, aveva sentito la porta chiudersi.

Daniel sperava con tutto sé stesso che non fosse un servitore del barone, perché gli incutevano molto terrore.

 

Invece poco dopo apparì Alexander, con oggetti di vario tipo in mano.

Il ragazzo si tranquillizzò, inconsapevole di ciò che stava per accadere.

 

Il vecchio uomo appoggiò i suoi utensili su un tavolo nella stanza, quasi ignorando Daniel.

Tra essi scelse un piccolo contenitore di vetro e un pugnale.

Alexander si avvicinò minacciosamente a Daniel con l’arma saldamente chiusa nella sua mano.

 

Il ragazzo rimase pietrificato, non riuscendo a capire.

Con totale indifferenza, il barone tagliò la manica del braccio sinistro, lasciando la pelle scoperta.

Daniel avrebbe voluto parlare o allontanarsi, ma la paura non glielo permise.

Il barone affondò il coltello nel braccio del ragazzo, molto in profondità.

 

Daniel iniziò ad urlare di dolore, mentre Alexander estraeva il pugnale e posizionava con calma la boccetta sotto la ferita.

Il sangue colava piano all’interno di essa. Quando si fu riempita, il barone chiuse il contenitore e lo appoggiò sul tavolo.

Pulì il pugnale leccando via il sangue da sopra di esso. Poi prese un pezzo di stoffa e lo legò intorno al braccio.

 

La sua espressione era impassibile.

“Ho prelevato un po’ del tuo sangue. Per vedere quanto Laudano circola all’interno del tuo corpo.

Per quanto riguarda le catene, sono stato costretto. Non sei più in grado di gestire le tue emozioni.”

“Liberami!” urlò Daniel. Il dolore gli aveva dato vigore.

 

Alexander fece un gesto lento con la mano, con tutta calma riprese il discorso.

“Vedi? Devi comprendere che non puoi essere aggressivo quando ti pare e piace. E io conosco un modo perfetto per fartelo capire.”

Si avvicinò al tavolo e prese in mano una frusta, di quelle con più punte. Anche se per pietà ne aveva tolto i chiodi alle cime.

 

Daniel avrebbe voluto urlargli qualcosa contro, ma il buon senso lo fece tacere.

Alexander cominciò a frustarlo sulle gambe, per poi salire fino al torace.

I colpi risuonavano nella piccola stanza, insieme alle urla e i gemiti del ragazzo.

Le sferzate tagliavano gli indumenti, lasciando intravedere la carne bianca e sanguinante.

 

L’espressione del barone non era cambiata affatto.

Rimase impassibile per tutta l’esecuzione. Nel suo volto non si leggeva né piacere né disgusto.

 

“Basta, la prego!” Daniel supplicava Alexander, ma il tono di voce era sempre arrogante.

Il barone si fermò, ma solo per dare fiato al ragazzo. Daniel riusciva a malapena a respirare, per il dolore e la paura.

“Smetterò solo quando avrai capito la lezione” Affermò il barone.

 

Senza preavviso ricominciò a frustare, con ritmo regolare.

Daniel urlò ancora, ma poco alla volta smise di emettere suoni.

Se voleva essere perdonato, doveva rimanere in silenzio durante la tortura.

Alexander lo pretendeva sempre dai prigionieri.

 

Per sopportare meglio il dolore, Daniel chiuse gli occhi.

Si lasciava scappare qualche gemito ogni tanto, ma sembrava che il vecchio uomo li ignorasse.

Dopo molto tempo, le frustate cessarono. Il corpo del ragazzo tremava e non aveva coraggio per aprire gli occhi.

 

Daniel sentiva un rumore di passi, il barone stava tornando al tavolo.

Tutto il corpo era in fiamme, il sangue scendeva in molti punti del corpo.

Qualche lacrima scese sulle guance di Daniel. Aveva cominciato a singhiozzare piano piano.

 

Farò tutto quello che dice Alexander. Non disubbidirò mai più.

Lui ha sempre ragione… sempre ragione…

 

Aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi Alexander a pochi centimetri dal proprio volto, spaventandosi.

Da quella vicinanza notò che i suoi occhi non erano entrambi dorati come aveva sempre creduto, il destro era azzurro.

Quegli occhi bicromatici lo scrutavano impassibili, come se potessero leggergli l’anima.

 

Ammaliato da quegli occhi, Daniel non aveva visto che Alexander lentamente aveva avvicinato il pugnale alla sua gola.

Quando se ne accorse era troppo tardi, anche se comunque non avrebbe potuto fare niente.

Il barone accarezzò le sue clavicole con il freddo metallo, lo sguardo sempre fisso negli occhi verdi del ragazzo.

 

Daniel aveva smesso di respirare per il terrore.

Una mossa falsa e Alexander avrebbe potuto ucciderlo senza rimorsi.

 

Chiuse gli occhi di nuovo e bisbigliò.

“La prego, signore, non mi uccida…”

La sua voce era simile a uno squittio, il cuore gli batteva forte.

 

Sentì il coltello allontanarsi dalla sua gola, ma nulla era sicuro con il barone vicino.

“…per favore.”

Uscì un ultimo suono strozzato, prima di iniziare a piangere.

 

Sentì la mano di Alexander sulla propria guancia e Daniel sussultò di paura.

Con le dita, il vecchio uomo cominciò a pulirlo dalle lacrime con qualche carezza.

Daniel aprì gli occhi. L’espressione del barone era leggermente cambiata.

Era pur sempre severa, ma un accenno di sorriso era leggibile.

 

“Non ti ucciderò, Daniel. Però dovrai mostrarmi un po’ più rispetto se non vuoi che lo faccia.”

Daniel era rimasto a bocca aperta per lo stupore. Alexander appoggiò nuovamente il coltello sul tavolo e prese il contenitore di vetro.

Si voltò verso Daniel e disse “Adesso andrò ad esaminare il tuo sangue. Per un po’ dovrai rimanere incatenato, il tempo necessario per trovare una cura.”

 

Detto ciò, si diresse alla porta e uscì, lasciando Daniel da solo.

Non era mai stato così vicino alla morte come in quel momento.

Se avesse potuto si sarebbe accasciato sul pavimento, ma le catene glielo impedivano.

 

Le ferite bruciavano, capendo a cosa servisse l’umidità della stanza.

Il freddo mitigava il dolore.

 

Alexander aveva pensato proprio a tutto.

  
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