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Autore: Yssel    05/08/2013    2 recensioni
[A Day To Remember][A Day To Remember ]
1; Userai il cappuccio per nascondere il viso, ma non basterà a nasconderti tutto.
“Tu… a te non piaccio proprio, vero?” Sapeva già la risposta, la sapeva.
Era Alex a non saperla.
2; Non solo i muscoli compiono reazioni involontarie.
“Non volevo svegliarti,” riprese allora il chitarrista. “ma se ti addormenti ora non posso darti il mio regalo di Natale.”
“Quale regalo di Natale?”
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Di cadute e spazzolini.
 
 

 
 
 
Userai il cappuccio per nascondere il viso,
 ma non basterà a nasconderti tutto.
 

 
 
 
Le riprese del video di Right Where You Want Me To Be erano finite da ormai qualche ora, Jeremy si era già abbandonato alla morbidezza del cuscino della sua cuccetta e, seduti sul divano davanti alla tv, c’ erano Neil, Alex, e Josh. Nessuno dei tre sapeva bene che film stessero guardando, glielo aveva dato uno della troupe e aveva detto loro che era la pellicola del secolo, perciò gli avevano dato retta ed avevano approfittato della sosta in città per dargli un’ occhiata.
Nessuno lo aveva notato, ma Neil era parecchio irritato. Aveva assistito alle riprese del video, a tutte le riprese, e si era ritrovato davanti una scena che non gli era piaciuta, anzi, che gli aveva fatto montare la rabbia addosso, cosa che lo rendeva simile ad un orso incazzato. Josh ed Alex, entrambi con quegli orrendi pigiamini natalizi rossi e verdi, il primo che afferrava il batterista e lo baciava; e Neil era rimasto a guardarli, prima sorpreso e poi scuro in viso. Non aveva aperto bocca per tutto il resto del tempo ed aveva anche rischiato di strapparsi via un capezzolo togliendosi lo scotch nero che si era messo, ma adesso che Kevin era a farsi un giro e che Jeremy dormiva, poteva pensare bene di mettere in chiaro le cose.
Probabilmente sì, fu troppo sfrontato e secco, ma lui era fatto così, ed essendo un orso incazzato che si era visto portar via la preda di fronte a sé, la razionalità era l’ unica cosa che mancava all’ appello.
“Allora, com’ è stato baciare Alex?”, sia il batterista che l’ interpellato si voltarono verso Neil, che non aveva distolto gli occhi dallo schermo ed aveva assunto veleno nella voce.
“Beh, non è che l’ ho baciato.”
Con la coda dell’ occhio, Neil tirò un’ occhiataccia ad Alex che, con le sopracciglia piegate e con un’ espressione minacciosa, gli stava ordinando di stare zitto senza dirglielo davvero.
“Ah, no? E quello che ho visto prima cos’ era?”
Il chitarrista sapeva che non era colpa di Josh: loro facevano parte di una band, una band che ogni tanto staccava dalla serietà e che, in quel frangente, avrebbe dovuto far ridere i fan con quel video- solo che era accecato dalla gelosia, da quella parte di lui che reclamava Alex ad alta voce. E la cosa peggiore? Né Josh, né Jeremy, né Kevin sapevano niente riguardo a lui e il batterista. Questo perché Alex non voleva lo sapessero.
“Il regista mi ha detto di improvvisare-”, Josh si allarmò, non sapeva che diavolo stesse succedendo al chitarrista- come biasimarlo- e non voleva assolutamente che qualcosa andasse storto con lui. “Amico, tutto bene?”
“No che non va tutto bene.”, la voce di Neil tuonò fredda nel bus, Alex si portò una mano agli occhi e si piegò in avanti, vittima di quello spettacolo e soprattutto, oggetto in ballo tra due dei suoi migliori amici. Scosse il capo e sbuffò.
Il film aveva perso importanza.
Josh parve spaventarsi. Non aveva mai visto Neil reagire in quel modo, non lo aveva mai visto guardarlo in quel modo: nei suoi occhi c’ era fuoco, e c’ era paura, e ancora gelosia, possessione, tutti sentimenti contrastanti con l’ animo del chitarrista. A rendere più confusionario il tutto c’ era che Neil aveva attaccato con quel discorso dalla più tranquilla delle situazioni.
