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Autore: _Frency_    21/08/2013    2 recensioni
In una giornata come tante le vite dei Tokio Hotel vengono stravolte da una notizia inaspettata: li aspetta il duetto con una cantante semi-sconosciuta per incidere la colonna sonora di un film recentemente uscito nelle sale cinematografiche. La cantante in questione è Kerli, ragazza dalla personalità stravagante e decisamente folle. A che cosa porterà questa forzata -e improbabile- collaborazione? I nostri idoli si destreggeranno tra posizioni da prima donna usurpate, vestiti di frusciante tulle, serate all'insegna del divertimento più sfacciato e una scadenza: marzo. Cinque mesi, centocinquanta giorni che a seconda dei casi appariranno infinitamente lunghi o terribilmente brevi. Il successo più assoluto sarà la ricompensa... ma se non dovessero farcela?
Dal testo:
[...] I suoi amici e suo fratello sapevano benissimo da cosa era provocato tutto quell’ astio: un’altra cantante – donna, per giunta! – che si intrometteva nel suo territorio, nella sua band. Una ragazza che non poteva fare a meno di vedere come una possibile minaccia, un pericolo. [...]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricami sul Cuore.'
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Capitolo 2: Strange Boy(s).

 

A Diara,
dolce e nuova  amica.
Ti voglio bene.

 

Nervosa.

Dita affusolate adornate di lunghe unghie laccate tamburellavano sul tavolino di vetro trasparente, producendo un rumore tintinnante e persistente. Le piaceva quel tavolinetto sobrio, e anche la comoda sedia su cui si era lasciata cadere appena rientrata, senza nemmeno premurarsi di sfilarsi gli alti tacchi.

Pensierosa.

Lo sguardo grigio, perso nel vuoto della propria camera di albergo. Passò in rassegna ogni cosa, dalle setose lenzuola al lavorato armadio poco distante da dove stava seduta. Cercava disperatamente di trovare un appiglio, un qualsiasi cosa che la distogliesse dai suoi pensieri verso quei quattro ragazzi. Sbuffò contrariata, socchiudendo gli occhi. A stento ricordava i loro nomi, come avrebbe mai potuto cercare di lavorarci insieme?

Gustav.

Il più taciturno tra i quattro, si era limitato a cercare di stringerle la mano in maniera educata e cortese, come aveva fatto anche l’altro, quello capellone…

Come si chiamava, già? Gregor? No, qualcosa di simile… Ah, eccolo! Georg!

Ecco, lui era l’altro che poteva dire rasentare la normalità. Aveva un bel sorriso sincero e degli occhi incredibilmente limpidi. Lucenti e smeraldini, così in contrasto con i suoi, cupi e folli. Avrebbe dovuto mettersi di impegno, ne era certa, ma forse con loro due avrebbe anche potuto funzionare. Certo, non si aspettava che diventassero amiconi, ma per lo meno che riuscissero ad andare d’accordo. Cosa che sembrava impossibile con gli ultimi due componenti della band. Ed ecco che arrivavano le pecore nere, almeno a sua vista. Effettivamente, due pecore nere fin troppo ben inserite nel branco, che però incutevano una sorta di riverenza nel loro gruppo, manager compreso. Probabilmente era la sua mente che divagava, ad ogni modo.
Il più grande dei due gemelli – fratelli? Quei due? Bah… - doveva chiamarsi Tom. Aveva dei tratti fini, come il gemello – va bene, forse qualcosa in comune avevano – e delle labbra sottili adorante da un piercing.

Intrigante.

Ecco come l’aveva trovato: decisamente intrigante, con quello sguardo da lupo affamato, seducente e caldo. E anche indiscutibilmente diretto nell’esprimere i propri pensieri. Sogghignò, al pensiero del complimento ben poco velato che le aveva rivolto pensando di non essere udito. Nonostante tutto, però, rimaneva piuttosto insopportabile. E prendeva sempre le difese del gemello più piccolo.

Patetico.

Ed ecco che lasciò vagare il pensiero sul protagonista indiscusso dei suoi turbamenti. Lui, dallo sguardo gelido e distaccato nonostante lasciasse trapelare visibilmente le proprie emozioni. Quegli occhi inizialmente l’avevano incantata: erano profondi, intrinsechi di chissà quali e quante diverse emozioni. Poi però aveva aperto quella graziosa bocca e l’incanto si era spezzato.

Arrogante. Testardo. Scorbutico. Egoista.

