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Autore: Ohra_W    12/08/2013    1 recensioni
"A volte in un momento buio si può trovare un barlume di felicità... basta solo saperla riconoscere..ed essere nel posto giusto al momento giusto!"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Iniziò a baciarla con passione, e lei si lasciò baciare per un po’. Ogni suo bacio, soprattutto dopo quella frase, aveva su di lei lo stesso effetto di una scossa elettrica da 240V.
Riuscì però a raccogliere le idee e ad affrontare la situazione, superando quel momento di incredibile disagio. “Ad essere sinceri” divagò “abbiamo molte cose su cui lavorare, ma preferirei concentrarmi su quelle più piacevoli”. Lo baciò dolcemente, poi si alzò dal lettino e, togliendosi il vestito, si buttò nella grande e accogliente piscina. Lo guardò ammiccante dall’azzurro dell’acqua limpida e tiepida, e lui non esitò a seguirla, buttandosi a sua volta.
Si allungò in un paio di bracciate e poi si fermò; si tirò indietro i capelli bagnati con le mani, e si distese, appoggiandosi con le braccia sul ciglio della piscina. Asia lo osservò estasiata: aveva la testa buttata all’indietro e gli occhi chiusi. Le ciglia lunghe e bagnate facevano sembrare i suoi occhi ancora più espressivi. Le sopracciglia aggrottate, pur essendo conseguenza del suo essere pensieroso, lo rendevano, se possibile, ancora più attraente. Sul naso e sulle guance aveva una costellazione di minuscole lentiggini che il sole aveva accentuato, e delle fossette ai lati della bocca che la attiravano come una calamita. Le labbra sottili e delineate erano per lei come miele per gli orsi. Solo guardarle le faceva venire una gran voglia di baciarle, mordicchiarle, assaporarle.
Si spostò con lo sguardo più in basso. Le sue braccia forti, con i suoi inconfondibili tatuaggi, e i muscoli in tensione, mettevano in risalto la sua forza: quanto le piaceva sentirsi stringere da quelle braccia! Il suo petto, vigoroso e robusto, era il suo porto sicuro che la faceva sentire protetta.
Era assorto, sereno, rilassato. Bello, in tutto il suo splendore. Asia pensò che quella fosse decisamente la cosa più bella che avesse mai visto.
D’improvviso, lui interruppe il flusso dei suoi pensieri: “Sai? Inizio a pensare che potrei abituarmi a tutto questo…” Lei si avvicinò, come per ascoltarlo meglio. “Tutto questo cosa?” “Averti intorno, condividere momenti con te, vederti in giro per casa nella mia quotidianità… mi piace, mi rilassa. Mi fa stare bene”.
Asia si sentì spaesata. Ma cosa gli stava succedendo? Prima sottolineava il fatto che non voleva fare programmi o buttarsi a capofitto in una storia e poi le faceva questo tipo di dichiarazioni! Era come se la discussione del giorno precedente avesse sbloccato in lui qualcosa che gli impediva di godersi davvero la loro storia.
Non sapeva cosa rispondere. Era interdetta, come se il milione di parole che le giravano per la testa si fermassero giusto un attimo prima di uscirle dalla bocca.
Lui continuò, quasi non accorgendosi della sua titubanza. Le si avvicinò e la cinse tra le braccia, stringendola così forte da toglierle il respiro. “Potrei stare per giorni chiuso in una casa con te, dedicandomi alle cose che mi piacciono di più, lontano da quel mondo di riflettori e di gente che si aspetta sempre qualcosa da me”. Lei riuscì finalmente a proferire parola. “Ma tu appartieni a quel mondo, ne sei parte integrante! È la tua dimensione, il tuo habitat naturale!”.
“Sai cosa è il mio habitat naturale?” la contraddisse lui, sfilandole il reggiseno. Iniziò a baciarle il collo e poi il decolletè, assaporando quel misto di cloro e di buon odore che lo mandava in estasi. Poi si fermò, la guardò dritta negli occhi e confessò: “Questo è il mio habitat naturale. Il tuo corpo, le tue labbra, le tue braccia”. Lei non aveva più parole. Sentì la testa girare e il cuore battere all’impazzata. Provava solo una fortissima sensazione di ebbrezza e sentiva il desiderio crescere mentre lui continuava a guardarla con quella sua espressione rapita.
La spinse sul bordo della piscina e le prese la testa con le mani, con delicatezza e veemenza allo stesso tempo, e le riempì il viso di baci dolcissimi e leggeri. Le sue mani sul suo corpo sapevano esattamente come muoversi, dove toccare con più energia e dove accarezzare con delicatezza.
Sapeva perfettamente quali erano le chiavi che aprivano le porte del suo piacere: fu ben felice di farlo ancora una volta, e avrebbe continuato a farlo all’infinito.
 
