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Autore: FallenAngelsGoToHell    13/08/2013    3 recensioni
La convivenza forzata può portare all'odio reciproco nella maggioranza dei casi... appunto nella maggioranza!
Fra il turbinio di pensieri che affollavano la sua mente uno si fece immediatamente strada verso di lei -Cazzo!- pensò. -Orube va tutto bene?- chiese Cedric nel tono più naturale possibile. -Sì, sì- si affrettò a rispondere lei -è solo che...-. Non riuscì a finire la frase che scoppiò in singhiozzi. Allora lui entrò. Rimase interdetto da ciò che vide. Non appena lo sentì entrare si voltò a fissarlo con gli occhi pieni di lacrime. -Accidenti ma perchè tutte a me devono capitare!- pensò.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cedric, Orube
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 4 tears and rain Era passata una settimana da quando aveva lasciato Kandrakar. Questo voleva dire che era trascorso un mese dalla notizia della morte di suo padre. Un tempo sufficiente a una guerriera di Basiliade per riprendersi da un lutto.


Ma c'era dell'altro.


Non voleva ammetterlo, ma la condanna inflitta al generale Patrinov l'aveva turbata  più di quanto pensasse e tutto questo non le piaceva. Neanche un po'.
Un tempo non si sarebbe lasciata piegare così facilmente, avrebbe sopportato a denti stretti se necessario e, fieramente, sarebbe andata avanti.

Una guerriera. L'allieva prediletta di Luba.

Invece adesso cos'era dieventata?


Si ritrovò a pensare che forse Cedric aveva ragione. Forse era vero che questo pianeta aveva una cattiva influenza su chi, come lei, era un alieno.
Forse era davvero diventata una sciocca, incapace di affronatre la realtà da sola.

Stremato dai pensieri che le affolavano la mente, il suo corpo decise di darle un po' di pace, cadendo nel dolce oblio del sonno.




Tump!

Si sollevò di scatto, mettendosi a sedere sul divano e sgranando gli occhi per vedere meglio.
Cedric la guardò come se non avesse mai visto nulla di più strano.
-Mi è solo caduto un libro. Mi dispiace di averti svegliato-si scusò.

Lei guardò l'orologio sul cellulare: erano passate da poco le undici di notte. Aveva dormito quattro ore e sapeva che per quel giorno non si sarebbe più addormentata.

Si mise a sedere con le ginocchia strette al petto e si ritrovò a pensare:
-Tu Orube te ne starai qui buona buona a controllare lui e quel suo stramaledetto libro e non lo farai. Eviterai discussioni inutili. E poi alla fine che t'importa, la parola dell'oracolo è più che sufficiente per farti stare tranquilla no? No, dannazione, non è sufficiente... Stronzate, la verità è che, non avendo nulla da fare, ti perdi in pensieri idioti... Non sono idioti, quell'uomo...  Tu hai fatto il tuo lavoro, del resto non ti devi impicciare! E' così Orube che fanno i bravi soldati, se non altro per dormire tranquilli, cosa che a te non capita da un po', quindi se vuoi concentrarti di più sul tuo sonno invece che ... -.

-Cedric...- chiese. -Imbecille- si disse mentalmente.
-Uh?...- 
-Cosa c'è nella Torre delle Nebbie?-

Il libro gli cadde di mano. Lo sguardo si posò su di lei, profondo, penetrante.
-Tu non lo vuoi sapere davvero -
Si alzò a racogliere il libro per poi sistemarlo al suo posto.
-Io ho condannato un uomo alla Torre sette giorni fa, a Kandrakar-.
Poi aggiunse- Lui aveva una famiglia-.
-Be allora la sua famiglia non ti manderà lettere di ringraziamento!-

Si voltò di nuovo verso di lei. Spiegò:
 -La tua mente viene piegata da illusioni;continue immagini, suoni, voci affollano i tuoi pensieri. Non puoi divincolarti da essi, non hai un minuto di pace. Credi di perdere definitivamente te stesso in quel luogo, sfociare nella pazzia. Li dentro sono racchiusi i più grandi orrori, che la mente possa partorire-.

Lei era come incapace di reagire alle sue parole. Non poteva essere così terribile.
-Ma lui ci è stato- le ricordò una voce nella sua testa. -Lui ha provato tutto questo e ora lo sta provando un altro-
Lei si alzò. Aveva bisogno di bagnarsi la faccia. Era come se avesse ricevuto due pugni alla bocca dello stomaco: uno per aver condannato un uomo ad una tortura del genere e l'altro perchè sapeva che anche Cedric aveva vissuto tutto questo.

-Tuo padre non sarebbe fiero di te adesso- ripetè ancora la stessa voce.
-Basta!- pensò con irritazione. Suo padre non era li adesso. Lei sì, e doveva fare i conti con la realtà.  
-Non posso credere che una persona come te, tanto legata all'onore abbia fatto una cosa così...- ma le parole del ragazzo vennero interrotte.
-Io non lo sapevo Cedric. Ti giuro che non lo sapevo. E poi non accetterò rimproveri dall'ex servitore di un tiranno!- gli disse lei con rabbia.
Si rimise seduta, aveva bisogno di stabilità.  

