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Autore: Engel_Aranel    08/08/2013    4 recensioni
- Avete presente quando capite all'improvviso che ciò che avete fatto fino a quel momento è stato solo una gran puttanata e che stavate buttando via la vostra dignità, la vostra persona, la vostra vita?
Bene, a me non è mai successo. -
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Avete presente quando capite all'improvviso che ciò che avete fatto fino a quel momento è stato solo una gran puttanata e che stavate buttando via la vostra dignità, la vostra persona, la vostra vita?

Bene, a me non è mai successo.

Sono Rhianne, ho poco più di vent'anni e ormai vivo da sola da circa quattro. Non ho idea di quanto tempo sia passato da quando ho visto l'ultima volta i miei genitori e certamente non m'interessa saperlo. L'unica persona della famiglia con cui mi sento spesso è mio fratello Ashton che vive ancora con i miei. Ha quindici anni e appena posso vado a trovarlo. Oggi è uno di quelle rare occasioni.

Sono fuori casa dei miei genitori, ho affrontato un lungo viaggio in aereo e sono atterrata ora nella mia vecchia patria: Australia, più precisamente a Newcastle, vicino Sydney.

Sto aspettando quel ragazzino davanti casa sua, appoggiata al muretto che contornava il cortile. Prima di venire qui sono passata dall'albergo per lasciare le valigie e per farmi una doccia rilassante per riprendermi dal viaggio. E ora ero lì, davanti a quella casa che vedevo solo in queste occasioni, con il taxi che mi ci aveva portata parcheggiato davanti a me. Con la sigaretta in bocca aspiravo tranquilla quella nicotina che sembrava rilassarmi.

«Rhì!» la voce di mio fratello prese possesso delle mie orecchie, come le sue braccia del mio corpo «Quanto mi sei mancata!» disse stritolandomi ancora di più.

«Ash, attento, ti bruci!» esclamai io, gettando la sigaretta a terra «Comunque anche tu mi sei mancato!» risposi poi scompigliandogli i capelli.

«Non dovresti fumare, ti fa male, lo sai!» mi rimproverò poi osservando dove avevo gettato la sigaretta.

«E tu non dovresti farmi la predica! Forza sali, andiamo a farci un giro!» dissi indicandogli il taxi che ci aspettava.

Salimmo e dissi al tassista di portarci in centro, da li avremmo poi girato a piedi, magari saremmo andati in qualche locale.

«Quanto ti fermi?» mi domandò quel ragazzino dai capelli ricci e scuri accanto a me.

«Una settimana credo, devo ancora vedere...».

«Stai sempre poco...».

«Lo sai che non posso lasciare per tanto il lavoro...».

«Molla tutto e torna con noi... sai, alla mamma manchi tanto e poi qui hai il mare!» esclamò con fare innocente.

«Sai che non tornerò qui. Sto bene dove abito ora e l'unica cosa che rimpiango è che è lontano da te, ma appena posso vengo a trovarti».

Calò il silenzio e nessuno dei due parlò più finché non arrivammo a destinazione.

«Signorina, sono quarantacinque dollari» mi dice il tassista mentre scendiamo dall'auto.

«Certo, tenga» dico passandoglieli dal finestrino e lasciandoli cadere sul sedile del passeggero «tenga pure il resto» continuo poi voltandomi e cominciando a camminare sul marciapiede, seguita da mio fratello.

«Ci fermiamo a bere qualcosa da qualche parte?» domando.

«Ok, va bene» risponde semplicemente lui.

Ci fermiamo nel primo bar che ci capita e prendiamo posto ad un tavolino in un angolo. All'interno del locale c'era un televisore al plasma, sistemato su chissà quale canale musicale. Io ordino un caffè, Ashton si prende un tè alla pesca e ci mettiamo a chiacchierare.

«Cos'è quello?» domando all'improvviso notando una chiazza violacea sul suo braccio.

«Nulla, ho sbattuto, come al solito...» risponde alzando le spalle.

Non sono del tutto convinta, ma nel silenzio torniamo entrambi a concentrarci sulle nostre bevande.

Gli argomenti sono terminati e io non so più come rompere quel silenzio imbarazzante.