Il biondo provò a parlare di nuovo, ma Neil lo bloccò: “Guai a te se lo baci di nuovo, capito?”, ringhiava, addirittura.
Aveva alzato la voce ed Alex lo odiava quando si comportava in quel modo, pareva un bambino. Avrebbe dovuto cercare di calmarlo, avrebbe dovuto provare lui a farlo ragionare, ma sentiva che non ne valeva la pena, che dire certe cose davanti a Josh non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose. Avrebbe dovuto almeno cercare di farlo stare zitto. Il batterista, al contrario, non avrebbe affrontato alcuna discussione, non ne aveva alcuna voglia. Una sigaretta, di questa aveva una voglia matta. Si alzò in modo felino, lasciando spiazzati il chitarrista e il bassista, si mise le mani in tasca ed uscì dal bus, sbattendo la porta con violenza dietro le sue spalle. Frugò nelle tasche e trovò il pacchetto di sigarette che teneva sempre per qualsiasi evenienza, ne estrasse una e se la infilò in bocca, poi le diede fuoco con l’ accendino e tornò ad affondare le mani nelle tasche, accompagnando a quel movimento l’ appoggiarsi sul fianco freddo del bus.
 
Era quasi Natale e Neil ne combinava una delle sue. Certo, il chitarrista lo aveva avvertito tante volte che se qualcuno oltre lui lo avesse toccato si sarebbe arrabbiato e non poco, e sì, Alex si era aspettato una scenata tale subito dopo il bacio di Josh, ma pensava che il chitarrista preservasse un pochino di calma e senno in più.
Le iridi scure del moretto si posarono sul paesaggio.
Erano fermi in quel parcheggio deserto solo da quella mattina e ad Alex piacevano già quel silenzio, quella nebbiolina che ogni tanto compariva fra i piedi, quei due lampioni posti senza criterio sull’ asfalto che facevano filtrare la luce debolmente, l’ ombra che cadeva e creava disegni sulla terra. Più avanti c’ era un campo in cui il batterista aveva affogato i piedi scalzi la mattina appena arrivati. L’ erba era fredda, la rugiada ghiacciata e l’ aria così piacevole da respirare che ci era voluto Kevin, per portarlo via da lì.
Della cenere abbandonò la sigaretta, cadendo erroneamente a terra e svolazzando via.
Si chiedeva, Alex, quale fosse stata la motivazione per la quale lui e Neil si erano cacciati in quel casino. Ma forse gli era fin troppo chiara, solo che lui voleva provare a trovarne un’ altra, perché gli sembrava da stronzi e stupidi fare quello che stava facendo lui.
 
La porta si socchiuse, il batterista non si occupò neanche di controllare chi fosse; lo sapeva. Una volta che il chitarrista gli fu davanti, parando la luce chiara del lampione, il moretto si decise a guardarlo. Sperava che il silenzio bastasse, come sempre, che il castano potesse capire senza il bisogno di parole quello che stava balenando nella testa di Alex, ma non era così facile. Con Neil, per farsi capire, bisognava parlare.
Il batterista spostò il peso del corpo prima su una gamba e poi sull’ altra, sollevandosi. Prese una boccata di fumo e lo sputò via, in basso, in modo che non potesse colpire la figura davanti a lui.
“La devi smettere.”, soffiò, convinto.
Neil giurò di aver sentito lo stomaco cadere, ma quello che arrivò alle orecchie del ricciolo fu solo un deglutire rumoroso. Era preoccupato, preoccupato che potesse finire tutto perché era geloso, perché aveva parlato in quel modo a Josh. Si sentiva un fottuto idiota.
“Ma Alex, io non voglio che-”, si ritrovò a gesticolare, prima di essere interrotto.
“Ma Alex niente, io e te non stiamo insieme, fra di noi c’ è solo sesso.”