Avrebbe potuto andare avanti all’infinito, elencando tutti i difetti che le erano saltate all’occhio in meno di una giornata di conoscenza. Sapeva bene che avrebbero avuto molto, moltissimo da ridire durante quel periodo di lavoro insieme. Erano due prime donne costrette a venire a patti, cosa quanto mai improbabile – se non impossibile. E poi l’aveva sorpreso a osservarla furtivamente, scoccandole profonde occhiate in diverse occasioni, come se cercasse di capire chi fosse veramente, chi si celasse dietro a quel finto sorriso perfetto.

Illuso.

Se si aspettava di riuscire a capire anche un briciolo di come era fatta la sua persona, sprecava il suo tempo. Nessuno c’era mai riuscito, nonostante in tanti avessero cercato di avvicinarsi a lei. Ne aveva attirati tanti, ma altrettanti ne aveva respinti. Neanche uno sarebbe riuscito a svelare completamente la sua vera indole, celata abilmente e allo stesso tempo distrutta da una logorante follia. Increspò le labbra in un sorriso distorto, mentre un’improbabile felicità le inondava il cuore, facendole brillare gli occhi cupamente. Si sarebbe divertita, eccome se si sarebbe divertita. E avrebbe portato alla follia anche lui.
Qualche giorno dopo, i quattro ragazzi ricevettero un’altra spiacevole sorpresa. Quando Bill lo venne a sapere per poco non si strozzò con il suo caffè caldo, facendo scoppiare in fragorose risate i compagni di fronte a lui. Avrebbero dovuto passare almeno una giornata in compagnia della ragazza, per avere modo di “Comprendere meglio le rispettive idee e aspettative per il singolo”, come si premurò di dire loro David. Il cantante si era alzato di scatto, rischiando di trascinare con sé la tovaglia ricamata del tavolo della colazione dell’albergo. Aveva cominciato a sbraitare inferocito, sentenziando che nessuno avrebbe potuto esigere da lui un appuntamento forzato con quella sottospecie di nevrotica altezzosa, soprattutto perché era domenica e lui non aveva intenzione di alzare un dito per nessuna ragione, nonostante si trattasse del loro prezioso lavoro. A quel punto era intervenuto Tom, con i suoi modi perentori e convincenti che solitamente riuscivano a persuadere il gemello a fare la scelta migliore. Peccato che quella mattina il cantante non fosse dell’umore adatto, tanto da rispondere in maniera stizzita e non tanto cortese anche al fratello, per cui solitamente riservava ascolto e comprensione. A quel punto si era azionata una sorta di reazione a catena, un botta e risposta tra i due gemelli, con toni di voce sempre più alti e irritati.

-È soltanto il primo giorno, come pensi di affrontare la questione, in questo modo infantile e patetico, umm? Sentiamo!- aveva sbottato ad un certo punto Tom, incrociando le braccia al petto con sguardo severo.

Bill aveva arricciato le labbra in una espressione di palese risentimento, ma aveva taciuto un istante alla ricerca delle parole adatte. E si era reso sempre più conto di quanto suo fratello, a differenza sua, fosse maturato in quegli anni. Non riusciva proprio a spiegarselo, e forse era dovuto anche a quello il suo comportamento eccessivamente immaturo. Vedeva Tom… grande. E non solo a causa di quei dieci minuti che inesorabili li dividevano, ma anche per qualche altro motivo che momentaneamente gli sfuggiva. Ad ogni modo, non voleva essere trattato con un ragazzino testardo – cosa che effettivamente era –, voleva che suo fratello gli si rivolgesse alla pari, non con quel tono così troppo calmo. Era strano: Tom si era sempre rivolto a lui con schiettezza e sincerità, alzando la voce se era il caso e urlandogli dietro incazzato se ne combinava una delle sue. Ma perché ora doveva veramente mostrarsi incazzato nero per fare alzare anche a lui i toni? Perché Tom riusciva a mantenere il controllo, mentre lui no? Faticava a trovare una risposta soddisfacente, e questo, sommato alla frustrazione, alla pressione fatta da David per quell’incontro e al suo giramento di scatole mattutino a cui non riusciva dare spiegazione, lo rendevano intrattabile. Ci mancava solo Tom con i suoi toni falsamente accondiscendenti. E lui, che aveva sempre avuto la straordinaria capacità di esternare le proprie emozioni senza difficoltà non riusciva a proferire parola davanti allo sguardo ardente del gemello. Sentiva un miscuglio di differenti emozioni agitargli il cuore, ma non sapeva come trasmetterle ai suoi compagni. Sbuffando infastidito aveva lasciato la sala da colazione, per dirigersi a grandi falcate verso la sua stanza.

