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Autore: Dragon_Flame    17/08/2013    2 recensioni
Una guerra civile ha scosso Johto e strappato Mia dai suoi amici e dalla sua famiglia. E' fuggita da Ebanopoli, dicendo addio a tutti coloro che ha amato in vita sua. Non potrà mai più avere una vita normale. Quel Team Omega che ha distrutto la sua vita ora si è impadronito del mondo grazie ad un esercito imbattibile, feroce e distruttivo. Lei è caduta dentro un mondo d'oblio e disperazione, distrutta e lacerata dalla perdita della sua felicità.
Ma Mia è una Domadraghi, ha un'indole combattiva e determinata, risoluta e coraggiosa. Si è rifugiata a Evon ma è pronta a ricominciare. L'unico modo per combattere il Team Omega e il suo comandante Zlatan è la resistenza partigiana. E tra le sue file ci sarà anche lei. Perché quella strage non può rimanere impunita, e neanche quella dei congiunti di Darius, di Artigliopoli. I destini dei due giovani si incroceranno e si legheranno indissolubilmente, nonostante l'antica avversità tra i loro Clan, i loro caratteri diversi, la lotta partigiana. Perché a questo mondo non c'è spazio per odio e disprezzo, solo per amicizia e affetto. E l'amore.
[OC: MiaxDarius]
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***
Ultimo capitolo postato!
Flame
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Anime, Manga
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Mia si osservò allo specchio, correndo con lo sguardo sulla sua figura riflessa. Aveva un corpo sempre snello e atletico, ma il seno era più voluminoso e i fianchi leggermente più ampi, segno inequivocabile della maternità. Aveva ventotto anni, ormai. Erano passati dieci anni da quel bacio d'amore che s'era scambiata con Darius e da allora la vita era tornata a sorriderle benevolmente, donandole un compagno presente e affettuoso, una famiglia, anni felici. Il fato le aveva tolto tanto, ma le aveva anche dato tanto.
Una culla dondolò animatamente, richiamando la sua attenzione. Il piccolo era sveglio. La donna si voltò, prendendo in braccio il bambino di circa sei mesi che s'agitava nel suo lettino. Non aveva né fame né bisogno di essere cambiato; semplicemente, la culla s'era smossa durante il suo sonno e lo aveva destato con delle oscillazioni. La piccola creatura era attiva, vivace, come suo padre.
Il pensiero di Darius la fece sorridere gioiosamente. Quello sarebbe stato un giorno importante per lui: dopo dieci anni di pertinacia e perseveranza i concittadini di Mia lo avevano finalmente accettato nel Clan, imparando a rispettarlo e a provare affetto per lui. Già, perché farsi accettare in un Clan rivale era stata dura. Non era stato facile per il Domadraghi di Artigliopoli integrarsi nella chiusa, conservatrice comunità tradizionalista di Ebanopoli, specialmente per le sue origini. I due Clan non si erano mai visti di buon occhio, per cui inserirsi in quella società esclusiva e orgogliosa era stato arduo, ma alla fine l'aveva spuntata Darius. Quel giorno gli avrebbero ufficialmente dato l'incarico di nuovo capopalestra della città, titolo da sempre assegnato a chi faceva parte della cittadinanza. Titolo che ratificava la sua perfetta integrazione nel Clan.
Mia pensò con nostalgia a quel bacio di dieci anni prima: quanto tempo era trascorso! Le pareva che la vita le fosse scivolata via come dei granellini di sabbia fina racchiusi tra le dita di una mano. Una miriade di eventi e novità l'avevano travolta in un flusso continuo e inarrestabile, facendo passare gli anni della più lieta gioventù felicemente.
La guerra era finita tre mesi dopo la morte di Zlatan, quando il reggente, il generale Kassius, s'era arreso, lasciando entrare nella città di Nubepoli le truppe di liberazione delle varie regioni a porre fine a quell'inutile, orrenda carneficina. Kassius s'era posto a capo del Team Omega nelle prime ore successive all'uccisione del Gran Capo, incontrando però l'ostilità di tanti altri suoi pari che intendevano rivendicare per sé stessi il ruolo guida. Ne era seguita una lunga lotta interna per garantirsi la supremazia. Lotta che era stata fatale per il Team Omega. Infatti, con lo spezzettamento e la frammentazione dell'efficiente gerarchia, faticosamente costruita da Zlatan nel corso degli anni, i vari battaglioni che occupavano le città delle diverse regioni del mondo Pokémon s'erano schierati con i loro rispettivi generali per il controllo dell'organizzazione, combattendosi reciprocamente. La Resistenza partigiana e i governi delle poche regioni libere avevano sfruttato quest'indebolimento del potere centrale del Team, riconquistando in breve le città occupate e vincendo finalmente i vari reggimenti dell'esercito invasore. Proseguendo con quella strategia, la guerra s'era piegata in netto favore della Resistenza e dei governi liberi dal giogo del Team, portando l'organizzazione criminale alla resa dopo dodici settimane esatte dalla morte del suo leader più grande. Quel giorno Kassius s'era suicidato con un colpo di pistola alla tempia, quindi il suo portavoce, il tenente colonnello Hermann, aveva annunciato l'atto estremo del suo superiore, chiedendo le condizioni di pace, dichiarando la resa e ordinando alle poche truppe rimaste al Team di arrendersi e consegnarsi disarmate alle autorità governative e partigiane. Dopo il processo per crimini di guerra tenutosi contro i principali leader del Team Omega, svoltosi a Mistralopoli al cospetto di una speciale Corte di Guerra, i suddetti erano stati condannati a morte o al carcere a vita in base alla gravità dei loro misfatti e l'organizzazione s'era sciolta definitivamente. Il conflitto era terminato.