«Mi porti sulla spiaggia?» chiede lui interrompendo i miei pensieri.

«Ma certo! Paghiamo e usciamo di qui» dico alzandomi dal mio posto e dirigendomi alla cassa per pagare. Usciamo dal bar e ci dirigiamo verso il nostro posto. Un posto speciale, sulla spiaggia, nascosto tra gli scogli. Un posto tutto nostro, che conosciamo solo noi e che conserva tanti, forse troppi, ricordi di noi.

Avevo scoperto quel posto tempo fa, quando Ash era ancora piccolino. Mi nascondevo in quel posto quando i miei genitori tornavano a casa e diventavano violenti per via dell'alcol o anche solo per lo stress. Usavano me come sfogo mentre, fortunatamente, risparmiavano mio fratello. In quei momenti scappavo di casa e mi rifugiavo in quest'angolo di spiaggia nascosto agli occhi di tutti, tranne che ai miei. Qui nessuno poteva trovarmi e, solo più tardi, lo mostrai ad Ashton. Quando vengo a trovarlo ci passiamo interi pomeriggi, ascoltando il mare, guardando l'orizzonte, non c'importa di parlare e trovare qualcosa da fare, a noi basta stare lì, da soli. A noi basta sapere di esserci l'uno per l'altro.

Decidiamo di andarcene che ormai il sole sta sparendo dietro l'orizzonte, ci dirigiamo verso il nostro solito ristorante e ceniamo. Lo riaccompagno a casa subito dopo, è notte, e so che è meglio non farlo tardare troppo. Ci salutiamo con un abbraccio e ci lasciamo.

Quando rientro in hotel mi butto sul letto e in poco mi addormento.

Mi alzo tardi, troppo tardi. Corro in bagno per farmi una doccia veloce, mi cambio e torno a prendere mio fratello. Ho intenzione di passare più tempo possibile con lui, prima di ripartire e ritornare a casa mia. In questo periodo lui non ha scuola, quindi possiamo vederci tutti i giorni.

Esce saltellando dalla casa, un sorriso a trentadue denti che gli illumina il viso. Come al solito andiamo a fare colazione in un bar del centro.

«Tutto a posto?» domando.

«Sì, tu?».

«Certo» sorrido «che ti va di fare oggi?».

«Non lo so».

«Ok, decido io... adiamo a fare shopping! E ti compri qualcosa di più bello di quella camicetta rovinata e quei jeans orrendi!» dissi indicando il suo abbigliamento.

«Mi piacerebbe, ma sai che mamma e papà non mi danno molti soldi..».

«Te li pago io... andiamo» rispondo alzandomi e dirigendomi verso la cassa per pagare.

Giriamo parecchi negozi maschili, Ashton è visibilmente imbarazzato, ma felice. Immagino che gli faccia strano fare spese con sua sorella, non l'avevamo mai fatto, ma c'è sempre una prima volta, no?

Verso pranzo ormai giriamo pieni di borse. Sembra che abbiamo svaligiato ogni negozio in cui abbiamo messo piede, ma per mio fratello questo ed altro. Portiamo tutte le borse al mio hotel e ci fermiamo nell'area ristorante per il pranzo. Ash ha subito indossato gli abiti nuovi, gettando via quelli vecchi. Ora indossa una maglietta extralarge a maniche corte con dei jeans larghi, ma non troppo. Ai piedi delle DC grigie.

«Ho un gangster per fratello!» esclamo guardandolo, lui sorride imbarazzato.

«Mi piacciono molto...» dice riferendosi agli abiti nuovi «Grazie!» conclude stringendomi a sé.

Ricambio l'abbraccio e ci sediamo per mangiare.

Fortunatamente i soldi non mi mancano e rendere felice mio fratello è il modo migliore per spenderli. Nessuno sa cosa faccio veramente, ma qualunque cosa sia, lo faccio fin troppo bene. So che non è una cosa di cui una persona normale andrebbe fiera, ma io non ho problemi di questo tipo, solo non voglio che mio fratello sappia. Voglio che sia fiero di me e se lo venisse a sapere sicuramente cambierebbe idea su sua sorella. Anche se prima o poi so che me lo chiederà, mi chiederà da dove escano tutti questi soldi, ma fino ad allora non mi va di tirare fuori l'argomento.

