NOTE
DELL’AUTRICE: eccomi qui con il settimo capitolo, scusate se
vi ho fatto
aspettare tanto, ma da questo chappy in poi le pubblicazioni saranno a
cadenza
settimanale, perchè sta per cominciare la scuola....
purtroppo..... allora
ringrazio le sei persone che mi hanno messo tra le seguite e le mie due
tesore,
averyn e Dro, che mi recensiscono sempre e ascoltano pazientemente i
miei
scleri... GRAZIE!!!!
Buona
lettura e se volete lasciare un commentino, sappiate che sono sempre
bene
accetti.
Crystal
Legenda:
sogno; storia.
Capitolo
7
I
due cavalieri ritornarono al Grande Tempio sconvolti e pensierosi. A
coloro che
chiedevano cosa fosse successo dicevano semplicemente
“Abbiamo trovato la
sorella di Crystal/mia sorella ed è lei una delle nuove
Guardiane”.
Il
cavaliere del cigno, inoltre, cominciò a rimanere solo,
fuori, in città,
giornate intere, nella speranza che sua sorella decidesse di farsi
vedere, di
poterle parlare, di capire come mai lei sembrava a conoscenza di tutto
e perchè
non si era fidata di lui, comportandosi come se fosse solo una ragazza
normale,
con poteri anormali.
Cercò
di tenersi in contatto con gli amici, ma faticava a stare in compagnia,
quindi
si isolò, uscendo anche, talvolta, di notte e facendo
preoccupare tutti,
soprattutto Milo e Andromeda.
Poi,
il venti di gennaio, tre giorni prima del suo, del loro, compleanno, la
incontrò, ma non come si era aspettato, anzi...
Pov
Kaeyla
Correvo
in un bosco scuro,
senza sapere dove stavo andando esattamente. Correvo, correvo il
più veloce
possibile, per evitare in ogni modo che qualunque cosa mi stesse
inseguendo mi
raggiungesse.
Vidi
davanti a me una porta
scura e minacciosa, ma mai quanto quello da cui scappavo.
Entrai.
Quello
che mi trovai davanti
mi fece accapponare la pelle. Non avevo mai visto un luogo
più tetro e dall’atmosfera
più pesante, l’oscurità era ovunque,
anche nell’aria che respiravo. Sembrava entrarmi
dentro, come se fosse solida.
L’Inferno,
a confronto,
sembrava una casa di bambole.
Mi
guardai attorno, cercando
di capire se il mio cervello non avesse confuso le informazioni.
Una
grande sala nera e rosso
cupo, scavata nella roccia, con drappeggi dello stesso rosso scuro del
muro, che
coprivano due porte ai lati della camera.
Un
trono di pietra si
stagliava minaccioso al centro, semi addossato al muro tra le due
porte:
sedutovi sopra, un’ombra scura con gli occhi simili a fiamme,
uno azzurro
ghiaccio e uno rosso e bruciante come il fuoco.
Ascoltava
il rapporto di una
persona inginocchiata a terra, mentre delle volute di fumo nero si
avvicinavano
a quel corpo, avviluppandolo con i loro tentacoli incorporei.
“Quello
che stai cercando di
dire è che hai fallito, Bhrama!”
esclamò l’ombra, stringendo gli occhi in due
fessure infuocate.
“Si,
mio signore!” rispose
mesto, anche se non era una domanda, con la testa china. “Ma
vi assicuro che
non fallirò ancora! La prossima volta che
affronterò i Guardiani, vi porterò la
testa della detentrice della Luce!” aggiunse, facendo
scoppiare a ridere il suo
signore in una risata sinistra, che mi mise i brividi e che si
interruppe
bruscamente.
“No!
Voglio che me li porti
vivi. Tutti!” ordinò. “Ora va, mio
Generale, prepara i soldati ad una nuova
offensiva, perchè, entro un anno, io e la mia dolce consorte
saremo liberi! E
allora, distruggeremo chiunque oserà mettersi tra noi e la
nostra vittoria!”
disse, scoppiando di nuovo a ridere in un modo che mi fece accapponare
la
pelle.
Cercai
di uscire dalla
grotta senza che mi vedesse, ma quando rialzai lo sguardo sul trono,
non c’era
più nessuno.
VAI
VIA DI QUI!
Gridò
una voce nella mia
testa, mentre io cercavo di aprire la porta, in preda al panico.
