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Autore: _Frency_    18/08/2013    5 recensioni
In una giornata come tante le vite dei Tokio Hotel vengono stravolte da una notizia inaspettata: li aspetta il duetto con una cantante semi-sconosciuta per incidere la colonna sonora di un film recentemente uscito nelle sale cinematografiche. La cantante in questione è Kerli, ragazza dalla personalità stravagante e decisamente folle. A che cosa porterà questa forzata -e improbabile- collaborazione? I nostri idoli si destreggeranno tra posizioni da prima donna usurpate, vestiti di frusciante tulle, serate all'insegna del divertimento più sfacciato e una scadenza: marzo. Cinque mesi, centocinquanta giorni che a seconda dei casi appariranno infinitamente lunghi o terribilmente brevi. Il successo più assoluto sarà la ricompensa... ma se non dovessero farcela?
Dal testo:
[...] I suoi amici e suo fratello sapevano benissimo da cosa era provocato tutto quell’ astio: un’altra cantante – donna, per giunta! – che si intrometteva nel suo territorio, nella sua band. Una ragazza che non poteva fare a meno di vedere come una possibile minaccia, un pericolo. [...]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricami sul Cuore.'
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Wonderland.




Capitolo 1: Queen.

 

Un pallido sole batteva insistentemente sulla grande vetrata del grattacielo, abbagliando con il proprio intenso riverbero le persone sedute all’interno della stanza. Questa era piuttosto grande, e ostentava un arredamento moderno. Il pavimento di parquet era coperto da un grande tappeto bianco, dello stesso colore della scrivania posta al centro della stanza. Le pareti, di un tenue grigio perla, erano decorate da svariati oggetti, tra cui fotografie e brillanti targhe dorate. Proprio queste stava osservando uno dei quattro ragazzi al di là della scrivania, al cui capo opposto sedeva un uomo di mezza età dalla crespa chioma brizzolata.

Il ragazzo lasciò vagare lo sguardo, per soffermarsi sulle fotografie incorniciate davanti a lui. Recavano tutte l’uomo in compagnia di svariati musicisti, tra cui alcuni che conosceva e la loro stessa band. Accennò un sorrisetto orgoglioso davanti a quell’immagine, che li ritraeva sorridenti e decisamente più piccoli.

-Ne sono passati di anni, eh?- domandò l’uomo, rivolgendosi al ragazzo dalla corta e folta chioma corvina.

-Sì, effettivamente… - ammise il ragazzo, mentre anche i compagni alle sue spalle annuivano impercettibilmente.

Erano nove anni che lavoravano per quell’etichetta ormai, che aveva dato loro mille opportunità, ed erano certi che si stesse apprenstando a dargliene un’altra ancora.

-Di preciso perché ha chiesto di incontrarci?- domandò il ragazzo dagli occhi verdi e la lunga chioma bruna, mentre il suo interlocutore faceva loro cenno di sedersi.

-David ci raggiungerà a minuti- esordì l’uomo –Ma penso che non sarà un problema se inizio a spiegarvi il motivo già adesso. Vedete, è vero che è da poco che il vostro ultimo album è uscito, ma pensavamo già di proporvi un nuovo, breve progetto. Vi coinvolgerà solo in minima parte, ma ci avrebbe fatto piacere avere il vostro consenso: potrebbe dimostrarsi estremamente… redditizio- spiegò l’uomo.

A Bill Kaulitz non piaceva come l’uomo pronunciava quella parola, “redditizio”. Aveva un non sapeva che di viscido e sbagliato, sporco, come se la musica fosse soltanto un modo per ottenere fama, successo e denaro. No, il ragazzo non poteva fare a meno di pensare che non fosse affatto così. Lui – loro, ad essere precisi – facevano musica per passione innanzitutto, e poi come modo per procurarsi da vivere. E c’era una sostanziale differenza quando affermava, durante interviste o simili, che la musica era la sua vita. Lui viveva della sua musica nel senso che non avrebbe mai potuto farne a meno, anche se non lo avessero pagato un dollaro, non perché essa gli faceva guadagnare milioni. Eppure, questo il proprietario della loro etichetta sembrava non volerlo capire, purtroppo.

