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Autore: daemonlord89    11/08/2013    3 recensioni
Una mail misteriosa. Una minaccia.
Il mittente sembra conoscermi, ma io non so chi sia lui.
Cosa vuole da me?
Perché mi dice di prepararmi?
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un passo dopo l'altro raggiungo il piano terra. Procedo lentamente, spinto dalla speranza ma frenato dalla paura. Laura non risponde, quindi decisamente c'è qualcosa che non quadra. Il piano inferiore ospita una cucina ed una piccola sala da pranzo, oltre ad un bagno. Tutto in disuso. Appartenevano al precedente inquilino. Quando mi sono trasferito qui ho deciso di trasferire tutto al piano superiore, inizialmente pensato solo per le camere. L'odore di abbandono è forte, penetrante. Controllo bene in tutte le stanze. Niente, la suoneria non viene da nessuna di esse. Eppure continuo a sentirla.
La chiamata si interrompe.


Nessuna risposta, chiusura effettuata.

Compongo nuovamente il numero, mentre continuo a camminare. Il Rondò riparte, una melodia allegra che, nella notte buia, incute terrore. Forse ho capito da dove arriva.
Passo vicino ad una porta, una porta che non vorrei aprire in questa situazione, e appoggio l'orecchio per ascoltare. Il volume aumenta.
Torno un attimo in cucina e rovisto tra gli attrezzi. Trovo un lungo coltello, di quelli con cui si eviscera il pesce, e lo prendo. Non voglio scendere nel sotterraneo disarmato.
Mi serve ancora qualcosa; le luci della cantina sono fuori uso da tempo, sto ancora aspettando l'elettricista. Da due mesi.
Recupero la torcia da una cassetta per gli attrezzi appesa al muro e controllo se funziona. Il fascio di luce illumina un angolo del salotto. Annuisco.
Aprendo la porta del sotterraneo sono costretto ad annullare la chiamata: la suoneria è troppo forte, sembra che sia stata settata al volume massimo.

Certo, penso, altrimenti non l'avrei mai sentita da sopra.
Ormai è chiaro che qualcuno ha voluto attirarmi qui. E' chiaro anche che non troverò la mia Laura.

Punto la torcia verso ogni anfratto sulle scale e prima di girare gli angoli controllo attentamente per essere sicuro di non incappare in un agguato. Più scendo, più comincio a credere di essere completamente solo.
Arrivo nel corridoio del piano interrato. La luce illumina la polvere sollevata dai miei movimenti e le ragnatele sulle quali minuscoli ragni scappano, disturbati dalla mia intrusione.
Procedo lentamente, quasi in maniera esasperante. Solo i miei passi rompono il silenzio.
Passo di fianco ad una porta, sulla destra. Una porta in ferro che nasconde la mia riserva di vini.
E' socchiusa e scricchiola, muovendosi avanti ed indietro.
Dovrebbe essere sigillata.
Con il cuore in gola mi avvicino. Ascolto attentamente, ma non sento nessun rumore. Sposto la torcia nella mano destra e con il dorso spingo piano la porta, illuminando l'interno.
Niente.
Stringo nervosamente le dita attorno al manico del coltello e spalanco l'uscio, aspettandomi di essere assalito. La porta di metallo sbatte contro il muro e il frastuono mi stordisce. Faccio un salto indietro, per sicurezza.
Niente ancora.

Sono davvero solo? Ma allora, chi ha aperto la porta?

Decido di varcare la soglia, tremante. Guardo nell'angolo a sinistra. A parte un po' di scatoloni ammucchiati, contenenti cianfrusaglie, non vedo nulla. Mi giro a destra.
Torcia e coltello mi cadono dalle mani, che corrono a chiudermi la bocca. Conati di vomito scuotono il mio corpo e, in qualche secondo, cedo.
Rivedo il pranzo, sparpagliato sul pavimento.
Bagnato dalle mie lacrime.

Alzo il viso e torno a guardare la scena.
Laura, la mia Laura, è seduta su una sedia, in fondo alla stanza. Un tavolino è stato messo davanti a lei, su di esso una bottiglia di rosso e due bicchieri riempiti a metà. Lei è morta. Sgozzata.
Il sangue le cola dalla gola sul vestito da sera, quello che avrebbe messo per il nostro appuntamento. Le mani sono inchiodate ai braccioli e la testa è tenuta su da un laccio, fissato ad alcune tubature. Gli occhi vitrei sembrano fissarmi, mentre la bocca è forzata in un sorriso da due pezzi di nastro adesivo.
Sul muro dietro di lei troneggia una scritta fatta con una bomboletta spray nera:
buon anniversario.

Solo dopo una decina di minuti riesco a calmarmi del tutto e a smettere di piangere. Ancora scosso da tremiti cerco di riorganizzare le idee.
La mia fidanzata è stata uccisa. Uccisa da qualcuno che mi conosce. Da qualcuno che conosceva anche lei, perché nel suo appartamento non c'erano segni di lotta. E' stata rapita, sgozzata. E' stata portata in casa mia. Probabilmente l'assassino è entrato usando il doppione delle chiavi che aveva la stessa Laura.
Il bastardo ha fatto in modo di attirarmi, accendendo il suo cellulare e mettendo la suoneria al massimo volume.

Il cellulare.
Ricordandomi improvvisamente di quel particolare, comincio a cercarlo. Lo trovo nella mano destra di Laura. Con orrore, lo stacco dalle dita ormai rigide e controllo il display.
E' già aperto su una pagina, la schermata di creazione messaggi.
Leggo con attenzione le parole che sono state scritte.

>
Nuovo messaggio
>A: Michele
>Eccoci qui, stronzo. Immagino che tu stia piangendo, o che abbia appena finito di farlo. Cosa provi? Dolore? Terrore? Odio? Disperazione?
Se la risposta è sì, allora bene. E' esattamente ciò che devi provare.
Se la risposta è no, allora sei una merda. Ma non ti preoccupare, perché avrò molte altre occasioni per colpirti nel profondo.


Sotto al messaggio, un'immagine. Raffigura un luogo che conosco, un locale dove tempo fa passavo diverse serate; il Cranberry.

Leggo nuovamente da cima a fondo il messaggio lasciatomi dall'assassino. Stringo i denti. Altre occasioni per colpirmi... Temo che Laura non sia che la prima vittima. Quel mostro va fermato. Devo capire perché ce l'ha con me, perché ha deciso di rovinarmi la vita. Sicuramente il
Cranberry è un indizio importante.
Domani ci andrò.

E ora, dico tra me e me, lasciatemi piangere tutto il mio dolore.
 

   
 
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