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Autore: julierebel17    18/08/2013    2 recensioni
"Non riesco a capire cosa diavolo mi prende, c'è che non ha senso ritrovarmi qui, dinanzi a te, con questa espressione da vittima incompresa del mondo. E' che quando si tratta di te, divento un'altra persona. Scusa"
"Sei solo una stupida". Resto sconvolta al sentir pronunciare tali parole.
"A-Andy io..." non riesco a terminare la frase che mi ritrovo stretta tra le sue braccia. Poggia il mento sulla mia testa. Posso ascoltare il suo cuore battere, direi che è senza dubbio la migliore ninnananna che potesse mai cullarmi in questo mare di emozioni.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andy Biersack, Ashley Purdy, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia! :) a breve ci saranno conoscenze "interessanti". Buona lettura e, mi raccomando, recensite!- Julie<3

Apro la porta e mi ritrovo davanti mio cugino David. Coooosa?! Co-come fa ad essere qui? Si era trasferito due anni fa.
C’è di fatto che sono sempre andata d’accordo con lui, è sempre stato l’unica persona che riuscisse a comprendermi e che non mi giudicasse per come mi vestivo o truccavo.
“Ma quanto sei cresciuta piccola Helen!” mi scrolla i capelli.
Ancora non ci credo, è…è un sogno, per favore non svegliatemi.
“Da-David!!” gli getto le braccia al collo con un sorriso a trentadue denti.
“Come stai cugino?! Perché sei qui? Non eri a Londra? Sei in vacanza?” faccio domande a raffica entusiasta della sua visita, senza accorgermi che l’ho praticamente lasciato sulla soglia della porta.
“Calma, calma, magari, se mi fai entrare, ti racconto tutto, ahahah”
“Oh, scusa…prego” dico abbassando lo sguardo con un filo d’imbarazzo ed invitandolo a sedersi sul divanetto del soggiorno.
“Sei sempre la solita Hele! Non cambierai mai! Ahahah”.
Sono felice sia qui, finalmente mi è accaduto qualcosa di bello, era un sacco che non sorridevo.
“Dai dai! Spiegami tutto!” chiedo ansiosa porgendogli una tazza di cioccolato caldo. Fa freddo, siamo nel mese di ottobre.
“Beh che dirti, ricordi Julie? La mia ragazza?” “Si, lei è di qui, vero?” chiedo curiosa.
“Si, abbiamo deciso di andare a convivere, mi trasferisco di nuovo qui” “Coooosa?! Davvero?! Quindi potrò vederti quasi ogni giorno?!”
Sono assolutamente stupefatta da ciò che mi ha appena rivelato.
“Proprio così piccola Hele!” “E smettila di chiamarmi così, non sono più tanto piccola!” sbuffo come una bambina.
David ride. “Piuttosto, come stai?” assume un tono serio e mi guarda improvvisamente negli occhi.
Non riesco a reggere il suo sguardo e chino il capo fissando le mattonelle color panna.
“Be-bene” balbetto. “Sicura?”. Questa volta sono io a guardarlo negli occhi. Sorrido, ma non si tratta di un sorriso gioioso, è quasi strano, carico d’amarezza. “S-si”.
“Va bene, non insisto, se hai bisogno, sai con chi parlare” mi risponde quasi come se non volesse forzare i miei sentimenti.
“Grazie” lo abbraccio stringendolo forte a me.
“Ora, però, devo andare Hele, Julie mi aspetta per disfare le valigie, sai com’è, sono appena arrivato ed ho deciso di fare un salto a casa della mia cuginetta preferita!”
“Da quando in qua sei così dolce, eh, eh?!” lo accuso punzecchiandolo con una penna trovata sul tavolino.
“Da sempre, mia cara, allora buonanotte depressona! Dovresti sorridere di più!” mi dà un bacio sulla fronte e va via.
Il solo fatto di averlo rivisto mi rende così felice. Mi sento sollevata, cammino sulle nuvole.
Ah! Che idiota! Mi sono dimenticata di preparare la borsa per domani, va a finire che faccio tardi, come sempre.
Vado nella mia stanza, prendo la mia cara, vecchia, semi-distrutta borsa a tracolla e ci metto i libri necessari, mate, scienze ecc. ecc.
Chiacchierando con David si sono fatte le undici e mezzo. Mi sa che è ora di andare a dormire.
Mi stendo sul letto e la stanchezza s’impossessa di me in un attimo.
 
