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Autore: _Ery1999_    07/08/2013    1 recensioni
Ecco a voi il sequel della mia precedente one-shot "Due cose belle ha il mondo: amore e morte", che vede Hermione come protagonista. Ha solo un pensiero fisso in testa: vendetta. Se vi ho incuriosito, leggete...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Dicon che l’amore è vita, io per amore sto morendo
Jim Morrison

 

Una luce tenue e insignificante irradia pallidi barlumi privi di qualsiasi bellezza. Si sente il gorgogliare di acqua sporca in lontananza, rospi melmosi che gracidano, cicale che friniscono.
- Draco – esclama una voce gioiosa e cristallina, mentre due paia d’occhi si fondono e si cercano. Si trovano. Il sorriso di lui è spento, finto. Patetico. La sua figura sottile resta immobile come una statua di pietra.
- Draco! – quella voce grida e invoca e ansima in preda alla disperazione. Passi leggeri non fanno rumore sull’erba che perde colore e ingiallisce. La corsa si arresta e lacrime taglienti frantumano il volto arrossato di lei che si dimena e si contorce come un animale morente. Il vortice della realtà la risucchia con prepotenza e ardore. Non può restare in quell’universo di cui non è figlia.
- Draco... – geme infine, mentre la visione si frantuma, si dilata e scoppia, implode, sfuma. Il vuoto si impossessa del suo respiro fievole. Il buio non le concede pace.

La notte viene scossa da lamenti e fruscii, preghiere e bestemmie. Hermione Granger non grida ancora una volta quel nome. Non in questo mondo, non nel mondo dei vivi. Si alza - i lembi di pelle che fremono a contatto col freddo del pavimento -, uno specchio opaco le rivolge un’immagine spenta. Mostruosa. Un’immagine che all’interno sta marcendo, consumata dalla rabbia, dilaniata dall’impazienza. Si appoggia con forza alla parete che sembra crollare, schiacciata da simile impeto. Strofina le mani sul viso. Gli incubi la tormentano e lei sopporta, perché non c’è più spazio per il dolore. No. Non trova più un frammento di sé che potrebbe accoglierne ancora. Però ha trovato una soluzione, Hermione Granger. Il dolore può essere trasformato in qualcosa che non ti ferisce, in qualcosa che è causa di altro dolore, ma non per  te stessa. In qualcosa in cui lei ha riposto l’unico e l’ultimo scopo della sua miserabile esistenza. Vendetta. Hermione Granger si sente quasi affamata di sangue quando il sonno l’abbandona e lei rimane a metà, fra follia e ragione, fra amore e odio, fra lucidità e angoscia. Eppure sente, sa, che presto quella fame verrà saziata. La Morte riuscirà finalmente a sfamarla. Perché solo morendo potrà ricominciare a vivere. Pazienterà ancora per qualche ora, fino a quando l’aurora non farà capolino dalle montagne. Poi, il giorno sarà suo. E il vento porterà con sé un insopportabile tanfo. Un odore acre di cadaveri esangui.



                §




Fa freddo. Tremendamente freddo. Boati soffocati annunciano l’arrivo di un temporale. La pioggia scroscia e ringhia, divora ogni cosa. Un’ombra vestita di nero scivola tra una goccia e l’altra. Striscia sulla terra come un predatore nascosto, come un guerriero che si prepara al combattimento. Il Maniero sembra cadere in pezzi, calpestato dal macigno del tempo e della natura che si abbatte su di lui senza pietà. Rivoli d’acqua si infrangono sulle vetrate, si accavallano in un inesorabile conto alla rovescia verso la fine, muoiono sui davanzali di marmo. Hermione Granger si perde nell’osservare quella dimora avvizzita. La immagina nelle vesti di una madre disperata che versa lacrime impotenti. Non ha più tempo. La tempesta non durerà a lungo. Si accovaccia e sente i muscoli contrarsi, l’adrenalina in corpo che ribollisce e freme dentro di lei. Lascia che la schiena umida combaci alla parete e avanza lentamente, le risulta difficile respirare. Ha atteso così tanto questo momento, agognato questa sensazione di potere – potere nello spezzare la vita altrui -, che le sembra quasi impossibile la concretezza di tale situazione, di tale gesto che la sua mente distrutta si prepara a partorire, che il suo corpo – incenerito da un fuoco infernale – si appresta a compiere. Vuole gettarsi con ardore in questo piano suicida, come un disperato si getta da un campanile. E morirà, ne è consapevole, eppure non le importa. La sua bacchetta riuscirà comunque a falciare corpi putrefatti – putrefatti dall’orrore – prima che le scivoli via dalle dita esangui e si spezzi in un tonfo sordo sulle mattonelle immacolate – imbrattate di sangue impuro. Osserva i cavalloni zuppi di acqua avanzare verso di lei e una forza folle la attraversa, la sente pervaderle le membra, insinuarsi nelle viscere. E’ pronta. Cerca di allungare il collo verso il vetro della finestra sporca, nella speranza di ottenere una visuale discreta sul campo di battaglia. Scorge squarci di mantelli color pece che frusciano e accarezzano il pavimento, Mangiamorte che scompaiono in una coltre di fumo nero, una maschera rivoltante cela i loro volti animaleschi. Hermione inspira profondamente e percepisce un odore di erba bagnata, le viene in mente la sua io da bambina con i gomiti appoggiati al davanzale della sua camera, il mento sulle mani giunte. Poi, una voce atroce che custodisce gelosamente dentro di sé la annienta. Ancora.