-E di preciso di cosa si tratterebbe?- chiese Bill, con fare appena percettibilmente irritato, tanto che solo suo fratello Tom colse la nota di amarezza di cui si era tinta la sua voce.

-Recentemente è uscita nelle sale cinematografiche la nuova perla del regista americano Tim Burton, “Alice in Wonderland”- rivelò l’uomo –E diverse etichette hanno deciso di proporre i propri artisti per incidere un disco con tracce aventi come tema il film- concluse.

I quattro ragazzi si guardarono un attimo, perplessi. Ad essere sinceri, era la prima volta che gli veniva proposta una cosa simile, e si preoccuparono di farlo notare al loro interlocutore.

-Oh, suvvia, non sarà certo difficile! In più è un bene fare sempre nuove esperienze- gli rassicurò.

L’espressione scettica dei due gemelli Kaulitz era tutto un programma. Bassista e batterista sogghignarono appena: i due si erano sempre dimostrati abbastanza restii quando si trattava di collaborare, soprattutto Bill, con la sua indole da prima donna.

-Cancellatevi quelle smorfie dal viso, ragazzi- fece imperioso l’uomo, prima di aggiungere la stoccata finale.

-Ah, quasi dimenticavo: sarà un duetto con un’altra artista della nostra casa discografica, una cantante- aggiunge con noncuranza, mentre gli occhi bistrati di nero del cantante si sgranavano in maniera preoccupante, trasmettendo chiramente tutto il suo stupore, la sua disapprovazione e la sua imminente collera.

Deglutì rumorosamente, schiarendosi la voce, mentre anche gli altri componenti della band dimostravano anch’essi la loro perplessità. Dopotutto, era la prima volta che pensavano all’ipotesi di dover fare musica con un altro – o un’altra, come aveva detto l’uomo, e il che era ancora più preouccupante – musicista, e a soppesare tutte le complicazioni che implicava. Suonare e cantare prendendo in considerazione le idee e il giudizio di una estranea, cercare di accordarsi e venire a patti per realizzare una melodia orecchiabile, per non parlare del testo. Senza rendersene conto Tom, Georg e Gustav puntarono lo sguardo su Bill che, se prima appariva contrariato, adesso la sua espressione furiosa faceva veramente paura. Gli occhi assotigliati pericolosamente, le unghie lunghe e laccate che artigiavano la stoffa della poltroncina di pelle, le labbra serrate per impedirsi di proferire qualcosa di sconveniente. I suoi amici sapevano benissimo da cosa era provocato tutto quell’astio: un’altra cantante – donna, per giunta! – che si intrometteva nel suo territorio, nella sua band. Una ragazza che non poteva fare a meno di vedere come una possibile minaccia, un pericolo.

-E si potrebbe sapere il nome di tale… cantante?- domandò Bill con evidente sforzo, cercando nonostante tutto di apparire calmo.

-Oh, certamente! Si chiama Kerli- rispose l’uomo.


Kerli, Kerli, Kerli.

Quello stupido nome non faceva che rimbombare nella mente del cantante e dei suoi compagni, che da un momento all’altro si erano trovati vincolati a quella decisione improvvisa. David Jost, loro manager, gli aveva raggiunti poco dopo, ritrovandosi il suo pupillo mezzo schoccato davanti agli occhi. Eppure, nemmeno la più tenera o la più omicida delle occhiate di Bill lo avevano fatto desistere dalla sua decisione. Ed ecco che i Tokio Hotel avevano firmato il contratto, promettendo di metterci tutta la volontà possibile per fare funzionare le cose.

Grandiosa cazzata.

Bill sbuffò, cercando di scacciare quei penseri molesti. Tom, per ristabilire l’equilibrio interiore del gemello e il proprio, aveva proposto un bel caffè in un bar poco distante. Tutti avevano accettato volentieri, e una volta seduti si erano lasciati andare a commenti di ogni sorta.

