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Autore: Malakia    15/08/2013    1 recensioni
Fem!Hawke e Anders in fuga dopo la rivolta a Kirkwall, in cerca del Custode Grigio nella francesissima terra di Orlais.
Nel frattempo, il Custode in questione deve affrontare una nuova battaglia... la "dura" vita a corte e la responsabilità di essere diventato padre di una bambina in cui alberga l'anima di un Antico Dio. In due parole, cosa accadrà ai personaggi tra Dragon Age 2 e il terzo capitolo della saga, approfittandone anche per delineare il background della mia (futura) Inquisitrice Qunari.
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anders, Morrigan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Surana spronò il cavallo al galoppo, godendosi l’aria frizzante della mattina mentre indisturbato si lasciava alle spalle le mura granitiche di Val Royeux.
Il bastone intarsiato gli sobbalzava sulla schiena e i lunghi capelli neri gli scivolavano fuori dall’elmo. Le campagne di Orlais erano completamente diverse da quelle aride e terrose del Ferelden, qui tutto era immerso nel verde delle coltivazioni di vite e alberi da frutto e le colline degradavano piacevolmente verso le baie sassose che s’affacciavano sul mare.
Tutto sembrava tranquillo e mentre procedeva lungo la strada incontrò persino un paio di venditori ambulanti serenamente intenti a mercanteggiare. Rallentò per chiedere se avessero incrociato una compagnia di Templari ben armata, ma nessuno seppe fornirgli alcuna indicazione, perciò decise di abbandonare la via carovaniera e di spingersi nella foresta tagliando per i campi.
Se Anders e la sua amichetta erano abbastanza svegli, avrebbero tentato di raggiungere la capitale evitando di seguire il fiume sul cui estuario sorgeva la città, preferendo una via alternativa e discreta.
La foresta e i suoi acquitrini non erano esattamente un luogo piacevole dove avventurarsi, ma erano l’ideale se si voleva far perdere le proprie tracce e seminare un gran numero d’inseguitori.
Segui le tracce, so che ci troverai. Aveva scritto Anders nella lettera. Si, come no.
Mentre si addentrava nel fitto della foresta, rimpianse di non aver spronato Alyzabel ad immergersi completamente nella visione per ottenere qualche dettaglio in più. Ma non le piaceva forzarla, i suoi poteri erano ancora latenti e in larga parte sconosciuti e nemmeno lui sapeva cosa sarebbe potuto succedere se ne avesse perso il controllo. Inoltre era ancora troppo piccola per sottoporsi ad un’addestramento magico di qualsiasi tipo. Ovviamente lui e Morrigan non l’avrebbero affidata al circolo di Val Royeux e si sarebbero occupati personalmente della sua formazione con il beneplacito dell’Imperatrice Celene I in persona.
Restava il fatto che sapere dove cercare in quel momento gli avrebbe risparmiato un bel po’ di grane. Strattonò le redini per rallentare il cavallo e si mise in ascolto. La foresta era immersa in un silenzio idilliaco. A dire il vero era persino troppo silenziosa per essere una foresta dove normalmente in quella stagione s’udiva l’incessante canto delle cicale e il cinguettare degli uccelli.
Smontò da cavallo e portò istintivamente una mano al bastone, serrando le dita guantate attorno al legnoferro levigato. Qualcosa si stava avvicinando, lo sentiva. E non con le orecchie, ma nel sangue. Il sangue di prole oscura che aveva bevuto prima della disfatta di Ostagar e che lo aveva reso un Custode Grigio ormai undici anni prima adesso gli ribolliva nelle vene. Era tanto che non provava quella sensazione, perciò impiegò un’istante ad identificarla.
Senza dire una parola evocò nella mano libera un fuoco fatuo che si mise a volteggiarli intorno e che avrebbe funto da antenna e catalizzatore per i suoi incantesimi, poi avanzò tra gli alberi cercando di essere il più silenzioso possibile. I suoi occhi dorati scrutavano febbrilmente il sottobosco in cerca di qualsiasi movimento improvviso mentre le sue mani già formicolavano di magia pronte a colpire.
