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Autore: alwayswithgreenday    19/08/2013    1 recensioni
Quando dici di essere pronto al peggio, non sei mai pronto veramente.
E questo Frank lo capì quando la sua monotona vita fu bellamente mandata a puttane dall’imminente trasferimento a Belleville, citta del suo tanto odiato cugino, e all’incontro di tre ragazzi del posto. In particolare di uno di essi; Gerard. Che oltre a fargli scoprire nuove verità su se stesso, lo porta a vivere per la prima volta la sua vita sul filo del rasoio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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-Frank, vuoi darti una mossa?! Siamo in ritardo!- sbraitò mia madre da fuori alla porta, rigorosamente chiusa, della mia camera. Non avevo nessuna intenzione di andare a quella stupida cena di famiglia. Ci sarebbero stati Ryan e quei falliti dei miei zii. Sarebbe stato un fiasco, sinceramente non so bene perché mia madre si ostini ancora a cercare di far buona impressione con sua sorella. Fatto sta che quella sera sarò obbligato a passarla in compagnia di parenti che detesto. Bella prospettiva di proseguimento di serata, no? Qualcuno potrebbe pensare che almeno non la passerò seduto solo in camera a leggere per la miliardesima volta la saga di Harry Potter o a scrivere bozze per  futuri testi delle mie canzoni, ma preferirei di gran lunga rinchiudermi in quel castello di solitudine che con gli anni mi sono creato che passare ore sopportando battutine e rimproveri su come mi sia ridotto nel corso degli anni. Dovrei essere abituato ormai a ogni sorta di presa in giro da parte loro, il fatto è che sono un debole. Troppo vulnerabile per lasciarmi scorrere addosso quelle parole come se fossero acqua. Sono come una spugna, ogni insulto si tramuta in una goccia, che penetra affondo in me, e appesantisce la mia anima, mi schiaccia sotto il suo peso e mi sfibra da dentro, risucchiandomi le forze. Quando si ha una persona accanto, qualcuno disposto a svuotarti da quel peso che sei costretto a portare, tutto sembra meno difficile, il dolore diventa più sopportabile. Ma io sono Frank, e non ho nessuno. Nessuno pronto a combattere al mio fianco. Nessuno che smentisca la mia idea di essere un fallimento, nessuno che mi abbracci quando piango solo nel letto per aver ignorato fino allo sfinimento le critiche a scuola. Nessuno che mi dica che non sono solo.
Mi guardai ancora una volta nello specchio. Questa sera cercai di vestirmi il più decentemente possibile. Lo avevo fatto soprattutto per mia madre, fosse per me non avrei mai cercato di nascondere sotto un bel vestito ciò che realmente ero. Avevo indossato un paio di jeans intatti (credo l’unico che avessi nell’armadio che non fossero lacerati sulle ginocchia), avevo optato anche per una semplice maglia grigia con una scritta.
Le scarpe erano quelle che erano, sempre le stesse da circa un anno. Le mie amate DC nere, forse un po’ troppo vecchie e rovinate, ma pur sempre comode. Pettinai i capelli in un modo quasi accettabile e mi decisi ad aprire la porta per poi scendere e raggiungere i miei.
-Perché bisogna sempre richiamarti eh, Frank?- chiese retoricamente mio padre in uno sbuffo mentre usciva di casa. Non risposi limitandomi a seguirlo a testa bassa fino alla macchina. Mia madre, vestita in modo elegante, arrivò poco dopo reggendo una grande teglia tra le mani. Riuscì ad aprire lo sportello dopo qualche tentativo ed entrò sedendosi al suo solito posto. Il dolce profumo di crostata alla marmellata di more mi inondò le narici, facendomi venire l’acquolina in bocca e smuovendomi l’appetito che dall’ora di pranzo non si era più ripresentato. Le torte di mia madre erano solo per le occasioni speciali, per le cene importanti o di famiglia e per i compleanni.
-Siamo quasi arrivati, immagino ti sia mancato Ryan.- sorrise mia madre ignara della vera natura di quel bastardo di mio cugino. Sembrava così felice che avessi legato con lui che non riuscii a smontare il suo entusiasmo.  Misi su un sorriso abbastanza tirato, ma lei parve non accorgersi di nulla. –Non sai quanto, mamma.- risposi solamente. La mia farsa sembrò convincerla e rassicurarla, così si voltò di nuovo a guardare la strada. Da qui si intravedeva già la casa della zia. Dopo poco arrivammo a destinazione e scendemmo dalla macchina dirigendoci davanti al portone. Una zia Lucy tutta agghindata si materializzò dalla porta, ancor prima che riuscissimo a suonare il campanello.