«Oggi pomeriggio che facciamo?» chiede.

«Non lo so... vediamo... cinema? Oppure passiamo un pomeriggio allo skatepark!».

«Sarebbe grandioso! Ma non so fare nulla e non ho nemmeno lo skate...».

«Quello non è un problema, ci fermiamo in un negozio lungo il tragitto... per il resto invece ti insegno io, che ne dici?» Ash annuisce e io sorrido di rimando.

Andiamo al negozio di articoli sportivi, non molto distante dall'hotel e compro lo skateboard. Ashton l'ha scelto con cura, analizzando ogni particolare di ogni tavola che il commesso gli aveva mostrato.

Il parco da skate di Newcastle è davvero ben strutturato. Ha parecchie rampe e svariate alternative di percorso. Iniziamo subito con qualche esercizio semplice come l'Ollie e poi gli mostro anche un Kickflip e un Heelflip, ma nell'imitarmi Ash cade malamente.

«Tutto a posto? Tranquillo, ci riuscirai con il tempo. Hai capito come funziona, no?» domando tendendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.

«Sì, solo che non sono semplici!».

«Beh, avrai tempo di esercitarti fino al nostro prossimo incontro» sorrisi.

«Grazie» si avvicina abbracciandomi.

«Vogliamo consumare un po' quelle ruote?» chiedo poi spostandomi un po'.

«Certamente!» dice lui con entusiasmo e riprendendo la tavola.

Abbiamo provato per tutto il pomeriggio e Ash è riuscito un paio di volte a fare qualche trick. Ritorniamo all'albergo per riprendere le borse con gli acquisti e lo riaccompagno a casa. Un'altra giornata è passata e la mia partenza è sempre più vicina. Mi dispiace davvero tanto abbandonare Ashton, abbandonare Newcastle, abbandonare tutto questo, ma devo. Devo continuare a lavorare e solo nella mia nuova patria riesco a continuare in modo semplice e fruttuoso.

Torno in hotel e una volta in camera mi faccio una lunga doccia e scendo poi per la cena. Torno in stanza dopo aver mangiato e metto nel letto. Mi rigiro sotto le coperte per parecchio tempo finché non decido di scendere. Non sono abituata ad andare a dormire presto e in questo posto ormai non conosco più nessuno con cui poter uscire. Mi ricordo di un volantino che avevo trovato sul tavolino della camera, così mi avvicino per leggerlo meglio. Quel pezzo di carta pubblicizza una festa nella sala apposita dell'hotel che inizierà tra poco più di mezz'ora. Non ci penso due volte e mi cambio velocemente, senza dar troppa importanza a ciò che indosso, poi scendo. Dalla sala proviene già la della musica a tutto volume, mi avvicino e do un'occhiata all'interno. La stanza è piena di persone vestite elegantemente e io di sicuro stono in mezzo a tutta quella gente. Entro con calma e mi avvicino subito al banchetto che è sistemato su un lato. Mi prendo da bere e con il bicchiere in mano attraverso la sala guardandomi intorno. Tutta quella gente in giacca e cravatta, tutta quelle ragazze con abitini striminziti e tacchi vertiginosi... tutte persone a cui manca qualcosa. Tutte persone con qualcosa da nascondere mostrando altro. Tutte persone palesemente finte. Fatte di sorrisi falsi e argomentazioni futili. Gente vuota.

Continuo a camminare tra quelle maschere, guardando di tanto in tanto il gruppo che sta suonando. Musica live, wow, mi stupiscono.

Due persone attirano il mio sguardo. Sono vicino al banchetto dove poco prima ho preso il bicchiere che ho in mano e chiacchierano tra di loro. Sono di schiena e non riesco a vederli in viso, ma mi hanno catturato per il loro aspetto. Non sono conformi a tutto il resto delle persone lì presenti. Hanno abiti e atteggiamenti diversi. Non sono gessati in quei vestiti definiti “da cerimonia” e non costringono i movimenti in quei gesti educati e attenti che la maggior parte delle persone lì dentro utilizzava. Parlano tranquillamente tra di loro con in mano i loro bicchieri pieni di qualche liquido colorato e probabilmente alcolico. Qualcuno mi colpisce e io distolgo lo sguardo cercando di capire che fosse successo. Un ragazzo sulla trentina si sta scusando e sulla mia maglietta c'è una chiazza scura, bagnata.