Quel tono glaciale, quel guardarlo dritto negli occhi e il fuoco che bruciava e rendeva il batterista dannatamente bello, fecero rabbrividire Neil, che si sentì mancare subito dopo. Solo sesso, lo sapeva, tra loro c’ era solo sesso.
Quando dovevano sfogarsi, quando dovevano togliersi la rabbia di dosso, quando dovevano prepararsi per qualcosa che portava loro ansia, quando non c’ era nessuno nel bus o in casa o in sala registrazione, quando erano soli, quando si volevano; ma era sempre e solo sesso. O meglio, per Alex lo era. Neil era… innamorato del moro da tanto, troppo tempo, e a cosa si era ridotto?
A fare la puttana per un ragazzo che altro non voleva se non che facesse la puttana.
Il suo problema era che, per lui, per Alex, Neil si sarebbe fatto usare fino a quando lui avesse voluto. Il problema era che voleva il batterista solo per lui, che le ondate anomale di gelosia e simili si erano fatte troppo presenti o addirittura arrivavano ogni volta che l’ altro abbracciava qualcuno. Alex non lo abbracciava mai. Non lo baciava mai. Non gli diceva mai niente di bello. Si metteva lì, sul letto, nella sua cuccetta, e si faceva intendere da Neil. Senza dar peso mai a niente, aspettandosi che il chitarrista lo facesse per il solito suo motivo.
Ma sotto sotto, il moro lo sapeva. Nessuno si faceva usare così e tornava tutte le volte. Nessuno si faceva usare così e si diceva sempre a disposizione. Nessuno, ma Neil sì. E Alex non provava né voleva provare a mettersi nei suoi panni, perché non avrebbe mai voluto provare e sopportare quel dolore e quella rassegnazione che stavano alla base dei pasti del chitarrista. Si diceva spesso di voler smettere, ma il bisogno che Neil gli facesse scaricare lo stress lo mandava in uno stato di desiderio continuo, uno stato che non avrebbe mai potuto decifrare.
A confermargli i suoi stessi pensieri era stato il volere dell’ altro che scopasse sempre e solo con lui, mai con nessun altro.
“Pensavo volessi finirla di fare sesso con me, dato che so che pensi che io sia insopportabile.”
“Ci stavo pensando, sì.”, una coltellata. “E penso anche che tu sia insopportabile, di questi tempi.”, un’ altra coltellata.
Il castano indietreggiò di qualche passo, Alex riprese a fumare tranquillo.
Era uno stupido. Si ostinava a credere che tra lui e il batterista ci sarebbe potuto essere qualcosa, faceva tutto il possibile ed anche l’ impossibile per lui, ma a quanto pareva non bastava. Neil aveva capito di non poter comprare l’ amore di Alex, aveva capito che non c’ era modo di conquistarlo o farlo innamorare, l’ unica cosa che lo rincuorava per quei pochi minuti era il poter sentire le mani callose e ruvide del ragazzo sulle sue spalle, sentirlo mentre chiamava il suo nome e vederlo voltarsi quando provava a baciarlo per poi ritrovarsi nel silenzio più cupo, privo delle spiegazioni per quel tasto dolente.
“Mi sono rotto i coglioni di vedere gente che ti bacia quando io non posso farlo, è tanto strano?” Nonostante adesso Neil si stesse arrabbiando anche con Alex, mantenne un tono pacato, non alterato da quello che provava.
“Non stiamo insieme e non voglio che mi baci, cosa c’ è di difficile nel capire questi due semplici concetti?”, nell’ esatto istante in cui il batterista sbuffò, lo fece anche il chitarrista.
Neil tentò di formulare una frase che, una volta per tutte, chiarisse la situazione, ed indugiò per un minuto buono, non smettendo mai di fissare l’ altro che spirava fumo e che lo cacciava in gola.
Era ingiusto. Per se stesso, per quello che provava, per quanto stava soffrendo a causa dell’ amore, uno dei sentimenti più futili di sempre ed uno di quelli che avrebbe calciato via volentieri.
“Tu… a te non piaccio proprio, vero?”
Sapeva già la risposta, la sapeva.
Era Alex a non saperla.
