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Autore: Engel_Aranel    12/08/2013    5 recensioni
- Avete presente quando capite all'improvviso che ciò che avete fatto fino a quel momento è stato solo una gran puttanata e che stavate buttando via la vostra dignità, la vostra persona, la vostra vita?
Bene, a me non è mai successo. -
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Sono nuovamente fuori casa dei miei e sto aspettando Ashton. E' sempre in ritardo quell'essere! Quando esce noto che indossa nuovamente i soliti vestiti e non quelli che abbiamo comprato insieme ieri; inoltre ha il viso tirato e lo sguardo arrabbiato.

«Tutto a posto?» domando.

«Si» risponde secco lui «andiamo, per favore» supplicò poi.

Non andava tutto bene, glielo si leggeva negli occhi, ma non volevo forzarlo. Avremmo passato un altro pomeriggio insieme, la cosa lo avrebbe distratto da qualunque pensiero gli frullasse nella sua testolina di adolescente.

«Allora? Cosa ti va di fare oggi?» chiedo salendo sul taxi dopo di lui.

«Non lo so, qualunque cosa scegli va bene...».

«Ho visto che non hai preso la tavola, quindi niente skate... e vedo che sei arrabbiato... palestra? Qualche ora li ti farà sfogare, poi vedremo che fare, d'accordo?» propongo, lui annuisce solamente e il taxi ci porta come al solito in centro. Facciamo qualche passo a piedi e dopo pochi minuti ci ritroviamo davanti alla palestra. Entriamo e subito un'omaccione tutto muscoli ci si avvicina.

«Avete bisogno di ai..».

«Sparisci, so arrangiarmi da me, non voglio rischiare di diventare Hulk» lo interrompo superandolo e trascinando mio fratello con me «mai dare retta ai personal trainer, rubano solo soldi facendoti fare cose che potresti benissimo fare da solo...» brontolai poi rivolta ad Ash che rise.

Ci avvicinammo agli attrezzi, che studiai per qualche secondo e poi andai verso l'area dedicata alla boxe.

«Iniziamo da qui» dico indicandogli il sacco che pendeva dal soffitto «forza, colpiscilo!» continuo mettendomi dietro al sacco per tenerlo fermo. Mio fratello mi guarda per qualche secondo e io lo incoraggio nuovamente.

«Ash, forza! Non ti serve a nulla tenerti le cose dentro e siccome non mi pare che tu voglia parlarne, questo è l'unico modo per sfogarti... forza!».

Un pugno diretto e forte colpì il sacco, seguito da tanti altri.

«Vieni, saliamo sul ring» dico dopo dieci minuti di pugni al sacco.

«Non ho intenzione di prendere a pugni te!» esclama Ash poggiando una mano su una delle corde che delimita il piano quadrato.

«Dai, su... ci sono le protezioni, non ci faremo nulla e ci divertiremo entrambi..» cerco di convincerlo riuscendoci. Sale sul ring e recuperiamo le protezioni mettendole.

«Pronto?» chiedo mentre lui finisce di sistemarsi un guantone.

«Eccomi».

 

«Allora? Va meglio?» chiedo mentre usciamo da quel posto ormai fradici di sudore.

«Sì, sono più... rilassato...».

«Ottimo! Doccia e pizza?» domando poi notando l'ora tarda.

«Ok, ma dovrei tornare a casa...».

«Naah, hai lasciato una borse con degli acquisti di ieri nella mia stanza all'hotel... puoi usare quelli, andiamo».

«Non ti facevo... non immaginavo che fossi così... uhm... “atletica”...» mi disse Ashton cercando le parole più adatte.

«Semplicemente mi alleno regolarmente, mi serve per lavoro... diciamo».

«Non mi hai mai detto che lavoro fai...» nota lui con una punta di amarezza.

«Lo so, ma non mi va di parlarne...» rispondo con tono piatto salendo nell'ascensore dell'albergo con lui al seguito.

Mentre le porte si stanno chiudendo una mano s'intrufola in mezzo facendole aprire nuovamente.

«Ma che caz..» comincio ad imprecare finché non incontro il viso della persona a cui apparteneva quella mano.