Una freccia sibilò nell’aria e lui riuscì a schivarla appena in tempo, lasciando che andasse a conficcarsi nel tronco alle sue spalle. Si voltò e senza neppure vedere in faccia il suo aggressore scagliò un quadrello incantato nella direzione da cui proveniva la freccia. Il dardo spirituale fendette rami e fronde come una saetta centrando in pieno petto il bandito appostato tra gli alberi.
Altre frecce perforarono l’aria e Surana le mandò in mille pezzi con un esplosione di forza mentale ma alcune sorpassarono l’onda d’urto e, sebbene deviate e prive della loro letale velocità originaria, gli penetrarono nella carne.
Ringhiando, se ne strappò una dall’avambraccio e richiamò a sé altro potere.
Tra i banditi in tipici costumi Orlesiani si diffuse un mormorio angosciato che si tramutò in grida quando il corpo del primo di loro ad essere caduto si trasformò in polvere e la sua energià vitale andò a risanare le ferite di Surana.
Un’altra raffica di frecce s’abbattè sull’incantatore mentre uno degli uomini più temerari s’avvicinava con una lama sguainata in ogni mano. Surana sputò una boccata di sangue e le sue labbra sottili s’incurvarono in un sorriso di scherno, ma il suo assalitore non lo notò, preparandosi a sferrare una falciata letale.
Le lame fendettero l’aria attraversando il corpo dell’elfo come fosse fatto di tanti, brulicanti brandelli… e il grido di puro orrore che cacciò il tagliagole quando la vittima che credeva d’avere in pugno esplose in un nugolo d’insetti fu soffocato dal ronzio assordante.
Lo sciame si divise in tante nuvole più piccole che s’avventarono sugli ultimi banditi rimasti, costringendoli alla fuga. Infine gli insetti si radunarono nuovamente in una grottesca forma umana che riprese poco a poco le sembianze di Surana finchè l’elfo non si ritrovò da solo e ricoperto di sangue in mezzo al campo di battaglia.
Gettò via l’elmo e si sedette ai piedi di una quercia per riprendere fiato, ravviandosi i capelli madidi di sudore. Non aveva corso un vero pericolo, era uscito indenne da situazioni ben peggiori… ma trovarsi da solo a fronteggiare un’imboscata non era il massimo della vita. Si concentrò, risucchiando altra energia dai cadaveri che lo circondavano per far sparire gli ultimi graffi e si rimise in piedi.
Durante lo scontro, il suo cavallo era fuggito via spaventato e lui non aveva alcuna intenzione di rincorrerlo in mezzo alla boscaglia, perciò dopo aver bevuto una lunga sorsata dalla borraccia che portava con sé proseguì dritto per la sua strada, il fuoco fatuo che ancora gli danzava allagramente sopra la testa.
 
***
 
Hawke trascinava Anders di peso, un braccio passato attorno alla schiena del mago e la mano libera saldamente aggrappata al bastone che stava usando come puntello durante la salita. Se la strategia dei Templari era quella di prenderli per sfinimento, beh… stava funzionando. Li avevano braccati come animali sin dal loro approdo sulla costa Orlesiana, spingendoli verso le montagne dopo aver fatto circolare pacchi di manifesti con una taglia succulenta sulla loro testa.
Per il momento avevano seminato i loro inseguitori, ma Hawke non voleva fermarsi.
La foresta era fitta in quel tratto e dal suolo spuntavano spunzoni di roccia ricoperti d’erbacce. Non c’erano caverne o altri luoghi in cui nascondersi, solo una distesa deserta e buia, dove accendere un fuoco avrebbe immediatamente rivelato la loro posizione.
Ma Anders che fino ad allora s’era trascinato pietosamente al suo fianco aveva appena perso i sensi e lei non aveva la forza di caricarselo in spalla. Lo adagiò contro il tronco contorto di un vecchio albero e si distese al suo fianco col cuore che ancora le rimbalzava nel petto per la fatica.
