Capitolo
8: Come fuoco nelle vene.
ANGELICA
Kevin gironzola avanti e indietro per il corridoio bianco, sbuffando e
borbottando. Se avesse potuto arrampicarsi sui muri lo avrebbe fatto di
sicuro.
L'odore del disinfettante mi faceva venire il mal di testa e, al mio
olfatto
sviluppato non impediva di sentire l'odore pungente del sangue. In
conclusione
odio gli ospedali. Sempre odiati e sempre li odierò.
Anche se io ero nata molto prima di queste strutture avevo
già passato molto
tempo negli ospedali.
Sempre ad attendere, ad aspettare perché negli ospedali tu
non puoi fare niente.
Non puoi combattere per i tuoi cari, non puoi salvarli, puoi solo
attendere
come se fosse importante...
-Giuro, Kevin, che se non ti fermi ti stacco la testa.- sbotto. Era una
maledettissima ora che andava avanti in quel modo.
Kevin senza fiatare si siede sulla sedia accanto alla mia.
Lo guardo. -Non scappi da me?-
Lui fa spallucce -Perché dovrei? Per me non sei un mostro.
Avrai avuto i tuoi
motivi per nasconderlo. Non penso che tu sia...-
-Cattiva?- lo interrompo.
Lui annuisce. -Ci sono già passato. Loro capiranno.-
Appoggio la testa al muro. -Non penso che Ben capirà.-
sussurro.
-E invece lo farà. -
-Ma hai sentito come ha reagito?- chiedo.
Annuisce. -Era preso dall'emozione del momento. Ti
perdonerà.-
-Come fai ad esserne sicuro.-
-Semplice, lui non può starti lontano.- dice come se fosse
la cosa più ovvia
del mondo.
Afferro la mano di Kevin - Andrà tutto bene sai?-
Chiude gli occhi e abbandona la testa all'indietro. -Sì. Ma
non posso fare a
meno di pensare a lei. Capisci,vero?-
-Più di quanto tu possa immaginare.-
Il
medico se ne va, lascandoci da soli. Probabilmente era
un risolutore. Quale medico normale avrebbe dato delle informazioni a
due
ragazzini?
Mi alzo in piedi. Kevin mi guarda. -Dove vai?- chiede.
-A casa. - rispondo.
Kevin si alza. -Perchè? Fra poco possiamo andare a vedere
come stanno.-
-Hanno solo un trauma cranico, fra poco verranno dimessi. E poi penso
che Ben
non mi voglia vedere. Ci vediamo.- dico.
-Okay...- dice titubante.
Prima di varcare la porta sento Kevin che mi urla - Domani
sarà più
ragionevole!-
Un altro giorno di scuola saltato. Non è che m'importasse
molto, avevo già
avuto un educazione, ma non è questo il motivo della mia
assenza. Sono ancora a
corto di sangue e finire in una scuola piena di potenziale "cibo"
avrebbe messo a dura prova il mio autocontrollo, non voglio rischiare
troppo.
E poi questa mattina mi era arrivata un email molto vaga dai miei
superiori: tra poco sarai libera.
Continuo a pensare a quelle parole. Non mi piacciono per niente e non
riesco a
capirle a pieno, o forse non voglio capirle. La fame non aiuta il mio
cervello
a pensare.
Il campanello della porta mi distoglie dai miei pensieri.
-Chiunque tu sia vattene!- urlo.
-E quando mai ti ho dato retta?- chiede la voce al di là
della porta, Ben.
Mi avvicino lentamente alla porta d'ingresso. Guardo dallo
spioncino:è proprio
Ben. Riesco a sentire l'odore del suo sangue da lì.
Mi lascio cadere a terra ai piedi della porta.
-Vai via.- dico con calma e decisione.
-No.- risponde.
-Che cosa vuoi?- sussurro esasperata.
-Voglio parlarti. Voglio delle spiegazioni da te.- risponde.
-Le avrai ma non oggi. Il caso è chiuso.-
Da fuori non si sente alcuna risposta.