«Perdonami, mi dispiace!» continua a ripetere il ragazzo.

«Tranquillo» rispondo sollevando lo sguardo e cercando le due figure di poco prima. Sparite, sparite nel nulla «tanto stavo per andarmene» dico poi allontanandomi e uscendo dalla sala.

Mi avvicino all'ascensore e lo chiamo grazie al pulsante a lato. Entro appena si apre e dopo pochi secondi si richiude.

«Aspetta!» la voce di qualcuno mi costringe ad alzare lo sguardo «Ti dispiace se saliamo con te? A che piano vai?».

«Al quarto» rispondo. I ragazzi davanti a me erano gli stessi che poco prima erano in sala, ne sono certa, gli abiti erano uguali.

«Ottimo! Anche noi siamo in quel piano!» esclama uno dei due entrando seguito dall'altro.

Saliamo in silenzio e quando le porte si aprono ci salutiamo. Cammino nel corridoio passando davanti alle varie porte e controllando i numeri: 84, 85, 86, 87... 88! eccola, la mia stanza. Passo la tessera nel dispositivo ed entro, ma prima noto che i due ragazzi sono entrati proprio nella porta accanto alla mia, nella stanza numero 89.

Mi spoglio e m'infilo sotto le coperte.

Quando la luce filtra dalla finestra che ho dimenticato di chiudere, mi sveglio stiracchiandomi e maledicendomi per quella dimenticanza. Guardo l'ora: 7.23. Oh, cazzo è prestissimo!

Poggio i piedi per terra, mi vesto e scendo giù per la colazione. Mio fratello questa mattina ha un impegno, quindi ci vedremo dopo pranzo. Arrivo alla sala e un cartello mi ricorda che la colazione viene servita dalle otto e mezza in poi. E ora? Cosa faccio? Mi siedo per terra, accanto alla porta e aspetto guardando le persone che passavano per la hall. Come fanno ad essere così attivi a quest'ora? Credo non lo capirò mai.

«Hai intenzione di svuotare la cucina prima che apra?» domanda qualcuno.

«No, semplicemente voglio fare colazione, ma è chiuso» rispondo acida senza alzare lo sguardo.

«Già, aprono alle otto e mezza» continua la voce.

«Sì, grazie... so leggere».

«Siamo acide eh?».

«Sono le otto meno un quarto di mattina, è normale che sia acida».

«Qualche impegno?».

«Gli affari tuoi?» rispondo sollevando lo sguardo aggressivo che si è impossessato del mio viso.

«No, ho fame anch'io... volevo proporti di andare a fare colazione in un bar, ma forse è meglio se me ne vado» dice allontanandosi.

Merda. Quello era uno dei ragazzi della sera precedente e ovviamente l'ho fatto andar via. Ma che cazzo ho nel cervello? Le scimmie urlatrici in coma?










Eccomi quiii
Non vi ho fatto attendere troppo, no?
Ahah ve l'ho detto che avevo già altre idee!!
Ed ecco qui il prologo/primo capitolo della mia nuova fanfiction!
Che ve ne pare?
Fatemi sapere in tanti!! :)

Vi lascio in fondo delle foto di Newcastle e dei trick dello Skate, per chi non sapesse di cosa sto parlando! :)
E premetto che detesto mettere gif o immagini, quindi eviterò nei prossimi capitoli, ma qui mi sembrava giusto :)


P.s.: E' una OOC, ovvero alcuni comportamenti dei personaggi presenti sono stati modificati e quindi non rispecchieranno in alcun modo la realtà!


Bacioni a tutti voiii ♥♥♥
 

 Ollie --> Ollie        

Kickflip --> Kickflip                                    Heelflip --> Heelflip (il movimento dello skate, non il salto in sè)



Newcastle

     
 

   
 
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