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Autore: pazzamenteViola    14/08/2013    3 recensioni
Giada è una ragazza come tante altre, si divide tra l'università e il suo lavoro da barista.
Giada ha un fratello un po' ingombrante.
Giada è stata tradita e di uomini non vuole più sentir parlare, ma poi arriva lui... E niente sarà più come prima.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Giada&Alex'
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Tornare a Londra fu la scelta giusta, mi permise di capire molte cose; per esempio che Mara aveva ragione mi ero comportata da bambina scappando in quel modo, ma soprattutto, dopo pochi giorni capii che quel bacio che, mi aveva sì ferita, non era il vero problema. Parlando con Amy e Jay, raccontando loro tutti quei mesi passati insieme ad Alex, capii che non lo avevo lasciato perché consideravo quel bacio un tradimento, ma perché le sue parole mi avevano aperto gli occhi su di lui, su di noi. Come poteva dire di non essere al centro del mio mondo? Come poteva non comprendere che preferivo non tornare a casa, perché ripartire dopo due giorni faceva sempre più male? Il problema era che lo amavo, lo amavo al punto di mettere in discussione i miei sogni per lui, pur sapendo che lui non lo avrebbe mai fatto per me, lo amavo troppo e questo mi spaventava. Arrivata a questa conclusione avevo la mente abbastanza lucida per capire che avevo due opzioni: tornare da Alex, chiedere scusa e prepararmi a continuare farlo ad ogni litigio simile oppure rimanere a Londra per un po’, cercando di tornare ad amare me stessa più di quanto amassi lui. Decisi di restare a Londra, chiamai Mara per scusarmi e per spiegarle tutto, mi disse che era comunque orgogliosa di me e mi avvertì che non sarebbe stato semplice.
Rimasi a Londra fino a metà febbraio, in quel periodo tornai a Milano solo per dare gli esami, se riuscivo ripartivo in giornata. Ripresi a lavorare al locale di Bill, Amy mi ospitò a casa sua e Jay occupò il mio tempo libero con le sue battute e i suoi amori complicati o semplicemente impossibili, cercai di riprendere in mano la mia vita esattamente dal punto in cui era prima che Alex entrasse a farne parte, non fu semplice ma quando fu il momento di tornare in Italia ero convinta di esserci riuscita.
Tornai a Milano il 14 febbraio, San Valentino aveva deciso di riempire tutti i voli del giorno precedente e del successivo. Lasciare Jay ed Amy fu ancora più difficile, avevano avuto un ruolo fondamentale in quelle settimane, sapevo che senza di loro non ce l'avrei mai fatta e soprattutto l’università non mi sembrava un motivo così valido per lasciarli o almeno non valido quanto lo era stato Alex l’estate prima.
Quando aprii la porta del mio appartamento a Milano, Jenny rimase sorpresa, pensava che sarei tornata il giorno dopo, mi disse che avrebbe disdetto il suo appuntamento ma la convinsi a non farlo. Approfittai della casa vuota per sistemare un po’ di cose, scrissi a Michele per comunicargli che ero tornata e chiamai mio fratello. Non sentivo la sua voce da quella mattina di gennaio, in quel periodo avevo preferito scrivergli, rendeva tutto più semplice, fui felice di sentire che la sua voce non era cambiata mi disse che quella domenica sarebbe tornato in panchina per la prima volta dopo l’infortunio, non osò chiedermi di essere presente. Sapevo che mi avrebbe voluta al suo fianco, lo amai un po’ di più per questa sua delicatezza e mi odiai un po’ di più per essere così egoista. Passai il resto del pomeriggio a disfare i bagagli e a evitare il film romantici in tv, avevo appena trovato uno schifosissimo film dell’orrore quando suonarono alla porta: “Chi è?” chiesi prima di aprire.
“Ho un pacco per la sig.ra Giada Rostri”
“Buonasera” dissi mentre aprivo la porta al corriere, che avrà avuto sì e no la mia età.
“‘Sera” mi salutò squadrandomi da capo a piedi “una firma qui” disse e poi mi porse il pacco.
Rigirai il pacchettino tra le mani, non c’era il mittente: “chi lo manda?” chiesi
“Non saprei dirti” mi sorrise.
“Grazie mille. Buona serata” e mi chiusi la porta alla spalle, prima che potesse dirmi altro. Mi sedetti sul divano e osservai il pacchetto: era leggero e rettangolare. Esitai per un istante poi mi decisi ad aprirlo, all'interno c’era un pacchettino regalo, ancora nessuno biglietto. Feci un respiro profondo e lo scartai: era un cd.
Leggendo il titolo, GIOIA, sorrisi amaramente. Era l’ultimo album dei Modà, il loro concerto di Aprile era stato il primo e, in quel momento realizzai anche l’ultimo, progetto a lungo termine che io ed Alex avevamo fatto insieme. Girai il cd per leggere la track-list, fu allora che vidi un post-it a forma di freccia che, indicando la traccia numero 7, diceva “Ascoltami!”. Riconobbi subito quella calligrafia, conoscevo fin troppo bene le mani che avevano scritto quelle lettere: Alex. Mi diressi al computer e inserii il cd nel lettore, posizionai il cursore sulla traccia sette: Dimmelo, questo era il titolo; mi presi qualche secondo e dopo un profondo respiro schiacciai play:

 

Non mi capisco
perdo il controllo
faccio paura addirittura
anche a me stesso
Ti trovo dentro
ogni ricordo
e come un pugno che fa male
male di brutto
inerme incasso
e mi convinco un'altra volta
che non è finito tutto
 
Non cancellarmi
piuttosto dammi
almeno un'ora per parlarti
e per sfogarmi
non serve a niente
me l'hai già detto
ma abbi il coraggio di guardarmi
dritto dentro agli occhi
 
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dove posso andare adesso
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
per dimenticare
ci sarà un posto
dove l'aria non parla di te
Ti prego dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dimmelo
 
Vorrei toccarti
e respirarti
vicino ai punti più sensibili
e sentirti
gridare forte
non per dolore
ma dal piacere e dalla voglia
di fare l'amore
di farlo bene
senza paura più del tempo
E di qualcuno che ci possa separare
 
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
...

 

Tre minuti di canzone, tre minuti per capire che ero proprio una stronza e un’illusa: lo avevo ferito e non ero neanche riuscita a dimenticarlo, anzi lo amavo ancora. Rimasi lì, seduta, il volto rigato da lacrime amare e continuai ad ascoltare il cd, lo ascoltai tutto, per tre volte, poi con uno scatolone andai in camera e cominciai a raccogliere tutto quello che parlava di Alex: le foto della nostra vacanza in Grecia, la camicia e tutte le magliette che gli avevo rubato quando ci dovevamo separare, il pupazzo che aveva vinto per me al luna park, il braccialetto che mi aveva regalato quando ci siamo detti ti amo per la prima volta. Fu buffo vedere come una storia di quasi sei mesi potesse ridursi a un semplice scatolone, presi il cd e, come aveva fatto lui, attaccai un post-it che questa volta indicava la traccia 12 e diceva: “Sai anche tu, che non parla di noi!” poi lo aggiunsi allo scatolone, mentre lo sigillavo mi dissi: “Se devi fare la stronza, falla fino in fondo!”
Andai in cucina, lasciai un bigliettino a Jenny e presi le chiavi della sua auto, sapevo che avrebbe capito.
Guidai ininterrottamente, lo scatolone chiuso sul sedile al mio fianco, arrivai a Pescara in piena notte, lasciai lo scatolone davanti alla porta di Alex e tornai in auto, per un attimo pensai di fermarmi da Andrea, ma scacciai quel pensiero, sicuramente sarebbe stato il primo posto dove Alex mi avrebbe cercata. Riaccesi il motore e me ne tornai a Milano. Sapevo che non sarei più tornata lì per molto tempo, sapevo che dal quel momento Pescara non era più casa mia.

                                                                                                                                         
 
Oggi: Pescara.
 