Questo ricorse al mutismo, gettò a terra il mozzicone di sigaretta e lo calpestò, ammazzando del tutto il fuoco che continuava a bruciare. Si passò una mano fra i capelli scuri, fra i riccioli annodati, dopodiché chiuse gli occhi e rivolse l’ attenzione alla luna che, pallida, regalava raggi bianchi al cielo, delineando le strisce che gli aerei lampeggianti lasciavano andare, oscurando le stelle che si univano nelle costellazioni più strane.
Neil buttò giù le spalle, sconsolato, ed emise quello che era un sospiro disperato nella direzione di Alex. Era sempre uno stare zitti, era sempre un non parlare di loro, mai un minuto speso a parlare di quello che stava loro succedendo. Se Alex era stanco delle scenate di Neil, Neil lo era altrettanto riguardo il silenzio di Alex.
“Farò finta di non avertelo domandato. Ma finiamola qui, davvero, perché non voglio più accontentarmi del tuo corpo. Sai quelle storie che finiscono con uno dei due che si dimentica dell’ altro?, ecco, proverò a farlo anche io. Ma se gli altri ci chiedono cosa non va, tu rispondi che va tutto bene. Farò così anch’ io.”
Fu strano sentir dire quelle parole da Neil, da quello che aveva sperato fino a quel momento, quello che continuava ad infliggersi altro male ogni giorno fingendo gli facesse bene.
Si sentiva il vociferare del televisore nel bus e il chitarrista, ricordandosi di aver intimato Josh a starsene dove era, si tirò un cazzotto su una tempia, ignorando il dolore e stringendo gli occhi. Non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo con lui, gli avrebbe chiesto scusa senza pensarci su due volte.
L’ aria era diventata troppo stretta, per lui.
“Non me lo aspettavo. Che lo dicessi tu, intendo.”, oh sì, perché Alex aveva spalancato gli occhi, ma nella penombra il castano non se ne era accorto. Si era sentito vuoto, abbandonato, e nel suo petto si era rotto qualcosa.
Finirla?
Dimenticare?
Nessuno aveva parlato di dimenticare, insieme si erano persino divertiti, perché Neil avrebbe voluto dimenticare?
“Neanche io. Ma a mali estremi, estremi rimedi.”, suonò con un’ inclinazione intrisa di pentimento, quella frase. Ormai aveva detto una cosa più grande di lui, non poteva tirarsene fuori o tornare indietro.
Alex si sentiva l’ amaro in bocca. Avrebbe dovuto finirla lui, non Neil. Avrebbe voluto essere lui quello forte a mettere il punto a quel continuo peccare all’ oscuro di tutti ed anche di loro stessi, avrebbe voluto che Neil gli pregasse di poter non smettere mai. Invece era andato tutto al contrario.
Ma allora, se la fine era quello che Alex voleva, perché in quel momento aveva una fottuta paura addosso, come l’ umido d’ inverno? Perché voleva gettarsi fra le braccia di Neil per sentirsi protetto ancora una volta? E perché cazzo voleva avvicinarsi a lui?
Il freddo lo colpì, il batterista si chiuse nelle spalle e battè i denti, sentendosi all’ improvviso debole. Neil lo vide e, con gli occhi lucidi, si tolse la felpa per tendergliela. Alex rimase a guardarlo per qualche secondo, poi accettò di indossarla.
“Siamo ancora amici, alla fine.”, il chitarrista lo pronunciò con la lingua trafitta dalla falsità. Quella sarebbe stata probabilmente l’ ultima volta che gli avrebbe rivolto parola- che si sarebbero rivolti parola. Entrambi avevano temuto l’ arrivo di quel giorno, ma entrambi avevano saputo, fin dall’ inizio, che sarebbe arrivato e che non avrebbero potuto fare niente per cambiare le cose. Era stata una cosa inevitabile.
Il batterista si limitò ad annuire e ad abbassare il volto verso terra. Le felpe di Neil erano sempre calde, sempre larghe per lui, e tutte le volte che ne aveva bisogno lui gliele porgeva, come aveva fatto quella sera. A parte questo, erano piene del suo profumo. Non c’ era un angolo di tessuto che non urlasse il proprietario.
