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Autore: Shainareth    17/02/2008    4 recensioni
[Mai HiME - anime] Breve one-shot ambientata dopo l'episodio 17, in cui Takumi ed Akira sono costretti a ricordare della sera in cui lui scoprì il segreto dell'amica.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il sapore di un bacio

 

 

«Ragazzi, ce l’ho fatta! Poco fa ho baciato Reiko-chan!»

   Quell’esclamazione arrivò come un tuono alle orecchie del gruppo di ragazzi che si erano radunati in fondo al pullman che stava per riportare la scolaresca all’istituto dopo la gita. Un’eco di congratulazioni e di domande seguì quella grande rivelazione affermata con gioia ed orgoglio da un ragazzino di tredici anni, ormai convinto di essere diventato un uomo per la titanica impresa in cui era riuscito baciando una compagna della sezione accanto alla loro.

   «Che invidia!» se ne uscì un altro ragazzo, la fronte aggrottata, «Io non sono ancora riuscito a baciare nessuna!»

   «Per forza,» lo prese in giro un terzo con aria spavalda, «con quella brutta faccia che ti ritrovi…»

   Lui lo fissò indignato. «Non serve mica essere belli per conquistare una ragazza!»

   «Come no?» intervenne il coraggioso eroe del giorno. «Guardate Tokiha-kun ed Okuzaki-kun: con quei bei visetti che si ritrovano, hanno sempre la fila e ricevono decine di lettere d’amore alla settimana. Non è forse così?» domandò, girandosi a guardare i due che se ne stavano seduti in tutta tranquillità ad ascoltare la conversazione con scarso interesse.

   Takumi parve in lieve imbarazzo. «Beh… a dire il vero…»

   «E’ una gran seccatura» lo interruppe con uno sbuffo Akira, l’aria annoiata, lo sguardo rivolto oltre il vetro del finestrino accanto al quale era seduto. Anzi, seduta. Sì, perché Akira Okuzaki in realtà era una ragazza, ed il solo a conoscere questo suo segreto era proprio il suo migliore amico nonché compagno di stanza al dormitorio della scuola, Takumi Tokiha, il quale non prestava molta attenzione a bussare in bagno prima di entrare e di trovarvi la suddetta fanciulla in abbigliamento decisamente poco presentabile. Non lo faceva con malizia, affatto; semplicemente, era distratto di natura. Ed era stato giustappunto per questa ragione che, sorprendendo Akira più nuda che vestita, si era alfine reso conto che quello che reputava il suo compagno di stanza, in verità era una fanciulla.

   «Perché dici così?» chiese il ragazzo di prima, non riuscendo a spiegarsi come potesse, un maschio, trovare seccante essere circondato da ragazze così come succedeva ad Akira e Takumi.

   «Perché le femmine sono terribili» ribatté la graziosa Okuzaki, suscitando ilarità nel suo amico per ragioni che soltanto lui poteva comprendere.

   «Io pagherei per essere come te!» riprese invece il tipo che, a quanto sembrava, non possedeva alcun fascino.

   «Di’, Okuzaki-kun, ma tu l’hai mai baciata una ragazza?» fu la candida domanda di uno del gruppo, che, poveraccio, non poteva neanche immaginare cosa stesse per scatenare.

   «Certo che no, idiota!» urlò Akira, rivolgendo finalmente la propria attenzione al compagno per fulminarlo con gli occhi – molto belli, certo, ma dallo sguardo terrificante, quando erano furiosi come in quel momento.

   Il ragazzo ebbe un piccolo sussulto ed abbassò la testa con fare colpevole. «S-scusa, chiedevo per curiosità… Non c’è bisogno di arrabbiarsi così…» farfugliò, mortificato, mentre Takumi si mordeva le labbra per non ridere.

   Ma proprio quando Akira stava per tornare ad interessarsi al paesaggio fuori dal finestrino, un’altra domanda fece arrestare la sua azione a metà.

   «E tu, Tokiha-kun?»

   Lui parve cascare dalle nuvole. «Uh?»

   «Hai mai baciato una ragazza?»

   Eccola, la domanda infingarda che fece sobbalzare all’istante sia il giovane Tokiha che la sua amica Okuzaki. Un timido, fugace scambio di sguardi riuscì a sfuggire all’attenzione degli altri, e quando Akira scattò a fissare nuovamente fuori dal finestrino, il viso arrossato, così come quello di Takumi, quest’ultimo tossicchiò per schiarirsi la voce ed uno dei ragazzi lo incalzò di nuovo.

   «Allora?» Takumi annuì impercettibilmente. «Grande! E quando è successo?»

   «Ehm…» tornò a tartagliare il giovane Tokiha, lo sguardo basso. «Non molto tempo fa» confessò.

   «Cavoli, però» prese a riflettere l’eroe del giorno. «Ti facevo un tipo timido, e invece…»

   «Ahah» rise un altro del gruppo. «Vista l’indole tranquilla di Tokiha-kun, sono sicuro che sia stata la ragazza in questione a prendere l’iniziativa!» Akira sussultò di nuovo, ma tacque, la fragetta corta e scura schiacciata contro il vetro, gli occhi che a tratti andavano a spiare nella direzione di Takumi.

   «In effetti…» non poté fare a meno di essere sincero questi. La sua amica alzò gli occhi al cielo.

   «Scommetto che ti è saltata addosso, ti ha inchiodato a terra e ti ha preso con la forza!» insistettero gli altri, troppo entusiasti per farsi gli affari propri.

   Colpita in pieno, Akira sprofondò lentamente nel sedile, mentre Takumi non riuscì a nascondere un sorriso divertito. Ma questa volta si astenne dal rispondere, per fortuna.

   «E com’è stato?»

   «Amaro.»

   Impossibile descrivere la furia dipinta sulla faccia della ragazza, tentata come non mai di mettere le mani attorno al collo dell’amico come già le era capitato di fare una volta, in passato. A salvare il giovane Tokiha fu il richiamo dell’insegnante che invitò tutti a riprendere i propri posti: erano ormai pronti per la partenza.

   «Mi spiace che fosse amaro» sibilò acida Akira, palesemente offesa ed ossessionata dal paesaggio fuori. Takumi si volse a guardarla con espressione serafica in volto, come se la cosa non lo riguardasse. «La prossima volta ti metterò uno zuccherino in bocca, prima di darti le medicine.»

   «Perché, hai intenzione di darmele ancora in quel modo?»

   «Assolutamente no, stupido!» gracchiò lei, sempre più rossa ed accaldata.

   Takumi sorrise e scivolò lungo lo schienale del sedile per poggiare la testa contro la sua spalla, facendola così sussultare ancora, il cuore che le batteva forte in petto. «Dopotutto,» rifletté il ragazzo dopo qualche attimo di silenzio, «era anche salato, visto che piangevi.»

   «Non posso farci nulla, se sei stupido» rispose la ragazza a mo’ di giustificazione, la bocca nascosta dietro la mano che le sorreggeva il mento.

   «Però, nonostante questo,» sorrise ancora Takumi, socchiudendo gli occhi chiari, come volesse abbandonarsi al sonno, «è stato anche molto dolce.»

   Tacque, ed anche Akira non disse più una parola, nemmeno per sbraitargli contro un fragoroso “Vuoi deciderti?!”. Tuttavia, il rossore sulle guance non le passò per un pezzo.




  
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