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Autore: Malakia    14/08/2013    1 recensioni
Fem!Hawke e Anders in fuga dopo la rivolta a Kirkwall, in cerca del Custode Grigio nella francesissima terra di Orlais.
Nel frattempo, il Custode in questione deve affrontare una nuova battaglia... la "dura" vita a corte e la responsabilità di essere diventato padre di una bambina in cui alberga l'anima di un Antico Dio. In due parole, cosa accadrà ai personaggi tra Dragon Age 2 e il terzo capitolo della saga, approfittandone anche per delineare il background della mia (futura) Inquisitrice Qunari.
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anders, Morrigan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Surana inspirò profondamente. Val Royeux si estendeva mastodontica davanti a lui, le alte torri merlate che si stagliavano contro il cielo ambrato della mattina. Il vento soffiava implacabile sulle mura scompigliandogli i capelli e facendo schioccare gli stendardi rossi e blu.
Come tutti gli elfi era longilineo e di statura ridotta, ma qualcosa nella sua figura esprimeva potere. E non per merito del pregiato abito da magister sul cui spallaccio destro era stata fissata, come un trofeo, la maschera bronzea dell’Architetto.
Sedeva a gambe incrociate sul balcone principale del palazzo dell’Imperatrice. A quell’ora non c’era nessuno in giro e lui poteva godersi un po’ di tranquillità prima di venir nuovamente trascinato nella caotica vita mondana della corte Orlesiana. Nessuno sapeva chi fosse in realtà, eccetto l’imperatrice e il ciambellano ma a Surana stava benissimo così. I bagni di folla e le parate non facevano per lui, aveva salvato il Ferelden e sconfitto l’Arcidemone, ma non era mai stato interessato alla gloria. Il potere, quello si che lo intrigava.
Da quando Morrigan era entrata a corte come consigliera dell’Imperatrice anche la sua vita era cambiata. Dopo anni passati a dormire sulle dure brande del Circolo prima sulle stuoie della sua tenda poi, i voluminosi cuscini di piume del suo nuovo alloggio quasi lo infastidivano.
Non aveva bisogno di tutta quell’opulenza e l’unico motivo per cui aveva accettato la fin troppo generosa ospitalità dell’Imperatice era la possibilità di accedere alla biblioteca del palazzo. Ovviamente sperava di trovarvi qualche antico manoscritto, ma le sue aspettative furono deluse. Stando ai libri che aveva consultato, ad Orlais le sole cose a contare erano i bei vestiti, l’alta cucina e i complotti di palazzo e niente di tutto ciò lo interessava.
Ma Morrigan era felice. Sarà stata anche una strega delle selve cresciuta lontana dalla civiltà, ma era pur sempre una donna e le ricchezze e il fasto di quel mondo sembravano andarle a genio. Se non altro, nessuno aveva mai osato chiamarla eretica.
Il fatto che fossero due maghi non aveva  mai causato problemi nonostante la capitale fosse anche sede dell’Ordine dei Templari. L’Imperatrice aveva un debole per Morrigan, con i suoi modi schietti e logici la strega era in grado mostrare alla sovrana punti di vista sempre nuovi che nessun’altro dei suoi sudditi avrebbe mai osato proporle.
E poi c’era Alyzabel. La piccola, pestifera, adorabile Alyzabel.
Mezzelfa, palliduccia, capelli corvini e il caratteraccio di sua madre.
Non pensava che si sarebbe affezionato a lei, eppure la sua leggendaria imperturbabilità veniva meno se lo guardava con quei suoi occhioni color ambra, identici ai suoi. Anche se dietro quello sguardo di bambina si nascondeva l’anima di un Antico Dio, anche se il suo corpicino era un involucro per un potere troppo grande per un mortale, un potere che lo attirava come una falena che si lascia tentare dalle lingue del fuoco…
Ma era sua figlia e non riusciva a pensare a lei come ad un polveroso grimorio di magia pronto a rivelargli i suoi segreti. Era una bambina che lo chiamava e cercava la sua approvazione, così impacciata nei pomposi abiti che la moda Orlesiana imponeva alle donne d’alto rango.
E lui, per la prima volta in tutta la sua vita, si sentiva impotente davanti a qualcuno. Certe volte gli risultava persino difficile dirle di no se si metteva a fare i capricci e allora era Morrigan a rimproverarlo, senza nascondere però una certa soddisfazione nel constatare come il burbero Custode Grigio che conosceva si stesse poco a poco aprendo con lei e con Alyzabel.
Il loro era sempre stato un rapporto strano, s’erano avvicinati inizialmente per pure “affinità intellettuali” perché Surana era interessato ad apprendere quanti più segreti la figlia di Flemeth fosse disposta a condividere con lui. I primi progressi lo avevano estasiato e così aveva insistito affinchè Morrigan gl’insegnasse a mutare forma proprio come faceva lei. Le “lezioni” che la strega delle Selve gli impartì all’accampamento sotto gli occhi strabuzzati di Alistair  erano uno dei ricordi più preziosi che Surana custodiva nel suo cuore freddo e atrofico. Forse era addirittura il primo bel ricordo che avesse mai immagazzinato nella sua biblioteca mentale.