Non era un buon momento perché il guaritore del gruppo si facesse un sonnellino, pensò sconsolata portandosi una mano al fianco ferito. Il sangue le si era raggrumato sotto l’armatura e ogni passo le provocava una sorda fitta a tutta la gamba destra. Aveva bisogno di essere curata al più presto se non voleva che la ferita s’infettasse ma il mago era allo stremo delle forze, esattamente come lei.
Persino Superbia rantolava pietosamente dentro di lei. Moriremo. Ringhiava.
- No che non moriremo, frignone di un demone. – bofonchiò Hawke stringendo i denti, nonostante fosse consapevole che se i Templari li avessero raggiunti adesso, per loro sarebbe stata la fine.
Combattendo contro la stanchezza, Hawke si chinò sull’uomo e premette la fronte contro la sua. Scottava. Maledizione!
Moriremo.Ripetè Superbia in un uggiolio e stavolta lei non trovò la forza per ribattere. Sprofondò di nuovo nell’erba fissando i barbagli di luce che filtravano attraverso le fronde degli alberi pregando che l’aiutassero a restare sveglia, ma tutto attorno a lei si faceva sempre più sfocato e sarebbe sicuramente sprofondata nell’incoscienza se all’improvviso Anders non si fosse bruscamente girato su un fianco, scosso da un ascesso di tosse.
Lei gli si avvicinò porgendogli l’ultima borraccia d’acqua rimasta, ma lui la rifiutò con un gesto brusco.
- Sto bene. –
- No che non stai bene. Sei malato. – 
- Ce la faccio. Dobbiamo proseguire, non possiamo aspettare ancora. I Templari… -
Hawke lo afferrò per le spalle, pregandolo di restare disteso. Era pallido, tremava e i suoi occhi color miele erano pesantemente cerchiati. Per quanto restare lì fosse pericoloso, un guaritore esperto come lui sapeva che proseguire in quelle condizioni era un suicidio… per quasto motivo, Hawke s’infuriò quando scoprì che quel comportamento sconsiderato era indotto della presenza di Giustizia, rivelata dal lieve bagliore azzurrognolo che percorreva la pelle dell’uomo.
Allo spirito non interessavano le condizioni di salute del suo ospite, l’importante era raggiungere l’obbiettivo, l’importante era uscire da quella foresta e unirsi agli altri maghi ribelli che li attendevano a Val Royeux. – Non ci muoveremo finchè non ti sarai ripreso, Anders. Non puoi marciare in questo stato. – Insistette lei, rispondendo ai suoi fiacchi tentativi di liberarsi dalla sua stretta immobilizzandolo contro il tronco nodoso.
- Dobbiamo proseguire! – ribattè lui, mentre le crepe sul suo viso si facevano più grandi e luminose.
- Anders, è Giustizia a parlare per te e lo sai. Non sei in condizione di...! -
- Io posso fare tutto quello che voglio! – ruggì il mago liberandosi con uno strattone dalla sua presa e balzando in piedi, gli occhi che brillavano immersi nel gelido bagliore delle profondità dell’Oblio stesso. – Lui è mio. -
– E’ stremato, ti rendi conto che così facendo lo ucciderai? - ribattè Hawke alzandosi a sua volta, appoggiandosi faticosamente al bastone Sacrificare chi si è offerto spontaneamente di aiutarti, questa la chiami giustizia? –
- Non ascolterò le tue parole, Demone della Superbia! – Così detto il mago, o meglio l’entità che lo abitava, fece per allontanarsi ma Hawke gli si parò davanti. – Non è il demone a parlare e lo sai benissimo. Sono Hawke, Zefrina Hawke e qui il solo preda della propria Superbia sei tu, spirito! Non andrai da nessuna parte. Non ti permetterò di uccidere Anders per un tuo capriccio! -
Lui sostenne imperturbabile il suo sguardo con le iridi fiammeggianti d’azzurro – Non ho alcun desiderio di mantenerlo in vita. Un tempo forse ne avrei tratto vantaggio, ma ormai lui è solo un ostacolo. Il suo attaccamento alla vita e a te m’impedisce di portare a termine il mio compito. –
- Non ti lascerò possedere il suo corpo morto come hai fatto con quello di quel disgraziato di Kristoff! – lo aggredì Hawke sempre più colma di disprezzo per quell’entità di cui un tempo aveva ammirato l’integrità e la determinazione – E adesso siediti, buono e tranquillo, se non vuoi che… -
Senza preavviso, Giustizia l’afferrò per la gola mozzandole il respiro. Il volto e la pelle delle mani così irradiate di luce da essere quasi accecanti – Tu sei il problema. Tu sei il motivo per cui lui ancora non si arrende. Per cui insiste a combattermi. –
Hawke boccheggiò, aggrappandosi disperatamente alla tunica del mago mentre la stretta attorno al suo collo si faceva sempre più soffocante. – A-And… Anders… –
- Muori, demone. Così presto lui ti raggiungerà e io potrò finalmente portare giustizia in questo mondo. -
Superbia squittiva disperatamente nella mente di Hawke, ma lei aveva benaltro di cui preoccuparsi al momento. Doveva dimostrare allo spirito che non era un’avversaria così semplice da eliminare. Anche se era stremata da giorni di digiuno e marcia forzata, anche Anders lo era e, conseguentemente, Giustizia ne risentiva, sebbene in modo indiretto.
