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Autore: Ohra_W    06/08/2013    1 recensioni
"A volte in un momento buio si può trovare un barlume di felicità... basta solo saperla riconoscere..ed essere nel posto giusto al momento giusto!"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“È incredibile, ti guardavo da là sopra, ed eri così bella!” le sussurrò Rob nell’orecchio mentre continuava a baciarle il viso “Ero lì sul palco che cantavo, ti guardavo e avevo una voglia matta di baciarti!”.
È per questo che hai baciato un’altra??? Avrebbe avuto voglia di rispondere, ma ovviamente non lo fece. Preferì godersi i suoi mille baci e i caldi abbracci che le stava regalando. Lo guardò intensamente, fece un sospiro profondo e si lasciò baciare. Cavolo, forse ci riesco… forse posso godermi ogni attimo con lui senza farmi un milione di paranoie!
“È stato uno show epico, di nuovo! Siete stati grandi!” si limitò ad esclamare, abbracciandolo a sua volta. Rob le sorrise, si sistemò sul sedile dell’auto e poi allargando le braccia le disse, a voce bassa: “Vieni qua, lasciati abbracciare... ti voglio stringere un po’ a me” e lei lo lasciò fare.
Aveva il suo solito sorrisino sornione stampato in viso, e un’aria davvero rilassata. Per la verità, si sentì sollevato del fatto che lei non aveva nemmeno accennato alla sua performance un po’ ‘esuberante’, e soprattutto era felice che avesse capito lo spirito con cui lo aveva fatto.
Forse erano davvero sulla stessa lunghezza d’onda, adesso.
Rimasero abbracciati per tutto il tragitto dallo stadio all’hotel, e una volta entrati in stanza ricominciarono a baciarsi senza sosta, come se non riuscissero a staccarsi l’uno dall’altra.
Verso le due del mattino, erano sdraiati nel letto l’uno accanto all’altra; Rob stava giocherellando con i capelli di Asia mentre lei, con lo sguardo perso nel vuoto, guardava il soffitto. Poi, all’improvviso, lui spezzò il silenzio: “Abbiamo un paio di giorni prima della prossima serata…” si mise su un fianco appoggiandosi sul gomito, continuando a giocare coi suoi capelli e guardandola negli occhi. “..vorrei passarli con te”. Lo aveva detto di getto, come uno studente che stava ripetendo la lezione in un’interrogazione e aveva paura di sbagliare. Era come se avesse questo pensiero in testa già da un po’, e in quei lunghi minuti di silenzio avesse pensato a come dirglielo. Asia sentì il battito del suo cuore accelerare, ma riuscì a mantenere la calma. “Sai a cosa pensavo?” gli disse mettendosi seduta nel mezzo del letto, con le gambe incrociate e le mani sui fianchi, come se non aspettasse altro che lui le facesse una proposta del genere “La mia famiglia ha una casa sul lago di Como, potremmo passare un paio di giorni lì in santa pace e poi tornare a Milano. Tu raggiungi gli altri a Copenhagen e io me ne torno a Roma, visto che la prossima settimana devo rientrare a lavoro. Che ne dici?”.
Il viso di Rob si illuminò: “Dico che mi sembra un’idea fantastica!”, la strinse a sé e la baciò con passione. Lei si allontanò leggermente, abbozzando una piccola smorfia di dispiacere “Domattina però ho un appuntamento con Marta per fare colazione insieme. Abbiamo un bel po’ di cose da raccontarci, visto che lei poi andrà a Monza a trovare i suoi genitori. Va bene se partiamo dopo colazione?” Rob annuì e la trascinò accanto a sé con una mossa decisa. La tenne stretta senza parlare finché non caddero addormentati – il che avvenne nel giro di pochi minuti - stanchi ma felici.
 
Rob fu svegliato dal suono del telefono. Guardò l’orologio: erano le 7,30 del mattino. Con la voce ancora impastata di sonno bofonchiò un incomprensibile “Pronto?”.  Dall’altra parte uno squillante Howard aveva la voce di chi invece era sveglio già da un bel po’: “Hey, Rob, ma allora? Ti stiamo aspettando da mezz’ora! Che fai, resti a Milano?”. “Cosa? Come?” si stropicciò gli occhi e si sedette con la schiena appoggiata al cuscino, realizzando che non li aveva avvertiti del cambio di programma. “No, non parto con voi. Vado fuori per un paio di giorni… con Asia” per un attimo fu indeciso se dirglielo o meno, ma alla fine pensò che in fondo non c’era niente di male nel tenerli al corrente di ciò che faceva, visto che non si sarebbe mosso con loro. “Scusate se non vi ho avvertito prima, ci vediamo direttamente a Copenhagen tra due giorni”.
Dall’altra parte un attimo di esitazione, poi la risposta, confusa: “Si… ok.. va bene, sono contento. Fate bene a prendervi un paio di giorni per voi.” Un sospiro, poi un affrettato “Stammi bene amico. A venerdì!”. E riattaccò.
Ancora assonnato si girò dalla parte del letto di Asia, ma lei non c’era. Sul suo cuscino, uno dei soliti bigliettini: “Scendo a colazione con Marta, ci vediamo tra un paio d’ore. Fatti bello! A.” Si ricordò della colazione con Marta, e si rese conto di avere ancora qualche ora per buttare qualche vestito in una borsa da portare a Como.
 