Alex non era bravo a parlare. Poteva sembrare dolce e carino, ma se c’ era una cosa che non sapeva fare era appunto quello, esprimersi. La trovava un’ impresa troppo ardua per lui, si era arreso ancor prima di iniziare a camminare. Non parlava neanche da ubriaco- o meglio, sì, ma non aveva niente a che fare con quello che Neil avrebbe voluto sentirsi dire o che voleva anche solo capire.
 
Il moro si tirò su il cappuccio scuro e il suo viso scomparve del tutto. Avrebbe seguito l’ istinto, per una volta. Avrebbe lasciato alla parte debole di sé di comandarlo per un po’.
Allungò una mano verso Neil, tremando, gli sfiorò un avambraccio e il chitarrista scattò verso quelle dita affusolate che si avvolgevano lente alla sua pelle. Colse quel gesto come una richiesta di avvicinarsi, e così fece.
Senza fiatare, Alex si alzò di poco sulle punte e, nel buio, individuò la bocca dell’ altro. Non aveva mai pensato che baciarla potesse essere bello, aveva sempre visto quella bocca come fonte di problemi e di aspettative che non aveva intenzione di alimentare, e forse era stato il fumo, forse era stato Neil che lo aveva fatto sentire un bastardo, ma ne era come divenuto ossessionato dopo un paio di parole che non avrebbe voluto sentire.
Neil, dal suo canto, non riuscì a connettere quei movimenti. Prima veniva rifiutato, poi veniva accoltellato moralmente e poi quello. Alex vicino, Alex troppo vicino che saliva a carezzargli il profilo con un dito, che gli sfiorava con i polpastrelli le labbra, ne disegnava il contorno e poi si avvicinava ancora. Per non parlare della mano che dal suo braccio si era posizionata sulla sua spalla in una morsa per certi sensi gentile. Tutto nel silenzio più totale, tutto nel silenzio rotto dai reciproci respiri.
Non uno straccio di sorriso comparve sui loro volti, i due musicisti portavano maschere serie ma comunque espressive. Maschere di loro stessi, perché avrebbero tanto voluto piangere ed urlare, gridarsi contro, essere sinceri.
La luce negli occhi del batterista si fece vedere come un lampo quando fu ad un sospiro dalla bocca di Neil, la mano che precedentemente lo carezzava posta sul suo collo. E Neil era rimasto immobile, chiedendosi cosa avesse in mente Alex, con le braccia lungo i fianchi e gli occhi socchiusi, fissi nei suoi.
Poi, un bacio. Un primo, vero bacio, dolce, lieve, un assaggio. Un bacio bramato anni, anche.
Il chitarrista si sporse verso il più basso in modo che poggiasse i piedi a terra, le mani andarono ad allacciarsi a quel bacino spigoloso coperto dalla sua felpa, la bocca premette su quella di Alex, che sapeva di fumo. A Neil non sembrava un sogno, non gli stavano diventando molli le gambe, tutto perché lui sapeva che quella era la realtà. Perché tutto aveva fatto troppo male per poter essere parte di un sogno. Alex, lui pensava lo stesso, ma la sicurezza che indossava in maniera costante gli era scivolata via dagli arti, lasciando che si vedesse solo quella parte di lui che nessuno vedeva ma che tutti sapevano esistesse.
Il collo del castano venne circondato dalle mani magre del batterista che, ancora tremando, si era spinto su di lui, in cerca di quella sensazione di conforto, quella sensazione che lo faceva star bene ogni volta che Neil lo stringeva a sé.
In pochi secondi, quello che era partito come un bacio leggero, si trasformò in un bacio sofferto.
Perché non dovevano farlo, perché andava contro tutto quello che Alex aveva sempre voluto, perché era sbagliato, perché dopo aver preso un pezzo di Neil, Alex non avrebbe dovuto prendersi anche l’ altra metà. Ma lo aveva comunque fatto, non dando spazio a tutte le paranoie e a tutte le conseguenze.
