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Autore: patience_    20/08/2013    1 recensioni
Leah, una giovane donna da poco approdata nella scatenata Los Angeles per sfondare nel mondo della musica. Temeraria, sicura e seducente, la sua maschera nasconde molti scheletri nell'armadio: un'infanzia difficile, il padre vittima di una sparatoria, la madre di un suicidio e il lontano ricordo di un fratello mai ritrovato. Lo sregolato mondo della musica potrà aiutarla?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La gelida brezza mattutina losangelina scompigliava prepotentemente i capelli di Leah e la costringeva a ridurre gli occhi a piccole fessure. Più dava gas, più sentiva l’aria penetrarle nelle ossa e diventare parte integrante del suo fisico minuto; insolito era il contrasto tra il vento ghiacciato, il cielo  grigiastro e plumbeo e il calore che il corpo aggrappato alla sua vita emanava. Risultava fastidioso per Leah, non vedeva l’ora di liberarsene e di non vedere mai più quell’individuo che l’aveva scambiata per un uomo, trasportato dagli inebrianti fiumi dell’alcool. Presto, si disse la giovane, tutto ciò finirà. Una sola cosa la preoccupava: il curioso fatto che, il perfetto sconosciuto svenuto sulla sua schiena, dovesse proprio andare dove lei si stava recando in quel momento, al Canter’s Deli. Una scossa di paura le serpeggiò per tutto il corpo, facendole sgranare gli occhi nonostante il forte vento che si abbatteva sul suo pallido volto: e se non fosse finita lì? Lei, da brava civile, lo avrebbe piantato al locale e si sarebbe fatta i fattacci suoi, senza essere di intralcio a nessuno. Ma delle preoccupazioni in più cominciarono ad invaderle i pensieri, senza un preciso motivo. Smettila di farti queste paranoie inutili, Leah. Finirà, eccome se…
Inchiodò appena in tempo. Un grosso camion rosso le sfrecciò proprio davanti, ad un paio di centimetri dalla ruota della Ducati. Leah si ritrovò improvvisamente schiacciata dal peso del corpo che stava trasportando, il suo volto ad un palmo dal lucido manubrio.
“ Attenta ai semafori, mocciosa! “
Un piuttosto infuriato camionista le stava inveendo contro a qualche metro di distanza, il pugno stretto che ondeggiava fuori dal finestrino era appena distinguibile. Leah si rimise subito a sedere, guardando allibita il semaforo: in effetti, per lei era rosso. Le sue mani strinsero convulsamente il manubrio, rimanendo ad osservare le sue nocche che, da pallide, diventavano bianche. Aveva appena evitato la morte per un soffio a causa di inutili ossessioni sull’ameba che stava trasportando. Si girò di scatto, il viso segnato da spavento e rabbia, e sbottò in faccia al ragazzo.
“ Stavo per morire a causa tua, cazzo! “
Come risvegliatosi da un profondo coma, il biondo ubriaco alzò gli occhi sul volto di Leah, le labbra ancora piegate nel solito sorriso ebete.
“ Eppure sono io quello che ha bevuto, non tu! Certo che sei un po’ ritardata, eh? “
Leah si sbalordì nel sentire quelle parole sbiascicate. Avrebbe potuto benissimo finire a cazzotti in mezzo alla strada, tra lei e il moribondo, ma si convinse a rinforzare la stretta sul manubrio argentato.
“ Ma come osi?! Forse non ti rendi conto che… “
Assordanti suoni di clacson fecero breccia nelle sue orecchie, dietro di lei volavano insulti e parole poco piacevoli per una signora, ma le ignorò beatamente e rivolse nuovamente il suo sguardo al semaforo, che era diventato verde. Diede gas e sgommò a sinistra, ansiosa di intravedere da un metro all’altro la sua destinazione e di superare quell’incrocio maledetto. Mancavano pochi secondi al tanto agognato arrivo, già poteva scorgere le luminose insegne del locale, quindi rallentò un poco.
“ Vedi di riprenderti, siamo arrivati. “
Per fortuna, trovò un piccolo parcheggio proprio di fronte all’entrata. Ci si infilò con cura per non graffiare il suo amato mezzo e, finalmente sollevata, fece cessare il rombo e si mise le chiavi della moto in tasca. Si aspettava il più quieto silenzio, a quell’ora della mattina il locale era praticamente deserto, ma una serie di urli e schiamazzi attirò la sua attenzione: voci femminili e decise si alternavano freneticamente ad alcune maschili ed altrettanto potenti, dando vita ad una discussione piuttosto accesa. Leah si meravigliò nello scoprire che le voci femminili erano quelle delle sue compagne di band.
“ Senti, bello, che problema ti da se suoniamo prima noi di voi? Spiegati, cazzo, perché non è possibile!! “
Courtney stava letteralmente esplodendo di rabbia di fronte ad un ragazzo dai lunghi capelli rossi, una bandana scura gli fasciava la fronte già imperlata di sudore. Dietro di lui, i suoi compagni avevano un’aria rassegnata.