Sono quasi tentata di alzarmi quando una luce verde di fronte a me, per
poco,
non mi acceca. Ed ecco Ben.
Scatto in piedi. -Come diavolo hai fatto?- urlo.
Lui si guarda attorno in cerca di qualcosa. -Nanomech.- risponde con
non
curanza.
-Eccolo.- sorride e si dirige sul divano che è pieno di
oggetti.
Mi guarda. -Casa tua è un vero schifo.-
In questo momento non posso dargli torto. Il mio appartamento
è quasi del tutto
al buio, con oggetti sparsi ovunque e residui di fango e sangue sul
pavimento e
il tappeto del salotto.
-Ha avuto giorni migliori.-
Mette i piedi sul tavolino di fronte al divano. -Me lo auguro.-
-Che vuoi, Tennyson?- chiedo scocciata.
-Allora è così? Tennyson? Dove è
finito il tuo "Ben, ti prego, ti
supplico"?- chiede facendo una ridicola voce stridula che non mi
appartiene per niente.
-Mi dispiace, okay? Te lo dovevo dire. Ora puoi andare?-
-No. Voglio sapere di più.-
Sbuffo e mi abbandono, di nuovo, sul pavimento. -Se rispondo a qualche
tua
domanda, dopo te ne vai?- chiedo.
Lui annuisce.
-Bene. Vai.-
-Perchè stai saltando scuola?- chiede.
Lo guardo stranita. -Io ti do la possibilità di avere delle
informazioni su di
me e questa è la tua domanda?- chiedo.
Alza le spalle. -Non pensavo che mi avresti dato questa
opportunità. Che hai
fatto alla voce?-
-La voce? Niente...- rispondo confusa.
Lui mi guarda, anche se siamo nella penombra riesco a vedere l'intenso
verde
dei suoi occhi. -C'è qualcosa di...diverso.- afferma.
Ci penso su. -Oh. Be' ora che sai la verità su di me mi
sembrava inutile avere
un finto accento spagnolo. Non ti pare?-
Abbassa lo sguardo e a bassa voce domanda -Quindi mi hai mentito? Non
vieni da
Siviglia? Quindi quella non era casa tua e la tomba di tuo...-
-Non ti ho mentito- dico ad alta voce per interromperlo. -Sono nata a
Siviglia
ma in quel tempo lo spagnolo non esisteva. E quella era realmente la
mia prima
casa e mio padre...-
-Quanti anni hai?- mi interrompe quasi non volesse sentirmi parlare
della morte
di mio padre.
Lo guardo indignata -Non si chiede mai l'età ad una
signora.-
Lui sorride. -E quindi sei una signora...-
-Ben!- lo rimprovero.
-E ora ritorniamo a chiamarci per nome, bene bene.-
Guarda attentamente il tavolo. Inarca le sopraciglia. -Chi diavolo
è Orlando?-
sbotta.
-Nessuno che t'interessa. E non curiosare tra le mie cose. Prossima
domanda-
Si alza in piedi abbandonando il biglietto di Orlando. -Da quanto non
bevi
sangue?- chiede con assoluta serietà.
-Da quando sei un esperto di vampiri?- ribatto.
-Ho fatto delle ricerche...Rispondi o se no ti chiedo ancora di questo
Rodrigo.
-
-Orlando- lo correggo.
Fa un gesto con le mani. -Stessa cosa.-
-Veramente no...- borbotto.
Lui mi guarda con uno strano luccichio negli occhi.
-Non bevo sangue da alcuni giorni. Si nota, vero?- confesso ad un
tratto.
-Un po'.- ammette.
-Ho un aspetto terribile, vero? O come dici tu da schifo.-
-Hai fame?- chiede non rispondendo alla mia domanda.
- Un po', ma non sei in pericolo,per adesso.- rispondo.
Se non ti avvicini...
Lui ride. -So difendermi.-
-Evidentemente non hai mai visto un vampiro affamato.- replico.
-Infatti.- risponde.
Si sente una strana musica poi Ben prende il cellulare.