«Scusami, è che è l'unico ascensore e sono in ritardo!» dice con il fiatone quel ragazzo. E' lo stesso ragazzo della sera prima, ma il suo look è completamente diverso e anche i capelli non erano più racchiusi in treccioline scure.

«Si vede...» risponde mio fratello.

«A che piano andate?».

«Al quarto..».

«Bene!» esclama premendo il tasto che aziona l'ascensore e ci porta fino al nostro piano.

Corre fuori non appena le porte si aprono, indicandoci l'arrivo al quarto piano, continuando a farfugliare delle scuse e sparendo dietro la porta della camera 89.

Ashton esce e io lo seguo raggiungendo la porta della mia stanza e aprendola, superiamo la soglia e la richiudo alle mie spalle.

«Chi va per primo?» mi domanda Ash indicando la porta del bagno.

«Vai pure tu» dissi e lui entrò in bagno chiudendosi dentro a chiave, manco se dovessi violentarlo da un momento all'altro!

Mentre aspetto sento delle voci, mi affaccio nel corridoio guardandomi intorno, ma non c'è nessuno. Qualcosa cattura la mia attenzione, per terra, sul pavimento, poco distante dall'ascensore c'è qualcosa che luccica. Mi avvicino e lo prendo: è un anello, d'oro, diviso in tre con un simbolino su un lato che riconosco subito; quello è il marchio di Vivienne Westwood. Merda, quell'anello doveva valere un sacco! Chi avrebbe mai perso un anello simile? Me lo rigirai tra le mani, scoprendo che le tre parti si aprivano e poteva essere indossato su tre dita. Lo metto in tasca e torno nella stanza lanciando un ultima occhiata alla porta con quell'89 impresso su una targhetta scura.

Rientro in stanza e mio fratello è ancora chiuso in bagno. Comincio a prepararmi il cambio per dopo e a spogliarmi degli abiti restando in intimo. Ashton esce con i capelli ancora bagnati e con in dosso i nuovi abiti molto larghi come quelli di ieri.

«Cazzo, Rhì, ma ti sembra il caso?» mi chiede coprendosi gli occhi e arrossendo.

«Ash, siamo fratelli che cosa c'è di male! Finiscila di fare il bambino!» rispondo io superandolo ed entrando nel bagno. Sto a lungo sotto la doccia e quando decido di uscire mi asciugo e mi vesto velocemente raggiungendo mio fratello nella camera. Lo trovo seduto sul letto ad ispezionarsi quegli addominali che ancora non vogliono farsi vedere. Abbassa velocemente la maglietta non appena si accorge di me.

«Ho visto bene?» domando sperando di non aver ragione.

«Cosa?».

«Lo sai di cosa sto parlando, alza la maglietta».

«No..».

«Ash, non te l'ho chiesto, alza quella fottuta maglia».

Lentamente Ashton porta la mano al bordo e la solleva con lo sguardo basso.

«Oh, Cazzo!» esclamo avvicinandomi, lo sfioro e lui sussulta «è successo oggi vero? Prima che uscissi... per questo eri arrabbiato?» Lui rimane in silenzio «Ashton, parla!» ormai sto quasi urlando. Lui sussulta un altra volta e mi guarda negli occhi. I suoi sono lucidi.

«Sì...» dice in un sospiro appena percettibile, ma che raggiunge lo stesso le mie orecchie.

«Cazzo!» l'unica esclamazione che mi esce. Mi siedo accanto a lui e lo abbraccio dolcemente «Anche quello dell'altro giorno vero?» lui annuisce con la testa.

«Oh, fanculo! Ci parlo io stasera...».

«V-vuoi dire che e-entrerai in casa?».

«Ovvio! Come credi che possa parlargli attraverso i muri?» scoppiamo a ridere e lo tranquillizzo un po' «Allora? Andiamo a mangiarci sta pizza?» chiedo poi sorridendo e Ash annuisce con gioia.