Asia scese di corsa le scale, rendendosi conto di essere leggermente in ritardo. Gli ascensori sono sempre tutti occupati quando se ne ha bisogno. Ma dove dovevano andare tutti alle 7,30 del mattino?
L’amica la aspettava seduta al tavolo del lussuoso bar dell’hotel, ‘Il Salotto’. Lussuosi pavimenti in marmo antico, giganti lampadari di cristallo sul soffitto e maestosi quadri alle pareti rendevano quel posto in perfetta sintonia con il resto dell’hotel. Severo e incredibilmente impostato.
Marta sembrava assolutamente a suo agio in mezzo a tutto quello sfarzo, forse per il fatto di lavorare da tanto tempo in un hotel di lusso, lei invece, nonostante per anni ne avesse girati parecchi per lavoro, ancora non riusciva a muoversi con dimestichezza in quei luoghi così sofisticati da essere quasi finti.
Le fece cenno con la mano, e si avvicinò con passi lenti e indecisi, per poi prendere posto di fronte a lei, al tavolo già imbandito con tutto il meglio che si potesse desiderare per una colazione da veri signori. “Non sapevo di cosa avessi voglia, perciò ho ordinato un po’ di tutto!” Marta le strizzò l’occhio, col suo immancabile sorriso tenerissimo stampato sulle labbra.
Si raccontarono di come erano andate le cose ad entrambe negli ultimi giorni, scendendo perfino nei dettagli più intimi e più piccanti, sghignazzando e giocherellando come due quindicenni. “Allora? Le cose con Mark vanno bene, a quanto vedo” Asia si fece un tantino più seria. “Si. Da quando ci siamo salutate, le cose pian piano si sono messe a posto da sole. Ho capito che dovevo solo avere pazienza e rispettare i suoi tempi, ed è quello che sto facendo. Lui è sempre tenerissimo e mi fa sempre sentire che tiene molto a me, ha insistito tanto per farmi venire in Italia. Sua moglie si sta lentamente facendo da parte e credo stia accettando la situazione, suo malgrado. A quanto ne so stanno preparando tutte le carte per il divorzio, ma voglio restare fuori da questa storia, quindi non faccio domande se non è lui a dirmi come vanno le cose.”
“Beh, dai… la tua pazienza ha dato i suoi frutti! Non so come hai fatto, ma... brava!”. Marta sorrise imbarazzata: “Beh, non ho fatto granché... ho solo seguito il mio cuore... e dovresti farlo anche tu”. Asia abbassò lo sguardo. “Sto davvero cercando di vivere questa storia con tutta la naturalezza possibile, senza farmi grosse paranoie. A volte ci riesco, altre un po’ meno. Però io e Rob abbiamo parlato, e questo mi ha fatto stare molto meglio”.
Marta la guardò dritto negli occhi: “Rob ha un carattere esuberante, e spesso si comporta come se non avesse limiti o legami. Lui è fatto così. Non lo fa per egoismo, né per mancanza di rispetto. Dovresti solo cercare di capirlo.” “Il problema è che io non sono paziente come te, Marta. Io sono irrequieta, gelosa, ho un continuo bisogno di conferme. Se una donna si avvicina al mio uomo la sensazione che ho è che la strozzerei seduta stante con le mie stesse mani, e lui non è il tipo di uomo che sta alla larga dalle situazioni potenzialmente pericolose. È vero che ci frequentiamo da pochissimo, ma è anche vero che ci vuole tempo per smussare dei lati del tuo carattere che sono parte di te da sempre. Però ci sto lavorando, e forse potrei anche riuscirci...”
“La verità è che quando ami una persona, non importa come sei fatto o qual è il tuo carattere. Non puoi vivere senza di lui, e lo aspetteresti anche in eterno, se servisse. Ora c’è da chiedersi una cosa: tu lo ami!?”.
Lo ami? Asia si rese conto che non si era ancora mai posta questa domanda.
“Oddio, non saprei... credo sia un po’ presto per dirlo... so solo che quando sono con lui il resto del mondo non esiste, e quando mi guarda il mio cuore smette di battere. So che quando mi abbraccia il mio corpo inizia a vibrare come non ha mai fatto, e che ogni suo bacio è una scossa elettrica che mi attraversa da parte a parte lasciandomi inerme e incapace di reagire” si fermò e fece un respiro profondo, poi la guardò: “C’è bisogno di chiedermi se lo amo?”. Marta non riuscì a trattenere una risata sommessa: “No, cara... non c’è assolutamente bisogno di rispondere a questa domanda... perché trova risposta in quello che hai appena detto!”.
Poi guardò l’orologio e si rese conto che era tardissimo. “Adesso devo scappare, ho promesso ai miei che sarei arrivata per pranzo, e voglio prendermela comoda. Vediamoci presto, e comunque teniamoci in contatto... voglio sapere come va a finire!” le fece l’occhiolino e Asia la abbracciò: “Grazie di tutto, sei davvero un tesoro. Ci conosciamo da poco ma ho subito sentito un feeling particolare con te, e mi sembra di conoscerti da sempre!” “È lo stesso per me, ed è bello che la cosa sia reciproca!”.
Si allontanarono ognuna in direzione opposta all’altra, e Asia non poté fare a meno di riflettere sulla domanda che l’amica le aveva appena posto.
Ma lei, quell’ineguagliabile buffone dal cuore tenero, lo amava??
In quel momento si rese conto che non le interessava conoscere la risposta a quella domanda, perché stava talmente bene che qualsiasi nome avesse dato a quella relazione, per lei sarebbe stato il più bello del mondo.

  
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