Tira fuori quell’orgoglio di cui vai tanto fiero, demone! Ordinò Hawke nella sua mente, sperando di pungere sul vivo Superbia, perché appellarsi al suo “onore” di demone era la sola cosa in grado di smuoverlo. Lascerai che uno spiritello scintillante ci faccia a pezzi?
No! Quella singola parola rimbombò tra gli alberi come un ruggito.
Giustizia trasalì, quando vide la ragazza affondarsi gli artigli del guanto d’armi nell’addome, andando a riaprire la ferita che aveva appena iniziato a cicatrizzarsi. Il sangue stillò denso e vermiglio sui gambali dell’armatura e lo spirito si sentì spinto indietro da una forza incontrastabile.
Giustizia arretrò, lasciando la presa sul collo di Hawke e prendendosi la testa tra le mani per soffocare l’irresistibile comando che la magia del sangue gli aveva impartito. Lascialo andare, subito!
Hawke continuò a tenerlo sotto torchio, immaginando fili di seta rossa manovrarlo come una marionetta e proiettò quella visione nella realtà grazie alle ultime scintille di forza vitale che le restavano in corpo.
Giustizia digrignò i denti e oppose una strenua resistenza ma il legame che aveva con il corpo mortale di Anders e il sangue vivo che vi circolava gli rendeva impossibile contrastare la magia proibita.
- Non finisce qui, demone! Non finisce qui! – ringhiò in un ultimo impeto di ribellione, prima di far crollare Anders in ginocchio e di tornare a rintanarsi in qualche buio angolo della sua mente.
Il bagliore azzurro abbandonò gli occhi del mago e lui ed Hawke si scambiarono una lunga occhiata in totale silenzio.
- Ti... ti ho quasi uccisa. – balbettò Anders abbassando lo sguardo sulle sue mani. Mani che fino a poco prima erano serrate attorno alla gola della persona che gli era più cara al mondo.
- Non sarebbe la prima... la prima volt... – tentò di sdrammattizzare lei, ma l’emorragia e l’ultimo incantesimo le avevano consumato anche le ultime forze. Barcollò e sarebbe caduta lungo distesa sull’erba se Anders non l’avesse afferrata appena in tempo.
Con la testa immersa in un turbine confuso di pensieri, la fronte infiammata dalla febbre e il ruggito frustrato di Giustizia che ancora gli risuonava nelle orecchie, Anders prese a cantilenare un incantesimo di guarigione mentre dalle dalle sue mani fluivano tiepide ondate di energia purificatrice.
Hawke riprese a respirare regolarmente, mano mano che il dolore s’attenuava e i lividi bluastri le sparivano dal collo.
Anders invece riusciva a stento a trattenere le lacrime, ripensando a quello che aveva confessato al Custode Grigio durante le loro disavventure a Paludenera... “tutto quello che voglio è una ragazza carina, un pasto decente e il diritto di sparare fulmini contro gli imbecilli”.
Aveva appena rischiato di perdere tutte e tre le cose.
  
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