Ad ogni modo, il suo malumore e i suoi funesti pensieri non erano riusciti a smuovere né David né tantomeno i suoi compagni, e adesso tutti insieme aspettavano di vedere comparire la figura di Kerli da una delle strade principali che conducevano nella biblioteca dove avevano deciso di incontrarsi per discutere con tranquillità, senza essere disturbati in alcun modo. Georg e Tom chiacchieravano tranquillamente, dando un tiro alla sigaretta con fare distratto. Gustav, apparentemente, non sembrava eccessivamente interessato a quanto gli accadeva intorno.

Non mi inganni più.

Bill ormai conosceva l’espressione imperturbabile del suo batterista, e sapeva altrettanto bene che non significava affatto disinteresse. Gustav aveva la straordinaria capacità – almeno secondo il cantante – di dissimulare le proprie emozioni, celandole abilmente dietro dolci sorrisi che avrebbero incantato chiunque. Perciò, nonostante facesse l’indifferente rigirandosi tra le mani il cellulare, Bill sapeva bene che qualcosa sotto sotto covava. Peccato che non fosse ancora riuscito a capire se fosse pro o contro Kerli…

-Oh, eccola che arriva!- disse ad un certo punto Tom, ciccando sul marciapiede.

Bill volse lo sguardo nella direzione indicata dal gemello, scorgendo l’improbabile figura della ragazza all’angolo della strada. Indossava un vestito più sobrio di quello che sfoggiava il giorno prima, ma continuava ad ostentare una certa linea stravagante.

Esibizionista.

Il cantante storse il naso, sbuffando impercettibilmente, ma non abbastanza silenziosamente, tanto che Tom gli lanciò un’occhiata truce. Sembrava un monito, come se mutamente lo sfidasse a ricominciare con le sue lamentele.

Certo, guardami pure così. Guardami. Sfidami. Leggimi il disprezzo negli occhi: non mi farai cambiare idea. Sono proprio come dici tu: sono un ragazzino viziato e cocciuto.

Stava succedendo di nuovo: un tempo non avrebbe esitato a esprimere la sua disapprovazione, eppure ora era come bloccato. E tacque di nuovo.

-Ma che piacere rincontrarvi- fece ironicamente la ragazza, raggiungendoli con due falcate. Il tono era lo stesso dell’altro giorno: disinteressato ed eccessivamente dolciastro, quasi stucchevole. Suonava come un’infinita serie di note stonate alle orecchie di Bill, troppo preso dal suo disprezzo per concentrarsi su altro. Lui non voleva fare piani sul futuro con lei. Lui non voleva provare ad andarci d’accordo. E soprattutto lui non voleva, nel modo più assoluto, duettare con lei.

Non voglio!

-Perché non entriamo e cerchiamo un angolo appartato dove chiacchierare?- propose ad un certo punto Georg, sorridendo nella maniera più convincente possibile in direzione di Bill, che si limitò a voltarsi dall’altra parte.

Avevano trovato un piccolo tavolino di legno in un angolo tra una grande finestra e un’imponente libreria. C’era una bella panca ricurva addossata al muro, ricoperta di morbidi cuscini rossi, su cui era possibile accomodarsi. Gustav e Tom vi si erano lasciati cadere mollemente, come se avessero camminato tutta la mattinata e fossero esausti. Georg aveva scostato una delle tre sedie, facendo cenno anche a Bill e a Kerli di accomodarsi, ma un solo pensiero martoriava la mente stanca del ragazzo.

Non voglio!

-Come mai sei così poco cortese con i tuoi compagni?- chiese ad un certo punto lei sedendosi, in uno sfarfallio di ciglia nere e fluttuare di capelli biondi attorno al volto.

Il ragazzo si volse bruscamente verso Kerli, quasi non credendo alle sue orecchie.

Mi prendi in giro, bambolina?

-Non sono affatto scortese: sono normalissimo- biascicò, senza guardarla negli occhi.

-Ah, sì, vedo… Deve essere ben snervante lavorare con te allora, se il tuo umore quando sei normale è così- ribatté lei sorridendo, calcando in maniera pesante le ultime parole.