Perchè? Perchè il mio fratellino aveva dei lividi sul suo corpo? Non era difficile da immaginare, conoscevo i miei genitori e quei lividi dimostravano che non avevano perso il loro vizio e che non erano cambiati per nulla. La nostra non è sicuramente una di quelle famigliole felici, ho un padre che perde le staffe per ogni cosa, con la mentalità fin troppo chiusa e che fuma peggio di un turco e una madre che per sopportare tutto questo svuota una bottiglia dopo l'altra. Ecco, ora capite perchè me ne sono andata. Due persone del genere non avrebbero neanche dovuto pensare a procreare, anche se immagino che io e Ashton siamo solamente errori o incidenti dell'ultimo minuto. Non importa, stasera parlerò con loro e risolverò le cose una volta per tutte.

Arriviamo alla pizzeria, entriamo e ci facciamo indicare un tavolo per due dal cameriere. Ci sediamo e diamo un'occhiata ai menù.

«Allora cosa prendi?» chiedo.

«Non lo so... uhm una quattro stagioni probabilmente, tu?».

«Io opto per quella con le patatine fritte! E da bere?».

«Una coca va bene...» risponde abbassando lo sguardo.

«Guarda che se vuoi una birra la puoi prendere eh, non sono mamma o papà...» preciso mentre vedo che i suoi occhi iniziano ad illuminarsi «deciso! Vada per due birre!» esclamo chiamando il cameriere e riferendogli le nostre ordinazioni. In dieci minuti arrivano le nostre birre e dopo altri dieci arrivano anche le pizze.

Torniamo verso casa dei nostri genitori che non è ancora buio, Ashton mi passa davanti e apre la porta entrando. Io mi soffermo sull'entrata. Non sono più così sicura, ma devo farlo. Devo farlo per Ash. Mio fratello si ferma dopo pochi passi e si volta, stavolta è lui ad incoraggiare me. Non mi va proprio di vedere in che condizioni si sono ridotti, ma devo.

Supero la porta e la richiudo dietro di me, seguo mio fratello fino nel salotto.

«Non ti abbiamo detto di tornare prima di cena?» domanda nostro padre seduto sulla sua poltrona con la sigaretta in mano.

«Era con me..» dico comparendo sullo stipite della porta.

«Rhianne...» sospira mia madre nonostante si possa vedere che è brilla, se non ubriaca; anche lei ha dei lividi sulle braccia.

«Sì, sono io...».

«Non ti voglio in casa mia, sparisci!» esclama mio padre con tono duro.

«Me ne vado tranquillo, neanch'io voglio stare qui dentro...» dico con calma «sono solo entrata per avvisarvi che Ashton viene via con me».

«Tu non puoi portartelo via! Non senza il nostro consenso!».

«Beh, potete darmi il vostro consenso, oppure io posso mandarvi gli assistenti sociali che oltre a portarvi via Ashton, obbligheranno voi a smettere di bere e fumare...».

«Lui non verrà con te!».

«Non sono qui per chiedervelo, lui viene via con o senza il vostro permesso» comincio ad alzare il tono «Ashton, vai a preparare la valigia, per ora vieni in albergo con me...» dico posando lo sguardo su mio fratello. Lui annuisce e corre nella sua stanza. Non ne avevo parlato con lui della mia decisione e vederlo correre verso la sua stanza mi fece felice perchè significava che a lui andava bene. Certo ora ho un altro problema, ma lo risolverò a temo debito. Aspetto Ashton in sala con i miei, sono certa che se fossi uscita avrebbero convinto Ash a non venire con me e non con le buone maniere. Non ci mise tanto e in poco più di dieci minuti era lì, davanti a me sorridente con due borsoni accanto.

«Tutto li?» chiedo.

«Certo, mi porto solo la roba che mi hai preso tu ieri, del resto non me ne faccio nulla» sorride.

«Ok, saluta allora».

Non si avvicina ne a nostra madre, ne a nostro padre. Li saluta con un cenno della mano, mantenendo quel sorriso in volto come se si fosse appena preso una rivincita su di loro. Gli metto un braccio intorno alle spalle recuperando un borsone e ci dirigiamo verso l'uscita. Non appena varchiamo la soglia nostra madre scoppia in lacrime e sentiamo mio padre imprecare. Gli occhi di Ashton mi guardano tristi.

«Non farci caso, andiamo su» gli sussurro.

«Ma mamma...» comincia lui.

«Mamma si è scelta il suo destino, noi non possiamo permettere che scelgano il nostro, dobbiamo crearlo noi e rimanendo qui non farai altro che fare del male a te stesso...».

