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Autore: ChiaraColfer95    07/08/2013    0 recensioni
Perchè si dice che Parigi sia la città dell'amore? Perchè non Barcellona? La capitale catalana è la città che affascina e coinvolge Chiara, diciottenne da neanche un anno, che si trova a vivere una delle vacanze più memorabili della sua esistenza. Barcellona. Ragazzi. Spagnoli. Notte insonni. Scommesse. Risate.
Chissà se Chiara sarà la stessa quando tornerà a casa? Chissà come sarà la sua vacanza?
Chissà...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Caro diario,
Adesso comprendo a pieno il significato dell’espressione “Il buongiorno si vede dal mattino”, perché questa giornata è iniziata male e sono sicura che finirà anche peggio… Finalmente dopo diciotto lunghi anni sono riuscita a convincere i miei genitori a lasciarmi partire per un viaggio studio e, ovviamente, le mie migliori amiche mi abbandonano. Il problema, però, non è questo, poiché ero riuscita a superare l’idea di dover viaggiare da sola soprattutto grazie alla presenza di Jonathan. Jonathan, il ragazzo perfetto, che non ha un difetto neanche a cercarlo con una lente d’ingrandimento, il ragazzo cui muoio dietro dall’inizio dell’anno.
A peggiorare la situazione è stato l’annuncio della prof accompagnatrice “Le stanze sono state organizzate a caso, non lamentatevi con me!” ha affermato allegra. Sono, così, costretta a condividere l’appartamento del college con una delle ragazze più odiose e con uno dei ragazzi più irritanti dell’intero istituto. Chiamatela sfiga, sfortuna, iella, chiamatela come volete, resta il fatto che il fato non è mai dalla mia parte.
Credo che a questo punto il peggio sia passato, no?!

Alzo lo sguardo dal diario e osservo fuori dal finestrino dell’aereo. Stiamo per decollare ed io sono più depressa che felice. Non sta andando esattamente come speravo, l’unica gioia che mi resta è la meta: Barcellona! Amo quella città e, benché non ci sia ancora mai stata, sento come se mi appartenga già. Certe volte penso di essere nata italiana per sbaglio e che sarei dovuta nascere spagnola, ma quel che è fatto è fatto.
-Scusa?! È libero questo posto?- domanda una voce alle mie spalle.
Mi volto per guardare a chi appartiene la voce e mi ritrovo davanti a uno dei miei coinquilini.
-Oh no!- esclamo.
-Quindi non è libero?- insiste lui, perplesso.
-Si, si.- rispondo come in trance.
Posa il bagaglio a mano nel vano in alto e poi si siede alla mia sinistra. Io, istintivamente, chiudo il mio diario.
-Comunque, piacere Derek!- esclama allegro.
-Chiara…- rispondo stringendogli la mano tesa verso di me.
-Mi hanno detto che condivideremo casa…- sostiene Derek per tentare di iniziare una conversazione.
-Già.- rispondo secca io, tornando a scrivere noncurante di lui.
-D’accordo. Non siamo in vena di amicizie, vedo.-
“Non è che non voglio fare amicizie, è che mi rode alla grande!” penso tra me e me, ma resto in silenzio.

Come non detto, diario. Mi rimangio tutto! La situazione sta lentamente degenerando. Tra tante persone perché proprio a me? Per di più Jonathan sarà in stanza con altre due ragazze, due fortunatissime ragazze!

Sospiro leggermente e chiudo il diario. Afferro le cuffiette dalla borsa e inizio ad ascoltare la musica dal mio IPhone.
-Sarebbe da matti se ti chiedessi di condividere la tua musica con me? Ho il cellulare scarico.- afferma facendo spallucce e sventolando il suo cellulare.
Resto qualche secondo immobile, poi annuisco e gli porgo la cuffietta sinistra.
“Forse dovrei smettere di essere scontrosa. Dopotutto la colpa di tutto ciò è solo della sfortuna, no?!”
Mi lascio cullare dalla musica e lentamente mi addormento. Mi sveglio di soprassalto con la sensazione di aver appena chiuso gli occhi.
-Buongiorno! O meglio, buonasera!- esclama Derek accanto a me. –Mi sono permesso di spengere la musica quando ti ho visto in stato catalettico- aggiunge con una risatina.
-Siamo quasi arrivati…- riesco solo a dire io, un po’ per l’effetto del sonno, un po’ perché dal finestrino riesco a vedere uno degli spettacoli più belli della mia vita.
-Barcellona!- esclamo ad alta voce, entusiasta ed esaltata.
-Si, Barcellona.- ripete Derek, con tono dubbioso.
Gli faccio segno di lasciar stare e continuo ad ammirare la città.
“Allacciate le cinture di sicurezza. Stiamo per atterrare.”
La voce dell’hostess mi riporta alla realtà. Allaccio la cintura come richiesto e poggio la mano sul bracciolo. Nel momento in cui inizia l’atterraggio entro nel panico: sento le gambe molli e le mani tremare innaturalmente. Non riesco a capirne il motivo poiché non soffro di mal d’aereo.
Sento una mano posarsi sulla mia e stringerla.
Mi volto e mi ritrovo davanti al volto sorridente di Derek che afferma: -Ansia da prestazione?-
Sorrido ancora tesa, aspettando con angoscia di posare piede a terra.
Una volta arrivati in aeroporto vengo fermata dalla professoressa.
-Chiara, sei stata tu a chiedere il cambio di appartamento? Si sarebbe liberato un posto con Serena e Jonathan, non so se li conosci.-
Mi illumino all’improvviso. Mi volto a guardare Jonathan, che, bello come sempre, sta chiacchierando con alcuni amici. Sposto leggermente lo sguardo e trovo Derek che mi osserva perplesso. Quando si accorge del mio sguardo, sorride lievemente.
“Jonathan, il ragazzo stupendo che non ti si è mai filato o Derek, il ragazzo che tutti definiscono scontroso ma che si è dimostrato così simpatico?” Una valanga di domande invade il mio cervello.
-No, prof, si sbaglia, non ero io.- rispondo tutto d’un fiato, per non cambiare idea all’improvviso.
-Oh, d’accordo. Mi sono sbagliata, allora.- afferma allontanandosi.
-Tutto ok?- si avvicina Derek.
-Alla grande!- rispondo dirigendomi con lui al ritiro bagagli –Perché tutti dicono che sei scontroso?- chiedo, poi, repentinamente.
-Cosa?!- esclama lui, stupito.
-Lo dicono tutti…- rispondo quasi per giustificarmi.
-Probabilmente nessuno si è mai preoccupato di conoscermi veramente- risponde alzando le spalle e, poi sostiene serio –Ma a chi importa quello che dice la gente!-