Va...

Le aveva gridato, con il vento che affievoliva quella supplica e ne trasportava via la preghiera. Le aveva ghermito il cuore con quegli occhi freddi – freddi come il ghiaccio – mentre la neve continuava ad infradiciarli, imbiancava i capelli, purificava il corpo. Congelava l’anima. E l’anima di Hermione Granger era rimasta sepolta in quel giardino candido, quando le labbra di Draco Malfoy le avevano sussurrato dolcemente un Ti amo disperato. Unico testimone del loro legame mai sbocciato – figlio di sangue e Morte – che suggellava un futuro perduto che solo in un altro mondo avrebbero potuto ricongiungere. Un mondo che Hermione Granger vuole trovare. La pioggia ha smesso di scrosciare, solo sottili e insignificanti gocce picchiettano sul suolo stanco. Lei si accovaccia, i tendini tesi come una corda di violino, conficca le unghie nel terriccio umido e sbuffa. Un esule soffio di vapore fuoriesce dalle labbra cianotiche. Chiude gli occhi e stringe i denti. Aspettami, sto arrivando.
- Bombarda! – frammenti di cristallo si infrangono miseramente in terra. Un tuono ne attutisce il fragore.

Stavolta l’incantesimo non scardina una gabbia di ferro.

Occhi lucidi e famelici saettano verso di lei, ghigni rabbiosi deturpano le bocche, mani possenti afferrano le bacchette. Non c’è spazio per la paura, non c’è tempo per la consapevolezza di ciò che accade. Si ha solo l’istinto di uccidere, e basta. Nessuna pietà. Hermione balza all’interno dell’ampio salone e corre verso un tavolo. Lo ribalta e fa di esso uno scudo. Sente voci disumane che la deridono, la disprezzano, la insultano. E lei sorride, mentre una furia la trascina verso il peccato. I suoi occhi sono iniettati di sangue e violenza. Vive quei momenti in un susseguirsi di immagini sfuocate e istintive. Schivare e attaccare, attaccare e schivare. Sopravvivere. Sterminare. Ansima e si guarda intorno, sono troppi, nascosti dietro ogni angolo. Come ratti in una soffitta lurida. Ringhiano e tremano di ferocia, accanto ai compagni che giacciono esangui, e vegliano su di loro dall’Inferno. Hermione Granger perde le forze mentre sente il legno alle sue spalle che sta per cedere ai colpi, che si incrina, che cigola in un lamento sordo. Non si è mai sentita tanto sola, ora che i sensi di colpa le annebbiano i pensieri. Perdonami, Draco. Perdonami... E’ finita, si dice. Poi, qualcosa avviene quasi sotto le sembianze di un miracolo, con una lentezza disarmante, esasperante. Lo sguardo di lei si volta e si posa su un corpo addossato alla parete, crocifisso da chiodi insanguinati. Ogni cosa perde colore, si spegne, si dilata, esattamente come nei suoi sogni, non sente gli assassini che la circondano gridare gli Anatemi senza Perdono. Draco Malfoy la fissa con occhi vitrei – morti – e una rabbia cieca e folgorante si impossessa di lei. I traditori non meritano sepoltura. Un fuoco inarrestabile e affamato le divampa in petto. Lo scudo dietro di lei crolla e la lascia nuda di qualsiasi protezione. Hermione scatta in piedi e scansa quei lampi che le si avventano contro, uno dopo l’altro – in una danza mortale. Preme contro la bacchetta, quasi voglia frantumarla, e cede i suoi occhi al Demonio. Il massacro ha inizio. Perde il conto di quanti e quali incantesimi stia scagliando. Non vuole pensare a niente. Vede solo corpi che vengono scaraventati contro il mobilio, che si rialzano, che muoiono – la bava alla bocca e sotto di loro una pozza di sangue scuro -, che tentano di fuggire alla strage. Nessuna pietà, pensa ancora, e le fiamme che ha dentro si gonfiano, ergendosi verso l’alto, quasi ramificandosi al di fuori di lei, facendola esplodere. Sono rimasti in pochi nella stanza. Tenta di colpire uno degli ultimi ma il tiro va a vuoto e il Mangiamorte si perde in una coltre di fumo. E’ in quel preciso istante che Hermione Granger si rende conto che non può vincere quella battaglia. Ne arriveranno altri, e la vedranno crollare, sfinita. No, non finirà così.
