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Autore: SandrinaWriter    15/08/2013    2 recensioni
Come sarebbe andata se Marissa non fosse morta? Se lei fosse riuscita a sopravvivere a quell'incidente? Come sarebbe continuata la sua storia con Ryan? Cosa sarebbe successo a Seth e Summer? Ecco come io immagino la mia quarta stagione di The O.C., ecco come avrei voluto che andasse. Perché Ryan e Marissa erano destinati a stare insieme. Perché Seth e Summer avevano un futuro davanti a sé. Perché i Fantastici Quattro sarebbero ancora stati Fantastici.
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marissa Cooper, Ryan Atwood, Seth Cohen, Summer Roberts, Un po' tutti | Coppie: Marissa Cooper/Ryan Atwood, Ryan Atwood/Taylor Townsend, Seth Cohen/Summer Roberts
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte Ryan non aveva chiuso occhio, non era neanche rimasto a fissare il vuoto come era suo solito fare da quando Marissa era partita. No. Quella notte guardava la loro fotografia incorniciata, quella che Seth gli aveva fatto di nascosto quando erano al mare, quando il mondo era sempre incasinato, ma a loro non importava. Erano partiti tutti e quattro per chissà dove, se ne erano fregati se il mondo ce l'aveva con loro, volevano vivere. Ryan guardava la foto con l'ansia e la speranza di un ragazzo che deve affrontare un esame, la gioia di un bambino nel comprare un giocattolo nuovo, l'amore di un uomo che raggiunge l'unica donna che abbia mai amato. Guardava quella fotografia e si immaginava l'incontro con lei a Parigi. L'avrebbe raggiunta sul posto di lavoro o sarebbe andato nella sua nuova casa. Non gli importava se l'avrebbe cercata tutto il giorno. Stava già sognando il momento in cui i loro occhi si sarebbero finalmente guardati di nuovo. E magari Marissa gli avrebbe sorriso come fosse il loro primo incontro.  

L'orologio della casetta in piscina segnava le 04:30 precise. Il suo volo era previsto per le 07:30. Ryan si alzò dal letto, andò in bagno a farsi una doccia e si mise i vestiti che aveva preparato la sera prima. Tutto era pronto, doveva solo uscire di casa. Prese la borsa, diede un ultimo sguardo per vedere se non aveva dimenticato nulla ed uscì. Aveva salutato i Cohen la sera prima per cui non gli sembrava giusto svegliarli neanche all'alba. Scese verso il vialetto ad aspettare il taxi, ma vide la macchina di Sandy proprio lì davanti. Ryan gli si avvicinò.

"Seth?"

"Credevi davvero che ti avrei lasciato andare da solo all'aeroporto?"

"Ma è l'alba.."

"Lo so, consideralo come un mio gesto estremo di amicizia"

"Ne sono onorato!"

"Dai sali prima che cambio idea e mi vado a rimettere a letto"

"Seth.. Forse è il caso che guidi io, sai non vorrei che.."

"Mi stai dicendo che potrei addormentarmi in macchina mentre guido?"

"E' una probabilità, perchè scartarla?"

"Mi offendi profondamente"

"Quante ore hai dormito?"

"Bè, è venuta Summer, abbiamo recuperato per voi, coccole del dopo recupero, ho chiuso gli occhietti verso le due"

"Bene, sono le quattro e trentacinque"

"Ryan, forse sarebbe meglio che guidassi tu. Sai non vorrei che mi prendesse un attacco di sonno. Lo dico per salvaguardare la nostra vita"

"Ottima idea! Come mai non ci avevo pensato prima?"

"Sono io la mente! Tu sei il braccio!"

"Aspetta un attimo. Che vuol dire che tu e Summer stavate recuperando per noi? 1) Per noi chi? 2) Che vuol dire recuperare? 3) Cosa facevate? 4) Perchè?"

