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Autore: Darik    06/08/2013    0 recensioni
La pace sembrava finalmente tornata al Mahora, ma ci sono sentimenti che durano molto, forse troppo, nel tempo, superano ogni difficoltà, e pur di vincere sono pronti a qualunque cosa, sentimenti che possono appartenere anche a persone diverse.
Seguito de 'La principessa e il cavaliere'
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6° Capitolo
“Asuna! Professore!”
Setsuna li chiamò e li scosse, senza ottenere risposte, e lo stesso risultato ottenne Konoka dalle altre.
“Almeno respirano. Però sono cosi pallide… santo cielo! Non le avranno mica avvelenate?!”, esclamò spaventata Konoka.
Setsuna odorò il cibo: “Non sento nulla, del resto una professionista come Mana se ne sarebbe accorta. Però il cibo sembra davvero sospetto, perché se fosse stato un gas, avrebbe colpito anche noi. Konoka, prova ad usare il tuo potere su di loro”.
“Shizuka! Dov’è la signorina Shizuka?”, domandò l’altra correndo via a cercarla, e lasciando lievemente perplessa la compagna.
Si diresse verso l’altra uscita della salette, che conduceva alla cabina di pilotaggio, quando con la faccia sprofondò in qualcosa di morbido e rigoglioso.
Era Shizuka, pallida, che tirò un sospiro di sollievo quando vide Konoka, che indietreggiò col respiro in affanno, e Setsuna, ma lanciò un grido nello scorgere tutti quei corpi privi di sensi.
“Mio Dio! Non può essere! Ma che sta succedendo qui?!”
“Si calmi”, le disse Setsuna invitandola a sedersi. Avrebbe voluto offrirle dell’acqua, ma preferì non rischiare. “Ci dica cosa è successo”.
“Ero… ero andata dai piloti a chiedere se volevano qualcosa da mangiare, ma non mi hanno risposto, neanche all’interfono, e la porta è chiusa dall’interno! Inoltre, guardando da un finestrino, mi sono accorta che stiamo volando bassi, troppo bassi! E ora questi, i passeggeri sono svenuti o…”
“Svenuti, solo svenuti”, la tranquillizzò Konoka.
“Dobbiamo entrare nella cabina. Con la mia spada posso forzarla. Ma se i piloti fossero indisposti, poi l’aereo chi lo guida?”
“Io”, rispose la donna. “Noi hostess non siamo piloti, ma sappiamo impostare il pilota automatico e usare la radio di bordo. Questo è un aereo di medie dimensioni, dovrei pure riuscire a farlo atterrare, in qualche modo, se dalla torre di controllo mi dicono come fare”.
“Meglio atterrare in qualche modo piuttosto che schiantarsi”, concluse Setsuna.
“Io resto qui, cercherò di aiutare le nostre amiche”, disse Konoka, quindi le altre due ragazze andarono in fretta verso la cabina: salirono una scaletta, attraversarono un breve corridoio e si fermarono davanti ad una porta bianca.
Dopo aver provato inutilmente ad aprirla, la spadaccina, con un rapido colpo della sua spada, tagliò il punto intorno alla maniglia, facendo un perfetto buco circolare, la maniglia cadde sul pavimento, entrarono, e trovarono i due piloti riversi sui loro sedili.
Shizuka li controllò, e inorridì facendo un passo indietro. “Sono… sono morti! Gli hanno spezzato il collo!”
Setsuna osservò cupa i due cadaveri, e si guardò intorno.
“Chi può averli uccisi? Non vedo segni di lotta, e l’aereo avrebbe sobbalzato se avessero lottato qui dentro, quindi doveva essere qualcuno che hanno lasciato entrare perché si fidavano”.
Lo sguardo di Setsuna si puntò su Shizuka, che cercando di non guardare i cadaveri, armeggiava intorno ai comandi per attivare la radio e il pilota automatico.
“E se fosse stata lei? In fondo, ha ammesso di essere andata prima nella cabina, forse non ha trovato chiuso, è entrata, li ha uccisi e poi ha chiuso la porta. Inoltre, chi meglio di una hostess avrebbe potuto mettere qualcosa nel cibo?”
“Qualcosa non va!”, esclamò Shizuka sempre più spaventata. “Il pilota automatico è già stato impostato, per una rotta che non conosco, e non riesco a disattivarlo. Mentre la radio è stata manomessa… è morta!”