-Dannazione! Dai
Angie preparati.-
-Perchè mai?- chiedo irritata.
-Tua sorella.- risponde.
-Non posso combattere.- dico meccanicamente.
Lui mi guarda stupito. -E perchè?-
-Non mangio da alcuni giorni. Non posso sopportare a lungo i miei
poteri. Con
mia sorella ho bisogno di tutta l'energia possibile. E se anche usassi
i miei
poteri potrei perdere il controllo e non sarei più
responsabile di me stessa.-
Mi guarda pensieroso.
-Se un vampiro ti morde cosa succede?- chiede titubante.
-C'è mia sorella in giro e tu continui a chiedermi
informazioni?-
-Rispondimi e poi vado a dare una mano a Gwen e a Kevin.- grida.
-Okay, okay!- dico portandomi le ginocchia al petto. - Sta al vampiro
scegliere.
La sua vittima può morire o trasformarsi in un vampiro o se
si ferma in tempo
non le succede niente,più o meno. - rispondo.
Si china verso di me. -Cosa vuol dire più o meno?- chiede in
un sussurro.
Alzo lo sguardo e mi ritrovo gli occhi verdi di Ben davanti a me. Verdi
come
l'erba appena tagliata, completamente ipnotizzanti. Chissà
se i miei sono così
ipnotici...
Deglutisco. -Se un essere umano continua ad essere morso
diventerà dipendente
dal vampiro.-
Sorride. -Pensavo qualcosa di grave!-
Lo guardo stupita. Lui si china ancora un po' di più verso
di me, appoggiando
la fronte sulla mia, come ieri sera.
L'odore del suo sangue è così invitante e
irresistibile. Mi sputano i canini.
Chiudo gli occhi e serro i pugni.
-Mi dispiace per come mi sono comportato ieri sera. Non ero lucido ed
ero un
po' deluso dalla tua bugia. Ora, abbiamo bisogno di te. Sei l'unica a
tener
testa a tua sorella.- sussurra.
Lo prendo per le spalle e lo allontano un po'. Faccio segno di no con
la testa.
-Non ce la faccio.-
Ben con velocità si tira su la manica della maglietta e mi
porge il suo polso.
Lo guardo con aria interrogativa.
-Serviti pure.- dice cercando di sorridere.
-No!- urlo. -No,no,no.- inizio a scuotere la testa in maniera
incontrollata.
Cerco di allontanarmi da lui ma avevo il muro alle spalle. -Non mi
permetterei
mai.-
-Ma io ti ho dato il mio permesso.- dice porgendomi di nuovo il polso.
-Non posso.- sussurro.
-Sì che puoi è nella tua natura.- replica deciso.
Scuoto la testa. -Non voglio.-
Lui mi guarda sorpreso. -E perchè?-
-Essere morsi è una cosa estremamente intima.- spiego sempre
a bassa voce.
-Ah, allora è così? Ti vergogni di condividere
una cosa così speciale con me?-
chiede con espressione offesa.
-No!- gli afferro il braccio, in modo che lui si avvicinasse a me.
-Allora fallo.- mi incita.
-E se non mi fermassi?- chiedo, realmente preoccupata.
-Mi fido di te.-
Lo guardo stupita, si fidava così tanto di me...
Mi porge di nuovo il polso. -Ora sbrigati.-
-Avvicinati- dico a bassa voce. Lui mi guarda stupito e strisciando
sulle
ginocchia si avvicina.
Gli afferro di nuovo le spalle e lo avvicino ancora di più.
-Il polso non è un buon punto.- gli sussurro all'orecchio.
Alza un sopraciglio -Ah no?-
Scuoto la testa. Mi avvicino lentamente al suo collo. Lo sfioro con le
labbra e
lui sospira.
Continuo a lasciargli dei leggeri baci sul collo. Ben mi cinge la
schiena.
E poi...poi... e poi lo mordo.
Lui mi trascina e mi
mette sulle proprie
gambe.
Mai sentita così viva, sentivo il suo sangue scorrermi in
tutto il corpo... Con
una mano gli accarezzo i capelli mentre
Ben continua a stringermi a sè. Poi mi stacco.