“ Te lo dico io cosa non è possibile, sgualdrinella: non possono esserci delle donne prima di noi, hai capito? E adesso vattene, tu e la tua band del cazzo. “
I due gruppi di infuocarono improvvisamente: Courtney stava per saltare addosso al tipo dai capelli rossi, mentre dai ragazzi si levavano commenti del tipo “ Lascia perdere! “, “ Ma perché fai così? “. Probabilmente, cel’avevano con il loro leader. Evie corse subito alle spalle di Courtney, stringendola per un braccio, Dafne si copriva la faccia con le mani e Darsey discuteva con un ragazzo dalla pelle scura e dai riccioli color carbone.
Leah scese rapidamente dalla moto  completamente noncurante dell’ubriaco che, mancatogli l’appoggio, sbatté la testa ancora coperta dal casco sul cruscotto. A grandi e decisi passi si diresse verso il rosso e gli diede una spinta contro il petto, allontanandolo dalla sua compagna. I loro sguardi di fuoco si incrociarono.
“ Che hai da inveire contro la nostra band? “
Tra i due gruppi era calato il silenzio, tutte le attenzioni erano ormai rivolte verso i due.
“ Sei cieca o cosa? Non vedi il cartellone? “, sibilò piazzandole un grosso volantino a due centimetri dagli occhi.
“ Voi siete le Viper Tooth, giusto? Bene, noi siamo i Guns N’ Roses ”, disse indicando i nomi delle due band sul cartellone, “ E questa sera suonerete prima di noi. Ciò è inaccettabile. “
“ Perché mai sarebbe inaccettabile? “
Le vene gonfie di sangue affiorarono dai polsi diafani di Leah, costretta a respirare il fiato dall’odore alcolico del rosso.
“ Non ci facciamo superare da delle donnicciole. Vedete di non farvi vedere stase… “
Un’esclamazione di stupore si sollevò dalla band maschile quando la giovane mollò un poderoso schiaffo dritto sulla guancia del loro leader. I suoi lunghi capelli di fuoco gli celavano lo sguardo sorpreso e rabbioso, la sua mano si tastava tremante il segno delle cinque dita. Leah non osava interrompere il contatto visivo con quell’odioso ragazzo. Le sue labbra carnose erano socchiuse, incapaci di proferire parole sensate.
“ Me la pagherai, bastarda!! “
L’unica cosa di senso compiuto che riuscì a dire fu quella, prima di scomparire in una corsa sfrenata nell’interno del locale. Senza scomporsi, rivolse lo sguardo ai quattro ragazzi che erano rimasti a fissarla sbalorditi e si avviò verso l’ubriaco moribondo per esaminargli il pass: sul retro, quale strana coincidenza, c’era proprio il nome della band citata qualche attimo prima dal rosso schizzato.
“ Penso che questo ragazzo sia con voi. “, disse sfilandogli in maniera poco delicata il casco dalla testa. Un’indomata chioma bionda fece capolino da sotto la protezione davanti ai ragazzi, ancora più increduli di prima.
“ Oh cazzo, Duff! Ma dove si era cacciato?! “
Il ricciolino si fece avanti verso il corpo pesante del compagno, lasciandosi sfuggire una risata sollevata quando vide che Duff gli sorrideva. Un po’ ebete, ma sorrideva.
“ L’ho trovato stamattina nel mio box, pensate un po’ voi… “
Poi, finalmente, lasciò Duff alle cure dei suoi compagni e si diresse felice come non mai verso le amiche, stringendole in un forte abbraccio.
“ Tempismo sempre perfetto, eh, Leah? “
Una sorridente Dafne le diede una pacca sulla spalla, riconoscente per averle tirate fuori da quel guaio.
“ Se non ci fossi io, ragazze… Dove sareste adesso, a piagnucolare da mamma e papà? “
Una risata collettiva sciolse tutta la tensione accumulata per quell’insulso equivoco e, di nuovo tutte insieme, entrarono nel locale, seguite dai ragazzi che trasportavano il corpo fiacco di Duff, che non si era ancora del tutto ripreso.
“ Leah, c’è una novità. “
Courtney le si affiancò, il suo sguardo scuro appariva eccitato e felice. Leah la guardò interrogativa, facendosi un po’ contagiare dalla sua euforia.
“ Il capo del locale vuole parlarci, sembra importante! “
Il cuore della giovane fece un sobbalzo. Che cosa poteva volere? Avevano per caso fatto qualcosa di male?
“ Dalla tua faccia, si direbbe che non sia nulla di negativo! “, azzardò Leah.
“ Infatti, è tutto il contrario! “


*Note dell'autrice*
Beh, chi non muore si rivede. Sì, forse alcuni di voi che hanno seguito la mia storia l'avranno pensata così ma, non so se per fortuna, non è così. Purtroppo, ho passato un periodo piuttosto brutto per quanto riguarda la scrittura: niente più ispirazione, niente più voglia. E ora mi ritrovo qui, dopo quasi due anni, a riprovare. Mi scuso con tutti voi, sono stata irrispettosa verso chi seguiva e recensiva con passione la mia storia. Spero vivamente continuiate a seguirla e vi ringrazio se solo la leggerete, davvero. (: 
  
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