“Tutte cose che potresti aver fatto anche tu”, pensò Setsuna, che ordinò: “Torniamo nella saletta ad aiutare le altre” e fece andare l’altra sempre avanti.
Nella sala non era cambiato niente, tranne un particolare: stesa a terra e priva di sensi c’era anche Konoka.
“Konoka!!”, gridò Setsuna correndo da lei, le toccò la testa e si ritrovò con la mano sporca di sangue.
“Chi… chi ha osato?!”, esclamò furiosa la spadaccina.
Udì un tonfo dietro di lei: anche Shizuka era caduta a terra.
“Che cosa?!”
Ci fu un lieve sibilo, Setsuna sentì qualcosa di appuntito nel collo, e neanche due secondi dopo, ebbe la sensazione di venire meno, col corpo che diventava sempre più rigido.
Fece giusto in tempo a poggiarsi di schiena contro il tavolo con le cibarie, in modo da non finire a terra, e poi si ritrovò del tutto immobilizzata, col corpo così rigido da non riuscire a muovere neanche un muscolo.
“Oh, finalmente possiamo parlare”.
Setsuna non credette ai suoi occhi quando vide chi aveva parlato.

“Signorina Evangeline, le ripeto che il preside non può riceverla”.
“Levati dai piedi, donna!”
Nell’ufficio del preside fece irruzione una infuriata Evangeline, mentre Chachamaru, tra inchini e parole, cercava di non far entrare la professoressa Shizuna e allo stesso tempo di scusarsi per le azioni della sua padrona.
La vampira, picchiettando sul pavimento con la punta di un piede, le mani sui fianchi, si guardò irritata in giro.
“Insulso vecchio arteriosclerotico! Più ci penso, più mi convinco: ha raccontato solo una balla per non farmi partecipare a quella gita. E ora gliene dirò quattro! E se dovesse morire, pazienza, in fondo ha già vissuto troppo!”
Per qualche minuto Evangeline attese, poi spazientita, si rivolse alla professoressa, rassegnatasi al fatto che la difesa di Chachamaru era impenetrabile.
“Donna, ma quel vecchio di Konoemon non dovrebbe essere qui?”
“In effetti è strano. L’ho visto entrare stamattina e dovrebbe essere in ufficio a quest’ora”.
Evangeline prese a controllare la stanza, la sua attenzione fu catturata da uno strano ciondolo, con attaccata una pietra verde di forma ottagonale, che stava sulla scrivania.
“Questo tipo di pietra, mi è familiare”, pensò afferrando l’oggetto.
Proprio allora la pietra si illuminò, e la luce si fece sempre più forte.

Ayaka Yukihiro si tolse di dosso Chizuru con malgarbo, si mise in piedi e si guardò intorno soddisfatta, reggendo in una mano una piccola pistola spara dardi.
“Oh, finalmente siamo solo noi due. Non sei contenta, Setsy?”
Setsuna, impossibilitata a muoversi, guardò con occhi interrogativi e stupefatti la capoclasse.
“Perdonami se non riesci a muoverti, amore mio. L’effetto paralizzante durerà poco, e immagino che dopo non sarai dell’umore adatto, quindi ti spiegherò tutto adesso. Ma lascia che ti muova qualche rimprovero, mia adorata. Il primo riguarda questo moccioso”.
Indicò Negi guardandolo in modo sprezzante.
“In base ai ricordi di questo corpo, ho capito che provi qualcosa per lui. Ma come è possibile? Cosa ci trovi di bello in questo poppante?! Non sai che fatica trattenere il disgusto quando, imitando la personalità originaria di questo corpo, dovevo fingere di amarlo! Ti ha forse fatto qualche incantesimo? Ti prego dimmelo!”
La ragazza prese a calci il piccolo mago.
“Se ha osato farti qualcosa, lo scuoierò e butterò i suoi resti in mare!”
Setsuna cercò di reagire, ma le uscì solo un mugolio.
“E questa qui?”
Ayaka si avvicinò ad Asuna. “Chi è questa qui? Come puoi considerarla la tua migliore amica? E’ una ragazza dal carattere orribile, non ha dignità, né buone maniere. Ai miei tempi, le ragazzine come lei sarebbero state legate a dei ceppi e frustrate per disciplinarle!”