Da allora ogni città e ogni regione coinvolta nella guerra s'era lasciata alle spalle gli orrori vissuti, ripartendo da zero con la ricostruzione. Nel periodo immediatamente successivo al Processo di Mistralopoli un pacco bomba esplose all'ufficio postale di Zafferanopoli come atto di ritorsione contro il governo di Kanto da parte di alcuni fedelissimi ex membri del Team Omega ancora latitanti. L'attentato costò la vita di diciassette persone e il ferimento di trentanove, di cui quattro poi peririono per le gravissime ustioni riportate. Tra questi quattro c'era Mitch. Il padre di Darius e Roxane spirò dopo otto giorno di atroce agonia, tra il dolore e lo sgomento della figlia e l'esultanza e lo sbalordimento del secondogenito. Il bruno era sconcertato da quella situazione, ma si sentiva chissà perché euforico: quello stronzo del suo padre biologico aveva avuto ciò che si meritava. Era una magra e acre consolazione rispetto a quello che lui aveva dovuto passare in guerra, a cominciare dalla morte della madre Clio.
Roxane non concordava con la contentezza del fratello minore e una volta che gli rinfacciò di essere solo un miserabile per esultare così della morte del suo amato padre - lei nonostante l'abbandono continuava a volergli bene - i due finirono per litigare furiosamente. Quella sfuriata fu la prima di una serie lunghissima di liti e aspri confronti tra  due fratelli che poi culminarono con la fine del loro rapporto conflittuale: Darius decise di interrompere i contatti con sua sorella. La donna cercò poi invano di recuperarli, ma il ragazzo fu irremovibile: non voleva più saperne di lei. Le discussioni non riguardavano solo quella questione, ma anche la disapprovazione di Roxane alla storia d'amore che Darius stava vivendo con Mia e la contrarietà del Clan di Artigliopoli all'ammissione del giovane nel rivale Clan di Ebanopoli. Darius era stanco di quelle liti furibonde, quindi, dopo l'ennesima sfuriata della sorella a proposito di tali argomenti, dichiarò la rinnegazione del loro legame di sangue e se ne andò definitivamente da Artigliopoli, spezzando per sempre il filo ormai flebile e sottile che lo legava al suo Clan di nascita. Solo i rapporti con Logan continuarono, seppur sporadicamente. Il vecchio infatti, nonostante le sue riserve, non prevaricò mai la volontà del nipote né si oppose alle sue decisioni.
Abbandonare il Clan d'origine fu il passo più arduo e difficile della vita di Darius. Il giovane soffrì moltissimo per ciò, tuttavia l'amore e il sostegno di Mia gli furono di aiuto e conforto, ripagandolo di tutti i sacrifici compiuti nell'aver estirpato per sempre le radici che lo legavano ad Artigliopoli. I due innamorati resero pubblica la loro relazione quasi subito, andando a vivere insieme nella casa d'infanzia della Domadraghi. Quell'atto attirò le critiche e le occhiatacce di sdegno e malevolenza dei concittadini di lei. Luke e le gemelle Ariadne e Zoe andarono a vivere con la cugina e il suo fidanzato, riuscendo a creare in breve una famigliola equilibrata e a suo modo serena a partire dalle macerie che la guerra aveva lasciato loro. Intanto Mia e Darius approfondirono la loro relazione, unendo i piaceri dell'amore fisico al loro sentimento platonico.