«Già, hai ragione..» ammette salendo sul taxi che ci porterà all'hotel.

Saliamo al quarto piano e raggiungiamo la mia solita stanza. Ashton butta le borse poco distanti dalla porta e io mi butto sul letto. Credo sia stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto nei vent'anni di vita! Neanche partire, abbandonare Newcastle e ricominciare in un altro paese a soli sedici anni era stato così duro!

«Davvero potrò venire da te?» mi chiede Ash avvicinandosi e sedendosi accanto a me sul letto.

«Se tu lo vuoi, sì» sorrido.

All'improvviso qualcosa comincia a suonare, una chitarra, credo. La melodia era davvero bella, ma quella non era ne l'ora ne il momento di mettersi a suonare qualcosa, ma cosa cazzo gli passa ne cervello?

Mi alzo ed esco nel corridoio cercando di capire da dove venga quella musica: camera 89, come immaginavo.

Busso un paio di volte prima che qualcuno si decida a venirmi ad aprire. Mi compare un ragazzo dai capelli lunghi e color castano, quasi mogano. Ma quante cazzo di persone ci sono in sta fottuta stanza?

«Si?» chiede osservandomi.

«Ehm, chiedo scusa, ma non mi sembra l'ora adatta per suonare, state disturbando!» esclamo acquistando sicurezza man mano.

«Hai sentito Tom? Stai rompendo i coglioni!» urla il ragazzo di fronte a me.

«Aah Fottiti Georg!» dunque si chiamava Georg quest'essere dai capelli più lisci dei miei?! E questo Tom chi è?

La risposta alla mia domanda comparve al fianco della figura del ragazzo che mi aveva aperto la porta. Aspetta. No, lui oggi aveva la cresta com'era possibile che avesse nuovamente le treccioline come quando mi voleva invitare a fare colazione fuori qualche giorno fa. Comincio a non capirci più nulla.

«Oh, ci si rivede!» dice portando il suo sguardo su di me «allora? E a te che “rompo i coglioni”?» domanda ripetendo le parole dell'amico.

«Esattamente!».

«Beh, dopo il trattamento che mi hai riservato l'altra mattina direi che siamo pari...».

«Va bene, ma piantala di suonare!» esclamo tornando verso la mia camera.

«Mi piace!» lo sento dire a Georg prima che chiudano la porta ed io faccia lo stesso entrando nella mia camera.

«Che gente!» brontolo cominciando a spogliarmi per mettermi a dormire. Ashton scoppia a ridere, ma non appena vede che mi sto spogliando arrossisce girando il volto dall'altra parte.

«Ash, sono tua sorella, puoi guardarmi eh! E poi dovremmo vivere insieme,abituatici perché non indosserò un pigiama per te...» dico ridendo lui annuisce e comincia, timidamente, a spogliarsi restando in boxer. Ci infiliamo entrambi nel letto matrimoniale che occupava la stanza e ci diamo la buonanotte.

«Rhì?» domanda nel buio.

«Dimmi».

«Quando partiamo?».

«Domani pomeriggio».

«Così presto?».

«Sì, ho preso i biglietti non appena ho visto il livido sul braccio... anche se tu non volevi ammetterlo io avevo già capito cosa fosse successo... dovevo solo essere sicura di aver ragione e che tu volessi venire con me... ora dormi» spiego.

«D'accordo... grazie. Buonanotte Rhì».

«Notte Ash».





Eccomi con il secondo capitolo! Woooo!
Iniziamo subito a capire varie cose! Allora che ne pensate? :)
L'anello trovato da Rhianne è questo:

Che a me piace particolarmente!
Che lavoro fara la nostra Rhì da non volerlo dire al fratello e da avere tutti quei soldi?
Abbiamo scoperto che il ragazzo della colazione è Tom! Olèè ahahah anche se penso che lo sospettavate!
Alla festa c'era lui e un'altro che però non ha più visto e anche questo non è difficile da intuire chi sia ahah sono prevedibile D: ahah
Quale sarà il problema che dovrà affrontare la nostra protagonista?
Lo scoprirete solo aspettando u.u
Ahahaah e leggendo ovviamente!
Ok, me ne vado! Byeeee ♥

   
 
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