“La
giovane Guardiana della
Luce! Che sorpresa! Te ne vai già? E senza
salutare?” disse una voce dietro il
mio orecchio, mentre un pugnale o una spada mi trapassava il costato,
mozzandomi il respiro.
Quel
dolore mi aiutò a uscire dal sogno/visione, mentre gridavo
per il dolore della
ferita e il bruciore del pugnale, che però impediva
l’uscita di troppo sangue.
“Tesoro,
cosa succede? Perchè quelle... oh Dei
misericordiosi!” disse mia nonna,
correndo a vedere come stavo, appena si accorse della lama che
penetrava le mie
carni.
“Resta
ferma il più possibile e non estrarre il pugnale per nessuna
ragione!” mi
ordinò, uscendo di corsa dalla camera per andare a prendere
tutto il necessario
per fasciare la ferita.
Cinque
minuti dopo, era seduta sul letto, accanto a me, a disinfettare la
ferita e a
chiedermi della visione.
Le
raccontai il sogno, poi lei si informò su cosa volessi fare
a quel punto.
“Intanto,
devo parlare con Crystal, devo avvertirlo di ciò che ho
visto. Poi....”
riflettei ad alta voce, alzandomi a sedere, o almeno, quella era la mia
intenzione, del tutto dimentica della profonda ferita che mi aveva
inferto l’ombra
nel mio sogno. “Ahi! Cavoli... che male...!” scossi
la testa, tornando sdraiata
con una mano posata sulla ferita fasciata. “Però
devo rintracciare le altre
Guardiane....” mormorai, un po’ preoccupata.
Mia
nonna mi guardò intensamente.
“Vuoi
che chiami Selenia? Così ti aiuta a farle venire
qui?” mi propose. Io risposi
solo con un cenno del capo.
L’aiuto
di Selenia mi avrebbe fatto comodo.
“Nonna!”
la fermai prima che uscisse, “Grazie!” le dissi con
un sorrisone, appena si
girò.
Lei,
sorridendo a sua volta ritornò indietro per darmi una
carezza sulla testa, che
mi scompigliò i lunghi capelli biondi.
Sospirando,
mi rilassai sul letto, cercando di non pensare a nulla, nella speranza
di non
sognare più.
Ero
in una stanza piccola,
illuminata a mala pena dalla luce della Luna.
Un
ragazzo biondo dormiva un
sonno agitato da incubi e troppi pensieri. Le occhiaie scure che aveva
sotto
gli occhi erano indicazioni chiare di quanto poco dormisse la notte.
Poi,
dalla porta, uno
spiraglio di luce preannunciò l’entrata di
un’altro giovane. Questi si avvicinò
a mio fratello, con uno sguardo addolorato e triste, talmente intenso e
struggente nella sua tristezza da essere quasi troppo intimo da
guardare.
“Crystal...”
sussurrò,
sedendosi a terra di fianco al letto. “Perchè?
Perchè non ci dici cosa ti turba
così? Perchè non ti confidi? Neanche con me?
Perchè? Perchè ti isoli così? Non vedi
come ti fai del male, dannazione? Smetti di farti del male!”
domandò, sapendo
di non poter ricevere risposte.
Vidi
le sue spalle alzarsi
ad intermittenza e mi ci volle qualche secondo per capire che stava
piangendo
silenziosamente, senza singhiozzi.
“Io
ti amo, dannazione! Perchè
devi tenerti tutto dentro? Perchè non ti apri con me, come
hai fatto in questi
tre anni? Voglio aiutarti, non posso sopportare di vederti triste e
perso come
in questi ultimi giorni... ti prego.... ti prego, reagisci, amore
mio....
reagisci... ti prego....”continuò a sussurrare,
con tono dolorosamente
spezzato, mentre calde lacrime cadevano dai suoi occhi.
Mio
fratello cominciò a
lamentarsi, segno che si stava svegliando, quindi il giovane che era
entrato
nella stanza si asciugò gli occhi e uscì,
fermandosi sulla porta per osservarlo
ancora qualche istante, permettendomi di vedere la sua pelle
bianchissima, gli
occhi verdi, grandi e leggermente arrossati e i capelli dello stesso
colore. Dopo
di che, chiuse la porta, lasciando la camera di nuovo nel buio.
Crystal
si svegliò in quel
momento, aprendo stancamente gli occhi azzurro ghiaccio, puntandoli
nella mia
direzione.
Rimasi
sorpresa, anche se
sapevo che non poteva vedermi. Tuttavia, avevo bisogno che almeno mi
sentisse.