Appoggio la fronte su la sua.
Lui mi mette dietro all'orecchio una ciocca di capelli e inizia a
baciarmi il
collo.
Chiudo gli occhi. Mi sembra quasi di avere i brividi, ma io sono morta,
non
posso averli.
Mi bacia la gola e poi arriva al mio viso. Mi bacia il labbro inferiore
mordicchiandolo un po'. Socchiudo la bocca.
Nella mia mente rimbomba la voce di Jack, io ti maledico...
Sei pronta a perdere tutto per lui? Ne sei sicura? No, non sono pronta.
Lo colpisco alle spalle allontanandolo e in uno scatto mi rimetto in
piedi.
-Dobbiamo andare.-
BEN
Accidenti Ben ma cosa combini?
E se Angie non si fosse fermata, cosa sarebbe successo?
Sarei fidanzato in teoria...
E il morso? Non pensavo che potesse essere così piacevole...
Non saprei dire se sia un sollievo o una scocciatura il fatto che ci siamo divisi per raggiungere Kevin e Gwen. Non è che avevo molta scelta, lei era scomparsa subito...
Il "campo di battaglia" è un immenso parco situato nella periferia della città.
La sorella di Angie é vicino ad un albero, con un pugnale in mano e il sorriso perennemente sulle labbra. I suoi occhi color miele sembrano ardere.
Attorno a lei ci sono già Gwen e Kevin. Subito si materializza anche Angelica. In un secondo, grazie a XLR8, li raggiungo mettendomi di fianco ad Angie, la quale cerca di non guardarmi.
-Alla buon ora!- esclama Gwen. -Dove diavolo eravate finiti?- urla.
-Abbiamo avuto qualche problema.- rispondo guardando Angie che abbassa lo sguardo.
-Avete finito?- chiede l'aliena davanti a noi.
-Chi sei? Che cosa vuoi da noi?- chiede Kevin.
-Come chi sono?- chiede offesa. -Io sono Seraphina, vengo da Dianaee. Sono figlia di Independence, regina del mio pianeta. E sono venuta a distruggere Angelica, la mia cara sorellina.- dice sorridendo trionfante.
Angie con lo stesso sorriso replica. - Quante volte ti dovrò dire che sono io la primogenita?-
-Sarai nata anche per prima ma il tuo sangue è contaminato.- risponde a denti stretti Seraphina.
-Anche il tuo cervello lo è- borbotto.
Sembra avermi sentito, si gira verso di me e si avvicina. Faccio un passo avanti.
-Ovviamente prima di eliminarti giocherò un po' con la tua natura umana...-
Angelica serra i pugni e dal nulla una raffica di vento scaraventa la sorella contro ad un albero. Poi fa una smorfia e si piega sulle ginocchia e inizia a rigettare un fluido rosso. Sangue, il mio sangue.
Gwen e Kevin la guardano shockati mentre Seraphina ride.
La raggiungo. -Cosa é successo?- chiedo.
Inizia a tremare. Mi guarda con terrore. - Non lo so.- dice con il fiato corto.
Come una scheggia impazzita Seraphina si fionda su Angie. Rotolano per il prato e poi Angelica viene sbattuta contro un albero. La sorella davanti a lei la tiene a spalle al muro (o albero).
Angelica con la bocca ancora sporca di sangue sorride.
-Dai sorellina, prova ad uccidermi.-
L'aliena sorride. -Magari in questo mondo non riesco ad ucciderti ma forse in un altro.-
Angie la guarda con aria interrogativa.
L'albero alle sue spalle inizia a brillare di blu e Angelica viene risucchiata dentro. Le mie gambe ragionano prima della mia testa. Senza rendermi conto sto correndo verso l'albero che ha risucchiato Angie e mi fiondo dentro.
CONTINUA
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti!
Non posso credere di essere riuscita a pubblicare in una settimana circa! Mi sento felice per questo (?)
Okay, spero che il capitolo vi piaccia. :)