"Ryan.. Ryan.. Sono tutte domande molto interessanti e lecite, ma ti prego di farmele una alla volta. Ti ricordo che sono le quattro e trentacinque, anzi, e trentasei e il mio cervello ancora deve connettersi al mondo"

"Seth vuoi che ti ricordi tutte le volte che mi hai svegliato nel bel mezzo della notte?"

"Avevo dei validi motivi"

"Ovvero?"

"Ora non me li ricordo. Ho la mente annebbiata"

"E in questo non c'è nulla di nuovo" sussurrò tra sè e sè Ryan.

"Come scusa?"

"No, nulla. Dicevo che è meglio che ci muoviamo o arrivo tardi in aeroporto e magari perdo pure il volo!"

"Ma dai, succede solo nei film!"

Nel frattempo a Parigi era ormai mattina e Marissa era nell'ufficio del padre. Lei doveva fargli da segretaria, prendere appuntamenti e ordini per quanto riguardava la vendite delle barche private. Quella mattina non era particolarmente indaffarata, aveva forse bisogno di staccare un pò. Quella notte non aveva chiuso occhio. Era preoccupata senza però saperne il motivo. Ryan era la sua preoccupazione più grande, ma stava cercando di andare avanti. 

"Buongiorno signorina! Lo gradisce un buon caffè che la rimetta in sesto?"

"Mark! Proprio quello di cui avevo bisogno, me lo stavo sognando!"

"Vedi? Ti leggo nel pensiero! E poi non mi dire che non ci credi!"

"Quanto sei scemo!"

"E tu quanto sei bella.."

"Dai, smettila che mi metti in imbarazzo"

Mark era andato a trovarla e le aveva portato il caffè come ultimamente faceva sempre. Marissa era contenta di questa nuova conoscenza, cominciava ad abituarsi a Parigi, a sentirsi un pò in un suo equilibrio, a proprio agio. Mark le piaceva. Era carino, premuroso, dolce, la faceva ridere e la riempiva di attenzioni. 

"Sei venuto quì solo per portarmi il caffè?"

"Veramente no.."

"A ecco. Vedevo che volevi dirmi qualcosa"

"Effettivamente. Bè, praticamente avremo parecchio tempo per conoscerci meglio"

"Che vuoi dire?"

"Voglio dire che devo restare quì per lavoro, almeno per un paio di mesi"

"Lavoro?"

"Sì, sono un manager e devo cercare nuovi e vecchi volti per la ribalta"

"Ma dai! Sono felice, veramente!"

"Fai qualcosa stasera?"

"Oltre a sistemare qualcosa in casa?! Bè nulla direi!"

"Che ne dici se ci andiamo a mangiare qualcosa insieme? Così soddisferò ogni tua curiosità sul mio lavoro!"

"Perchè no? Passi tu quì al lavoro?"

"Perfetto. A stasera" disse Mark fancendole l'occhiolino mentre andava via.

Intanto a Newporth Beach Summer stava facendo colazione, mentre il padre e Julie erano usciti un pò in spiaggia. Era ancora intenta a versare latte e cereali, quando qualcunò bussò alla porta di casa.

"Hola Summer!"

"Juan! Ciao.."

"Buongiorno bonita! Como estas? Scusa, come stai? Il mio accento ogni tanto ha la meglio!"

"Ehm.. Bene! Come mai questa visita?"

"Ti ho portato le migliori briosche di Newporth o almeno così mi hanno detto"

"Bene, lo proviamo subito. Vieni, entra, facciamo colazione insieme" 

Summer e Juan andarono così in cucina e iniziarono a chiacchierare del più e del meno. Summer era rimasta colpita da Juan, le aveva fatto una buona impressione, le sembrava di conoscerlo da sempre.

"Da quant'è che balli?" chiese Summer a Juan.