Aspettiamo circa mezz’ora la mia valigia, che, ovviamente, è l’ultima del nostro gruppo e poi ci dirigiamo al pullman che ci porterà al college. Percorrendo il corridoio del pullman rallento quando passo davanti a Jonathan, che mi sorride. Resto paralizzata.
-Derek! Non sapevo che venissi anche tu! Perché non me l’hai detto?!- sento dire da Jonathan.
Proseguo per raggiungere un posto libero, ma la mano di Derek mi afferra il braccio e mi blocca.
-Ho deciso all’ultimo- risponde lui, salutando Jonathan.
-Hai già fatto amicizia, vedo. Niente di nuovo eh?!- esclama ridendo.
-Chiara, lui è Jonathan. Jonathan, lei è Chiara.- ci presenta Derek.
-Oh, ti prego, chiamami Johnny, solo mia madre mi chiama Jonathan!- mi dice, allungando la mano.
-Certamente!- rispondo io, stringendogli la mano con un sorriso ebete stampato sul volto.
-Ci vediamo dopo, J!- esclama Derek, spingendomi per camminare.
-Ti prego, però, riprenditi!- aggiunge sospirando, poi, a bassa voce –Fa a tutte lo stesso effetto!-
-Mi dispiace…- riesco solo a dire.
Mi siedo in un posto libero in fondo al pullman e Derek si siede accanto a me. Lo guardo stranita e stupita.
Lui alza per l’ennesima volta le spalle ed afferma: “Non vorrai mica lasciare da solo il tuo compagno di viaggio?!-

La vista del college mi lascia a bocca aperta. Sembrerebbe un classico college americano trasportato in Spagna. Al momento della divisione delle stanze si crea un’enorme confusione: gente che si lamenta, che sbraita e che urla. Io me ne sto in un angolo, consapevole e ormai noncurante del mio destino.
-Chiara!- sento urlare la prof.
Quando riesco a raggiungerla, con tono affannato mi dice il numero dell’appartamento e mi consegna le chiavi.
-3C- ripeto a Derek e comincio a guardarmi intorno. –Non dovrebbe esserci un’altra ragazza?-
-Magari è già davanti alla porta che aspetta noi.-
Chiamo l’ascensore per arrivare al terzo piano, ma dopo dieci minuti di attesa ancora non si fa vedere. Irritata e innervosita mi dirigo con la valigia verso le scale. A fatica riesco a fare i primi gradini.
-Maledetti 20 kg!- esclamo arrabbiata.
-Lascia a me- dice Derek afferrando la mia valigia.
-Ma come fai?- chiedo stupita mentre lui sale le scale senza alcuna fatica.
-Ore e ore in palestra per avere due bicipiti serviranno a qualcosa, no?!-
-Oh…- sussurro, osservando per la prima volta i muscoli delle braccia di Derek. Come ho fatto a non notarli prima?!
Arriviamo al terzo piano e, incredibilmente, sono io quella ad avere il fiatone.
Iniziamo la ricerca dell’appartamento 3C, quando notiamo una persona girovagare dispersa.
-Non ne posso più!- esclama una voce maschile irritata.
-J! Chi si rivede!- afferma Derek, ridendo -Che succede?-
“Due volte lo stesso giorno, che fortuna sfacciata!” affermo tra me e me estasiata.
-Sono due ore che giro per questi corridoi!-
-Che numero cerchi?- domando io, sperando che abbia un appartamento vicino al mio.
-La prof sta creando una confusione assurda. Mi ha cambiato una ventina di volte. Cerco il 3C.-





Buonasera a tutti! Non so cosa mi sia passato per il cervello, ma avevo inizato a scrivere questa storia tanto tempo fa (prima di partire per la mia vera vacanza studio, in realtà) e poi l'ho semplicemente lasciata marcire sul mio computer. Oggi, presa dala noia più totale, ho riaperto il file e ho ricominciato a scrivere. Mi sono così decisa a pubblicarla, non so neanche il motivo preciso, ma ne sentivo il bisogno. Spero che vi sia piaciuto e mi scuso se è un po' breve ma ho già scritto buona parte del proseguimento e volevo vedere prima cosa ne pensavate... Fatemi sapere se vale la pena proseguire :D
Graie per l'attenzione.
Buon mare a tutti *-*
ChiaraColfer 
  
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