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Autore: HeartSoul97    06/08/2013    3 recensioni
Eccomi qua! Dopo le poesie, mi sono cimentata in una storia originale. E' la prima storia con più capitoli che scrivo, e sinceramente non so cosa ne penserete né quanto penso di mandarla avanti. Spero che vi piacerà, se avrete il fegato di provare a leggerla. Ma passiamo alla trama. La storia è ambientata in una terra chiamata Gea, la cui unica parte abitata è Ennea. Parla di Peccati, di Vendetta e di Giustizia.
Dal Prologo:
"Lilith, Grande Dea, accetta questo tributo di sangue, affinché Tu possa esaudire le mie preghiere"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                               Epilogo
 

Il vecchio guardò fuori dalla finestra. Era ancora buio, ma l’alba, a oriente, tingeva il cielo di rosa. Quell’immagine gli ricordò una mattina di più di cinquant’anni prima.
La porta che cigolava lo costrinse a interrompere i suoi pensieri.
Un ragazzo si avvicinò al suo letto.
«Padre, come vi sentite?» gli chiese, gli occhi verdi carichi di preoccupazione.
Occhi verdi come i suoi.
«Che domanda sciocca, figlio mio. Ma io sto bene. Sto per emendare una mia terribile colpa. Sto per rivedere una persona che ho amato molto senza rendermene davvero conto. Quindi mi sento bene».
Il ragazzo non capì. Dopo ventiquattro anni che conosceva suo padre, ancora le sue parole gli risultavano un enigma.
«Cosa intendete dire, padre?»
«È difficile da spiegare, devo partire dal principio. Da quando ho iniziato a capire la differenza tra vendetta e giustizia. Quelle due facce della stessa medaglia così semplici da confondere. Dentro di me, c’era la giustizia fatta persona. Ero innamorato di una ragazza che portava in sé la vendetta, Lilith. Hai presente la battaglia che ti ho raccontato tante volte? È tutta una menzogna. Non fu l’esercito a sterminare i ribelli. Fu lei, evocando quella dea maledetta, a fare una strage. E poi sai che cosa ho fatto? L’ho uccisa, figlio mio. Dopo aver capito che lei era il mio motivo per continuare a vivere, l’ho dovuta uccidere. Mi ha pregato di farlo. L’ho uccisa. Mentre io ero pronto a vivere per lei, lei aveva deciso di morire per salvare me». Il volto rugoso del vecchio era bagnato di lacrime. Non si era mai perdonato quel gesto. Ricordava, dopo che il suo cuore aveva smesso di battere, che aveva tenuto tra le braccia il suo corpo senza vita. Aveva urlato al cielo il suo dolore, mentre le lacrime gli rigavano il viso sporco di sangue e polvere. Aveva portato in braccio il suo cadavere fino a Terio, poi aveva avuto un crollo emotivo. Aveva passato tutto il viaggio di ritorno fino ad Aleero in uno stato di semi-coscienza popolato di allucinazioni, dopo che il guaritore dell’accampamento gli aveva somministrato un sedativo non molto efficacie. Quando erano arrivati a palazzo, Alysia aveva pianto come una fontana. I cadaveri degli altri uomini morti in battaglia erano stati portati alle loro famiglie. Quello di Yvaine fu seppellito nel giardino del palazzo reale. Al suo funerale non c’era molta gente. Lui non pianse. Aveva finito le lacrime. Dopo quel giorno, il suo pensiero fisso era quello di uccidersi. Non poteva convivere con quel peso, eppure non lo fece mai. Doveva la sua vita a una ragazza che aveva sacrificato la sua, non poteva sprecarla. Visse i suoi anni solo per lei.
Si ricordò della promessa di distruggere il tempio, e con il permesso di Terio, mandò una squadra a distruggerlo. Lui stesso partecipò, riversando in ogni colpo contro quel tempio maledetto tutto il suo rancore. Perché era colpa di Lilith se adesso Yvaine non c’era più, era tutta colpa sua. Lilith l’aveva costretta a uccidere e quindi aveva deciso di morire. Per questo lui non l’avrebbe mai perdonata.
Poi si era sposato. Dopo più di dieci anni, aveva trovato un altro motivo per vivere. Anche se Yvaine non se ne andò mai dalla sua mente. Si sentiva terribilmente in colpa con sua moglie, che le assomigliava tanto. Proiettava su di lei l’immagine di quella ragazza morta a soli sedici anni.
Poi era arrivato suo figlio, che gli assomigliava in un modo a dir poco inquietante. Sua moglie cominciò a sentirsi male.
E poi arrivò sua figlia, bella come la luna. Rick le diede il nome di Yvaine. Insieme a lei, la morte di sua moglie. Qualche anno dopo, erano rimasti solo lui e suo figlio. La febbre si era portata via la sua bella Yvaine.
Ora toccava a lui. Pensò alle sue ossa vecchie e stanche. Guardò in faccia suo figlio, che gli assomigliava così tanto. Sentì la morte farsi più vicina secondo per secondo, e allora sorrise. Qualche istante, e sarebbe stato libero, libero per davvero.
Aspettami, Yvaine. Sto arrivando.
Il suo corpo si irrigidì. Suo figlio pianse. L’alba sorse lo stesso davanti ai suoi occhi ormai spenti.
La vita continuava.
 