- Avada Kedavra – e un ennesimo cadavere le stramazza al suolo, esanime. Il tempo è tiranno. Si affretta a raggiungere il muro – sporco di orrore  -, scavalcando schiene e gambe e teste bestiali, che emanano un fetore immane – un tanfo che non è solo di Morte. Le mani le tremano mentre stacca Draco da quella croce, liberando i gomiti e il torace scarno da chiodi affilati – impregnati del suo dolore. Lo distende con delicatezza sul pavimento, come una donna posa il proprio figlio nella culla, e gli accarezza i capelli sporchi, il viso pallido, le labbra bianche. Si china su di lui e lacrime pungenti le rigano il volto, singhiozzi soffocati la scuotono, ora che ha un corpo su cui piangere. Ora che si sente finalmente libera da quella morsa velenosa. Hermione Granger non si cura dei soffi di Smaterializzazione che percepisce alle proprie spalle, né dei passi cupi che le si avvicinano e la braccano. Ha solo il desiderio di baciare quella bocca esangue che rimarrà muta, in eterno, sperando di assaporare ancora qualche goccia di una vita passata che oramai è spenta. Le labbra combaciano appena e quelle di lei hanno giusto il tempo di mormorare parole inudibili. Ti amo.
- Avada Kedavra – sibila una voce serpentina. La pressione sulla schiena di lei scompare, e il suo corpo non fa rumore accasciandosi. Hermione Granger muore con la guancia contro il petto di Draco Malfoy. Gli occhi chiusi. Nelle orecchie, un cuore che batte. 


                                      
                                                                                                                                  §



Un Sole abbagliante inonda di una luce dorata un prato rigoglioso e smeraldino. Si sentono delle allodole cinguettare in lontananza, fuggendo alla vista. Hermione Granger lievita e vola sull’erba umida di rugiada, tuffa il proprio riflesso in un ruscello zampillante di acqua cristallina. Orchidee bianche ne riempiono la superficie, come cigni candidi su un lago. Gli occhi raggianti di lei scorgono una presenza lontana. Le dà le spalle.
- Draco... – mormora mentre le gambe si muovono istintivamente verso quella visione. Una leggera brezza resta intrappolata nei capelli scuri di lei.
- Draco – continua ad arrancare tra fiori e sassi, mentre la paura le penetra nella testa. E’ tutto un sogno, Hermione. Solo un sogno... Eppure grida e la corsa non si ferma, il vortice della concretezza non l’assorbe. Non ancora.
- Draco! – rischia di inciampare ma lotta per non cadere. L’incertezza non l’abbandona. Solo quando lui si volta e la purezza del suo sorriso la investe, Hermione si abbandona a questo nuovo mondo di cui ora fa parte e lancia un urlo di gioia. Si abbracciano, le loro dita si intrecciano, i loro occhi si fondono.
- Finalmente mi hai raggiunto – le dice lui con la voce che trema dall’emozione. Si tengono stretti e si perdono nell’infinito.

In una morsa d’amore.




Angolo Autrice

Ecco a voi il sequel di "Due cose belle ha il mondo: amore e morte" ( lo riscrivo per chi non avesse letto la trama prima di aprire la pagina ;) ), di cui il link qui di seguito http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1939728&i=1 . Spero vi sia piaciuto e non abbia "deluso" le vostre aspettative. Se vi va lasciatemi un commentino.

_Ery1999_
 
  
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