Le avrebbe affrontate. Piano, ma le avrebbe affrontate. Non voleva mettere il punto proprio a niente, voleva che tutto continuasse e magari, dopo aver scoperto che la bocca di Neil era meravigliosa, che gli dava mille volte ciò che gli davano quelle forti braccia tatuate, con qualcosa in più. Sapeva per certo che il chitarrista avrebbe acconsentito, che non avrebbe detto di no, lo sapeva.
Senza accorgersene, si ritrovò attaccato al bus, di nuovo, ma stavolta con i palmi caldi del castano sulla schiena che lo stringevano, con le spalle grandi del più alto che coprivano la luce del lampione, con la gola secca e gli occhi serrati in un’ espressione triste, disperata.
Entrambi erano lo specchio di cosa stavano provando, avevano momentaneamente gettato a terra le loro maschere.
I cuori battevano, quello del moro in modo particolare. Non si era mai sentito così preso da un paio di labbra, tanto meno non aveva mai sentito il suo cuore intento a spaccargli le vertebre, le costole, a forza di sbattere ovunque.
 
Quando Neil fece per caricarsi addosso Alex, quest’ ultimo interruppe il bacio ed oppose resistenza, soffiando un no tra i respiri confusi. Il chitarrista lo guardò, in cerca di qualche parola, ma ricevette solo una mano di Alex sul petto e la sua testa adagiata su una sua spalla.
Aveva avuto il suo bacio, avrebbe chiesto dopo. Sarebbe rimasto lì tutta la sera, se ne avesse avuto la possibilità, ma il batterista si prese la briga di scostarlo gentilmente e di fargli cenno di seguirlo nel bus. Neil seguì gli ordini, come sempre. Entrò conscio del fatto che quello era stato sì il primo bacio che aveva ricevuto da Alex, ma anche l’ ultimo.
Josh si alzò veloce dal divano e guardò i due, non aveva spento il televisore ed aveva lasciato che il film scorresse. “Sentite, ho capito, non voglio che si creino problemi fra di voi. Neil, scusa. Alex, non lo farò più.”
I due lo fissarono confuso.
“Oh, avanti, ho sempre avuto il sospetto che ci fosse qualcosa fra voi due,” , sbadigliò il biondo. “e non voglio che per colpa mia litighiate. Perciò scusate.”
Neil si preparò subito a negare facendo un passo avanti, ma il moro lo bloccò mettendogli una mano sullo stomaco, deglutendo e trattenendosi dal parlare. Il chitarrista, sempre più confuso, non ebbe il tempo di dare fiato alle trombe che Jeremy sbucò dal cucinino, sbadigliando.
“Allora, quei due sono tornati dalla loro scopata serale?”
Neil avvertì il cuore esplodergli nella cassa toracica. Non per il batticuore, figuriamoci, bensì per un infarto sul colpo. Il cantante, tutto occupato a distendere le braccia con versi animaleschi, posò lo sguardo sui due a cui si era riferito e poi su Josh. Emulò lo stesso movimento per un paio di volte, poi prese coscienza e se ne uscì con un: “Oooh, sì, sono tornati.”
“Tu come…?” Alex sussurrò, senza fiato, e Neil scattò verso di lui, stupito della sua domanda e sorpreso dal fatto che non avesse pensato lui a negare tutto.
Jeremy rise, poi si piazzò sul divano e prese a fare zapping.
Kevin evase nel bus, Neil e il batterista si fossilizzarono: l’ altro chitarrista teneva saldo il telefono in una mano, e nello schermo era ben visibile la foto di due persone che si baciavano. Chissà quali persone.
“Che mi sono perso?”
Jeremy, con sguardo complice, osservò Kevin.
Era la fine per Neil e Alex, che avevano sempre creduto di passare inosservati, che avevo sempre creduto che nessuno si fosse accorto di loro. Avrebbero dovuto nascondersi meglio. Si era sgretolato tutto senza il minimo preavviso. Ma… ma un attimo.
“Alex, perché non hai…”, la voce scemò, le iridi di Neil si fermarono su una sua mano. Su una sua mano e le dita del batterista che si intrecciavano lentamente alle sue.
Sorrise.
 
  
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