Prima di diventare un Custode, prima di incontrare Morrigan… per lui esisteva solo il Circolo. Lo avevano portato via dalla sua casa a Redcliffe quando aveva solo sette anni e tutto il resto della sua vita lo aveva passato dietro le mura fortificate della torre, con gli altri apprendisti che lo prendevano di mira semplicemente perché era un elfo e loro, rampolli di qualche signorotto locale, gli elfi li tenevano come sguatteri e stallieri.
Poi ovviamente c’erano i Templari, sempre pronti a sottoporti al rito della Calma al minimo passo falso. Le sole persone di cui sentiva di potersi fidare erano il suo compagno di stanza Jowan e il Primo Incantatore Irving. Jowan era una mezza cartuccia come mago, ma condivideva il suo desiderio di fuggire da quella prigione e questo gli bastava. Irving beh, era il solo che rispettasse veramente lì dentro. Era un uomo placido e saggio, sempre pronto a mediare con i templari per proteggere i suoi studenti e più di una volta lo aveva tirato fuori dai guai.
Ma Morrigan era completamente diversa. Tra loro c’era stata intesa sin dal primo momento, spesso si toglievano l’un l’altra le parole di bocca esponendo il loro punto di vista, altrettante volte di andavano contro come due cani rabbiosi. Un momento prima voleva baciarla, quello dopo voleva ucciderla. Era una relazione amara, contorta, spesso crudele. Ma per loro funzionava.
Più imparava a conoscerla e più desiderava essere come lei, un eretico cresciuto libero dal giogo della chiesa perché, che lui lo volesse o no, la permanenza al Circolo gli aveva inculcato l’idea di dorver reprimere il suo dono per la magia, di doverlo temere e nascondere.
Con Morrigan, lontano dalla Torre invece poteva abbracciarlo. Poteva essere sé stesso fino in fondo, poteva ridere mentre i Prole Oscura bruciavano come carta ad un suo semplice gesto, mentre i suoi nemici si rannicchiavano terrorizzati o preda di incubi più vividi della realtà si scagliavano l’uno contro l’altro… poteva sentirsi libero.
La vocetta di Alyzabel lo riscosse dai suoi pensieri mentre le sue manine gli strattonavano il mantello – Papà! Papà, la mamma mi ha detto di portarti questa! –
Surana si voltò, regalando un sorriso stanco alla sua streghetta preferita – Fa vedere Alyz. –
La bambina consegnò la lettera chiusa con un sigillo di ceralacca nero che Surana non riuscì ad identificare. Prese la figlioletta sulle ginocchia e lei lo abbracciò tutta contenta, giocherellando con le trine del suo farsetto da Magister.
Surana aprì la busta scorrendo distrattamente le righe della lettera, ma mano mano che leggeva la sua espressione si fece sempre più corrucciata.
- Papà… stai bene? – gli chiese la piccola notando il suo improvviso cambiamento d’umore.
Lui la ignorò, rileggendo la missiva per assicurarsi di aver assimilato tutte le informazioni e  poi si mise in piedi, tenendo ancora Alyzabel tra le braccia e rientrò nelle sue stanze.
Indugiò con lo sguardo sull’armadio chiuso da un lucchetto incantato che custodiva la sua armatura e il suo bastone da battaglia. Posò delicatamente la bambina a terra, scompigliandole i capelli scuri prima di sollevare la mano destra per sciogliere il sigillo del guardaroba e spalancarlo.
Erano anni che non usava il suo equipaggiamento, ma alla vista degli intarsi sul bastone e delle rune abilmente iscritte sulle piastre d’acciaio gli sembrò di non essersene mai separato. Quegi oggetti erano parte di lui, s’erano macchiati del sangue di mille nemici eppure sembravano invocarne altro. Li avrebbe accontentati.
Alyzabel sapeva che suo padre era un tipo di poche parole, perciò non insistette e si ritirò in un angolo della stanza, osservandolo in silenzio mentre con solennità rimetteva mano agli abiti che lo avevano consacrato salvatore del Ferelden. E quello stesso eroe che lei non aveva mai conosciuto ma del quale aveva tanto sentito parlare presto fu finalmente davanti a lei, avvolto nelle sue lugubri vesti da stregone.