Il ragazzo sgranò gli occhi, ed istintivamente Georg, seduto accanto a lui, gli afferrò un braccio, come esortandolo a mantenere la calma. Calma che andava decisamente a farsi benedire, viste le continue provocazioni della ragazza. Bill inspirò profondamente, cercando di calmarsi. Non solo quella ragazzina si intrometteva nel suo territorio, ma si permetteva anche di fare dell’ironia.

-Ascoltate, è inutile che continuate questo giochino: è palese che non vi andiate a genio, ma potreste almeno cercare di andare d’accordo? Non è difficile, porca miseria!- sbottò Tom prima che il gemello potesse anche solo cercare di proferire parola.

Sia Kerli che Bill gli lanciarono un’occhiata gelida, che non impressionò affatto il chitarrista. Accidenti, era solo il primo giorno e già lui ne aveva le scatole piene di quei due che non facevano che battibeccare come due vecchie comari. Ma chi si credevano?

Va beh che l’ego di Bill è decisamente spropositato, ma arrivare a frignare come un marmocchio!

Si era ripromesso di non impicciarsi, di lasciarli fare, come d’altra parte aveva sempre fatto: non aveva assolutamente voglia di iniziare adesso ad interessarsi di cose che non lo riguardavano – e i litigi tra quei due erano l’ultimo dei suoi problemi. O almeno così aveva pensato la sera precedente, cercando di autoconvincersi che non avrebbe dovuto preoccuparsi di nulla, che suo fratello avrebbe tirato fuori un minimo di maturità e avrebbe lasciato correre, ignorando le occhiate supponenti e le smorfie di disapprovazione della biondissima rivale. Invece, si era dovuto ricredere. In fretta. Non solo Bill continuava a ostentare un atteggiamento infantile, ma sembrava anche convinto di essere dalla parte della ragione. E a lui aveva ben presto capito che sarebbe dovuto intervenire in ogni bisticcio troppo spinto tra i due, proprio come qualche istante prima.
Kerli continuava a scrutare con espressione fin troppo turbata il chitarrista, senza però riuscire a indovinarne i contorti pensieri. Gli occhi caldi e ammalianti trasudavano impassibilità in quel momento, al contrario del gemello, le cui iridi brillavano d’ira. Spiegò le labbra in un sorriso melanconico, sogghignando appena e scostandosi con un gesto elegante una ciocca di capelli dal volto pallido.

-Oh! Credo tu abbia ragione-

Cosa?

L’espressione sbalordita dei quattro ragazzi – tra cui quella di Georg e Gustav che facevano vagare lo sguardo da Kerli a Tom e poi nuovamente da Tom a Bill – esprimeva tutto il loro sconcerto. Si era dimostrata d’accordo con il chitarrista.

-Non guardati in questo modo, vi prego- fece lei, fintamente imbarazzata sotto le loro occhiate inquisitrici.

Bill notò in quel momento un altro particolare che contraddistingueva la sua personalità stravagante. Era letteralmente impossibile cercare di prevedere una qualsiasi delle sue mosse. Questo lo rendeva nervoso: come avrebbe potuto destreggiarsi in modo da potersi ritenere l’unico vincitore di quella lotta silenziosamente indetta, se non sapeva cosa aspettarsi da lei?

-Allora, abbiamo da fare, no?- chiese in maniera retorica lei.  –Ah, Bill, per favore, smettila di fissare il nulla e cerca di prestarmi attenzione per qualche minuto- disse Kerli ad un certo punto, riscuotendo il cantante da un’intesa contemplazione del vuoto. Il ragazzo scosse il capo, grugnendo in maniera ben poco elegante. Ad ogni modo, vedendo gli sguardi imploranti dei compagni che silenziosamente lo pregavano di non ribattere con una frecciatina delle sue, si unì discretamente al discorso iniziato da Kerli a proposito del nuovo singolo, che certamente “Non si scriverà da solo, accidenti!”, come sentenziò dopo qualche minuto la ragazza.