Dopo tre anni di convivenza un lieto evento segnò la vita di Luke: il suo sposalizio. Egli infatti s'era innamorato, ricambiato, di Cassandra, la migliore amica di sua cugina. La ragazza era tornata con la famiglia dal Clan di Boreduopoli dove avevano trovato rifugio, intenzionati a contribuire alla ricostruzione della loro città. Cassandra aveva conosciuto Luke a casa dell'amica, intrigandolo con la sua timida riservatezza e il suo fascino intellettuale. In seguito il cugino della castana la corteggiò assiduamente, conquistando il suo cuore. Dopo due anni di fidanzamento e con il benestare dei genitori della ragazza, i due innamorati si sposarono, andando a vivere in una casetta propria con le sorelle minori di lui.Cassandra sostituì in parte la figura di zia Ellen, facendosi accettare dalle due giovanissime cognate come nuova madre.
Intanto giungevano le notizie degli amici partigiani di Mia e Darius: Dave, una volta tornato a Levantopoli, era diventato arbitro della palestra locale e si era pure fidanzato, con l'intenzione di metter su famiglia; Sean aveva ripreso i suoi studi di medicina e si era laureato con lode, diventando medico Pokémon; Bryan e Anita invece convivevano ed erano i felici genitori di una splendida bambina, chiamata Irene in onore della fine della guerra (Irene letteralmente significa 'pace') e di un maschietto di un anno più piccolo di nome Anthony.
Quelle notizie gioiose dei loro amici cominciarono a frustrare l'animo di Darius, sempre più impaziente e fremente di formarsi una propria famiglia.
Il Domadraghi aveva compiuto ventisei anni da un po' di tempo ed era titolare della palestra di tipo drago di Ebanopoli quando, un giorno, la sua fidanzata si presentò da lui, insistendo molto per parlargli in privato. Dopo sette mesi, precisamente il quattro maggio, Mia dava alla luce una splendida bambina a cui diedero il nome Rebecca. La piccola aveva le paffute gote rosee e i ricci capelli bruni del padre e gli occhi splendidi della madre, però con i colori invertiti: infatti le sue iridi erano intensi smeraldi screziati d'oro fuso, vivaci ed espressivi.
In quello stesso anno Alexander divenne padre del suo primo e unico figlio, Leonard, un bel bambino rosso con gli occhi azzurri nato dalla sua storia con Cheryl Leigh.
Darius e Mia andarono a convivere insieme in una nuova casa nelle campagne di Ebanopoli, quindi il diciannove novembre dell'anno seguente nacque Edward, il loro secondogenito. Era un bambino dalle guance gonfie e rotonde, con lunghi capelli biondi e lisci che ricadevano indomabili sui suoi ampi occhi grigiazzurri. Era identico a Clio come una goccia d'acqua.
Darius si sentiva completo e felice con la sua famiglia. Non si pentì neppure per un istante di aver rotto i rapporti con Roxane e con Artigliopoli. Avrebbe tagliato quel vincolo soffocante altre miliardi di volte senza rimorsi né ripensamenti alcuni. Altrimenti non avrebbe avuto tutto questo.
La vita trascorreva tranquilla e serena nella grande casa di periferia: Rebecca e Edward crescevano, impoarando a parlare, a camminare, a correre, con Mia che si occupava di loro con la costante presenza del compagno al proprio fianco. Il giovane uomo sapeva destreggiarsi perfettamente tra il suo impegno alla palestra del Clan e la casa, comportandosi da padre modello. Il pessimo esempio di Mitch non lo avrebbe mai seguito. Lui amava la sua famiglia.
Mia entrò a far parte del Concilio del Clan quando compì ventisette anni. Quella decisione fu presa grazie alla sua sollecita attività nel contribuire alla ricostruzione di Ebanopoli del dopoguerra e anche e soprattutto per il suo ruolo attivo e ammirevole nella Resistenza partigiana. Era il membro più giovane di quella ristretta congrega di persone che guidavano il Clan sotto l'attenta direzione del nuovo capoclan Alexander Drake, giovane ma intelligente, volenteroso e capace successore di Ross Shaw, morto per un attacco cardiaco. Anche Darius fu insignito dell'incarico di membro del Concilio con grande gioia di Mia, che finalmente poteva dirsi soddisfatta. Il destino era stato benevolo con lei: il suo compagno era stato accettato dal Clan come suo componente effettivo dopo un difficile processo di integrazione.
Ma nessuno può immaginarsi fino a che punto il fato possa essere indulgente o maligno con una persona. Ebbene, questo decise di regalare alla Domadraghi un altro po' di gioia, donandole uno dei più grandi doni della vita: un nuovo discendente. Infatti, il cinque gennaio dell'anno successivo, Mia e Darius divennero per la terza e ultima volta genitori, dando un fratellino al giovane Edward e alla dolce Rebecca. Il piccolo Damian, con le sue efelidi chiare, gli occhi aurei e allegri e i mossi capelli castani era la più bella creatura che suo padre avesse mai visto, perché somigliava così tanto alla sua amata Mia. All'amore della sua vita.