"Praticamente da quando ero nella pancia di mia madre! Era una ballerina e quando ero piccolo ballavo sui suoi piedi. Ha fatto giusto in tempo ad insegnarmi qualche passo che poi è morta in un incidente stradale. Così io ho continuato la sua passione. Amo il ballo come la mia vita, è come se attraverso di esso riuscissi a raggiungere mia madre, a parlarci e a trasmettere ciò che vorrebbe dire lei. Lo so, è un pò strano"

"No, è davvero dolce"

"Perchè non fai un salto alla scuola dove insegno?"

"Insegni quì?"

"Sì, è per questo che mi sono trasferito quì"

"Caspita!"

"Lo prendo per un sì?"

"Vedremo.. Insomma, perchè no? Vedere una lezione di ballo non costa nulla! Giusto?"

"Giusto! Brava chica!"

Parigi faceva uno strano effetto al primo impatto, forse per la torre Eiffel, forse perchè tutti la considerano la città più romantica, o forse perchè lo è davvero. Ryan girovagava per quella città dell'amore in cerca della sua amata. Il suo cuore batteva al solo pensiero di poterla rivedere. Aveva in mano un biglietto con scritto il nome dell'agenzia di Jimmy "Viaggia con i Cooper". Ogni tanto si fermava a chiedere informazioni con la speranza di trovare la persona che lo avrebbe portato al posto giusto. Parigi di sera faceva tutto un altro effetto, non che l'avesse vista anche di giorno, ma aveva quel tocco in più, quella magia che neanche Newporth aveva.

Dopo aver camminato e cercato per ore e ore, finalmente una donna del posto riuscì a dargli le giuste indicazioni. Si fermò così ad aspettare un taxi diretto da lei. Sperava solamente che lei stesse lì, che fosse il suo turno, non ce l'avrebbe fatta a cercare anche casa sua. L'avrebbe fatto di certo, ma sarebbe stato contento se la fortuna fosse stata dalla sua parte. Una volta arrivato il taxi, diede tutte le informazioni, non c'era traffico, Parigi sembrava immensa. Non gli importava molto della città, voleva Marissa, ma il suo pensiero gli permetteva di guardare quel panorama con occhi diversi. Il taxi si fermò, segno che era arrivato. Alzò gli occhi fuori dal finestrino e un tuffo al cuore gli venne d'improvviso. Lesse l'insegna: "Viaggia con i Cooper". L'agenzia c'era. Era arrivato al posto giusto. Marissa era lì o forse c'era solo Jimmy. Fatto sta che l'aveva trovata. Pagò il taxi, scese e si fermò lì davanti. Riconobbe una chioma bionda liscia. Era arrivato il momento. Marissa era lì dentro. Finalmente si sarebbero rivisti. Ryan stava per entrare, quando da dietro quella chioma bionda spuntò un ragazzo, alto e moro, con una rosa in mano. Marissa l'aveva già dimenticato? Possibile che Ryan non faceva più parte della sua vita? Ryan non poteva credere ai suoi occhi, sentì la sua metà di cuore spezzarsi sempre di più in mille frammenti. Non aveva tempo per raccoglierli. Così si voltò, attraversò la strada e chiamò un altro taxi: "Ho bisogno di un taxi per l'aeroporto". Non aveva nessun bisogno di annullare il biglietto del ritorno. Gli serviva. Doveva tornare a Newporth e dimenticare per sempre Marissa. Lei aveva la sua vita, lui doveva provare a riprendersi la sua. Rimettere insieme i cocci era dura.

"Papà chiudi tu? Noi andiamo a mangiare qualcosa. Torno presto" disse Marissa a Jimmy che era appena entrato.

"Viene anche Ryan con voi?" domandò Jimmy.

"Ryan? Papà ma che dici?"

"Come che dico? L'ho visto quì fuori, credevo ti fosse venuto a trovare e che sareste andati a mangiare tutti insieme"

"Ryan? Ryan è quì? Cosa? Come? Dov'è? Papà!"