Prima di indossare l’elmo a forma di testa di grifone, Surana si rivolse alla piccola – C’è una cosa che devo fare. E’ importante Alyzabel, molto importante. Torna da tua madre e dille che starò via alcuni giorni. Tornerò presto, non preoccuparti per me. –
- Non mi preoccupo. – rispose lei serenamente – Lo so che sei il più forte di tutti. –
Surana sorrise – Vorrei che fosse così, mostriciattolo. Adesso su, vai. -
La bambina annuì, ma prima di uscire dalla stanza aggiunse – Li braccano. I Templari… loro li prenderanno. Devi affrettarti. –
L’elfo sollevò le sopracciglia sottili. – Cos’altro vedi? – chiese, avvicinandosi di un passo per scrutarla dritta negli occhi.
C’erano dei momenti in cui Alyzabel si comportava come una normale bambina, tempestandolo di domande e mettendo il broncio, ed altri dove rivelava la sua natura sovrannaturale diventando improvvisamente silenziosa, seria, adulta. Momenti in cui parlava di cose che non poteva sapere, di eventi accaduti prima della sua nascita, di cose che avvenivano a chilometri di distanza. Morrigan sosteneva che  quello era solo uno dei tanti poteri che crescendo avrebbe sviluppato e lui tremava d’impazienza e di paura al solo pensiero.
Alyzabel si concentrò, serrando a pugno le piccole mani – C’è una luce, uno… spirito, nel corpo di un uomo. E un’ombra, un demone…! …Fuggono insieme, dagli uomini in armatura… ma… ma…! –
Surana sentì un fiotto di pietà alla vista degli occhi spaventati della bambina, anche se le sue parole non avevano fatto altro che confondergli le idee – Stai calma, partirò immediatamente. Vai da Morrigan. -
La bambina si riscosse come da un brutto sogno e annuì tremando – Fai presto! –
Per tutta risposta lui si calò l’elmo sulla fronte e uscì a gran passi col bastone saldamente stretto nella mano coperta dal guanto d’armi. Il clangore delle piastre dell’armatura non gli era più così familiare, ma la visione di Alyzabel occupava interamente la sua mente. Uno spirito nel corpo di un uomo… poteva essere Giustizia? Non ne era certo, ma visto che il mittente della lettera era Anders non era da escludere.
Dopo aver ucciso l’Architetto le loro strade si erano divise e non aveva saputo più niente di lui, di Nathanael Howe o degli altri compagni che l’avevano affiancato durante quella lotta post-Flagello. Dopo essersi separato da loro, era partito alla ricerca di Morrigan e s’era ricongiunto con lei dopo una vera e propria caccia alla strega nelle selve Koncari. Cosa ne fosse stato degli altri non gli era mai interessato, così come non gl’importava più niente del Ferelden che aveva da tempo smesso di considerare come casa propria.
Ma Anders… lo ricordava bene, persino con un certo affetto. Lo faceva ridere la sua fissazione per i gatti. Inoltre era un fuggiasco del Circolo esattamente come lui, perciò avevano sempre avuto un sacco di argomenti in comune e per questo non se la sentiva di ignorare la sua richiesta d’aiuto. Soprattutto se ciò che la lettera diceva corrispondeva al vero.

 
So che è passato tanto tempo Surana, ma ho un disperato bisogno del tuo aiuto. Non so dove ti trovi, né se questa lettera ti raggiungerà mai, ma sei l’unico a cui posso rivolgermi. Sono in fuga dai Liberi Confini, ho lasciato Kirkwall al culmine della rivolta tra Maghi e Templari e adesso sono il loro ricercato numero uno. Non posso dirti cosa ho fatto, le voci sul mio conto presto si spargeranno in tutto il Thedas e allora sarà troppo tardi  perché persino tu possa offrirmi il tuo aiuto. Posso solo dirti che sono una persona molto diversa da quella che hai conosciuto, forse sono diventato più simile a te. Ho visto e fatto cose terribili, perciò in nome dell’amicizia che un tempo ci legava, sono obbligato ad avvertirti che ti caccerai in guai molto grossi se verrai in mio soccorso. Non ti avrei mai chiesto una cosa del genere se non fosse stato davvero necessario ma non si tratta solo di me. Con me sta fuggendo un’altra eretica e mi sembra sottointeso che questa donna mi stia molto a cuore. Non voglio perderla per colpa dei Templari. Non voglio assistere ad altre ingiustizie. Impazzirei, Surana. Impazzirei.
Ci stiamo dirigendo verso Val Royeaux dove spero che questa lettera ti raggiungerà. Siamo allo stremo, inseguiti da un’orda di Templari. Segui le tracce, so che ci troverai.
--- Anders

 
Prendendo per buono che Giustizia fosse lo spirito a cui Alyzabel si riferiva, perché Anders non lo aveva menzionato parlando invece della sua nuova fiamma? E poi c’era sempre l’ombra… il demone che aveva spaventato la sua piccola. Che cosa ci faceva con Anders? Possibile che non si fosse accorto della sua presenza? Il mago biondo era uno sciocco, ma Surana non lo credeva stupido fino a questo punto. Doveva vederci chiaro.  
  
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