Il pomeriggio era passato più lentamente di quanto Bill aveva ipotizzato. Lui, che aveva tanto sperato in qualcosa di veloce e indolore, si era ritrovato invischiato in uno scambio di opinioni che si prospettava infinito, viste le innumerevoli (e divergenti) convinzioni di tutti e cinque. Georg era propenso per qualcosa di abbastanza melodico, tutto il contrario di Gustav, che a sentirlo parlare sembrava voler reinterpretare metà dei capolavori dei Metallica. Tom, neanche a dirlo, aveva tutt’altro in mente: secondo lui, doveva essere un pezzo di facile ascolto,  adatto al grande pubblico. Dopotutto, era pur sempre una colonna sonora, doveva poter piacere a molti. Su questo Bill si era mostrato d’accordo, però si rifiutava di cadere nella trappola della “musica commerciale”, per poi essere additato fino alla fine della loro carriera come uno con le idee poco chiare riguardo al genere di musica volesse realmente fare. No, non avrebbe mai dato più spazio alla gloria che alla passione: piuttosto che realizzare un singolo di cui non sarebbe mai stato realmente soddisfatto, ottenendo però successo, preferiva dare voce – e una parte di sé stesso – a qualcosa che gli sarebbe rimasto sempre nel cuore, nonostante la gente potesse non apprezzarlo. Kerli lo aveva osservato intensamente quando aveva esposto le sue ragioni, senza distogliere gli occhi dal suo volto, animato da forti emozioni visibilmente tenute a freno.

-Capisco ciò che vuoi dire, Bill. Non sono d’accordo, però- aveva detto lei con franchezza, ghiacciandolo.

-E perché, di grazia?- aveva sibilato lui.

-Perché dai per scontato che saremo tutti persuasi dai tuoi nobili ideali, ma io, ripeto, non sono affatto d’accordo- aveva ribattuto lei, serafica ed estremamente calma.

-Non puoi pensare solo a te stesso: devi pensare alle aspettative del pubblico, che è assai consistente. Se ragioniamo così faremo un flop totale. Lo sai, vero?-

-Mi rifiuto nella maniera più assoluta di scendere a patti con una cantante senza spina dorsale come te!- aveva sbraitato lui di rimando, mentre Tom si
schiaffava una mano sulla fronte, disperato.

Si ricomincia...

Ed aveva ragione. Bill e Kerli si erano subito accapigliati, alzando ben presto anche i toni di voce fino a beccarsi un’occhiata malevola dalla bibliotecaria, che senza tanti complimenti li aveva invitati ad uscire. Accogliendo il consiglio con gioia, avevano levato in fretta le tende. Tom sperava che questo avrebbe distratto i due, convincendoli  a lasciar perdere, ma come era prevedibile i due avevano continuato a prendersi a male parole, fino a che, esasperato, Bill l’aveva elegantemente liquidata mandandola a quel paese.

-Aspetta che lo venga a sapere il mio manager, aspetta solo questo, ragazzino viziato che non sei altro!- aveva urlato lei, mentre se ne andava, chiamando la propria scorta che la riaccompagnasse a casa.

-Lo stesso vale per te: pensi veramente che David non verrà a conoscenza dell’accaduto?- Bill non poteva certamente esimersi dal ribattere.

Sconsolati, Georg, Tom e Gustav si erano lanciati uno sguardo afflitto, mentre il medesimo pensiero balenava nella loro mente:

È solo l’inizio.











My Space:

Ciao ragazze!

Rieccomi con il secondo capitolo di "Wonderland". Direi che non c'è molto da dire, se non che è un capitolo piuttosto movimentato. Bill e Kerli litigano di continuo - e io gli adoro anche per questo. Aspettatevi pure scintille e fuochi d'artificio degni di una festa nel Paese delle Meraviglie! ^^
Due parole su Tom. Come avrete notato il Tom di questa storia è più maturo, nonostante rimanga il solito chitarrista casinista e scavezzacollo. Il nostro bel cantante, però, rimane protagonista indiscusso della storia.

Il titolo, invece, è un gioco di parole preso proprio da una canzone di Kerli, intitolata appunto "Strange Boy".

Ne approfitto per dirvi che i giorni di aggiornamento saranno mercoledì e domenica. Nel caso non riuscissi a pubblicare in questi giorni farò in modo di comunicarvelo.

E adesso i ringraziamenti!

Grazie a...


Heilig__ : perchè c'è, ed è questo l'importante. Perchè è una persona speciale, che mi aiuta e mi sostiene in ogni occasione. E perchè è una Alien con un modo di scrivere meraviglioso, perciò vi invito a fare un salto nella sua pagina e a dare un'occhiata alle sue storie. Vi assicuro, ne vale la pena! Fatele anche tanti complimenti, perchè è stata lei a realizzare la copertina per la storia. L'immagine la pubblicherò nell'ultimo capitolo, come sorpresa diciamo! :)

auroramyth : per aver recensito il capitolo precedente. Grazie per le tue belle parole!

e ovviamente grazie a tutti quelle che leggono, preferiscono, seguono o ricordano. Siete tutte speciali, dico sul serio!

Alla prossima,

Francesca.

   
 
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