"Calmati Marissa. L'ho visto quì fuori mentre attraversava la strada. Forse andava ad aspettare un taxi"

"Dove starà andando? Perchè non è entrato?"

"Forse ti ha vista con Mark e ha frainteso. Non lo so, magari mi sbaglio. Ma sai, orgoglioso com'è non sarebbe di certo entrato"

"Dici? Tu che avresti fatto al posto suo?"

"Sarei andato all'aeroporto e me ne sarei tornato a casa!" 

"Giusto" disse Marissa uscendo.

"Ma dove vai?" le chiese Jimmy urlando.

"Secondo te? Corro all'aeroporto"

Il tempo era diventato il nemico di entrambi. Una corsa contro il tempo. Una corsa per il loro amore. 

Ryan era all'aeroporto, arrabbiato, deluso e con i frammenti di cuore in mano. Poteva l'amore fare così male? Sì, l'amore fa soffrire semplicemente perchè si ama davvero. L'amore è così. E' ciò che ti rende felice, ma è anche ciò che ti fa più male. E' la causa e la medicina dello stesso malessere.

Marissa doveva arrivare in tempo, doveva parlargli, doveva andare da lui, doveva fare una cosa per lui. Gliela doveva. 

Una volta arrivata all'aeroporto, cominciò a cercarlo in fretta e furia, anche a costo di andare addosso alle persone. Non le importava nulla. Riconobbe da lontano una canotta e un giacchetto con il cappuccio. Come dimenticare i suoi vestiti? Capelli biondi, orologio al polso sinistro e jeans. Sì, era lui.

"Ryan!" urlò Marissa da lontano davanti a tutti. Ryan si voltò. Marissa cominciò a correre verso di lui.

"Marissa.. ma che ci fai quì?"

"Io? Che ci fai tu quì a Parigi!"

"Il tuo ragazzo dove l'hai lasciato?"

"Ma quale ragazzo? Che mi importa! Rispondimi alla domanda. Dimmelo. Dimmi perchè sei quì"

"Lo sai.. Mi ero preparato un discorso da dirti, ma ora non mi ricordo più nulla"

"Chi lo vuole il discorso! Dimmi quello che senti, dimmi quelle due parole, dimmi quello che vuoi dirmi"

"Ti amo, ti amo, ti amo"

"Queste sono sei parole"

"Ti amo"

Sorrisero entrambi, Marissa aveva le lacrime agli occhi, Ryan piangeva dentro. Le labbra erano di nuovo contro, le lingue tornarnono ad accarezzarsi, fu come il loro primo bacio, mancavano le vertigini, c'erano però i brividi. Brividi d'amore.

Tornarono insieme a casa di Marissa, non avevano parlato chissà quanto. Non avevano bisogno di molte parole. Mark era rimasto con la rosa in mano ad aspettarla mentre Jimmy se ne era andato al cinema. Un padre capisce al volo la figlia e sua figlia aveva bisogno della casa libera. Ryan e Marissa erano in camera, l'uno di fronte all'altra. Erano in silenzio, si guardavano e tremavano. I brividi d'amore c'erano ancora.

"Domani sarà un macello, me lo sento.." affermò Ryan.

"Non mi importa di domani. Stasera tu sei quì" disse Marissa.

Ryan le accarezzò il viso fino a sfilarle il vestito che indossava. Lei gli tolse la felpa e la sua inseparabile canottiera.

"Marissa.."

"Che c'è?"

"Stanotte non russare.."

"Io non russo!"

"Te lo dico io, russi russi!"

Scoppiarono entrambi a ridere e un lungo bacio gli tolse le parole. Fecero l'amore tutta la notte, di nuovo uniti, l'una apparteneva all'altro. Fecero l'amore come dua bambini con il nuovo giocattolo, come due ragazzi che devono affrontare gli esami, come una donna e un uomo che si amano alla follia. Fecero l'amore come fosse stata la prima volta. 

  
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