alone
Hamazura
Shiage aveva visto la Russia soltanto in alcuni
depliant sciistici accartocciati nei cestini di uno dei parchi
più malfamati di
Gakuen Tōshi. E, a quanto sembrava, il vasto stato era uguale identico
a come
se lo era aspettato: una vasta landa piena di… niente. Si
trovavano in mezzo al
nulla, con la visibilità ridotta di un metro scarso e la
neve candida e rada
che fioccava da un cielo sbiadito. Con dita tremanti alzò il
riscaldamento
automatico della macchina. Nonostante la ventata di aria stantia ed
umida che
lo investì, Hamazura continuò a non sentire le
dita dei piedi. E in quel
momento la sua mente formulò un pensiero.
«Odio
la neve.»
Rikō gli
lanciò
un’occhiata imperturbabile ed un sorriso bieco le si dipinse
sulle labbra.
«Hamazura,
non
dire così.» Takitsubo gli poggiò una
mano sulla spalla con fare amichevole «Non
siamo qui per causa della neve, ricordi?»
No, siamo qui
per
fuggire a degli assatanati che ci vogliono ammazzare.
Hamazura non
poté
fare a meno di curvare le labbra in un sorriso amaro.
«Il
lato positivo
è che non potrebbe andare peggio di
così.» borbottò con aria preoccupata,
fissando angustiato il sudore freddo che andava formandosi sulla fronte
di
Takitsubo. Era nervoso. Da quando avevano lasciato Gakuen Tōshi era
come se
fossero stati cancellati dal mondo. Se fossero morti, a nessuno sarebbe
importato. E ciò stava a significare che né lui
ne Rikō valevano nulla in quel
luogo. Erano semplici persone allo sbando in una realtà che
non apparteneva a loro.
Shiage premette il piede contro l’acceleratore e strinse i
denti. Con una
manica della giacca pulì la condensa sul parabrezza,
lanciando uno sguardo
malinconico a Takitsubo. Trovava che fosse una presa per i fondelli:
stavano
scappando dall’unica città che poteva salvarle la
vita. Rabbrividì
intensamente. Era un controsenso.
Eppure, ogni
volta
che fissava Rikō non faceva che spaventarsi per la fissità
del suo sguardo e si
domandava se la sua temperatura fosse salita di nuovo. Strinse le dita
attorno
alla leva del cambio per poi scostare con rinnovata tenerezza un ciuffo
di
capelli dalla guancia di Takitsubo.
«Ti
salverò,
vedrai.» la voce gli tremò.
«Non
ne ho mai
dubitato, Hamazura.»
◊◊◊◊◊◊
Nonostante
Mugino
Shizuri avesse passato molto tempo nella Dark Legacy, Heaven Canceller
non
riusciva a capacitarsi di quanto furore vedesse in quegli occhi. Mugino
batté le
palpebre e abbozzò un mezzo sorriso, fissandolo attraverso
lo specchio. Con il
pennello si passò il fard sugli zigomi, canticchiando una
canzoncina
inquietante uscita pochi anni fa. Sembrava in tutto e per tutto una
bambola
rotta: l’occhio mancante, il viso deturpato, il braccio che
era stato ridotto
ad una poltiglia ora fasciato. Presto sarebbe stata pronta ad usarlo.
Presto.
«Sicura
di volerlo
fare?»
«Ah
ha.» Shizuri
annuì solennemente, inclinando il capo di lato. Si
sistemò la cascata di
riccioli vermigli che incorniciavano il suo volto angelico, quasi un
eufemismo
inclito e blasfemo paragonato alla sua vera natura. Dalle sue iridi
vacue,
traspariva tutta la sanità e la coerenza mentale perduta.
«L’aereo
è pronto.
Partirai tra poco.»
«Tra
poco.» ripeté
Mugino scioccamente «Tra poco ci divertiremo assieme,
Haaamazuraaa—♥»
hei ♥
eccomi di
nuovo
qui c:
lo so che vi
sono
mancata – per ehm, una settimana – solo che dovevo
assolutamente scrivere qualcosa
su takitsubo ed hamazura. dovevo. insomma, poi la
scena di mugino mi è
venuta così, anche perché è una scena
che davvero esiste nella novel, solo che
io ho inserito heaven canceller per fare più suspence.
mugino mi fa
rabbrividire tutte le volte che la penso e poi credevo fosse
appropriato
scrivere qualcosa sul volume venti-ventuno in cui è
ambientata. nella scena finale
mugino dice ‘haaamazuraaa’ apposta
perché quando è arrabbiata comincia
strascicare le lettere del suo nome – potete vedere nel
volume quindici un bell’esempio,
sì.
bene, spero
vi sia
piaciuta, neh
bye
p.s. il
titolo è
da vedere scritto in italiano e non in inglese, però potete
interpretarlo come
meglio volete, insomma.