*Tintintin* “Ma che…? Ah si, sono le sette e mezzo, devo prepararmi per la scuola, che palle!”
Mangio uno yogurt al volo, lavo i denti, mi trucco ed indosso una semplice T-shirt nera con su una felpa, un pantalone del medesimo colore ed infine un paio di anfibi. Lascio i capelli sciolti, tanto non ho potere su di loro.
Esco di casa in orario, stranamente, e mi dirigo a scuola.
La prima persona che incontro è Lucas. Uno stronzo. “Ehy emo, come stai oggi? Niente lametta?” mi chiede suscitando le risa di tre quarti della classe.
Solo Lucy non ride. E’ una ragazza dai lunghi capelli castani. Le ricadono lisci lungo le spalle. Ha gli occhi di un mozzafiato verde smeraldo.
In un certo senso, diciamo che siamo “amiche” se così si può dire, ma non abbiamo mai avuto, in tutti questi anni, il coraggio di scambiarci i numeri di cellulare ed uscire.
“Fottiti Lucas” provo a tenergli testa.
“Stai calma deficiente!” mi si avvicina e mi dà un pugno mentre gli altri della comitiva si avventano su di me con calci abbastanza “forti”.
Mi alzo a fatica da terra con un occhio gonfio, qualche livido ed un labbro spaccato.
“Dai, scappa, sai fare solo questo!” mi urla il Lucas. Non ce la faccio più, vorrei morire.
Corro svelta in bagno. Sento che qualcuno mi segue. Ho paura che sia lui. Mi afferra il polso.
“He-Helen?” “Aw, Lucy, grazie al cielo sei tu, credevo fosse Lucas” mi sento quasi sollevata nell’averla accanto. Anche se non ci conosciamo bene mi è sempre sembrata una brava ragazza.
“Tieni, mettilo sul labbro, fermerà la fuoriuscita di sangue” mi dice porgendomi un fazzolettino.
“Gra-grazie” ammetto che sono un po’ confusa dal suo comportamento.
Mi sorride. “Che ne dici se torniamo in classe? La prof s’incazza se non ci vede”. Annuisco.
Lucy è stata la mia compagna di banco sin dal primo anno, ma non ci siamo mai parlate molto. Giocavamo più con gli sguardi che con le parole.
Rientriamo in classe e ci sediamo come se nulla fosse successo.
Cinque noiosissime ore di lezione trascorrono a fatica.Si fa l’una ed esco da questo maledetto “carcere”.
Una mano stringe la mia, di nuovo. Sussulto.
“Ch-chi?” mi giro. E’ Lucy. “Hei, Helen, ecco…” parla con tono titubante, sembra quasi imbarazzata.
“…tra…ehm…tra due giorni…è il mio compleanno e…si, cioè…faccio una festa…invito tutta la classe ed anche qualche amica…quindi…che ne dici…perché non vieni anche tu?”
Sono sconvolta dalle sue parole. Per un attimo fisso solo i suoi occhi verdi senza fiatare.A risvegliarmi è la sua voce.
“Allora?”. Non so che dire. Sarà almeno un anno che esco di casa solo per fare la spesa.
“Va-va bene” sorrido impacciata. “Tieni”. Lascia nella mia mano un bigliettino con su scritti la data della festa, l’ora e l’indirizzo di casa sua. Sembra quasi un invito in effetti...forse...lo è...
  
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