Mi
avvicinai lentamente, con
la sensazione che lui, in realtà, riuscisse a vedermi, solo
non capendo come
fosse possibile che mi trovassi nella sua camera.
Poggiai
una mano sulla sua
fronte, facendogli chiudere gli occhi e parlando direttamente con la
sua mente.
“Crystal...
fratello....
puoi sentirmi?” gli chiesi.
“Si,
ti sento... sorellina
mia.” Mi rispose, esitando un poco prima di chiamarmi
così, riempiendo i miei
occhi di lacrime di gioia.
“Ho
bisogno di parlarti!”
esclamai, “Vieni all’Hotel della Luna, ti
aspetterò lì, domattina.” Gli dissi,
vedendolo
e sentendolo, più che altro, annuire sotto la mia mano.
Sorrisi.
“Allora a domani,
fratello mio!” lo salutai, allontanandomi e spezzando il
contatto, ma lui
riuscì, non avevo idea del come, a prendere il mio polso,
dicendo. “Non
svanirai nel nulla dopo, vero?”
“No,
dopo probabilmente,
vivremo insieme, con i tuoi amici e alcuni dei miei!” risposi
felice.
Rassicurato,
mi lasciò
andare e io mi ritrovai improvvisamente in una stanza simile a quella
di mio
fratello, ma illuminata da una candela.
Sul
letto, dormiva il
ragazzo che avevo liberato dalla possessione del demone o quel che era.
Sembrava
stesse facendo un
brutto sogno, era tutto sudato e si agitava quasi convulsamente, come a
voler
sfuggire a qualcosa.
“Esmeralda...
No! No, no....
Esmeralda....” mormorava nel sonno.
Stavo
per andarmene,
consapevole solo di una sensazione di stritolamento allo stomaco, che
mi faceva
stare male e di stretto al cuore che mi sorprese.
“Kaeyla!
No, non andartene! No...!
Non farle del male! Kaeyla!” disse a voce più
alta, shoccandomi, perchè potevo
accettare che mio fratello mi vedesse, ma non qualcun altro. E poi,
fino ad un
secondo prima chiamava “Esmeralda” e ora voleva me?
Pensai arrabbiata.
Girandomi,
decisa a
dirgliene quattro, mi bloccai, ora più sconvolta che
alterata. Lui piangeva! Piangeva,
sussurrando il mio nome!
Non
potevo crederci, però quelle
lacrime mi facevano male.
Mi
sentivo anche io sul
punto di piangere, ma, scuotendo la testa nel tentativo di scacciare
ogni
brutto pensiero e deglutendo per scacciare il magone che mi serrava la
gola, mi
avvicinai a lui, sedendomi sul letto e, appoggiandomi al suo braccio,
posai un
delicato bacio sulla sua fronte, tranquillizzandolo.
Di
sfuggita vidi un mantello
svolazzare oltre la porta socchiusa, poi mi svegliai, mentre lui
sussurrava
ancora “Kaeyla...”
Mi
risvegliai all’alba, con Selenia, la mia maestra, che mi
guardava con un
sorrisino malizioso.
Spalancai
gli occhi, arrossendo e capendo il perchè di quello sguardo.
“Non
è assolutamente come
pensi tu!” le
dissi, facendo allargare il suo sorriso.
“Oh,
piccola! Non riesci ancora a
capire il
tuo cuore, eh?” mi chiese lei, scuotendo la lunga chioma
d’ebano. “In ogni
caso, ho contattato le nostre amiche e stanno arrivando, questa sera,
Lucy e
Luane saranno qui, mentre Sophia e Grimilde non arriveranno prima di
domani.” Mi
comunicò più seria. “Tua nonna mi ha
raccontato la visione, ne hai avuta un’altra?”
indagò la giovane donna orientale.
Io
scossi la testa, sapevo che aveva visto almeno la fine del mio sogno,
ma, a
parte quello, non avevo visto altro.
Sorrise
e annuì, prima di alzarsi.
“Verrò
anche io, quando dovrai recarti al Grande Tempio!”
esclamò con sicurezza.
Non
ebbi tempo per dire nulla, perchè se ne andò,
dicendomi di riposare, che mi
avrebbe svegliato lei, quando il mio gemello fosse arrivato.
Così,
mi lasciai cadere di nuovo tra le bracci di Morfeo, questa volta senza
che il
dio dei sogni mi facesse avere altre visioni.