Asuna ricevette un violento calcio in faccia, che le spaccò il labbro.
Setsuna tentò con ancora più forza di muoversi, riuscendo a malapena a sporgersi col busto in avanti.
“E poi c’è lei! Lei!”
Con la pistola, Ayaka indicò Konoka.
“Questa lurida strega! Ha osato allontanarti da me, proprio quando stavo per averti per sempre! Non rammenti la dolcezza di quella volta?! Non odi questa cagna quanto me?! Dimmi di sì!”
Prese a colpire Konoka sul volto, con pugni e il calcio della pistola, infuriata e disperata Setsuna tentò di avanzare, ottenendo solo di cadere a terra.
“B-basta… chi… c-chi sei?”, riuscì a dire, con la sensazione di avere la bocca piena di colla.
“Oh, riesci a parlare, sei davvero fantastica e adatta a me, Setsy”, commentò con orgoglio Ayaka. “Però mi stai un po’ deludendo. Non hai capito chi sono? Rifletti sulle mie parole, guarda i miei occhi, e riconosci chi, nel tuo passato, ha saputo amarti come meritavi e aveva questo stesso sguardo”.
Setsuna aggrottò la fronte: all’improvviso la verità, così ovvia, si fece strada nella sua mente, superando ogni incredulità e la lasciò terrorizzata a morte, sin nel profondo.
“Y-Yuno…”, mormorò iniziando a tremare.
“SI!!!”, rispose l’altra cominciando a saltellare per la gioia. “Mi dispiace non poterti dare il mio vecchio aspetto, comunque anche questo corpo non è male. E non dimentichiamo che a contare sono i sentimenti, e io ti darò amore in abbondanza!”
Setsuna, con gli occhi lucidi e tremando visibilmente, scosse la testa.
“Già, dimenticavo quel piccolo particolare: tu non mi amavi”.
Yuno, nel corpo di Ayaka, iniziò a piangere. “Ho sbagliato a cercare di prendere il tuo amore ignorando la tua volontà, me ne rendo conto. Però ora rimedierò, perché sarai tu a voler stare con me”.
“M-m-mai…”
“Non dire così, pensa alle tue compagne, che adesso sono anche le mie. Mica avrai pensato che nel cibo avessi messo semplice sonnifero, vero? Si tratta di un veleno fatto commissionare da alcuni esperti rintracciati su quel coso virtuale dove si nuota… il web. Oh, non stupirti, non solo i ricordi della Yukihiro mi hanno fatto imparare tutto di questa epoca, ma lei possiede anche un sacco di soldi, e dei genitori talmente fiduciosi nella propria figlia, che non la controllano mai. Comunque, dicevo che le nostre amiche sono state tutte avvelenate, solo io ho l’antidoto, e glielo darò se tu accetterai di amarmi”.
“E’ pazza, completamente pazza!”, pensò Setsuna lottando il più possibile contro la paralisi.
“Non guardarmi così, ammetto che è un po’ contorto, ma tu fai tanto la difficile e mi hai costretta ad agire in questo modo. Comunque, rispetto all’altra volta, avrò la tua approvazione, e quando imparerai a conoscermi, sono sicura che non penserai più a queste tipe, resterai con me perché mi ami!”
Sul volto di Ayaka si disegnò un sorriso raggiante. “ Allora, che vuoi fare?”
Setsuna fissò prima Ayaka, combattuta tra l’impulso di combattere o scappare: ma poi guardò le sue compagne e Negi, immobili a terra.
La sua salvezza non poteva valere le loro vite.
“A-accetto…”, disse infine piangendo.
“Grazie, grazie mille!”, esultò Yuno abbracciandola, e nonostante l’aspetto fosse quello della capoclasse, Setsuna ebbe l’impressione di essere stretta da qualcosa di viscido e orrendo.
“Però, anche se salverò loro, c’è una persona che non perdonerò mai!”
Finito l’abbraccio, andò da Konoka e la afferrò per il collo.
“Questa cagna non può vivere! Setsy, mi dispiace, ma devo ucciderla! Ti ha fatto soffrire troppo!”
“N-N-NOOO!!”, gridò invano la spadaccina.

  
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