                                                                                                 Fine
 

 


***
Note dell’autrice – Un motivo per continuare a scrivere
Salve a tutti. Dopo un anno, questa storia ha trovato la sua conclusione. È stato un anno di incertezze, dubbi, paure, ma ce l’ho fatta. A meno di metà di questa storia mi sono bloccata. Non riuscivo più a trovare un motivo per scrivere. Mi mancava uno scopo, semplicemente. E poi l’ho trovato.
Questa storia era nata quasi per gioco, mentre tornavo a casa. Così, su due piedi, ho scritto il prologo senza pensarci troppo. Non mi aspettavo molto, detto sinceramente. Andai avanti con i capitoli senza avere un’idea precisa, senza, appunto, uno scopo. Finché non ho letto una cosa che mi ha fatto riflettere, riflettere per davvero.
Perché si scrive? Questa sì che è una domanda. Me la sono posta. Ho cercato una risposta dentro di me, e l’ho trovata. Io ho scritto questa storia per comunicare i miei pensieri. Pensieri che magari non si possono comunicare con un discorso.
Cosa ne pensi di vendetta e giustizia? Sono la stessa cosa? È su queste due domande che ho fondato la mia storia. E ho capito che volevo esprimere il mio pensiero.
Vendetta e giustizia non sono la stessa cosa, sono semplicemente facili da confondere. È questo che ho cercato di comunicare, in ventisette capitoli. Ci sono riuscita? Spero di sì.
In ogni caso, se sono arrivata fin qui lo devo alle persone fantastiche che elencherò adesso. In primis Naitmers, che ha creduto in me non dal primo capitolo, ma già dal prologo, una scrittrice fantastica che spero vorrà darmi i suoi preziosi consigli e suggerimenti su tutti i capitoli che non ha commentato (eheh).  Poi grazie a BekySmile97, che mi segue dal mio blocco e che si è appassionata alla storia. Un grande grazie a BreakinCrystal, la mia cara amica che riempio di messaggi per chiederle un parere. E grazie a ery98sole, che mi segue da prima che si registrasse su EFP, ti sono molto grata per questo. Poi grazie a chi ha messo tra le seguite e le ricordate, ovvero grazie a naiade, ladyselena15, HiNaRu 97, Nihon96 e Carmen Black. Grazie di tutto, ragazze.
Grazie ai lettori anonimi, che non lasciano tracce ma io so che ci sono.
Forse ci rivedremo, forse no, forse a Ennea o da qualche altra parte, non lo so. Per ora non penso che ritornerò qui. Ci sono troppe altre cose da fare, prima. Ma c’è un progetto in corso, per tornare a Ennea.
Spero che Rick e Yvaine, Terio, Alysia e tutti gli altri vi siano rimasti dentro. Spero che vi abbiano fatto riflettere, almeno un po’.
Di nuovo grazie per la vostra attenzione e partecipazione.
Grazie di cuore, a tutti voi.
HeartSoul97
  
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