CAPITOLO 16
Centro Medico di
Konoha.
Erano tutti
fermi ad aspettare che la
dottoressa Tsunade uscisse dalla sala operatoria. Il pestaggio di Nara
avvenuto
quella notte aveva lasciato gravi segni e numerose fratture, fortunato
poteva
considerarsi se usciva vivo da sotto i ferri. Sicuramente non avrebbe
più
potuto giocare a Rugby.
“Ho
fatto tutto quello che ho potuto.”
Bisbigliò rivolta a Kurenai.
“Si
salverà, vero?” chiese Kiba.
“Dipenderà
tutto dalla sua forza di
volontà, ma quando mi ha guardato ho visto che era parecchio
avvilito pur non
ricordando nulla.” Sospirò lei.
Temai non si era
mosso dal suo posto
nemmeno quando la donna era comparsa sulla soglia. Era rimasto a
guardarsi le
mani, con lo sguardo perso nel vuoto, paralizzato. Si sentiva in colpa,
ma come
poteva essere venuto in mente a quello scellerato di andare da solo
nella sede
degli Akazuki Terror?
“Coraggio
è tutto passato.” Sussurrò Shino.
Il Sabaku si
alzò di scatto.
“Vuoi
capirlo che è tutta colpa mia? Lui
…” singhiozzava e non riusciva più a
trattenere le lacrime.
“Ehi
non parlare così! Non è colpa di
nessuno.” Lo sgridò Naruto.
“Inoltre
se ti vede in queste
condizioni non gli farà piacere.”
Replicò con dolcezza Hinata abbracciandolo.
Naruto sentì una violenta fitta allo stomaco. Non
l’aveva mai vista abbracciata
con un altro. Proprio in un momento tanto critico doveva mettersi a
fare il
geloso?
“Dobbiamo
pensare alla partita.” Sbottò
all’improvviso Choji.
Tutti lo
guardarono storto, nessuno
aveva dato più importanza a quella dannata finale. Senza
Shikamaru erano
convinti in partenza di perdere.
“Volete
sul serio ritirarvi?!”
Kurenai li guardò allibita.
Naruto si fece
portavoce del pensiero
generale: “Senza il nostro capitano non valiamo
nulla.”
Sasuke
sputò per terra: “Razza di
vigliacchi senza un briciolo di spina dorsale! Sembrate dei bambini che
hanno
perso improvvisamente la loro mamma! Mi sorprendi, Volpaccia! Dopo
quello che
lui a fatto per te, getti la spugna? Mi fate tutti schifo!”
Anche se si
considerava un traditore
i Green Leaft erano pur sempre la sua squadra e vederli così
prostrati lo
infastidiva. Per lui non avrebbero messo insieme tutta quella commedia.
“Qualcuno
deve rimanere con Nara,
oggi.” Disse Tsunade.
“Resto
io.” Disse Temai.
“Ma
Sabaku tu sei la sola nostra
salvezza come ala destra.” Protestò Inozuka.
“Ma
con la testa per aria non ci sarà
di nessuna utilità, no?” asserì
sorridendo Uzumaki.
“Grazie,
Naruto” rispose
abbracciandolo.
Proprio nello
stesso momento qualcuno
gli pizzicò il sedere e lui si voltò inferocito.
Si accorse che Shikamaru era
uscito dalla sala operatoria semi incosciente. Il ferito fece un cenno
con la
testa per costringere il Sabaku ad avvicinarsi.
“Non
sono morto e già mi tradisci.” Sussurrò
lui esibendo un lieve sorriso.
“Stupido.”
Replicò l’altro.
Partita da
dimenticare. Questo
sarebbe stato il titolo più adatto per quella finale
sfociata poi in una vera e
propria rissa ad opera degli spettatori sugli spalti. Da entrambe le
parti
mancavano per un motivo o per un altro i giocatori migliori. Soldi
buttati al
vento per comprare un biglietto che ne valeva meno della
metà.
Poi
quell’improvviso incendio che si
era scatenato negli spogliatoi aveva costretto tutti a far vincere a
tavolino i
Mortal Sand.
Naruto
cercò Hinata tra la massa di
persone che fuggivano come disperate nei corridoi.
Dove si era
cacciata? Eppure gli
aveva detto di aspettarlo all’ingresso. Il terrore lo colse,
se fosse rimasta
bloccata dietro qualche porta? Si lasciò guidare dal suo
cuore più che dall’istinto
che era la sua peculiarità.
Sfondò
con una poderosa spallata la
porta degli spoiatoi, a fatica la vide rannicchiata in un angolo che
tossiva a
causa dell’enorme quantità di fumo.
“Che
diamine ci fai qui?” gridò
prendendola in braccio e passandola a Kiba che lo aveva seguito.
“Io…”
“Andiamocene
prima che crolli tutto!”
suggerì Kiba già sulla porta, quando una grossa
trave si staccò dal soffitto
impendendo il passaggio a Naruto.
“Vai
razza di stupido!” gridò il
biondo all’amico.
“Non
posso lasciarti.”
“Metti
in salvo lei. Io me la cavo da
solo!” aggiunse in tono concitato.
“Tornò
subito.” Replicò Kiba
incurante che Hinata tra le sue braccia pareva provasse a strozzarlo.
“Fammi
andare da lui!” gridò la mora.
“Nemmeno
morto. Ti ha affidata a me e
dobbiamo raggiungere un posto elevato.” Ringhiò
saltando un ostacolo.
“Ma
…”
“Hinata
lui tornerà da te. Fidati.” Replicò
Kiba adagiando la ragazza sul bellavista sopra le teste degli Hokage
dove si
era radunata tutta la gente.
Ritornò
dall’amico anche se il posto
era diventato una fornace, ma era agile ed il fuoco non lo intimoriva.
“Coraggio
vecchia volpe non ti
permetto di morire! Altrimenti come posso conquistare il cuore di
Hinata se ti
crede pure eroe?” ironizzò lui aiutandolo ad
alzarsi.
“Stupido.
Senza di me sarebbe stato
più semplice, no?” ansimò il biondo.
“Meno
divertente. Poi tu sei il mio
miglior amico.” Concluse distogliendo lo sguardo.
“Grazie,
Kiba.”