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Autore: Ohra_W    09/08/2013    2 recensioni
"A volte in un momento buio si può trovare un barlume di felicità... basta solo saperla riconoscere..ed essere nel posto giusto al momento giusto!"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Si dirigeva a passi veloci verso l’ascensore, con un sorriso soddisfatto stampato in faccia, quando vide con la coda dell’occhio la receptionist avvicinarsi titubante. “Signorina Chamonix?” Si guardò intorno, cercando di ricordare dove aveva già sentito quel nome, tentando di riconoscere un volto da associarvi. Poi l’illuminazione. Ma certo! Chamonix era il nome che Rob le aveva affibbiato per prenotarle la stanza nell’hotel! Una stanza che lei non aveva nemmeno mai visto, ovviamente!
La guardò con aria interrogativa, poi le sorrise: “Sì?”. La receptionist era una bella ragazza, alta, bionda, e con uno spiccato accento milanese. La guardò con un’aria incredibilmente cordiale ma anche molto formale, sembrava quasi intimidita. “Signorina, LUI la sta aspettando in macchina, qua fuori.” Lei strabuzzò gli occhi. “In... macchina? Quale macchina?” “La macchina che avete noleggiato. È una Mercedes Classe A blu scura. È parcheggiata qui fuori. Il signore ci tiene a precisare che la sua borsa è già in auto.” Asia sorrise a denti stretti. Che tipo, aveva addirittura noleggiato un’auto e fatto sistemare le sue cose nel portabagagli! Riusciva sempre a strapparle un sorriso, ovunque fosse.
La ringraziò sorridendo, ma la ragazza rimase a fissarla aspettando di ricevere una mancia. Prese al volo una banconota dal portafogli che aveva nella borsa, la posò delicatamente ma distrattamente sul palmo della sua mano aperta, e corse fuori cercando l’auto in questione.
La vide, si avvicinò e cercò di captare attraverso i vetri scuri l’immagine di Rob. Sembrava una ladra che si aggirava furtivamente tra potenziali auto da rubare, e si sentì un tantino a disagio. Dopo pochi secondi il finestrino del lato passeggero si abbassò appena, lasciando una piccolissima fessura dalla quale spuntò l’inconfondibile dito medio di Rob, mostrando la lettera V del tatuaggio “LOVE” che aveva sulle falangi della mano destra.
Asia sbuffò con disappunto, e si accorse guardando nella fessura che Rob se la stava ridendo di gusto. Si spostò dal lato del guidatore, aprì la portiera e si sedette in macchina. Lui era seduto lì, come un signore di alto rango, che aspettava di essere scarrozzato chissà dove dal suo chauffeur.
Asia assunse l’aria più altolocata e servizievole che aveva, e cercando di intonare un biascicante accento francese cantilenò: “Dove vuole che la porti, signore?” mettendo le mani sul volante. “In Paradiso, mia cara” mormorò lui stampandole un delicato bacio sulla guancia, lasciandola come sempre incapace di rispondere.
Partirono alla volta dell’autostrada, e mentre lei guidava, Rob le teneva una mano sulla gamba accarezzandola di tanto in tanto, mentre col sedile reclinato e l’altra mano dietro la nuca, guardava il paesaggio fuori dal finestrino.
Era una scena a dir poco da favola. Asia sentì che avrebbe potuto davvero guidare fino al Paradiso, in quelle condizioni.
Arrivati a destinazione, la macchina si fermò. Lei prese un telecomando dalla borsa, col quale aprì un cancello in ferro battuto in stile antico, ed entrarono nel grande cortile, dove parcheggiò l’auto, tra alberi da frutta e piante verdi e rigogliose, piene di fiori colorati.  Tirò il freno a mano e si girò, sentendosi osservata. Aveva i due occhioni verdi di Rob puntati su di lei, come fari nel buio. “Sei incredibilmente sexy quando guidi, lo sai?” le disse.
Asia indossò lo sguardo più malizioso che conoscesse, si mise a cavalcioni su di lui e gli sussurrò nell’orecchio: “Allora dimostrami quanto sono sexy...” iniziando a baciarlo sul collo e ad accarezzargli la nuca con entrambe le mani. “Così non vale, non mi fai capire più niente!” “È proprio quello che voglio!” sibilò lei, prendendogli la mano e conducendolo fuori dall’auto continuando a fissarlo e a sorridere. Tirò fuori le chiavi di casa dalla borsa e aprì il portone. “Che dici, rimandiamo a dopo il tour della reggia?” gli chiese ammiccante, tenendolo sempre per mano. “Potremmo trovarci in una caverna nel bel mezzo di un bosco, e non me ne fregherebbe niente” furono le ultime parole di lui, prima di prenderla in braccio e adagiarla su un grande divano angolare che faceva bella mostra di sé nel grande salone ancora in penombra.
 