-Scusate, ma a parte tutto, chi la conosce questa?- sbottò Bill, trangugiando caffè e annesso cioccolatino in un battito di ciglia.

Tom sorrise della voracità del fratello, dandogli però ragione: era un nome totalmente sconosciuto alle loro orecchie.

-Per quanto ne so, dicono che abbia ricevuto un discreto successo negli ultimi anni, ma niente di più- fece Gustav, cercando (invano) di risollevare il morale all’amico.

-Oh, perfetto, non solo una palla in più al piede, ma anche una totale sconosciuta!- ringhiò nuovamente il moro, incrociando le braccia al petto magro.

-Sarebbe stato peggio ritrovarsi accollati a qualcuno di troppo famoso, da… come dire, oscurarci- provò a rimediare il batterista, scegliendo accuratamente le parole.

Le premesse non si dimostravano delle migliori, e non solo perché non conoscevano quasi nulla di lei, ma anche perché da quel poco che sapevano non era esattamente la prima della lista degli artisti con cui avrebbero voluto collaborare.

-Beh, per ora è inutile perdersi nel pessimismo. Pensala così, Bill: magari alla fine è una gran bel pezzo di cantante, e tu sarai tanto contento di duettare con lei!- fece Georg, beccandosi un’occhiataccia dal cantante, che però si tramutò presto in una smorfia divertita.

Effettivamente, se la pensava così…


Il giorno prestabilito per l’incontro era arrivato fin troppo presto a detta del cantante, che non aveva fatto che lamentarsi durante tutto il recente periodo. Erano nuovamente davanti all’ingresso del grande grattacielo, in compagnia del proprietario dell’etichetta che li aveva accolti in precedenza. I due gemelli fumavano da una decina di minuti, sotto gli sguardi contrariati dei compagni.

-Beh?- fece Bill, rivolto al bassista che scrollava il capo esasperato.

-Mi rilassa- aggiunse poi, come per giustificarsi, ma ogni tentativo di ribattere nuovamente fu smorzato dall’arrivo di una macchina nera tirata a lucido che parcheggiò proprio davanti all’imponente entrata del palazzo.

Le espressioni scettiche dei quattro ragazzi si tramutarono in smorfie decisamente stupite quando videro chi scese dall’abitacolo. Prima, due lunghe gambe diafane, infilate in un paio di decoltè nere dal tacco decisamente troppo alto. Un fruscio di pizzo, tulle e nastri si rivelò essere il corto abitino bianco che sfiorava appena metà delle cosce della ragazza. Il vestito era di foggia talmente strana che stupì perfino il cantante, abituato alla stravaganza. Le frange erano sfilacciate, come se fosse stato strappato, e numerosi inserti di pizzo nero adornavano il secondo velo della gonna. I quattro lasciarono risalire lo sguardo fino al volto ovale, dalla pelle talmente candida e perfetta da parere porcellana finemente lavorata, incorniciato da lunghi e serici capelli biondi. Le labbra erano truccate con un esuberante rossetto rosa shocking, e proprio sotto il labbro inferiore, al centro del mento, spiccava la pallina metallica e argentea di un piercing. Gli occhi grigi ed espressivi erano abilmente truccati di nero, anche se con un certo eccesso. Eppure, nonostante il trucco che creava falsi giochi di luci e ombre, quegli occhi riuscivano a trasmettere un senso di irrazionalità, determinazione e superiorità che era raro trovare concentrati tutti insieme in un paio di iridi. Un sorrisetto di sfida le incorniciava le labbra, mentre scrutava i quattro ragazzi davanti a lei con distaccato interesse.

-Umm… E questi qui sarebbero i Tokio Hotel?- domandò.

La sua voce era fredda e piuttosto acuta, contraddistinta da un accento vagamente nordico. Aveva un non so che di strascicato però, come se la innervosisse sprecare la propria voce per parlare, invece che utilizzarla solo per cantare. Tutto il contrario di Bill, che apriva bocca ogni volta che ne aveva occasione.