 
Mia cullò dolcemente Damian fra le braccia, facendolo assopire in una mezz'oretta. Quella sera avrebbe dormito dalla sua amica Cassandra e da suo cugino Luke insieme a Rebecca e Edward e alle figlie dei due sposi, Lacey e Vivian, di quattro e due anni.
"Io vado a vedere il tuo papà. E' un giorno importante per lui" sussurrò piano Mia al minuscolo orecchio del suo bambino addormentato, così bello nel sonno da parere un tenero e delicato bocciolo di rosa. Contemplando suo figlio, la donna accostò mentalmente il volto della creatura a quello dei suoi genitori. Damian possedeva le tenui efelidi di sua madre Cynthia e le cangianti iridi ambrate di suo padre Lysander. Un sorriso amaro solcò sulle sue labbra e la cicatrice della guancia sfregiata sbiancò contro la tensione dei muscoli irrigiditi della mascella.
"I tuoi nonni sarebbero stati felici e fieri di avere un nipote così bello. E anche di Rebecca e di Edward sarebbero stati felici. Pure Ayden vi avrebbe voluto tanto bene, se solo avesse avuto la possibilità di vivere abbastanza da vedervi nascere e crescere." Due lacrime offuscarono i suoi occhi, tremando lievemente, per poi scivolare giù lungo le guance pallide e la cicatrice. Un ricordo di Clizia che non sarebbe più andato via. Un segno indelebile della sua lotta tra le file della Resistenza partigiana, dove la sua vita era ripartita dopo il fermo della terribile morte di Cynthia e Lysander. Dove lei aveva conosciuto il suo Darius.
La donna pensò a Roxane, che non vedeva il fratello da nove anni. Lei non sapeva nulla della sua vita, di come stava, della sua famiglia, e non lo avrebbe mai saputo. Darius non voleva riprendere i contatti con la sorella maggiore. Mia non odiava più Roxane per le angherie che lei le aveva inflitto; piuttosto, la compativa.
Logan, invece, avrebbe sempre saputo tutto dell'esistenza di suo nipote. Ma dal cielo. Già, perché il vecchio, burbero nonno severo dell'artigliopolitano era spirato, ricongiungendosi all'amata figlia Clio.
Lasciando scorrere via quei pensieri, Mia posò delicatamente il suo figlioletto nella culla. S'infilò i pantaloni aderenti, poi la maglia, la cintura con le sfere Poké dei suoi fedeli draghi che mai l'avevano abbandonata, poi gli stivali, appuntandosi infine il mantello da Domadraghi sulle spalle. Guardandosi allo specchio per la seconda volta, la castana si rivide per quello che era: una madre, una Domadraghi... una donna felice e innamorata.
Il luminoso sorriso di Mia aleggiò sulle sue labbra cesellate al pensiero di Darius che attendeva lei e Damian al piano inferiore con Rebecca e Edward, aspettandola per accompagnare i figli da Cassandra prima della cerimonia di investimento del titolo di capopalestra del Clan di Ebanopoli.
Il suo Darius... l'avrebbe amato per sempre.






 
Fine
 


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Spazio dell'autrice:
Come dice l'ultima parola della storia, questa fanfic è finita. Di conseguenza, non posso altro che dire un paio di cosette e poi andarmene dietro le quinte, portando con me questa storia senza capo né coda. Se questo capitolo non vi fosse stato chiaro o se vi fosse sembrato sconclusionato e bizzarro, sappiate che ha come unico obiettivo il chiarimento degli ultimi punti rimasti in sospeso della vicenda. Citando Manzoni, si può affermare che quest'epilogo rappresenta il "sugo di tutta la storia".
Bene, cari lettori, ho finito qui.
Si ringraziano The Exalt e RackyLPC per le loro recensioni assidue, incoraggianti e sempre positive, Mikashi, Ale2000, Phasy, Kokoro_Chan e Tracey Sketchit 93 per le recensioni più saltuarie ma positive lasciate alla mia storia, Rick86 e nuovamente Mikashi per averla inserita tra le preferite e Class Of 13, ancora The Exalt e di nuovo RackyLPC per averla messa tra le seguite. Inoltre un grazie speciale va ai lettori di questa fanfic che ho scritto più per gioco che per altro, mettendoci però l'anima per farla apprezzare. E, a giudicare dal buon numero di visualizzazioni, devo essere riuscita nel mio intento.
Basta così, non voglio dilungarmi tanto... e così termina "Pokémon: The Lost World - The Resistance", un esperimento di scrittura creativa, una storia di guerra e d'amore. L'amore di Darius e Mia, che ho appena rinominato ResistanceBlackthornShipping.
Buona serata a tutti (o Buongiorno o Buon pomeriggio xD)
Ciaooooo!! :*

-
Flame (o Draghetta, in base a come mi volete chiamare voi ;))

  
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