Mi ero dimenticata di quanto gli abbracci di mio fratello possano scavarmi dentro, riportando tutto a galla. Sento gli occhi di Alex fissi su di me e ricaccio indietro le lacrime, non davanti a lui continuo a ripetermi, mentre tutti i momenti trascorsi insiemi mi scorrono davanti agli occhi.
“L’hai già vista?” mi chiede Andrea liberandomi dal suo abbraccio.
“No” dico: “quando sono arrivata, l’aveva appena portata via”
“Allora, andiamo!” esclama “ti porto a vedere la Mia bambina”.
Gli sorrido: “Andiamo, a dopo” dico rivolgendosi principalmente a Michele.
Appena svoltato l’angolo il mio fratellone mi chiede: “Come stai?”
“Sono felice per voi!” rispondo con sincerità.
“Questo lo so… ma non hai risposto alla domanda, sorellina!”
“Sto bene…” tento di rassicurarlo: “Davvero!”
“Bugiarda” commenta abbracciandomi e dandomi un bacio sulla fronte.
Fortunatamente arriviamo alla nursery, non ho voglia di pensare ad Alex, non ora, non ancora. “Qual è?” chiedo.
“Seconda culla a destra” mi spiega indicandola: “è bellissima, tutta sua madre!”
“Per fortuna!” mi ritrovo a commentare
“Simpatia portami via, eh?”
“Ti voglio bene, paparino!”
“Se va beh…oggi sono buono, ma non ti ci abituare” mi concede poi si blocca vedendo l’infermiera che gli fa cenno di entrare. “Vado a prenderla, così te la presento!”
Sorrido, trasportata dal suo entusiasmo: “sbrigati! non vedo l’ora”
Sto osservando divertita il mio fratellone mentre, oltre il vetro, impacciato prende in braccio la sua bambina, quando sento una mano poggiarsi sul mio fianco. Non mi volto neanche verso di lui, avrei potuto riconoscere quel tocco tra mille: “cosa vuoi?”
“Mi sei mancata!” sussurra al mio orecchio
Un brivido mi percorre la schiena: “Ne sarà contenta, Alyssa” commento cercando di mostrarmi indifferente. Riesco a sentirlo sorridere compiaciuto al mio fianco, ma tengo gli occhi fissi suo mio fratello, non gli darò questa soddisfazione e lui lo sa.
“Se non ti conoscessi direi che sei gelosa!” prova a provocarmi Alex, tirandomi più vicino a sé.
“Sta proprio esagerando” penso innervosita da quel gesto e appoggio la mia mano sulla sua nel tentativo di liberarmi dalla sua stretta…pessima idea. Si aspettava quella reazione da parte mia e approfitta della mia distrazione per stringermi a lui, il mio petto contro il suo, i nostri visi vicini, tengo lo sguardo basso, non incrociare i suoi occhi, continuo a ripetermi.
“Perché non mi guardi?” chiede divertito, alzandomi il mento con delicatezza.
“Ti sto guardando, contento?” rispondo cercando di ignorare il battito accelerato del mio cuore.
Annuisce mentre lentamente avvicina le sue labbra alla mie, cerco di allontanarmi da lui, ma il mio corpo sembra non reagire agli ordini, ancora qualche secondo e…
“Sorellina, ti presento…” Andrea si blocca stupito dalla scena che aveva appena interrotto, io ne approfitto per liberarmi dalla stretta di Alex e mi avvicino alla mia nipotina.
“Andre, guarda: mi sta sorridendo!” tento di richiamare la sua attenzione e stringo la manina che Mia ha allungato verso di me.
Mi fratello torna a concentrarsi su di noi e sorride: “Sorellina, questa è Mia. Mia questa è zia Giada” ci presenta, una piccola lacrime corre sul mio volto. “Vuoi tenerla in braccio?” mi chiede.
“Io? Ma…”
Andrea sorride e mi passa la piccola: “Attenta alla testa” si raccomanda
Guardo Mia che mi osserva con i suoi occhioni grandi, gli stessi della sua mamma: “Andrea è… bellissima” è l’unica cosa che riesco a dire.
“Già, davvero bellissima!” sento rispondermi, ma non è la voce di Andrea, bensì di Alex. Alzo lo sguardo verso di lui che mi sorride, alzo gli occhi al cielo e gli sorrido, sapevamo entrambi che, anche questa volta, aveva vinto lui.
Eccoci di nuovo: i suoi occhi nei miei. Come se non fosse successo niente, come se non esistesse altro all’infuori di noi, come sempre…  Forse per sempre.

 

FINE PRIMA PARTE

  
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