Ad ogni modo, come annoiata dalla loro sola presenza, aveva portato le mani sui fianchi con aria di supremazia, lisciando appena il tulle della gonna.

Gustav e Georg avevano lasciato cadere le mani che avevano teso per presentarsi cordialmente, mentre tutti i diretti interessati, a quella constatazione, rimasero alquanto perplessi e innervositi dal tono piatto di lei. Come si permetteva? Come? Per loro c’erano sguardi meravigliati, adoranti o emozionati, mai e poi mai indifferenti o scettici. Bill le avrebbe volentieri tolto quel sorrisetto odioso dalle labbra a suon di schiaffi, ma la sua stessa morale gli impediva di alzare le mani su qualsiasi essere di genere femminile presente sul pianeta. In più, con un certo disappunto, si accorse della scorta della ragazza, composta da un paio di bodyguard dall’espressione truce e impassibile. Si limitò allora a rifilarle un’occhiata torva che parve esaltarla ancor di più.

È folle.

Ecco il primo pensiero che aveva attraversato la mente del cantante. A quello si erano poi susseguiti, in ordine:
stravagante, eccentrica, irrispettosa ed esibizionista.

Bill, per l’amore del Cielo, riprenditi!

Suo fratello però pareva pensarla diversamente, a giudicare dallo sguardo famelico che gli adombrava gli occhi scuri. Venne loro in salvo la voce allegra del proprietario della casa discografica che distolse ciascuno dai rispettivi pensieri, invitandoli tutti a seguirli nel suo studio. Per la seconda volta in breve tempo i quattro ragazzi ebbero modo di accomodarsi in quella stanza, anche se questa volta si respirava un’aria tesa e carica di diffidenza.

-Sono estremamente contento che abbiate accettato di collaborare, non sapete quanto questo progetto possa rivelarsi fruttuoso per tutti voi- esordì l’uomo, ma di tutto quello che disse dopo Bill colse giusto qualche sporadica parola, intento com’era a scrutare la sua futura collaboratrice.

Aveva un che di stravagante anche nel modo di stare seduta: in bilico sul bordo della poltroncina, le gambe accavallate e le mani incrociate sul ginocchio, le braccia tese. Sembrava una di quelle modelle rigide e meravigliose, pronte per cogliere il secco rumore del flash che scatta. E aveva anche un’aria insolitamente regale, che gli ricordava un po’ il portamento di una principessina irriverente. Si permise di indugiare un istante in più su quella cascata di ciocche bionde, così chiare da parere bianche. Tutto in lei sembrava delicato e fragile, proprio come una statua di porcellana. E la piega indolente delle labbra ricordava proprio la boccuccia a cuore di alcune bambole. Si ridestò dalla sua “contemplazione” solo quando si accorse degli occhi grigi di lei che lo scrutavano a loro volta. Arrossì lievemente mentre distoglieva velocemente lo sguardo, frustrato e imbarazzato per essere subito stato beccato a osservarla.

Chissà cosa andrà a pensare adesso!

Lei, però, si limitò a sogghignare, scoprendo una fila di denti bianchissimi e perfetti. Chissà perché, ma al ragazzo quel sorriso non faceva che presagire guai.
Quando finalmente lasciarono la saletta, si ritrovarono tutti e cinque nel grande corridoio a fissarsi, silenziosi. I rispettivi manager si aspettavano professionalità, collaborazione e rispetto. In più, entro marzo dovevano pubblicare il singolo, il che significava non avere molto più che cinque mesi a disposizione.

-Non sono proprio molto convinta, insomma, pensavo a qualcun altro quando mi hanno parlato di questo progetto…- fece lei dopo qualche istante di imbarazzante, vuoto silenzio.

