“Che cosa?!” esclamò Johanna, sorpresa.
“Ci ho pensato tanto, Johanna, tutta la notte” spiegò Christian, con calma. “Non mi importa di chi è figlio questo bambino, mi importa solo che sia tuo figlio, il resto non conta. Io ti amo” ripeté “e voglio stare con te. Non ti lascerò sola, specialmente in questo momento”.
Johanna era letteralmente esterrefatta: aveva scelto di colpire Christian nel suo punto più debole – la gelosia – proprio per essere sicura di provocare in lui una reazione che l’avrebbe allontanato e, invece, se lo ritrovava un’altra volta di fronte, una notte insonne sulle spalle, un accenno di barba da tagliare, ma, soprattutto, pronto ad accettare la realtà anche nel modo in cui lei gliel’aveva prospettata, pronto a fare sacrifici reali in nome di quell’amore che diceva di provare. No, questo non se l’aspettava, decisamente: Christian dimostrava di essere davvero maturato, nel tempo. Ma le restava quel dubbio atroce: e… se non ce l’avesse fatta?
“Invece è esattamente quello che farai, Christian” gli rispose, infatti, con un tono di voce fin troppo controllato. “Forse a te non importa di chi sia figlio questo bambino, ma a me sì” aggiunse, guardandolo negli occhi. “E, con questo, credo di non aver più niente da dirti. Sai dove trovare la chiave dell’appartamento: passa nel pomeriggio a prendere le tue cose e fa’ in modo che io non ti trovi più qui al mio rientro. Addio, Christian”.
Mentre pronunciava quelle parole, provò la netta sensazione che un coltello le aprisse in due il torace, indugiando sapientemente su ogni strato di pelle, per provocare quanto più dolore possibile e strapparle via il cuore. Sapeva che Christian, in quel momento, stava soffrendo quanto lei, ma ormai era decisa a mettere tra loro quanta più distanza possibile. Forse non era il modo giusto di agire, forse se ne sarebbe pentita ogni giorno per il resto della sua vita, ma, per adesso, aveva compiuto questa scelta. “Adieu, mon CriCri d’amour” ripeté tra sé e sé, prima di scoppiare in un pianto dirotto.
Christian rimase pietrificato dalle parole di Johanna. La sua determinazione e la sua decisione nel pronunciare quelle frasi, così fredde e dure, avevano fatto crollare tutte le sue certezze. Aveva l’impressione di trovarsi di fronte un’altra persona e non quella donna, forse un po’ folle e stravagante, ma, comunque, leale e sincera, di cui si era innamorato, quella che aveva ritrovato nel suo viaggio alla ricerca della speranza.
“Christian!” lo chiamò Hélène, sopraggiunta, nel frattempo, alle sue spalle. “Ho immaginato che fossi qui. Hai provato di nuovo a parlare con lei?” chiese, rivolgendo lo sguardo verso la porta chiusa.
“Sì” rispose sconsolato Christian. “Ma è stato tutto inutile. Non… la capisco più” balbettò con un filo di voce “E l’unica cosa che so è che mi ha guardato negli occhi e mi ha detto di pensare ad un altro, al padre di suo figlio. Ecco… questa è la verità. Addio promesse, addio speranze. Ma perché sono venuto qui, Hélène? Cosa speravo di ottenere attraversando mezzo mondo così, su due piedi?” chiese, quasi al limite di una crisi isterica. “Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto di pensare al padre di suo figlio” ripeté, come se non riuscisse a capacitarsi di quello che aveva sentito. “Non avrei mai dovuto lasciarmi convincere a partire, a inseguire il sogno del grande amore della mia vita che tornava ad essere lì, a portata di mano. Vado a comprare il biglietto aereo per Parigi. Sentito, Johanna?” esclamò, voltandosi di scatto verso la porta chiusa e urlando, affinché anche Johanna potesse ascoltarlo. “Faccio come mi hai chiesto: tolgo il disturbo! Ritorno a casa!”
Quelle parole ebbero su Johanna lo stesso effetto di una lama infetta che si diverte a giocare su una ferita aperta, provocando un dolore talmente atroce che la morte, a confronto, appariva quasi come una delicata via di fuga. Si abbracciò da sola, in un timido di gesto di autoconforto, cercando di convincersi che quella fosse la scelta migliore per tutti, che Christian avrebbe superato questo terribile momento e sarebbe tornato alla sua vita e che lei avrebbe fatto di tutto per combattere per il suo bambino. Per il loro bambino. Si accarezzò il ventre, piangendo disperatamente, per un periodo che sembrò interminabile, poi uscì per evitare di incontrare Christian che tornava a prendere le sue cose. Forse, per evitare di pensare. Sì, perché ormai ne era certa: era tutto finito.