Lui la guardò. - Credi di non fallire mai tu? Di non fare mai uno sbaglio? Tu non ci sei stata li dentro, io sì!-.
Si sorprese arrabbiato con lei in quel  momento. Ma cosa credeva? Che solo lei poteva permettersi di giudicare? Pensava di saperne piùdi lui, anche su questo?

Ma osservandola di nuovo, così stanca e afflitta, si rese conto che la rabbia era l'ultima cosa che provava.

Lo stesso sentimento che sette sere fa lo spinse a consolarla, ora lo fece sedere vicino a lei. Sospirò.
Senza sapere il perchè, si ritrovò a pensare che non voleva vederla così triste.
-Mi dispiace Cedric... - disse piano Orube.
Una lacrima cadde a terra. Una lacrima che lui non ignorò.
Le si avvicinò e la strinse a sè.
-Perchè da un po' di tempo sei così Orube? Cosa ti succede?- pensò il ragazzo.


Lei si aggrappò letteralmente al suo collo, spinta da un desiderio mai provato prima. Voleva dimenticare tutto. Voleva che quelle lacrime lavassero via tutto lo sporco su di lei.
Respirò a pieni polmoni il suo profumo, abbandonandosi a un pianto liberatorio. Sentì le sue mani nei suoi capelli e si strinse ancora di più a lui.
Cedric avvertiva il battito irregolare della ragazza contro il suo petto e le sue calde lacrime bagnargli il collo. Un misto di tristezza e tenerezza lo inavase.
Si ritrovò a pensare che non l'avrebbe più lasciata, che sarebbe sempre rimasto con lei e, sebbene questi pensieri gli sembrarono sciocchi e ridicoli, non si sforzò di formularne altri.


Improvvisamente le sue labbra sfiorarono il collo della ragazza con un bacio. Una volta, due volte e poi ancora e ancora, con sempre più passione.
Non si rendevano conto, non volevano rendersi conto.
Sapevano benissimo che tutto stava per sfuggire al loro controllo, ma mentalmente si convincevano del contrario.
Lentamente i pensieri, che prima affollavano la mente di Orube, lasciarono il posto alla beatitudine e lei si ritrovò, per la prima volta, a non pensare.

I loro sguardi si incrociarono, come a cercare negli occhi dell'altro la certezza che fosse tutto vero.
Poi si incontrarono piano le loro bocche. Con calma, si impressero il loro sapore l'una con l'altra per poi ricercarsi sempre di più con forza e necessità.
-Adesso mi fermo-continuavano a ripetersi mentalmente, ma ogni volta rimandavano il momento all'istante successivo.


Cedric si alzò, portandola con se. 
Quasi non percepivano l'affano dei loro respiri, tanto erano presi.
La bocca di lui raggiunse i suoi occhi, baciando i residui di lacrime rimasti.

-Non deve piangere- pensò -non accadrà più-


 Si osservarono per un attimo. Poi lei si ritrovò nuovamente avvinghiata alle sue spalle e lo sentì sollevarla e stringerla contro il suo petto.

Percepì le mani di lui insinuarsi a toccare la sua pelle più segreta, provocandole brividi in tutto il corpo. Non avrebbe mai pensato di poter vivere qualcosa tanto meravigliosa, tremenda, giusta.

-Ma tutto questo non è giusto, e tu lo sai!- le ricordò una voce nella sua testa.
 
Improvvisamente si bloccò. Era come se il suo cervello avesse deciso di prendersi qualche minuto di pausa per poi riaccendersi in quel momento.
Cosa stava facendo? Cosa cazzo stava facendo?
L'aver pianto davanti a lui non era abbastanza, certo, allora perchè non finire a letto con lui e distruggere definitivamente quel briciolo di dignità che le era rimasta?

No, non fino a questo punto.

Allontanò il viso dal suo e sciolse l'abbraccio.
Lui la guardò confuso. Pensava che fosse ancora scossa per il discorso di prima, così allungò una mano per accarezzarla, ma lei si scostò da lui in fretta.

-Orube, cosa ... -
-Non dire niente. E' meglio che almeno uno di noi ritorni in sè, non credi?-
-Mi dispiace Orube, io non ... -
-E' stato uno sbaglio, tutto qui. Io non voglio compromettere il mio incarico. Non accadrà più-.

Cedric era senza parole. La vide scomparire in libreria e improvvisamente si rese conto.

L'aveva perduta. Lui era solo un'altra pericolosa creatura da controllare per lei, nulla di più.

Si accasciò a terra, nello stesso punto dove si era sistemata lei e lentamente lasciò che le lacrime solcassero il suo viso stanco e afflitto.

Poi si addormentò.

Poi incominciò a piovere. 

















  
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