Dopo un’oretta, erano ancora lì che si accarezzavano e giocherellavano l’uno con le mani dell’altra, quando Asia si alzò. “Mi è venuta una fame… a te no? Dovrebbero esserci dei generi di conforto in frigo, ho chiesto a mia zia che è partita ieri di lasciarmi qualcosa.” Rob si alzò dietro di lei, speranzoso di mettere qualcosa nello stomaco, che era vuoto dalla sera prima. “Magari! Se mettessi l’orecchio vicino al mio stomaco riusciresti a sentire l’eco! Cosa c’è?”. Asia aprì il frigo sghignazzando. “Una bella porzione formato famiglia di lasagna fatta in casa! Adoro mia zia!” mostrò la teglia all’uomo affamato che le stava dietro come un gufo sul trespolo, e gli si illuminarono gli occhi. “Cavolo… lasagna! Adoro la cucina italiana! Quel mix perfetto di pasta, pomodoro e…” si girò verso di lei che lo stava fissando con un ghigno stampato in faccia. “No, non riuscirai a farmelo dire di nuovo!” e lei, prontamente, scandendo bene le sillabe: “MOZ-ZA-REL-LA!!!!” Scoppiò in una fragorosa risata, e lo implorò: “Oh, ti prego... sei incredibilmente sexy quando parli italiano!”. Lui assaggiò una forchettata di lasagna e poi, con la bocca piena, iniziò a ripetere: “Mozzirella, mozzirella…”. Poi si avvicinò e cercò di baciarla con la bocca ancora sporca di sugo. Lei si lasciò baciare, poi prese un’altra forchettata di lasagna e lo imboccò. “Dove la trovi un’altra lasagna così? Dove lo trovi un cibo così buono? Voi inglesi mangiate…” si fermò e fece una terribile smorfia storcendo il muso “...fagioli col ketchup!”.
 “In effetti, per una cosa così potrei morire. Questo sarebbe un valido motivo per…” fece una pausa e socchiuse gli occhi “… sposare una donna italiana”.
Asia fece finta di non aver sentito, e riuscì sapientemente a sgattaiolare fuori.
Aveva sempre voglia di scherzare, il tipo, ma purtroppo non azzeccava mai l’argomento su cui farlo.
Rob, un po’ infastidito, la seguì, ma non fece in tempo a proferire verbo perché restò ammaliato dallo scenario che gli si presentò davanti: una terrazza enorme piena di piante e fiori che si affacciava imponente sul lago. Lo spettacolo era da togliere il fiato: una distesa di acqua calma e limpida, contornata da piante rigogliose e ville maestose, e dominata dalla grandiosità delle Alpi, che facevano da padrone alla scena.
E poi c’era lei, Asia. Bella in modo sconvolgente, nella sua semplicità. Due occhi castani attenti e curiosi, ma infinitamente dolci; un viso dalla pelle vellutata e appena abbronzata, i lineamenti delicati e armoniosi; una cascata di capelli corvini morbidi e lucidi, che lui adorava accarezzare e annusare, per respirarne il profumo di cui riempirsi le narici; il corpo sinuoso, snello ma curvilineo, morbido, sensuale, invitante. Realizzò improvvisamente che avrebbe potuto passare ore a fissarla, studiarla, contemplarla, in quello scenario fantastico. O anche in qualunque altro scenario più o meno fantastico: il contorno faceva poca differenza. Sentì un tuffo al cuore e si rese conto che quella ragazza stava diventando molto più importante per lui di quanto avesse mai immaginato e voluto.
 
Dopo pranzo, se ne stavano distesi sulle sdraio in terrazza, ascoltavano musica e  sorridevano senza parlare. Rob la guardava pensieroso ma sereno e lei continuava a giocherellare con la sua catenina, un po’ imbarazzata. Per la verità, pensò Asia, era fin troppo tempo che Rob non emetteva un fiato, e si chiese a cosa stesse pensando. Leggendole nel pensiero come sempre, lui ruppe il silenzio: “Stavo pensando… ma tu….” Tentennava, come se dovesse chiederle qualcosa che gli faceva paura. Poi seguitò, sparando la frase tutta d’un fiato: “ci pensi mai ad avere dei figli?”. PANICO.
No, Rob non poteva averle fatto una domanda simile.
Si schiarì la voce come per accertarsi che ciò che aveva appena sentito era uscito dalla bocca di Rob. “Figli??” “Si, figli. Quei marmocchi mocciolosi che la fanno nel pannolino e piangono in continuazione” lei si scostò leggermente e tentò di captare il sarcasmo in queste sue parole, ma lui non le permise di replicare, continuando: “Ma che ti aprono il cuore e la mente e rendono la tua vita completa”.
Asia rimase di stucco. Perché lui, il re del cazzeggio, adesso le stava parlando di figli?? La stava forse prendendo in giro? O la stava mettendo alla prova?
Dopo un’attenta e accurata riflessione sulla risposta giusta da dare, riuscì a formulare una frase di senso compiuto, per dare un riscontro a quello strano interrogativo che lui le aveva posto. “Beh... sì, in effetti ci penso. Credo che sia una delle massime ambizioni nella vita di una donna, credo che mi sentirei davvero completa. Ma per fare dei figli presuppongo di avere un marito, o comunque un compagno stabile col quale avere una relazione talmente consolidata da poter creare le giuste condizioni per metterli al mondo.” Si girò verso di lui allargando le braccia “e al momento non ce l’ho” concluse, sintetica.
Lui rimase in silenzio a guardarla per un po’, meditabondo, e poi si avvicinò a lei abbracciandola, disse a bassa voce: “Beh, ma a questo ci si può lavorare” lasciandola nello sgomento più totale.

  
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