I ragazzi volsero lo sguardo verso di lei, mentre si trattenevano dall’insultarla o peggio. Il cantante, però, nonostante le occhiatacce degli amici non poté trattenersi. Nessuno degradava la sua band. Nessuno, e meno che mai una folle e altezzosa bambolina di ceramica.

-Ascoltami bene, perché non voglio ripetermi in seguito: noi siamo qui per lavorare e per farlo nel migliore dei modi, e non intendo certo che una smorfiosa platinata di prima categoria mi metta i bastoni tra le ruote. Sono stato chiaro?- ringhiò Bill, squadrandola dall’alto del suo metro e novanta.

Tom sogghignò, ringraziando mentalmente il fratello perché probabilmente lui non sarebbe stato altrettanto fine.

-Oh, la reginetta si è arrabbiata!- lo sbeffeggiò candidamente lei, arricciando le labbra morbide e agitando le mani dalle dita affusolate in maniera teatrale.

-Sei stato cristallino, ma adesso sono io che metto in guardia te: sono abituata a destreggiarmi con persone egocentriche ed imprevedibili come te, perciò stai pur tranquillo che non ti renderò la vita facile. Ah, e per la cronaca: anche io ho a cuore il mio lavoro, e ci tengo farlo al meglio- ribatté lei secca, senza però perdere il sorriso, così falsamente sfoggiato. Si avvicinò al volto del cantante e alzò lo sguardo per incrociare i suoi occhi caldi, che in quel momento sprizzavano rabbia per l’affronto subito.
Rimasero a fronteggiarsi qualche secondo, dopodiché lei spiegò le labbra in un sorrisetto serafico e li piantò in asso tutti e quattro.

-Comunque ha un gran bel culo- constatò Tom, osservandola allontanarsi a grandi falcate. In risposta ricevette un bel ditino medio dalla ragazza, che evidentemente aveva sentito e non aveva gradito, e una risata da parte di Georg e Gustav. Bill, invece, rimase impassibile, ribollente di collera.

-Ho come l’impressione che ci divertiremo- borbottò il chitarrista, ricevendo occhiate di assenso e comprensione da parte del bassista e del batterista. Non avevano a che fare solo con una giovane cantante, bensì con una giovane regina.













My Space:

Ciao ragazze! :)

Sono - finalmente - ritornata, dopo mesi di assenza. Vogliate perdonarmi se in questo periodo non ho pubblicato nulla, ma stavo soppesando la decisione di pubblicare o meno questa storia. A proposito, ci sono un paio di cose che è bene spiegare subito, per evitare incomprensioni in seguito.
Innanzitutto, come avrete sicuramente capito, la storia si svolge tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010 (io per riuscire a destreggiarmi tra le date faccio 
riferimento alle metamorfosi dei capelli di Bill!), appena poco dopo l'uscita di Humanoid e del film "Alice in Wonderland". Il singolo è appunto uscito a marzo, perciò ho immaginato che in quei cinque mesi i ragazzi si siano dati da fare per realizzarlo.
Altro dettaglio importante: Kerli. Io, personalmente, la trovo una brava artista e sono felice che sia stata lei a duettare con Bill in "Strange". Però, nonostante questo, non la conosco come persona, nel senso che non sono riuscita a trovare interviste abbastanza soddisfacenti in inglese o italiano per farmi un'idea di come sia una volta scesa dal palco. Se qualcuna di voi avesse link da consigliarmi sarò ben felice di darci un'occhiata per rendere più realistica la storia.
E parlando di storia... In questa fan-fiction mi sono divertita a reinventare la personalità della ragazza, ispirandomi proprio a: la Regina di Cuori per la sua vena folle, ad Alice per il suo candore e per la sua innocenza, al Cappellaio Matto per la sua stravaganza. Immagino che una volta detto questo vi renderete meglio conto di come caratterizzerò la nostra protagonosta femminile. Non aggiungo altro (anche perchè penso di non aver mai scritto note così lunghe!).

Ringrazio tutti coloro che avranno voglia di seguirmi in questa nuova avventura!

Alla prossima, 

Frency.
   
 
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