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Autore: daemonlord89    16/08/2013    2 recensioni
Una mail misteriosa. Una minaccia.
Il mittente sembra conoscermi, ma io non so chi sia lui.
Cosa vuole da me?
Perché mi dice di prepararmi?
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessuna scorta.
Ancora non ci credo. Forse è vero quello che dicono della polizia italiana. E come se non bastasse, sono anch'io nella rosa dei sospetti. Le cose si complicano non poco.
Fermo la macchina e svolto a sinistra, entrando nel grande parcheggio sterrato del
Cranberry.
Non c'è nessuno, ovviamente; il locale è ancora chiuso e, in teoria, questo parcheggio è riservato al personale. Ma mi apriranno, lo so.
Mentre scendo non riesco a staccare gli occhi dalla porta d'ingresso sul retro, caratterizzata da una copia più piccola dell'insegna luminosa, ora spenta.
Mentre mi avvicino, percorrendo il viale tra le aiuole, mi tornano alla mente tanti ricordi.

Troppi ricordi.
Non avrei mai voluto tornare qui.

Busso due volte. Attendo qualche secondo e un uomo, un nuovo arrivato, mi scruta attraverso il vetro dell'uscio. Non capisce chi sono e apre solo uno spiraglio.
-Guardi che è chiuso il locale.-
-Lo so, non sono qui per bere.-
-Allora è il nuovo barista?-
Per un attimo mi fermo. Potrei approfittare dell'occasione servitami su un piatto d'argento. Potrei spacciarmi per qualcuno dello staff, un nuovo arrivato, per entrare ed esplorare il locale come desidero.
Decido di non farlo.
-No. Sono un vecchio cliente. Ascolta, lavora ancora qui Diana?-
-Diana? Sì, signore.-
-Me la puoi andare a chiamare?-
-D'accordo.- la voce è sospettosa e non si volta subito.
-Dille che ti manda Michele.- concludo. Lui annuisce e scompare.

Mi sto innervosendo. Cammino avanti e indietro da dieci minuti, quando finalmente sento un rumore di tacchi che percorrono il corridoio che porta all'esterno.
Controllo subito. E' lei. Non so cosa dire, non so come comportarmi. Per quanto ne so, potrebbe essere anche lei l'assassina. Non posso fidarmi di nessuno.
Si ferma di fronte a me, il volto impassibile, ma non duro. Anche lei non sa cosa fare, non si aspettava che tornassi.
-Diana.-
-Mike. Cosa ci fai da queste parti? Pensavo...-
-Lo so cosa pensavi.- la interrompo -Ascolta, devo farti alcune domande.-
-Mmm. D'accordo, andiamo al bancone.-
Mentre ci incamminiamo, ne approfitto per dare uno sguardo al bar. Non è cambiato quasi nulla, nonostante siano sei anni che non ci entro. Quando entriamo nella sala principale, non posso fare a meno di volgere lo sguardo ai bagni. Diana se ne accorge, mi guarda con un'espressione sconsolata.

-Dunque hai chiesto un aiuto?- domando, una volta arrivati al banco. Diana è sempre stata l'unica barista.
-Sì, la clientela è aumentata, non ce la faccio a servire tutti da sola.-
-Interessante.-
Silenzio.
-Forza, Mike, non sei qui per questo.-
-No.-
-Allora, dimmi tutto.-
-Diana... Negli ultimi giorni hai ricevuto visite particolari?-
-
Particolari? Cosa intendi? E dove? Qui?-
-Sì, al
Cranberry. Qualcuno che ha chiesto di me.-
-No.- risponde subito. Forse troppo immediatamente.
-Non è vero.-
-Sì che lo è.-
-Sei stata troppo fulminea.-
-Ehi, ma che cosa ti succede?- dice irritata. Vera irritazione, forse ho sbagliato a giudicare.
-Nessuno nessuno?-
-Nessuno nessuno.-

Allora perché la foto del locale sul cellulare di Laura?
Non ha senso. Mi guardo intorno e il mio occhio cade nuovamente sulla porta della toilette. Indugio a lungo. Diana capisce.
-Vuoi entrarci?-
-Non lo so.-
-Potrebbe farti bene.-
-Ho chiuso tempo fa con questa storia. Ora sto bene.-
-Non mi pare proprio.- dice ed ha ragione. E' come se tutti i problemi di anni prima fossero tornati per tormentarmi di nuovo. E la colpa è di quel bastardo che ha ucciso Laura.
-Sono aperti?- chiedo. Diana annuisce.
Non posso aspettare. Entro nel bagno degli uomini, nel secondo stanzino sulla destra. Non appena vi metto piede, vengo colto da una serie di ricordi, vividi come visioni.

Mi vedo seduto sulla tazza, a piangere. Piangere senza potermi fermare e senza poter rinunciare alla mia medicina. Eroina, cocaina, ecstasy. Di tutto, in quel bagno. Era l'unica cosa che mi mandava avanti. Mi ricordo di com'ero conciato, buttato fuori da casa e costretto a vivere in tuguri assieme ad altri tossici come me. Rubavo e spendevo tutto per la droga.
Ero sull'orlo dell'abisso.
Non so se il
Cranberry abbia davvero qualcosa a che vedere con questa storia, ma sicuramente è stato un duro colpo. Forse l'assassino si è documentato in qualche modo su di me, forse ha trovato informazioni che credevo ormai sepolte e le ha usate per distruggermi ulteriormente la vita.
Non voglio più ricordare, chiudo gli occhi. Come se fossi su una giostra impazzita, mi viene da vomitare.
Tiro l'acqua e la colazione se ne va nelle fogne.
Mentre sono ancora in stato confusionario, sento un rumore insistente.
Capisco che è il cellulare. Corro a prenderlo e guardo il display.

>
Chiamata in arrivo.
>Mamma
>Rispondere?


Premo Si.
-Michele!-
-Mamma, ciao.-
Scambiamo quattro chiacchiere. Non voglio accennarle niente al telefono, ho bisogno di parlare con lei e mio padre dal vivo.
-Dai, allora ci vediamo tra poco, mamma.-
-Sì! Ti preparo qualcosa di buono da mangiare.-
Grazie a quel dialogo l'ansia scompare. Mi ricordo che ora è tutto finito, che non tocco più roba da anni e che i miei genitori mi amano ancora.
Poi...
-A proposito, è proprio simpatico!-
-Chi?- dico, terrorizzato.
-L'agente di polizia!-
-L'agente?-
-Quello che hai mandato qui. L'hai detto tu, no?-
Chiudo la chiamata. Corro fuori dal bagno e non guardo di striscio Diana. Urto qualcuno, ma la mia mente non registra chi.
Salgo in auto e sgommo, mentre Diana cerca di richiamarmi.
Qualcuno è a casa dei miei genitori.
Qualcuno che
io non ho mandato.

   
 
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