Più tardi, Asia si stava truccando davanti allo specchio dopo aver fatto una doccia fredda. Era incantevole, mentre si passava il mascara sulle ciglia con la bocca aperta, piegata in avanti verso lo specchio per vedere meglio.
Rob la guardò dalla soglia della porta e abbozzò un sorriso, che si trasformò però quasi subito in uno sguardo adombrato. Le si avvicinò silenziosamente, e accarezzandole i capelli le disse: “Mi mancherai, lo sai? Questi giorni lontano da te mi sembreranno anni. Non vedo l’ora di rivederti!”. Sembrava un bambino lasciato a scuola dalla mamma, che frignava perché non voleva restare solo.
“Anche a me mancherai moltissimo” sussurrò Asia girandosi verso di lui e accarezzandogli la guancia con una mano “ma devo rientrare a lavoro. Sono settimane che sono via, e forse i miei colleghi e il mio capo non mi riconosceranno nemmeno più! Chissà, magari arrivo in ufficio e mi rendo conto che nemmeno ricordo cosa devo fare!” gli fece l’occhiolino, poi si fece più seria: “Sbrighiamoci adesso, dobbiamo fermarci a lasciare l’auto alla società di noleggio, prima di partire. Tu devi prendere il tuo volo per Copenaghen e io quello per Roma. Magari ti lascio lì e vado io a riconsegnare l’auto, tanto il mio volo parte più tardi”. Sentì un colpo al cuore mentre pronunciava queste parole. Sapeva già che sarebbe stato difficilissimo separarsi da lui, fu come un dolorosissimo dejà-vu. “No, no. Andiamo insieme a lasciare l’auto” ribatté lui “e poi mi lasci al gate d’imbarco per Copenaghen. Voglio poterti salutare, stavolta. Voglio guardare i tuoi occhi mentre mi allontano pensando che li rivedrò presto”. Asia già sapeva che sarebbe stato un massacro. Sentiva già le lacrime che salivano, e che sarebbero inevitabilmente e inesorabilmente sgorgate dai suoi occhi a fiumi una volta arrivati lì. Rob continuò: “Tanto nessuno mi aspetta in aeroporto, nessuno sa che non sono andato con gli altri e comunque non sanno dove sono andato. Ci saluteremo per bene poco prima del gate e poi ci seguiremo con lo sguardo. Suona smielato e triste, ma ti dico che non lo sarà. Perché sappiamo che questo non è un addio, ma un arrivederci”.
Asia era spiazzata. In un solo giorno tutte queste esternazioni, non era per niente da lui. Fece un respiro profondo e decise che sarebbe stata più calma e tranquilla che poteva. “Ok. Se questo è ciò che vuoi, va bene.” Fu tutto ciò che le riuscì di dire. “e cosa vuoi TU?” le chiese curioso Rob. Voglio portarti via con me, rapirti dal tuo mondo e non lasciarti più. Ecco cosa voglio.
“Voglio salutarti, aspettando di rivederti di nuovo. Presto”.
Rob la guardò soddisfatto: “Perfetto! Andiamo”.
 
Dopo aver riconsegnato l’auto, in aeroporto, superarono i controlli di sicurezza, separati, e poi si avviarono all’uscita d’imbarco per Copenaghen.
Poco prima del gate, Rob afferrò Asia per un braccio, la condusse in uno stanzino di servizio, e chiuse la porta. Era buio, e loro due erano l’uno avvinghiato all’altra, faccia a faccia. Nell’oscurità di quel locale angusto, lei poteva sentire il respiro di lui sul suo viso, e il suo profumo nelle sue narici. Lo strinse a sé più forte che poté, cercando di trattenere il suo buon odore in modo da poterne portare un po’ con sé una volta partita. Lui la baciò una volta, poi due, poi altre cento. “Già mi manchi…” le sussurrò all’orecchio. Il suo fiato sul collo fece partire un brivido che le attraversò la schiena come un fulmine. “Ci sentiamo stasera”.
Incredibile. Era la prima volta che le diceva una cosa del genere.
Seppure di lievissima entità, era una sorta di programma ciò che lui stava facendo, una novità assoluta per come aveva voluto impostare la loro storia fino a quel momento.
Uscirono dallo stanzino, e si diressero separatamente al gate.
Tutto ad un tratto lui si irrigidì, e si fermò. Inizialmente lei non riuscì a capire cosa stesse succedendo, poi il colpo al cuore.
Lei era lì, in piedi davanti a lui, che lo guardava con aria mesta e colpevole. L’ex fidanzata di Rob, una modella bionda, altissima e bellissima, era lì in piedi davanti a lui. Era quella che l'aveva abbandonato ad un passo dalle nozze, di cui i giornali avevano parlato tanto a lungo. E stava tornando sui suoi passi, con lo sguardo di chi era pronto a chiedere scusa e perfino a farsi fustigare, se necessario. “Rob… possiamo parlare?” lo implorò con un filo di voce.
Asia la studiò dalla testa ai piedi. Non aveva nulla a che vedere con quello schianto di donna, era milioni di anni luce da tutto ciò che lei rappresentava. Perfetta, impeccabile, un fisico da copertina. Si sentì morire. Non avrebbe mai potuto competere con la sua perfezione.

  
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