-Sorellina!  Ma sei splendida stasera! Come al solito oserei dire.- cinguettò la Milf. Dio che schifo, pensai immaginandola, con orrore, sul set di qualche video porno scadente. I miei pensieri furono fortunatamente interrotti dall’arrivo di mio zio Mark. –Coraggio gente, non restate li impalati, la cena è in tavola e questa volta la mia adorata mogliettina si è superata con i suoi manicaretti.- alzai gli occhi al cielo schifato dalla visione di un appassionato bacio tra i miei zii scambiato proprio li, davanti  agli sguardi imbarazzati di tutti, compreso Ryan che era appena arrivato ad ‘accogliere’ gli ospiti.
Finite le loro effusioni, e grazie a dio finirono in fretta, ci lasciarono entrare e accomodare in sala da pranzo. La tavola imbandita era, nuovamente, piena di ogni tipo di carne e affettati. La fame che mi attanagliava lo stomaco fino a qualche istante prima, si dissolse in un attimo. –Mostriciattolo com’è che non mangi?- sputò velenoso mio cugino beccandosi una mia occhiataccia che non parve intimorirlo per nulla. –Oh, caro! Mi ero dimenticata che fossi erbivoro! Ora ti porto subito un insalata per rimediare. Scusami davvero, non so dove ho la testa ultimamente..- si giustificò per niente dispiaciuta, ma con un aria falsamente imbarazzata per quella sua dimenticanza, mia zia. si lasciò anche scappare una risatina mentre lasciava la sala da pranzo per dirigersi in cucina per prepararmi qualche verdura condita con veleno. –Vegetariano, sono vegetariano.- bisbigliai a denti stretti continuando a guardare inorridito gli altri mentre divoravano quelle povere bestie.
La cena finì velocemente, non mancarono le frecciatine di Ryan, ne tantomeno quelle di zia Lucy, ma stranamente quella sera non ebbero nessuna particolare influenza sul mio stato d’animo e non ci badai più di tanto.
-Che ne dite di andare a fare un giro per Belleville? C’è una gelateria, non troppo lontana da qui. Fa anch e dei frappè squisiti.- trillò mia zia, contagiando con la sua euforia, come al solito mia madre. Voltai lo sguardo verso mio cugino che mi guardava con un aria omicida. E ora che cazzo voleva da me? alzai gli occhi al cielo interrompendo il contatto visivo. I miei erano già partiti a passo spedito seguendo i genitori di Ryan, lasciando me e quest’ultimo leggermente indietro.
-Senti sfigato..- sputò velenoso l’altro tenendomi in pugno per il colletto della maglia appena dopo essersi assicurato di non poter essere visto da nessuno. –Le regole sono le stesse. Stammi alla larga. La gente sa che sei mio parente e questo per me è già umiliante. Quindi. Non parlarmi. Non guardarmi. E comportati in modo normale per una cazzo di volta. Sono stato chiaro?! Ciò che fai tu influenza la mia reputazione. E spero per te, lo spero vivamente, che non ci sia motivo di doverti far capire la lezione a suon di botte.-
Il suo viso era così vicino al mio da riuscire a sentire chiaramente anche il suo respiro affannato solleticarmi la pelle. Mi irrigidii appena lo sentii urlarmi contro con tanta rabbia mista a preoccupazione. Credo di aver smesso anche di respirare per tutto il tempo del suo monologo, per paura di poterlo far alterare ulteriormente. Mi limitai a fare un cenno con la testa per fargli intuire che il messaggio era stato ricevuto forte e chiaro. Lui annui con fare soddisfatto, spintonandomi per allontanarsi da me. Cominciai a correre per raggiungere i miei genitori e non appena li trovai non feci altro che stargli il più incollato possibile per tutto il resto della serata, tenendomi a debita distanza da Ryan. Era così umiliante conoscermi? Forse aveva ragione. Chiunque si sarebbe vergognato di venirmi a salutare in pubblico. Ero uno sfigato, uno sfigato per eccellenza e non mi sarei sorpreso se l’indomani Ray avrebbe finto di non avermi mai visto prima.

*Spazio autrice*
SAAAAALVE MERAVIGLIE. Mi siete mancate. gn. cc
va beh, passando alla storia;
Odio con tutto il cuore la famiglia della zia inventata da me del povero Frankie.
Per quanto lui si sforzi per farsi accettare, sia dai genitori che dagli altri parenti
sembra che non sarà mai abbastanza per piacergli veramente.
Alcune parti di questo capitolo sono ispirate al mio vero stato d'animo.
soprattutto quelle riflessioni un po' più forti e in qualche modo.... 'sentite'.
spero che sia stato di vostro gradimento e che continuiate a informarmi su cosa ne pensiate.
Un bacione a tutti e a presto!
-Gee. x 

  
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